"Se devo fare il conto di quelli che ho portato all'Inter, ho davvero poco spazio per i rimpianti. Ho costruito una squadra forte negli anni. Non mi è mancato nulla, ho partecipato alla vittoria di 15 titoli in 10 anni. Meglio di così non poteva andare".
Dici Triplete Inter e tra i primi nomi che vengono in mente c'è Marco Branca, deus ex machina di quella squadra leggendaria che vinse tutto nel 2010. Lui era il responsabile dell'area tecnica, coadiuvato da Gabriele Oriali. Tanti onori negli anni d'oro dei trionfi post Calciopoli, ma anche tante critiche, che poi sono diventate un faldone pesante quando l'Inter ha smesso di vincere dal 2011 in poi - striscia senza successi che dura tuttora - fino alla destituzione di Branca nel 2014.
Luci e ombre, insomma, per un nome divisivo come pochi e che tuttavia resterà scolpito nella storia nerazzurra come il braccio armato del presidentissimo Massimo Moratti. Ex attaccante di ottimo livello, classe '65, Branca sul campo si era guadagnato il soprannome di 'Cigno di Grosseto' per l'eleganza dei movimenti. Giocatore peraltro tutt'altro che fumoso, con oltre 100 reti realizzate tra i professionisti in una carriera che non lo ha mai visto scendere sotto la Serie B.
Cagliari, Udinese, Sampdoria (dove a 26 anni vinse lo storico Scudetto '90-'91 contribuendo con 5 goal in 20 presenze), Fiorentina, ancora Udinese. Poi la Coppa Uefa sollevata col Parma di Zola e Asprilla nel '95, la breve parentesi alla Roma, lo scambio con Delvecchio e l'approdo all'Inter appena acquistata da Moratti. In nerazzurro Branca giocò due stagioni e mezza, realizzando 25 reti, prima di avviarsi al fine carriera con le maglie di Middlesbrough, Lucerna e Monza, dove attaccò gli scarpini al chiodo nel 2001. In mezzo anche 3 reti in 4 presenze come fuori quota con la Nazionale olimpica di Cesare Maldini ai Giochi di Atlanta nel '96, quando gli azzurri furono eliminati ai gironi.
Sicuramente una buona carriera, ma il meglio doveva ancora venire, con tempi e modi sorprendenti. Nel 2002 Branca, ritiratosi da pochi mesi, viene richiamato dall'Inter per ricoprire il ruolo di capo degli osservatori. Dopo appena una stagione, nel 2003, diventa responsabile dell'area tecnica: a 38 anni, con esperienza dirigenziale praticamente inesistente, si trova a gestire il mercato di uno dei club più grandi d'Europa.
Moratti scommette tutto sul toscano e la storia gli darà ragione, complice l'uragano Calciopoli che spazza via la Juventus nel 2006: sotto la guida di Roberto Mancini prima, e Josè Mourinho poi, arrivano 5 scudetti, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane e soprattutto la Champions League di Madrid, che chiude il leggendario Triplete nerazzurro. Successivamente - a fine 2010 - la Supercoppa italiana e la Coppa del Mondo per Club con Benitez, e poi il successo in Coppa Italia del 2011, dopo che Leonardo aveva rimpiazzato in panchina lo spagnolo, a chiudere un quinquennio di trionfi che resterà per sempre nella storia dell'Inter e del calcio italiano. Da lì - dopo lo Scudetto del Milan di Allegri - ci sarà il ritorno rabbioso della Juve, che cannibalizzerà lo scenario nazionale.
L'Inter precipita in una crisi che se in campionato si traduce in un sesto e un nono posto, fuori dal campo vede la svolta epocale dell' addio di Massimo Moratti: la cessione della società ad Erick Thohir nell'ottobre 2013 non può non avere come conseguenza anche il cambio al timone della guida tecnica. L'8 febbraio 2014 Marco Branca risolve consensualmente il contratto col club nerazzurro, lasciandosi alle spalle le macerie dell'ultima fallimentare gestione e passando il testimone al rampante Piero Ausilio, che dal 2010 lo aveva affiancato come Direttore Sportivo.
Da questo momento, a 49 anni appena compiuti, Branca letteralmente scompare, affidando al giudizio della storia calcistica il dubbio se la sua fu vera gloria, competenza calcistica mista ad abilità negli affari, o piuttosto buona sorte nel disporre del ricco portafogli di Moratti in un momento storico in cui Juventus e Milan erano state tagliate fuori dai giochi, nonchè del prezioso aiuto di Lele Oriali.
