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Ramón Quiroga, 'El Loco': Argentina-Perù 1978 e la 'Marmelada peruana'

Era un portiere piccoletto di statura, visto che superava di poco il metro e 70, e, come altri colleghi nel suo ruolo, era noto nella sua maturità calcistica come 'El Loco', 'Il pazzo', per una caratteristica che condivideva con il leggendario Hugo Gatti: quando l'azione lo richiedeva e lo consentiva, si lanciava in uscite spericolate, spingendosi fino a metà campo per fermare con i piedi gli attaccanti avversari.

Il pericolo, per citare James Bond, era il mestiere di Ramón Quiroga, uno di quelli cui anni dopo anche il rivoluzionario René Higuita, che infatti ne condividerà anche il soprannome, ammetterà candidamente di essersi ispirato. Ma nonostante una buona carriera fra i pali, nella quale non mancheranno i successi, la sua fama sarà (tristemente) legata per sempre ad una partita: Argentina-Perù dei Mondiali 1978.

Nella gara che la Blanquirroja perde malamente per 6-0 contro l'Albiceleste padrona di casa, consentendo a quest'ultima di qualificarsi alla finalissima a spese del Brasile, ribattezzata 'Marmelada peruada', ovvero 'Marmellata peruviana' (il termine marmellata in Sudamerica è l'equivalente del nostro 'biscotto'), lui, nato in Argentina ma naturalizzato peruviano, è il principale indiziato di aver 'venduto' il match alla Nazionale del Paese in cui era cresciuto, sotto le pressioni che il regime del generale Videla avrebbe fatto ai suoi familiari.

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L'accusa infamante, fra parziali ammissioni sue e di compagni di squadra e rivelazioni di eredi di boss del cartello di Cali, lo accompagnerà per sempre, nonostante manchino prove certe e benché dopo quel Mondiale l'estremo difensore tornerà a vincere a livello di club e con lo stesso Perù.

LA PRIMAVERA CALCISTICA A ROSARIO

Ramón Quiroga nasce a Rosario, in Argentina, il 23 luglio del 1950. Arriva nel calcio che conta grazie ad uno dei club più importanti della sua città, il Rosario Central, con cui gioca dal 1968 al 1973 conquistando due titoli argentini, aggiudicandosi il Torneo Nacionál nel 1971 e nel 1973.

A Rosario si guadagna il soprannome giovanile di 'Chupete', traducibile in italiano come 'Bambino frignone' o 'rompiscatole'.

DALL'INDEPENDIENTE AL PASSAPORTO PERUVIANO

Con le Canaglie, nonostante la bassa statura per un portiere, si mette in evidenza grazie al suo stile innovativo e spericolato e nel 1973 arriva la svolta della sua carriera. I peruviani dello Sporting Cristal gli offrono un buon contratto e Quiroga accetta di cambiare Paese.

In due stagioni non ottiene successi, e così nel 1975 l'estremo difensore fa marcia indietro per difendere i pali dell'Independiente che ha appena trionfato in Copa Libertadores. La cancellazione quell'anno della Copa Intercontinentale, per il rifiuto del Bayern Monaco di affrontare gli argentini dopo le violenze delle precedenti edizioni, gli impedisce di poter provare a laurearsi campione del Mondo per club.

Nel 1977 torna allora in Perù, per giocare nuovamente lo Sporting Cristal dietro l'offerta di un lauto contratto e del passaporto peruviano che gli avrebbe permesso di difendere la porta della Blanquirroja, visto che Menotti, estromesso l'altro 'Loco', Gatti, nell'Argentina gli preferisce Fillol come titolare e La Volpe e Baley come rincalzi.

Quiroga accetta di buon grado e il 20 febbraio 1977 fa il suo esordio nelle Qualificazioni ad Argentina '78 contro l'Ecuador. Con lui in porta la Bicolor torna a disputare la fase finale dei Mondiali, prevalendo nel girone con Ecuador e Cile, dopo aver saltato l'edizione in Germania Ovest del 1974.

