Credete agli asini che volano? No, perché è successo davvero. Stagione 2001/2002, Gigi Delneri col suo Chievo scrive una delle pagine più belle del nuovo millennio con idee, entusiasmo e tanto, tanto lavoro, portando una frazione di Verona a prendersi il pallone.
"Il Chievo giocherà in Serie A quando i mussi voleranno".
Il Chievo di Delneri è quello che al primo colpo si qualifica in Coppa UEFA (!); è quello di Bernardo Corradi (dall'Inter ai gialloblù per farsi le ossa) e Massimo Marazzina, di Luciano 'alias' Eriberto e Christian Manfredini ali, con capitan Corini in regia e un giovane Perrotta uomo ovunque. Ed è quello del 4-4-2 sfrontato e offensivo, che - sia il 'Garilli' o San Siro - dà spettacolo e gioca senza paura.
Delneri si inventa un miracolo, con lui i 'Mussi' decollano dalla cadetteria e planano sul massimo campionato tra sorpresa e curiosità. Una meta mai raggiunta, che da annata di sofferenza e coi pronostici a sfavore si trasforma in qualcosa di magico. Inatteso.
- Lupatelli
- Moro
- D'Anna
- D'Angelo
- Lanna
- Eriberto
- Perrotta
- Corini
- C. Manfredini
- Corradi
- Marazzina
L'11 che sfiora una clamorosa qualificazione Champions è questo, arrivando ad un solo punto dal Milan quarto e festeggiando l'UEFA. Ma c'è di più, perchè al giro di boa il Chievo si ritrova addirittura a lottare per lo Scudetto!
Poi il calo - inevitabile e fisiologico - di chi spinge a mille tra bel gioco e adrenalina e deve fare i conti con la vita, che ai veneti a ridosso della primavera riserva la drammatica scomparsa di Jason Mayélé - attaccante congolese ex Cagliari - in un incidente stradale.
Tracollo? Neanche per idea. Il 'Céo' non molla, rimane in piedi e chiude la stagione al quinto posto. Uno smacco enorme per i cugini dell'Hellas, guidati dall'ex Malesani e retrocessi dopo un girone d'andata capolavoro.
Arrigo Sacchi, stregato da Delneri, sintetizza quanto costruito dal club clivense.
"Se avessi potuto assegnare io lo Scudetto ad una squadra, l’avrei dato al Chievo. Penso che sia stata quella che ha fatto divertire ed emozionare più delle altre".
Gente affamata, ragazzi che palcoscenici del genere li avevano visti solo in tv, un presidente e un ds giovani e ambiziosi come Luca Campedelli e Giovanni Sartori (pilastro del progetto Atalanta): rosa di B confermata quasi in toto e innesti, per dare linfa ad un roster chiamato ad addentrarsi in sentieri mai esplorati.
Cristiano Lupatelli ad esempio, basette 'importanti' e una scelta fuori dagli schemi: un portiere col numero 10, non lo si era mai visto.
"Una scommessa con gli amici. E’ nato tutto per scherzo ed è diventato realtà. Una cosa divertente e simpatica".
Alle spalle di Lupatelli c'è Marco Ambrosio, uno che non ha lasciato tracce indelebili ma che può raccontare al mondo di aver indossato la maglia del Chelsea. Roba da non crederci, com'è incredibile la favola Chievo.
Al netto dei titolarissimi in rosa figura anche Nicola Legrottaglie, reduce da prestiti e gavetta, alternativa in difesa a D'Angelo e D'Anna. Alternativa come Simone Barone, che nel 2006 alzerà la Coppa del Mondo (al pari di Perrotta) ma che in quel Chievo fa panchina. O ancora (per 6 mesi e zero presenze) Santiago Silva, 'El Tanque' uruguagio - istituzione in Sudamerica - poi transitato anche alla Fiorentina. Senza dimenticare Daniele Franceschini, un gregario di fiducia.
Una nota speciale la merita Federico Cossato, bomber di provincia e pupillo del tecnico di Aquileia, che sposa il 'Céo' per 11 lunghe stagioni aiutandolo ad arrivare in alto con goal e umiltà. "Fede, Fede!": le urla dell'allenatore per dargli indicazioni nel suo friulano criptico restano epiche, come quelle rivolte a Marazzina ("Marazzina, Marazzinaaa!!!"). Un 'mood' che solo Delneri saprebbe rievocare e su cui le parodie si sono sprecate.
Il condottiero dei 'Mussi' è lui, artefice di un miracolo studiato nei dettagli.
"Abbiamo proposto qualcosa di nuovo, di diverso, destinato a restare per sempre nella storia del calcio italiano. Molti dicono che il Chievo concedesse molto agli avversari. Era così, certo. Ma faceva parte di una scelta: venite, siamo qui. Il vostro calcio, la nostra filosofia".
"Si tende a dare grande importanza al possesso palla. Ma non sono le alte percentuali di possesso, nella gran parte dei casi, a creare superiorità reale. Non conta quanto tieni il pallone, ma come sviluppi il tuo possesso".
Un progetto rivelatosi solido, perchè dal 2001/2002 al fallimento nel 2021 il Chievo ha disputato 17 stagioni di Serie A. Parte tutto da quel 'Céo', capace di sognare e divertire. Poi la triste notizia: addio calcio professionistico e favola lontanissima.
Prima della rinascita grazie proprio a Sergio Pellissier, intanto diventato proprietario della Clivense, che ottiene il marchio del vecchio Chievo all'asta nel maggio 2024.