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Rabah Madjer, 'Il Tacco di Allah': campione d'Europa e del Mondo con il Porto, sedotto e abbandonato dall'Inter

Colpi ad effetto, accelerazioni improvvise e devastanti in grado di spaccare in due le partite, goal e assist decisivi. Tutto questo e di più è stato Rabah Madjer. Considerato il miglior calciatore algerino della storia e fra i più forti campioni africani del XX secolo, dopo essersi messo in mostra ai Mondiali 1982 con la Nazionale, approderà in Europa, giocando prima in Francia e poi nel Porto, con cui vincerà tutto e di cui è considerato una leggenda.

Se per Maradona nel 1986 fu coniata l'espressione 'Mano de Diós' per il goal di mano segnato ai Mondiali in Messico contro l'Inghilterra, Madjer, di religione islamica, diventerà per tutti nel 1987 'Il Tacco di Allah', quando con una spettacolare rete di tacco farà vincere la Coppa dei Campioni ai Dragoni contro il Bayern Monaco.

La sua prodezza passerà alla storia, tanto che nei Paesi di lingua francofona ancora oggi il goal di tacco è chiamato 'Madjer'. Nel 1988 l'Inter è intenzionata a portarlo in Italia e blocca l'algerino, che per vestire la maglia nerazzurra straccia consensualmente un precontratto firmato proprio col Bayern Monaco.

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L'attaccante fa addirittura le foto ufficiali con la squadra e viene presentato alla stampa. Ma dopo le visite mediche, che rivelano la presenza di "una lesione subtotale al bicipite femorale", non se ne farà più nulla e il giocatore africano verrà senza troppi complimenti rispedito al mittente.

DALLE PRIME ESPERIENZE ALLA GLORIA CON L'ALGERIA

Rabah Mustapha Madjer nasce ad Hussein Dey, cittadina del Distretto di Algeri, il 15 dicembre 1958 e ha origini comuni con Zinedine Zidane: i suoi genitori, come quelli del futuro numero 10 della Francia, provengono infatti dalla Cabilia , esattamente da Tigzirt, e masticano l’antico dialetto berbero delle montagne del Djurdjura.

In quel momento il Paese dell'Africa Settentrionale è formalmente ancora una colonia francese, ma ribollono i movimenti indipendentisti di fede islamica. Appena un anno prima si era combattuta la celeberrima Battaglia di Algeri, che aveva consentito alle forze armate francesi di ripristare l'ordine prestabilito soffocando nel sangue la rivolta.

Proprio la cittadina di cui Madjer è originario è l’epicentro del movimento indipendentista, che cerca di liberarsi dalle catene coloniali e che riuscirà, attraverso una sanguinosa guerra, ad ottenere l'indipendenza dell'Algeria il 3 luglio 1962.

La famiglia di Rabah, essendo musulmana, sotto il dominio coloniale non poteva ricoprire incarichi di alto livello o accedere all’istruzione superiore. Suo papà lavora come fiorista e le prospettive per lui erano dunque molto limitate, anche considerando la grave crisi economica che attravera il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Madjer tocca dunque con mano la povertà e le sue conseguenze.

Ma fin da piccolo dimostra di avere un'abilità fuori dal comune con la palla fra i piedi e il calcio sarà la sua salvezza. Gioca fin da giovane interminabili partite con suo fratello Mohamed in un terreno di Ighil Qus, in un'area allora degradata, dove oggi sorge un moderno Centro sportivo.

Inizialmente ama stare in porta, poi però cambia idea e diventa un attaccante. Sogna di emulare le gesta di Johan Cruijff, il 'Profeta del goal' del grande Ajax e dell'Olanda, il suo idolo. A 12 anni chi lo ha visto in azione lo considera già un enfant prodige: l'Onalait Hussein Dey, società giovanile satellite del Nasr Athletic Hussein Dey, gli offre un provino, e Rabath lo supera brillantemente.

Gli allenatori che lo hanno in squadra restano sorpresi dalle sue eccezionali qualità, nonostante sia ancora molto giovane. L'anno dopo, grazie alle sue doti, entra nel Settore giovanile del Nasr Athletic Hussein Dey, dove milita per 5 anni, fino al 1978. Madjer è in quel momento la miglior promessa calcistica del suo Paese a livello di Under 15 e Under 17.