I MONDIALI '78 E LA 'MARMELADA PERUANA'

In Argentina il Perù di Quiroga è inserito nel Gruppo D con Olanda, Iran e Scozia. La Blanquirroja supera subito 3-1 al debutto la Scozia, mantiene inviolata la propria porta, con Quiroga sugli scudi, contro i vicecampioni del Mondo dell'Olanda, e travolge l'Iran 4-1 nell'ultimo match del girone. A sorpresa è la Bicolor a classificarsi prima con 5 punti, precedendo gli Arancioni con 3.

Le cose per Quiroga e compagni vanno meno bene nella seconda fase a gironi, dove il Perù fa compagnia ad altre due sudamericane, Brasile e Argentina (sfrattata da Buenos Aires dall'Italia di Bearzot), e alla Polonia. Come da pronostico, la Blanquirroja soccombe nel primo match, travolto dai goal verdeoro di Dirceu (doppietta) e Zico. La qualificazione se la gioca contro la Polonia nella seconda sfida, che si disputa a Mendoza.

Ma anche qui le cose non vanno bene. Gli europei si aggiudicano infatti il match 1-0 grazie ad una rete di Szarmach, e non basta la generosità di Quiroga, che si spinge addirittura oltre la propria metà campo per abbattere con un fallo Lato, lanciato in contropiede, rimediando anche un cartellino giallo, per tenere la sua squadra in corsa.

Alla vigilia dell'ultimo turno di gare, i giochi sembrano fatti: il Brasile, primo con 3 punti, è il candidato numero uno ad accedere alla finalissima, come primo del girone, mentre Argentina (3 punti ma differenza reti di molto sfavorevole) e Polonia (2 punti) si giocano l'accesso alla finalina di consolazione. A sorpresa, però, l'organizzazione decide che il Brasile giocherà con la Polonia tre ore prima di Argentina-Perù.

È il 21 giugno e un calendario stilato ad hoc per agevolare il Paese ospitante, permette all'Albiceleste di César Luis Menotti, detto 'El Flaco', di giocarsi la qualificazione alla finale contro il Perù, ormai eliminato, conoscendo già il risultato del rivale nel Gruppo B, il Brasile.

A Mendoza la Seleçao fa il suo supera 3-1 la Polonia, e questo significa che al Gigante de Arroyito di Cordoba, l'Argentina deve vincere con 3 goal di scarto, ma segnandone almeno 5, oppure direttamente con 4 reti di differenza sull'avversario. I verdeoro sono infatti in vantaggio nella differenza reti (+5, con 6 goal fatti e uno subito) sull'Argentina (+2) e lo scontro diretto era terminato in parità 0-0.

La dittatura militare di Videla pretendeva il trionfo della Nazionale di casa per legittimare il proprio governo agli occhi del mondo e lo stesso capo di Stato avrebbe fatto qualsiasi cosa per garantire il primo titolo all'Albiceleste. Ora, per uno strano scherzo del destino la porta della Blanquirroja è difesa da un portiere, Quiroga, che proprio a Rosario ci è nato e cresciuto.

Allo Stadio ci sono i suoi amici e i suoi parenti. Cosa gli avrebbero detto se l'Argentina non si fosse qualificata, e, soprattutto, cosa avrebbe potuto fare loro il generale Videla? Queste domande, probabilmente, pesano come mattoni nella testa dello stesso estremo difensore nelle ore che precedono il match.

La gara inizia e il Perù parte sorprendentemente meglio: Munante colpisce un palo dopo pochi minuti e subito dopo Oblitas sfiora il vantaggio, ammutolendo lo stadio. I tifosi argentini restano in silenzio per venti minuti, poi al 21' è l'eroe di quei Mondiali, Mario Kempes, a sbloccare il risultato, e prima dello scadere Tarantini raddoppia. Si va a riposo sul 2-0 per l'Argentina e cosa sia accaduto realmente nell'intervallo non è dato saperlo.

