Mattone dopo mattone, in puro spirito bergamasco: con pazienza e lungimiranza, intuito e pianificazione, l’Atalanta ha saputo costruire in questi anni una rosa da Champions League senza spese folli, confermandosi nelle ultime stagioni sempre estremamente competitiva in Italia e in Europa.
Un progetto tecnico basato su tre pilastri fondamentali: la valorizzazione del settore giovanile, da sempre fiore all’occhiello del club; una chiara ed illuminata strategia di scouting, attenzionando in particolare club e competizioni al di fuori della cerchia dei tradizionali top 5 campionati europei; e uno spiccato senso degli affari, dimostrando grande tempismo e decisione sulle occasioni di mercato, per giocatori a caccia di riscatto o che non hanno ancora espresso a pieno il loro potenziale.
SETTORE GIOVANILE
Il vivaio nerazzurro è sinonimo di eccellenza e la linea intrapresa è sempre stata quella di valorizzare i talenti cresciuti nel settore giovanile del club, monetizzando al momento giusto e reinvestendo per rafforzare e consolidare la rosa. I casi di scuola sono Gagliardini e Conti (quasi 50 milioni complessivi ricavati dalle loro cessioni), più particolari le vicende di Bastoni e Kulusevski, venduti a cifre astronomiche pur avendo disputato solo poche partite in prima squadra con la Dea.
E se è vero che oggi oltre a Mattia Caldara (ceduto e poi riportato a casa, seppur in prestito con diritto di riscatto) tra i giocatori letteralmente ‘made in Atalanta’ c’è solo Sportiello, le porte della prima squadra si sono già aperte prima dello stop per il coronavirus per alcuni dei più interessanti talenti della Primavera, non a caso prima in classifica nel campionato di categoria, dichiarato concluso anzitempo a causa della pandemia: da Amad Traoré a Ebrima Colley, da Piccoli (capocannoniere della Youth League) a Cortinovis, fino al brasiliano Guth, un gruppo che Gasperini sta monitorando con grande attenzione per questo finale di stagione…
SCOUTING
Il secondo pilastro, che inevitabilmente si intreccia anche col primo, è quello legato alla ricerca del talento. E in casa Atalanta l’eredità di un’autentica leggenda del settore come Mino Favini, scomparso poco più di un anno fa, è stata raccolta nel 2014 da Maurizio Costanzi, ex direttore del settore giovanile del Chievo. Responsabile dello scouting nerazzurro, Costanzi gestisce una rete di osservatori che parte dal territorio lombardo e arriva fino a luoghi e campionati sconosciuti ai più.
Ed è qui che entra in gioco un’altra figura chiave del progetto Atalanta: il responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori, oggi probabilmente il migliore nel suo ruolo nel panorama italiano. Anche lui arrivato dal Chievo nel 2014, fortemente voluto dalla famiglia Percassi, è l’uomo che in questi anni ha messo la firma sugli acquisti di giocatori come Gosens (scovato nell’Heracles e pagato appena 900mila euro), Hateboer o Freuler. Olanda, Svizzera, ma anche Belgio (Castagne e Malinovskyi) o addirittura Bulgaria (Palomino, pescato nel Ludogorets): terre di conquista alternative rispetto ai tornei mainstream, dove individuare autentici gioielli nascosti.
AFFARI E SCOMMESSE
A far davvero la differenza in questi anni è stata però la capacità dell’Atalanta di muoversi con grande intelligenza sul mercato, di cogliere le occasioni senza indugi e scommettere su giocatori che non avevano ancora espresso a pieno il loro potenziale, a volte con investimenti sostanziosi ma che si son sempre rivelati oculati. E non si può parlare del modello Atalanta senza sottolineare in tal senso il lavoro, l’intraprendenza e il senso degli affari di Luca Percassi, figlio del presidente Antonio ma soprattutto amministratore delegato del club. E’ lui, insieme a Sartori, a prendere le decisioni sui colpi più importanti ed onerosi, è lui ad aver avuto l’ultima parola sulle operazioni che hanno permesso alla Dea di spiccare definitivamente il volo, come quelle legate a Josip Ilicic o Duvan Zapata.
GoalQUANTO E’ COSTATA LA ROSA DELL’ATALANTA
Analizzando nel dettaglio la rosa nerazzurra balza subito all’occhio che solo per quattro giocatori è stata raggiunta la doppia cifra: dal ritorno del figliol prodigo De Roon (riacquistato dal Middlesbrough nel 2017 praticamente alla stessa cifra incassata 12 mesi prima) al maxi-investimento per Duvan Zapata, 26 milioni tra prestito e riscatto, passando per i due grandi colpi dell’ultima sessione di mercato estiva, Ruslan Malinovskiy (13,6 milioni) e Luis Muriel (20,1 milioni).
In totale, comprendendo anche i prestiti onerosi di Tameze e Pasalic, l’attuale gruppo di giocatori a disposizione di Gasperini è costato circa 117 milioni. Da sottolineare affari sensazionali come gli acquisti del già citato Gosens e di Hateboer per circa 1 milione l’uno; di due attuali bandiere come il Papu Gomez (5 milioni circa) e Toloi (3,8 milioni), che avevano già conosciuto la Serie A rispettivamente con Catania e Roma; e dello stesso Ilicic, l’uomo di Champions, costato all’Atalanta appena 5,5 milioni di euro.
QUANTO VALE OGGI LA ROSA DELL’ATALANTA
Il valore della rosa dell’Atalanta si è praticamente raddoppiato rispetto agli investimenti sostenuti. Stando alle stime di Transfermarkt, il valore del parco giocatori nerazzurri si aggirerebbe sui 233 milioni (escludendo i giocatori in prestito) cifra che però appare anche riduttiva, se si analizzano le valutazioni di gente come Ilicic (quotato 17,5 milioni ma oggi inavvicinabile se non con un’offerta a partire dai 30 milioni di euro), Gollini (13 milioni la stima, quasi il doppio la richiesta dei bergamaschi) o Duvan Zapata, che difficilmente lascerà Bergamo per un’offerta al di sotto dei 50 milioni di euro.
Ma sono soprattutto giocatori come Hateboer, Gosens e Freuler, le cui valutazioni sono più che decuplicate rispetto al prezzo d’acquisto, a rappresentare il capolavoro compiuto dalla dirigenza nerazzurra nel costruire in pochi anni una rosa da Champions League, sempre chiudendo in attivo il saldo tra acquisti e cessioni.


