I goal, spesso pesanti, li segnava e li faceva fare, con un unico neo: non essere riuscito a sfondare con una grande squadra. Massimo Marazzina in 17 anni da calciatore professionista ha vestito 10 maglie di club, segnando complessivamente 128 goal, di cui 26 in Serie A, in 459 partite in carriera, e durante l' era Trapattoni ha indossato anche la maglia azzurra della Nazionale italiana .
Amato e ricordato in provincia, l'attaccante lombardo non ha saputo invece imporsi con una big quando ne ha avuto l'opportunità, forse anche a causa di un carattere particolarmente schietto e poco incline ai compromessi con i suoi allenatori. È accaduto all'inizio della sua carriera con l' Inter, succederà soprattutto nel 2003 con la Roma. Senza troppi rimpianti, oggi vive in Florida, negli Stati Uniti, dove nel 2019 ha ricoperto il ruolo di dirigente per il Sarasota Metropolis FC.
L'ESPLOSIONE CON L'INTER E L'ESPERIENZA A FOGGIA
Nato a Lodi, in Lombardia, il 16 luglio del 1974, Marazzina inizia a giocare a calcio con la Luisiana, la squadra del suo paese, Pandino, in provincia di Cremona. La svolta importante arriva con il passaggio alle Giovanili dell'Inter , dove viene portato dall' osservatore Buzzi , "preso in parola perché in precedenza aveva segnalato Bergomi e Ferri".
Approdato in Primavera, sotto la guida di Gianpiero Marini, si impone come giovane promessa in una squadra di belle speranze in cui militano anche il portiere Marco Fortin, Mirko Conte in difesa, Alessandro Conticchio a centrocampo e Marco Delvecchio, il suo partner d'attacco. Nel 1993/94 è poi aggregato alla Prima squadra nerazzurra con l' arrivo in panchina del suo maestro al posto dell'esonerato Osvaldo Bagnoli.
La stagione è molto sofferta per i nerazzurri in campionato, mentre in Coppa UEFA arrivano grandi soddisfazioni: Marazzina con i suoi compagni può sollevare il trofeo al Meazza l'11 maggio 1994, all'età di soli 19 anni.
"Prima di andare a Milano ho fatto tre provini. - racconta a 'Il Posticipo' nel maggio 2020 - Il primo col Pergocrema, la squadra della mia città che giocava in C2, poi con l’Atalanta in B e infine con la Cremonese in C1: sono stato sempre scartato. Invece l’Inter mi ha preso e ringrazio Gianpiero Marini per avermi scelto. Per tutta la settimana mi allenavo con la prima squadra dove c’erano Bergkamp, Ruben Sosa, Zenga e Bergomi ".
"A volte - ricorda Marazzina - tornavo a casa con Ferri perché abitavamo vicini, il mio compagno di stanza era Berti. Quell’anno abbiamo vinto la Coppa Uefa: non ho giocato, ma sono andato in panchina nei quarti, nelle semifinali e nelle due finali. Ho alzato il trofeo a San Siro a 19 anni: è stato indimenticabile " .
Nel suo primo anno da professionista Marazzina colleziona 3 presenze con la maglia dell'Inter, ma quelli sono mesi di grandi cambiamenti per il club nerazzurro, che nel giro di qualche mese passerà nelle mani di Massimo Moratti. Nel 1994 sulla panchina nerazzurra approda Ottavio Bianchi e per la giovane punta non c'è più spazio: così si concretizza la cessione al Foggia di Enrico Catuzzi nel 1994/95.
Con i Diavoletti pugliesi il primo anno mette insieme 17 apparizioni senza goal fra A e Coppa Italia, ma retrocede in Serie B. Dal campionato cadetto, a partire dal 1995/96, inizia però la sua scalata. Segna 5 reti in 23 presenze, prima di trasferirsi a titolo definitivo al Chievo di Malesani prima e di Delneri poi.
IL CHIEVO DEI MIRACOLI E LA REGGINA
A Verona Marazzina esplode, imponendosi nel ruolo di seconda punta grazie alle doti fisiche abbinate a un buon fiuto per il goal. In 5 anni e mezzo con i gialloblù segna 46 goal in 170 presenze, ritagliandosi uno dei ruoli da protagonista nella squadra dei miracoli di Gigi Delneri. Prima però, nel 2000/01 però, dopo le 16 reti segnate l'anno prima in Serie B, fa una seconda parentesi in Serie A con la maglia della Reggina.