"Le responsabilità sono sempre della direzione tecnica, quindi se io avevo delle responsabilità per non aver fatto una buona squadra negli ultimi due-tre anni, avevo anche dei grandi meriti perché prima avevo fatto delle grandi squadre - ha rivendicato con orgoglio Branca a 'Sky' un paio d'anni fa - Questo per me si compensa, per me si è compensato tutto perchè sono sicuro di aver lavorato bene, con onestà, con capacità e mi sono veramente divertito".
"Ho avuto il grandissimo onore di poter lavorare per il mio presidente: mi sono sentito parte di una cosa bella e molto grande. L'Inter ha fatto quello che doveva fare e l'ha fatto in maniera particolare, visto come si è vinto nel 2010. Dovete tener conto che quella squadra l'avevamo cambiata in 6/11. Ha vinto quello che doveva vincere. Sotto la mia gestione si è vinto 15 titoli, tutti bellissimi. Poteva essere gestito meglio il periodo? No, perché è stato il culmine di un periodo senza Fair Play Finanziario (introdotto dall'UEFA nel 2011, ndr) . A parte il settore commerciale, il club doveva sostenersi con la vendita dei propri giocatori: se vendi quelli che pensi siano utili per l'anno dopo perchè hanno più mercato, sei quasi sicuro di non poter competere".
Branca spiega dunque anche così gli errori fatti dal Triplete in poi. Tuttavia anche prima qualche bidone l'Inter se l'era portato a casa, pur in mezzo a tanti campionissimi. Basta scorrere l'elenco dei giocatori arrivati sotto la sua gestione per capire l'eterogeneità delle scelte fatte in sede di mercato.
Nel 2003 arrivano Stankovic, Adriano e Julio Cruz, ma anche Van der Meyde e Brechet. L'anno dopo Julio Cesar, Burdisso e Cambiasso a parametro zero, ma anche il dimenticato Fabian Carini in cambio del futuro Pallone d'Oro Cannavaro , di fatto regalato alla Juve. E ancora negli a venire Samuel, Figo, Ibrahimovic, Vieira, Maicon, Chivu, fino all'incredibile pescata della stagione d'oro 2009/10. Quei 6 titolari nuovi su 11, che stravolgendo le leggi della programmazione sportiva costruiranno in un tempo brevissimo la macchina perfetta di Mourinho: Lucio, Thiago Motta, Milito, Pandev, Eto'o, Sneijder.
Nel frattempo erano arrivati a Milano anche delusioni come Rivas, Suazo, Maniche, Quaresma, Amantino Mancini, Mariga. Ma il peggio - per il calciomercato nerazzurro - sarebbe arrivato dopo la fine del ciclo d'oro: nomi come Ricky 'Maravilla' Alvarez, il 'divino' Jonathan , un Diego Forlan a fine carriera col disastro dell'impossibilità di inserirlo in lista Champions per l'assurda ignoranza del regolamento , Alvaro Pereira, Ezequiel Schelotto, Taider e Belfodil. E infine l'incredibile pasticcio dello scambio saltato tra Guarin e Vucinic. Ma anche le scelte sbagliate sul fronte allenatori, da Benitez e Gasperini a Stramaccioni.
Sarà un caso, o forse no, nel 2010 Oriali aveva lasciato l'area tecnica dell'Inter, un addio burrascoso e con strascichi pieni di veleno, messi in piazza dallo stesso ex mediano nerazzurro nel novembre 2011.
" Il presidente Moratti è stato convinto da Branca e altri dirigenti a fare a meno della mia presenza in società. Dopo 30 anni di Inter pensavo di aver guadagnato più credibilità e rispetto, e invece sono fuori e non so perchè. So soltanto chi mi ha voluto fuori. Sono felice di non aver preso parte al progetto, visti gli ultimi 16 sedici mesi. Sono stati commessi errori di inesperienza e presunzione in fase di programmazione. Fare il dirigente all'Inter non è facile. Serve esperienza".
E ancora, un anno dopo, rincarando la dose ai microfoni 'Mediaset' dopo che Branca aveva a sua volta ribattuto che " Oriali quando era qua non si è mai occupato di mercato se non nei primi due anni della mia gestione, non conosceva le cose della società come le conoscevo io, come le conosceva il mio presidente ".
"Penso che, così come è stato giusto dare dei meriti a Branca quando l'Inter ha fatto bene - anche se, che gli piaccia o no, non era solo - ora la realtà dei fatti dice che da due anni sta lavorando da solo e i risultati sono quelli che vedete. È stato contestato il presidente e secondo me non ha molte responsabilità, perché le risorse economiche le ha fornite ed evidentemente non sono state spese bene. Branca deve accettare le critiche e non pensare a rispondere a me, con i problemi che ci sono: forse invidiava un po' il mio rapporto anche con gli allenatori, da Mancini a Mourinho. Ha anche detto che non ero nemmeno un dirigente dell'Inter: al contrario, ero nel censimento, firmavo documenti e andavo in panchina, dove ci vanno i dirigenti, non i tifosi. Lui stesso sa che molte trattative le abbiamo condotte assieme, fino alla cessione di Ibrahimovic al Barcellona, che ha portato avanti il presidente, anche molto bene. Ma lo confermano anche gli stessi giocatori, che mi ringraziano sempre per il fatto di essere approdati all'Inter".