Rabah Madjer of AlgeriaGetty Images

Il club respinge gli assalti di USM Algeri, MC Algeri e JS Kabylieal e a 19 anni Madjer può passare in Prima squadra e debuttare nella Prima divisione locale. Il suo impatto è subito notevole, visto che nel 1978/79 con lui in attacco il NAUD vince la Coppa di Algeria e nella stagione successiva partecipa alla Coppa delle Coppe d'Africa, raggiungendo la finale.

L'Algeria ha il suo campione, ma il governo islamico teme che le grandi squadre europee possano scipparglielo e prova, vanamente, a nasconderlo, riuscendo soltanto a rinviarne il suo approdo nel Vecchio continente.

Ma l'ascesa di Madjer è pressoché inarrestabile e la Nazionale algerina sarà il suo trampolino di lancio. Indossa per la prima volta la maglia delle 'Volpi del deserto' il 13 luglio 1978, nel pareggio interno contro l'Egitto (1-1). Nella primavera del 1980 gioca il suo primo torneo internazionale, la Coppa d'Africa: l'Algeria arriva in finale ed è sconfitta 3-0 a Lagos dai padroni di casa della Nigeria. Al ritorno in patria i calciatori della Nazionale algerina sono accolti da eroi e vengono invitati a un ricco banchetto presso i palazzi del governo.

Parallelamente, con la Nazionale giovanile, è nella rosa della squadra che vince la Terza edizione dei Giochi panafricani, che si disputano quell'anno proprio in Algeria, e nel 1980 partecipa alle Olimpiadi di Mosca. Qui consegue il miglior risultato della storia della Nazionale olimpica del suo Paese, raggiungendo i quarti di finale e andando a segno nel 3-0 inaugurale inflitto alla Siria. Il cammino delle 'Volpi del deserto' si interrompe per mano della Jugoslavia, vittoriosa 3-0 a Minsk.

Nelle Qualificazioni ai Mondiali di Spagna '82 è il bomber incontrastato della squadra, con ben 7 reti, fra cui il goal decisivo e storico del 20 ottobre 1981 che vale il 2-1 sulla Nigeria e qualifica per la prima volta le 'Volpi del deserto' alla fase finale di una Coppa del Mondo. Nel Paese africano i giornalisti sportivi si spingono a scrivere addirittura che Madjer abbia vinto da solo quella gara contro i campioni del continente nero.

L'Algeria è inserita nel Gruppo B, e il debutto mondiale, il 16 giugno 1982 allo Stadio 'El Molinón' di Gijón resta nella storia del torneo come una delle pagine più sorprendenti. Contro i Campioni d'Europa in carica della Germania Ovest, infatti, i nordafricani vengono sottovalutati e sfoderano una gran prestazione.

Dopo un primo tempo combattuto, a inizio ripresa le 'Volpi del deserto' passano a condurre: Djamel Zidane (nessuna parentela con Zinedine) innesca Belloumi che calcia in porta in modo violento. Schumacher riesce soltanto a respingere, e sulla ribattuta Madjer è il più lesto di tutti e mette in rete. È il 54' e sorprendentemente il tabellone segna Algeria-Germania Ovest 1-0.

Colpiti nell'orgoglio i tedeschi occidentali, guidati dal Commissario tecnico Derwall, si riversano all'attacco e al 67' pervengono al pareggio su assist di Magath. Ma l'Algeria non è mai doma e appena un minuto dopo con un'azione nata sulla fascia sinistra si riportano in vantaggio grazie ad una rete di Belloumi. La Germania Ovest attacca, e Madjer, in contropiede, per poco non segna il 3-1, mentre all'ultimo minuto, un colpo di testa di Rummenigge si stampa sull'incrocio dei pali. Finisce 2-1 per l'Algeria e Derwall, che in caso di sconfitta aveva detto che sarebbe rientrato a Monaco di Baviera con il primo treno disponibile.

I tedeschi occidentali peccano di leggerezza, ignorando totalmente che l'Algeria aveva appena battuto in amichevole Real Madrid, Benfica e Irlanda, e rischiano di veder compromesso il proprio cammino ai Mondiali.