La stagione in amaranto è positiva, con 5 goal in 31 presenze, incluse le 2 nel drammatico spareggio con il Verona che riporta i calabresi in Serie B. Ma Marazzina ha modo di togliersi le sue soddisfazioni. La più grande alla prima giornata il 1° ottobre 2000, quando con un goal dell'ex regala i 3 punti che permettono alla squadra di Franco Colomba il successo per 2-1 contro l'Inter di Lippi, provocando indirettamente il duro sfogo del futuro Ct. azzurro negli spogliatoi.
Non sarà l'unico ai nerazzurri nella sua carriera. Si ripeterà infatti la stagione seguente, il 2001/02, l'anno del boom per i Mussi volanti, che approdati nel frattempo in Serie A, danno una nuova chance a Marazzina. L'attaccante lombardo, in coppia con Corradi, fa faville, e vive la sua giornata di consacrazione il 15 dicembre 2001, quando il Chievo, secondo in classifica, batte l'Inter capolista a San Siro grazie a un suo destro preciso sul primo palo.
"Ogni volta che parliamo di quella partita incredibile con Bobo (Vieri, ndr) - racconta a 'Gianlucadimarzio.com' - lo prendo in giro perché lui fece un goal stranissimo di tibia. Ma nonostante ciò noi riuscimmo a batterli. Giocai talmente bene che Ronaldo il fenomeno a fine partita mi chiese la maglia. Io ho ancora la sua firmata a casa. Quando tornammo in pullman a Verona tutti ci accolsero come eroi. Quell’anno fu pazzesco. Arrivammo quinti contro ogni pronostico".
Il Chievo chiude quell'annata straordinaria al 5° posto con una storica qualificazione in Coppa UEFA, la punta lodigiana mette a referto 13 goal, il suo scorer migliore di sempre nel massimo campionato. L'anno seguente si toglie anche la soddisfazione di debuttare in Europa in coppia con Federico Cossato, quando Corradi è ceduto alla Lazio.
IN NAZIONALE
L'esplosione con il Chievo porta il Ct. dell'Italia, Giovanni Trapattoni, a prendere in considerazione Marazzina anche per la Nazionale che nell'estate del 2002 deve disputare i Mondiali in Corea e Giappone. L'impatto con la maglia azzurra è positivo, visto che nella gara d'esordio a Catania contro gli Stati Uniti, il 13 febbraio 2002, la punta del Chievo serve a Del Piero l'assist per il goal della vittoria.
Il suo apporto alla causa, tuttavia, si esaurirà con altre due presenze successive a quei Mondiali, ed entrambe coincise con una sconfitta: la prima in amichevole con la Slovenia ad agosto, la successiva nella sfortunata trasferta di Cardiff (2-1 per i britannici) nelle Qualificazioni ad Euro 2004. All'ultimo momento, infatti, il Ct. di Cusano Milanino gli preferirà Vincenzo Montella nella rosa che affronterà l'importante torneo nel continente asiatico.
"Nel mio esordio con l’Italia contro gli Stati Uniti subentrai a Vieri. - ricorda in un'intervista del 2019 a 'Gianlucadimarzio.com' - Fu un’emozione fantastica. Poi giocai altre due partite contro Slovenia e Galles lo stesso anno. Ma c’erano attaccanti troppo forti in quel periodo e io non ero un top player, quindi poi non fui più chiamato. Probabilmente se giocassi adesso vanterei molte più presenze in Nazionale e sarei in un top club visto che il livello della Serie A si è notevolmente abbassato".
IL FLOP CON ROMA E SAMPDORIA
L'avventura con il Chievo si chiude nel gennaio 2003, quando Marazzina è ceduto in prestito con diritto di riscatto alla Roma di Fabio Capello. Ma le cose in giallorosso non andranno come il club e lo stesso attaccante si aspettavano. Marazzina farà infatti flop, giocando appena 7 gare in campionato senza andare a referto.
"Quelli di Roma furono mesi turbolenti. - rivela nella sua intervista a 'Il Posticipo' - Non avrei mai voluto lasciare Verona: stavo benissimo, ero coccolato e amato. Sono andato a Roma perché credevo di poter fare il salto di qualità, ma quando sono arrivato c’era una gran baraonda. Le cose non sono andate bene un po' per colpa mia e un po' per via di quella situazione. Tutti quanti non vedevano l’ora che finisse l’anno per ricominciare: non c’erano più né stimoli né obiettivi da raggiungere".