Fatto sta che il Perù torna in campo stranamente remissimo, e lo stesso Quiroga non sembra avere quella reattività negli interventi che lo ha sempre contraddistinto. Così l'Argentina dilaga: il portiere nativo di Rosario ne incassa altri quattro. Kempes firma la sua personale doppietta al 49', un minuto dopo mette il suo nome a referto anche Luque per il 4-0. Houseman, che aveva mandato in tilt l'Italia di Valcareggi nel 1974, e nuovamente Luque, fissano il punteggio sul 6-0 per l'Argentina.

La missione, per la squadra di Menotti, è compiuta e la giunta militare è soddisfatta: il forte Brasile è così beffato e nella finale per il 1° e 2° posto ci va l'Argentina. Con buona pace degli inferociti giornali brasiliani, che all'indomani del match titolano a caratteri cubitali: 'Marmelada peruana' e accusano apertamente il portiere Quiroga di essersi venduto la gara.

SOSPETTI E ACCUSE, MA MANCANO PROVE CERTE

Il presunto scandalo fa rapidamente il giro del Mondo e negli anni non mancheranno parziali ammissioni e gravi accuse verso Quiroga e altri componenti della rosa del Perù. A fare le prime ammissioni, una volta appesi i guanti al chiodo, dopo qualche bottiglia di troppo, sarà lo stesso Quiroga. Poi tutto sembra restare sommerso a metà fra mito e leggenda.

Ma lo scandalo della 'Marmelada' torna di grande attualità nel nuovo millennio. Nel 2007 esce infatti un libro, 'El Hijo del Adrejecista', nel quale Fernando Rodríguez Mondragón, figlio dell'ex boss del cartello di Cali, Gilberto Rodríguez Orejuela, sostiene apertamente la tesi della tentata corruzione: tramite uno zio, afferma infatti di essere venuto a conoscenza di una combine fra Argentina e Perù ai danni del Brasile.

Ma le accuse più pesanti a Quiroga e ad altri 5 compagni di squadra le farà nel 2018 al quotidiano peruviano 'Trome' uno dei componenti della squadra della 'Bicolor' ai Mondiali '78, ovvero José Velasquez, che nella gara incriminata di Rosario fu sostituito dal suo Ct., Calderon, al 52' della ripresa, dopo il poker dei padroni di casa.

"Fu tutto deciso a tavolino - attaccherà l'ex centrocampista - , a partire da una riunione tra i capi di Stato Morales Bermudez e Jorge Videla. Poi si misero d'accordo i due staff tecnici e un nutrito gruppo di giocatori".
"Accaddero cose strane e fu tutto molto squallido - affermerà Velasquez -. Ricordo che Videla entrò nel nostro spogliatoio prima del calcio d'inizio insieme al segretario di Stato statunitense, Kissinger, per augurarci una buona partita e ricordarci che i nostri Paesi avevano sempre collaborato e vantavano ottime relazioni. Suonò tutto come una minaccia velata, fu come dirci che se non avesse vinto l'Argentina sarebbe successo il putiferio".

La sensazione che a Rosario sarebbe accaduto qualcosa di strano divenne probabilità per Velasquez quando l'autobus che trasporta la squadra peruviana allo Stadio impiega più di due ore per coprire una distanza per la quale normalmente occorrono 15 minuti, e certezza nel momento in cui il Ct. comunica la formazione del Perù.

"La sera prima della partita - rivelerà - ci riunimmo con il tecnico Calderon, il quale ci garantì che Quiroga non avrebbe giocato, perché di origine argentine. Poi, un'ora prima del calcio d'inizio, lo vidi inserito nell'undici titolare. Dei giocatori scesi in campo quel giorno, almeno sei si vendettero la partita. Era tutto fin troppo chiaro".

Dei sei compagni incriminati, Velasquez ne nomina 4, fra i quali non può mancare, naturalmente Quiroga.