Madjer e compagni sognano la qualificazione, ma a sua volta l'eccessiva esaltazione della prima impresa induce gli uomini del Ct. Mekloufi ad impattare senza la dovuta concentrazione la seconda partita, che viene infatti persa per 2-0 contro l'Austria. La classifica alla vigilia dell'ultimo turno vede proprio gli austriaci primi con 4 punti dopo aver sconfitto di misura all'esordio il Cile, Algeria e Germania Ovest (che ha travolto 4-1 la Roja) a pari merito con 2 e i sudamericani a quota zero.

Il problema è che ancora non esiste la contemporaneità delle gare, e secondo il calendario, prima si gioca Algeria-Cile, poi Germania Ovest-Austria. Alle 'Volpi del deserto' per essere sicure del passaggio del turno serve un successo rotondo con 3 o 4 goal di scarto sulla Roja. I nordafricani, impegnati ad Oviedo, ci provano e chiudono il primo tempo sul 3-0. Ma un calo nella ripresa porta al punteggio finale di 3-2.

A Gijón invece il derby teutonico ha il sapore del più classico dei biscotti. I tedeschi occidentali si portano in vantaggio a inizio gara con Hrubesch, e poi si limitano a gestire il vantaggio, con un'autentica melina nell'ultimo quarto d'ora di partita. L'1-0 sta bene del resto anche all'Austria, che in questo modo evita di pescare l'Inghilterra nella fase successiva. Il successo fa così qualificare fra le polemiche proprio la Germania Ovest e l'Austria a spese degli algerini, beffati per differenza reti (0 contro il +3 dei tedeschi occidentali e il +2 della squadra di Schmidt) in quella che sarà chiamata 'la vergogna di Gijón' e che porterà alla disputa in contemporanea delle gare decisiva dall'edizione successiva in avanti.

"Ai Mondiali '82 affrontammo una grandissima squadra con giocatori sensazionali - ricorderà Madjer in un'intevista a 'Taca la Marca' -, basti pensare a Rummenigge e Breitner. Era il nostro primo mondiale, siano entrati in campo mettendoci il cuore, visto che il nostro pensiero era rivolto al nostro popolo che ci supportava e sperava in una nostra vittoria. Quella partita tra Austria e Germania ci impedì il passaggio del turno che avremmo meritato. Rachid Mekhloufi era il tecnico di quella nazionale parliamo di un vero eroe per noi algerini e di un grande uomo".

L'AVVENTURA IN TERRA FRANCESE

Madjer, fra i protagonisti della spedizione mondiale, sogna di sbarcare in Europa, ma la Federazione, in accordo con il governo socialista, gli impedisce di trasferirsi fuori dall'Algeria prima di aver compiuto 25 anni.

L'attaccante però è stufo e punta i piedi, minacciando lo sciopero. Nel 1983, al termine di un lungo tira e molla e con un po' di anticipo rispetto al suo 25° compleanno, Rabah può così trasferirsi in Francia con il Racing Club di Parigi, che milita nella Division 2, la Serie B francese.

L'impatta con il Vecchio continente è devastante: l'algerino segna 20 goal in 27 partite e trascina la formazione parigina alla promozione in Division 1. Nella prima parte del 1984/85, stagione che vedrà la squadra chiudere in ultima posizione e fare immediato ritorno nella serie inferiore, il suo apporto si riduce a 5 goal complessivi in 28 partite, 3 reti in 23 gare se si considera il solo campionato.

Nel gennaio 1985 Madjer è così mandato in prestito al Tours, ma la parentesi sarà molto breve e senza grandi sussulti, con 7 presenze e 2 reti, con una squadra che si piazzerà penultima davanti al Racing Club di Parigi e finirà anch'essa in Division 2.

TRIONFI E MAGIE CON IL PORTO

La vera svolta per la carriera dell'attaccante algerino arriva così nell'estate del 1985, quando il Porto decide di puntare su di lui. L'avventura con i Dragoni lo vedrà consacrarsi sul palcoscenico internazionale. Con goal e giocate di classe, Madjer darà un contributo decisivo ai successi della squadra allenata da Artur Jorge assieme a giocatori come Paolo Futre, Juary e Walter Junior Casagrande.