"A Roma ero circondato da campioni che si allenavano in un certo modo, io arrivavo da una squadra in cui lavorare in gruppo sulla tattica e sulla tecnica era indispensabile. Mi sono fatto male subito dopo il mio arrivo e non posso dire di aver fallito perché ho giocato poco. Quando arrivi in prestito devi dimostrare tante cose: io non ce l’ho fatta perché non ci sono state le condizioni giuste. E a fine anno la Roma non mi ha riscattato".
Nel 2003/04 Marazzina vive a 29 anni una seconda esperienza negativa a Genova in prestito alla Sampdoria: 13 presenze e un solo goal in Coppa Italia senza lasciare il segno.
"Colpa mia e di un infortunio", dichiara nel 2008 a 'La Repubblica'.
MODENA, TORINO E SIENA
Molti si convincono che Marazzina abbia già speso gli anni migliori della sua carriera e sia in fase calante. Per la punta lombarda arrivano stagioni difficili. Dopo 6 mesi a Genova si trasferisce sempre a titolo temporaneo al Modena di Malesani, ma trova poco spazio (3 goal in 13 presenze in Serie A).
"Malesani faceva giocare Makinwa e Kamara. - dice a 'La Repubblica' - Amoruso e io stavamo fuori perché inadatti al suo modulo: i risultati si sono visti ".
Il Modena chiude 16° e retrocede in B. Marazzina riparte dal Torino, e, quando in pochi se lo aspettano, arriva la resurrezione. L'attaccante a 30 anni segna 20 goal in 45 presenze complessive fra Campionato, playoff e Coppa Italia, e anche grazie alle sue prestazioni i granata tornano in Serie A. Ma non viene confermato nella stagione seguente.
" Non aver giocato in Serie A con il Torino è il mio più grande rimpianto. - dice - Io e i miei compagni avevamo riportato in Serie A una squadra con mille problemi dopo aver vinto lo spareggio play-off: io avevo dato il sangue. Quando la società è fallita mi è caduto il mondo addosso".
Marazzina finisce al Siena, ma non trova mai il feeling con la squadra toscana: 8 presenze senza reti ( "Non c'ero con la testa" ) prima di approdare al Bologna nel gennaio 2006.
IL FINALE DI CARRIERA E L'ESPERIENZA NEGLI STATI UNITI
Con la maglia rossoblù sulle spalle Marazzina chiude la sua carriera da calciatore professionista nel 2010, dopo 5 stagioni fra alterne fortune, 4 in Serie B e le ultime 2 in Serie A. In tutto realizza 48 goal in 126 gare con i felsinei.
L'anno migliore è sicuramente il 2007/08, che lo vede autore di 23 marcature in Serie B e trascinare la squadra al ritorno nel massimo campionato.
"Per andare a Bologna mi ero tagliato lo stipendio. Non avevo mai dimenticato quello che avevo provato al Torino in Serie B: sapevo che cosa significava vincere il campionato con una squadra importante. Desideravo vivere a Bologna le stesse emozioni che avevo vissuto a Torino e alla fine ce l’ho fatta, anche se è finita come è finita. In rossoblù sono stato allenato da Mihajlovic, ma fra noi non avevamo un buonissimo rapporto a livello personale. Sono cose che possono capitare. Per ottenere risultati serve una buona squadra. Forse all’epoca Sinisa non aveva giocatori adatti al suo modulo e magari nemmeno lui non era quello di oggi. Il suo staff però era ottimo".
Appesi gli scarpini al chiodo, Marazzina si trasferisce negli Stati Uniti, in Florida. Dopo un'esperienza dirigenziale con il Sarasota Metropolis FC, compagine che milita nella serie minore dell'USL League Two, ora impegna il suo tempo nell'insegnare calcio ai più giovani.
"All’inizio - ha raccontato a 'Il Posticipo' - mi dicevano che era colpa mia, che avevo portato il virus. Quando hanno visto che i morti crescevano in Italia e che il virus si espandeva in tutto il mondo hanno iniziato a scherzare meno e si sono preoccupati. Io insegno calcio ai bambini e ho spiegato ai loro genitori che non avevo avuto contatti con persone che vivevano in Italia. Quando hanno riaperto i parchi ho ricominciato ad allenare ".