"Fra i corrotti c'erano Rodulfo Manzo, Gorriti, che prese il mio posto, Quiroga e Muñante - svelerà -. Si sono venduti l'onore. Anzi peggio, hanno venduto la loro patria in cambio di un pugno di soldi, anche se non lo ammetteranno mai. Posso solo nominare questi quattro, perché ce ne sono altri due famosi e posso danneggiare le loro carriere. Ma si sono condannati a vivere con il peso della vergogna".

A conferma di quanto sostenuto da Velasquez, lo scrittore inglese David Yallop nel suo libro 'How they stole the game', letteralmente 'Come rubarono la partita', sembra che dopo quel 6-0 il governo militare argentino inviò segretamente diverse decine di migliaia di tonnellate di grano al governo di Lima. Ma a distanza di oltre 40 anni dai fatti di Rosario, ad oggi non ci sono prove della tentata combine e delle responsabilità di Quiroga.

IL RISCATTO E GLI ULTIMI SUCCESSI

Sommerso dalle accuse e dalle polemiche dopo quella gara, Quiroga tenterà di dimostrare sul campo che quel risultato fu casuale e determinato in realtà dall'assenza di motivazioni da parte dei calciatori del Perù, ormai estromessi dal torneo.

Lo Sporting Cristal, anche grazie alle sue parate, con lui in difesa della porta conquisterà 3 Scudetti peruviani nel 1979, nel 1980 e nel 1983. Superate le critiche iniziali, l'estremo difensore dalle uscite pazze torna anche a giocare in Nazionale nel 1981 e aiuta la Blanquirroja a qualificarsi anche ai Mondiali di Spagna '82, i secondi della sua carriera, ottenendo il suo riscatto personale.

Inseriti nel Gruppo 1, i sudamericani con 2 pareggi non riescono stavolta a passare il turno, chiudendo all'ultimo posto dietro Polonia, Italia e Camerun. Si tolgono però la soddisfazione di bloccare sull'1-1 di Bearzot, futuri campioni del Mondo, contro i quali Quiroga darà il meglio di sé con alcuni interventi spettacolari.

Dopo alcuni anni di assenza dalla selezione blanquirroja, è richiamato in Nazionale per le semifinali delle qualificazioni sudamericane a Messico '86. Stavolta all'estroso portiere l'impresa non riesce: il Perù è eliminato dal Cile, che in finale sarà a sua volta estromesso dal Paraguay. Le due gare contro la Roja saranno anche le sue ultime in Nazionale, dove chiude con un bilancio di tutto rispetto di 40 presenze e 50 goal subiti, di cui ben 6 nella scellerata notte di Rosario.

Lasciato lo Sporting Cristal, 'El Loco' indossa anche le maglie degli equadoregni del Barcelona Sporting Club nella stagione 1983/84. Torna nuovamente nel Paese che lo ha adottato per difendere i pali del Colegio Nacional Iquitos nel 1984/85 e dell'Universitario nel 1985/86, con cui vince il suo quarto Scudetto peruviano prima di appendere definitivamente i guanti al chiodo poco prima di compiere 36 anni. Veterano della Copa Libertadores, che ha disputato per 10 stagioni vincendone una, chiude con un record personale nella competizione di 47 gare e 70 reti subite.

Nonostante nel suo palmarès figurino diversi titoli, e l'assenza di prove certe, sulla carriera del portiere dal doppio passaporto peserà sempre come una scure il sospetto di aver partecipato alla combine di quella gara che aveva spalancato le porte della finale all'Argentina.

Il suo nome sarà così per sempre legato alla celebre 'Marmelada peruana', la cui fama sarà talmente planetaria da venir persino raccontata ai bambini da Topolino e Pippo in una celebre stiscia Disney sui Mondiali di calcio ('Mundial Story' del 1986, con i testi di Massimo Marconi e i disegni di Marco Rota).

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