Il Porto vince lo Scudetto 1985/86, precedendo di 2 lunghezze i rivali del Benfica, e bissando il trionfo della stagione precedente, con Madjer che colleziona subito 13 reti totali in 23 gare, 12 in 19 partite in campionato. Ma il momento della consacrazione per il talento algerino è senza dubbio il suo secondo anno ad Oporto.

Nel 1986/87, infatti, i Dragoni competono su più fronti. Vinta la Supercoppa portoghese, concentrano i loro sforzi sulla Coppa dei Campioni, che li vede come grandi protagonisti. I lusitani travolgono i maltesi del Rabat Ajax (10-0 complessivo con un goal dell'algerino), poi hanno la meglio sui cechi del Vitkovice (3-1) e sui danesi del Bröndby (2-1 e rete decisiva di Madjer).

In semifinale superano quindi i sovietici della Dinamo Kiev per un complessivo 4-2 e accedono all'ultimo atto del torneo, la finalissima, che si disputa al Prater di Vienna il 27 maggio 1987. Avversario il Bayern Monaco, autentica corazzata, che gode del favore dei pronostici. La squadra di Udo Lattek ha fra i pali il grande portiere belga Pfaff, in mezzo al campo Lothar Matthäus e davanti Michael Rummenigge, fratello minore di Kalle. In più i Dragoni devo fare a meno del centravanti titolare, il due volte Scarpa d'Oro Fernando Gomes, e sono costretti ad adattare il loro modulo.

Artur Jorge parte con Futre seconda punta accanto a Madjer. L'avvio di partita sembra rispecchiare le previsioni e il Bayern passa a condurre con un colpo di testa di Kögl che sorprende la difesa lusitana. Passati in vantaggio, i bavaresi potrebbero raddoppiare in più occasioni ma Michael Rummenigge si dimostra impreciso e il primo tempo si chiude sull'1-0.

Nell'intervallo, però, Artur Jorge ha coraggio e inserisce la terza punta, quel Juary che in Serie A aveva indossato le maglie di Avellino, Inter, Ascoli e Cremonese, al posto di un centrocampista, Quim. Il risultato è che Futre inizia a maramaldeggiare a tutto campo, e la difesa tedesca fa una fatica tremenda a contenerlo.

Quando mancano 13 minuti alla fine della partita arriva il goal più iconico di tutta la carriera dell'algerino: Juary scappa via sulla destra dell'area, e quasi dalla riga di fondo effettua un cross basso, che deviato leggermente dal difensore tedesco Pflügler, arriva al centro dell'area piccola. Madjer è spalle alla porta, in posizione leggermente avanzata rispetto al pallone, e decide di calciare nel modo in cui in pochi altri avrebbero fatto: di tacco. Il tocco è perfetto e l'attaccante del Porto firma una rete da cineteca.

Rabah Madjer - AlgeriaGettyImages
"È stata una vera e propria esplosione di gioia, non mi aspettavo assolutamente di segnare con un colpo di tacco in finale. - ha raccontato Madjer a 'UEFA.com' - Ciò che mi è accaduto è stato straordinario".
"Se osservate bene l'azione, - aggiunge - quando Juary mette al centro il cross dalla destra, la palla viene deviata dal difensore e cambia leggermente la traiettoria. Io stavo correndo verso il primo palo, così ho lasciato sfilare la palla in mezzo alle mie gambe e l'ho colpita di tacco perché il difensore era sulla linea d porta. Se avessi controllato il pallone, probabilmente non avrei segnato".

Subito dopo la rete dell'1-1, Madjer deve uscire dal campo colto dai crampi. Dopo essersi fatto medicare, all'80' trova la forza per un'ultima giocata. Scappa via sulla sinistra a due avversari, e in caduta effettua un cross teso in area sul secondo palo: sulla palla irrompe di gran carriera Juary che firma il 2-1. Il Bayern è ribaltato e l'attaccante algerino, come già era accaduto nei Mondiali del 1982, aveva prevalso su una squadra della Germania Ovest. Al ritorno a casa della squadra è festa grande con i tifosi.

"Abbiamo preso un volo per Oporto, quella notte stessa, - racconterà Madjer a GOAL - siamo saliti su un aereo privato e quando atterrammo c’erano così tante persone che quel posto sembrava esplodere. Ci sono volute ore per uscire dall’aeroporto. Quella vittoria significava molto per la città che finalmente raggiunse l’elite: adesso facevamo parte del gruppo dei club più prestigiosi d’Europa”.

Con l'Algeria, nel frattempo, nel 1986 Madjer aveva preso parte ai suoi secondi Mondiali. Stavolta l'eliminazione è inevitabile, con un pareggio con l'Irlanda del Nord e 2 sconfitte con Brasile e Spagna.

Ma i successi del Porto non si esauriscono con la Coppa dalle grandi orecchie e proseguono l'anno seguente con l'approdo in panchina di Ivic. I Dragoni, con un goal del giovane Rui Barros, vincono anche la Supercoppa Europea a spese dell'Ajax, orfano di Van Basten (1-0) e successivamente salgono sul tetto del Mondo imponendosi per 2-1 nella Coppa Intercontintenale contro il Peñarol sul campo dello Stadio Nazionale di Torkyo, reso particolarmente pesante dalla neve.

Dopo l'1-1 dei tempi regolamentari la partita si protrae ai supplementari ed è ancora una volta Madjer, l'uomo dei goal pesanti, a risolverla per i suoi: l'algerino, che aveva fornito a Fernando Gomes anche l'assist per l'1-0 provvisorio, ruba palla a un avversario e al 110' firma il 2-1 della vittoria per la squadra portoghese. Al termine dell'incontro Madjer è premiato come miglior giocatore della gara. Il suo 1987 magico si conclude con l'assegnazione del Pallone d'Oro africano. L'attaccante segnerà anche un altro goal di tacco con il Belenenses in una gara terminata 7-1.

SEDOTTO E ABBANDONATO DALL'INTER

Le imprese del fenomeno d'Algeria non lasciano indifferenti le big d'Europa, che iniziano a sfidarsi per aggiudicarsi il suo cartellino. Alla contesa si iscrivono in tanti, e le candidate più autorevoli sono Barcellona, Ajax, Bayern Monaco e Inter. Dopo 15 goal in 16 presenze complessive, fra cui 4 in Coppa dei Campioni, tuttavia, a gennaio il Porto decide di cedere in prestito Madjer al Valencia in attesa dell'asta che partirà in estate.

L'avventura spagnola sarà però tutt'altro che positiva per 'Il Tacco di Allah', che mette insieme 4 goal in 14 partite, ma soprattutto rimedia un brutto infortunio che pagherà a caro prezzo. Nella gara di campionato con il Murcia, infatti, un'entrata killer di Perez García lo mette fuori causa, procurandogli uno strappo muscolare alla coscia sinistra.

Siamo a febbraio, e dopo due mesi di stop, Madjer rientra ad aprile e il peggio sembra alle spalle. L'Inter di Ernesto Pellegrini, intanto, sbaraglia la concorrenza e si assicura l'attaccante di proprietà del Porto per 5 miliardi di Lire, mentre il giocatore firmerà un triennale a 500 milioni netti all'anno.

"Allah al centro", recitava un famoso titolo del Guerin Sportivo dell'epoca.

'Il Tacco di Allah' era stato scelto per diventare il primo giocatore algerino della Serie A e completare il trio di stranieri dopo Brehme e Matthäus, e affiancare Aldo Serena in attacco.

Arrivano anche l'annuncio e la foto ufficiale, seguiti dalla presentazione alla stampa. E lo stralcio, da parte del calciatore, del precontratto che aveva siglato con il Bayern Monaco. Ma il 23 maggio l'algerino ha una ricaduta nella gara di addio al calcio di Michel Platini.

Quando Rabah è sottoposto alle visite mediche, l'affare ha un improvviso stop.

"La rottura del muscolo del bicipite femorale è stata subtotale, - spiega il medico nerazzurro, dottor Pasquale Bergamo - cioè nella misura di tre quarti, e ha lasciato un avallamento sotto sforzo di circa tre centimetri nella gamba. Io non do nessun certificato di garanzia muscolare e posso dire soltanto che in ogni caso il rischio rimarrà".

Tutto sembra saltare, ma Madjer, a fine giugno, vola a Milano, assicurando Pellegrini sul fatto che se necessario si sarebbe operato e in ogni caso sarebbe guarito. I nerazzurri, scottati da alcune precedenti esperienze, su tutte quelle di Coeck e Hansi Müller, riflettono, e si ridiscute di un possibile acquisto ma a cifre più contenute e con un contratto annuale.

I lusitani però non ci stanno, e anche l'ultimo tentativo di Madjer di convincere il club milanese il 17 luglio, quando porta certificazioni dall'Algeria che attesterebbe la sua completa guarigione, cade nel vuoto. L'Inter sta lavorando sottotraccia ad un'alternativa, e il 20 luglio ufficializza il colpo Ramón Díaz dalla Fiorentina. Sarà l'argentino a far coppia con Serena.

Madjer viene ufficialmente scaricato e rispedito al Porto, sebbene con scuse ufficiali, ma esce dalla vicenda moralmente distrutto.

"A Valencia, presso una clinica privata, avevo già fatto una tac alla coscia sinistra e l’esito è stato negativo. - si sfogherà il 30 luglio - Ero a posto. Il giorno dopo, a Milano feci un’altra tac e stranamente l’esito fu totalmente diverso. Non ce l’ ho con nessuno in particolare per quello che è accaduto, ma c’è l’ho con l’Inter in generale perché mi fanno rovinato l’immagine appiccicandomi addosso l’etichetta del giocatore rotto".

La vicenda non sarà mai stata pienamente chiarita, anche se in tempi recenti l'attaccante ha ammesso di essere in quel momento infortunato.

Rabah Madjer AlgeriaGettyimages

IL RAPIDO DECLINO E LA CARRIERA DA ALLENATORE

Mentre l'Inter conquista lo Scudetto dei record, le grandi squadre si tirano indietro per 'Il Tacco di Allah', e alla fine Madjer, ristabilitosi fisicamente, giocherà con il Porto altre tre stagioni, in cui aggiungerà al suo ricco palmarès un altro Scudetto, un'ulteriore Coppa del Portogallo e una seconda Supercoppa. Complessivamente il bilancio con il Porto sarà di 161 presenze e 77 goal.

Nel 1990 corona la sua carriera con l'Algeria vincendo da capitano la Coppa d'Africa (1-0 sulla Nigeria), ma le 'Volpi del deserto' mancano l'obiettivo dei Mondiali italiani. Chiude l'avventura in Nazionale il 17 gennaio 1992 con un bilancio di 29 goal in 86 partite.

Un nuovo grave infortunio nel 1990/91 lo porta ad un lungo stop e a lasciare a fine anno l'Europa per giocare in Qatar con il Qatar SC, club con il quale chiude la sua carriera da calciatore (10 presenze e 8 reti).

Passato al ruolo di tecnico, ha guidato in quattro periodi diversi la Nazionale algerina, senza riuscire ad ottenere gli stessi successi avuti da calciatore. Inoltre è stato Responsabile delle Giovanili del Porto, e ha fatto alcune esperienze con squadre qatariote. Nel 1999 con l'Al-Wakrah ha vinto il campionato locale.

Ha anche lavorato in tv come apprezzato opinionista sportivo per Al Jazeera. Ricordato sempre per quella prodezza nella finale di Coppa dei Campioni del 1987, ha ancora oggi il grande rammarico di non aver potuto giocare in Serie A.

"Uno dei miei più grandi rimpianti è non essere riuscito a giocare nell'Inter. - ha dichiarato a 'La Repubblica' nel 2021 - Il contratto era in italiano, non capivo cosa ci fosse scritto, firmai senza saperlo. In Spagna avevo avuto un infortunio grave, ero rimasto alcuni mesi fermo. A Milano arrivai con Pellegrini presidente: mi disse che per il mio infortunio avremmo firmato solo per un anno, con opzione per altri due. E invece... Già sognavo di giocare con Matthäus e Brehme. E un gran signore come Trapattoni: mi voleva il Bayern, ma lui mi convinse a scegliere l'Inter".
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