Elegante anche da dirigente, camicia bianca e giacca firmata, Branca si è sempre atteggiato in maniera molto sicura di sè, arrivando allo scontro con più di un giocatore. Emblematiche le parole di Sulley Muntari al 'Corriere della Sera' dopo l'addio all'Inter.
"Branca quando entrava nello spogliatoio voleva che mi inchinassi quasi che fosse il mio Dio. Amico, a me lo stipendio lo paga Moratti come a te, siamo tutti e due suoi dipendenti... La verità è che nessuno dei giocatori lo sopporta, io l'ho inquadrato subito. Io però sono più forte di lui. Io sono un uomo, io sono pulito. Lui invece è falso. Sa perché ha fatto mandare via Oriali? Perché Oriali era una persona perbene. Branca non mi è piaciuto dalla prima volta che l'ho incontrato. Non è che se uno mette giacca e cravatta, come fa Branca, deve per forza sembrare James Bond sul campo d'allenamento...".
Anche pezzi importanti di Triplete come Thiago Motta ci sono andati giù duri dopo aver lasciato i nerazzurri " L'addio all’Inter? Branca non mi voleva, diceva a tutti che il problema dell'Inter ero io ". Ma soprattutto Bobo Vieri, che nella sua autobiografia 'Chiamatemi bomber' racconta uno scontro durissimo, culminato nel contatto fisico.
"I problemi più grossi li ho avuti con Marco Branca. Uno che non ho mai capito come potesse lavorare nel calcio. Proprio non mi piaceva, aveva l'atteggiamento sbagliato, faceva il superiore senza particolari motivi. In parole povere: mi stava pesantemente sulle palle".
I nodi vengono al pettine al fischio finale di una trasferta a Bologna, dopo che Vieri era stato messo in panchina da Zaccheroni per motivi disciplinari su input di Branca.
"Finisce la gara e me ne vado dritto nello spogliatoio. Entro, e la prima persona che vedo è Branca. Non ci vedo più e lo insulto. Lo prendo per la cravatta, gli vado addosso. Per fortuna Cotti, il fisioterapista, conoscendomi bene e temendo quindi quello che avrei potuto fare, mi aveva seguito. Mi salta sulle spalle e cerca di fermarmi. Nel frattempo arriva il resto della squadra, mi bloccano, finisce tutto. Branca lascia lo spogliatoio e io vado a farmi la doccia".
Vieri poi rifiuterà, da infortunato e tuttavia convocato, di seguire la squadra a Udine in Coppa Italia, con annessi ulteriori stracci che volano.
"Dopo qualche giorno, il team manager mi dà un foglio e dice: 'Firma qui'. È una multa di diecimila euro, la manda Branca. Io la strappo, rido, cazzeggio. 'Manda un messaggio a Branca: la multa se la può mettere dove dico io'. Da quel giorno in Pinetina non incrocio più il DT. Chissà, forse non gradiva affrontarmi di persona...".
L'8 febbraio 2014 Branca lascia l'Inter e da allora se ne perdono le tracce, fino alla notizia - diffusa nella primavera del 2019 - che stesse per entrare in un fondo con sede a Malta, con l'obiettivo di curare la gestione sportiva e finanziaria di giovani talenti. Tutto assolutamente falso, come spiegato da lui stesso: " Non è vero, non ho smentito perché mi sembrava paradossale. Non seguo nessun progetto come è stato detto o scritto con sede a Malta. Non lo faccio, non seguo progetti e non c'è nulla che mi impegna ".
" Oggi faccio l'osservatore, vivo in Svizzera, aspetto l'opportunità giusta. Un paio di volte sono stato vicino alla Roma, ma per fare le cose bisogna essere in due ", ha raccontato nel maggio 2020 a 'Libero'. Per lui si era parlato anche del Cagliari di un altro ex nerazzurro come l'attuale presidente Giulini, un'altra pista senza sbocco.
"Io sono sempre disponibile, sono paziente, sto aspettando che ci sia un'opportunità che mi piaccia e a cui piaccia io, per cui aspetto volentieri - ha aggiunto a 'Top Calcio' - Sono riuscito a partecipare alla vittoria di 15 titoli di una squadra fantastica, con un presidente spettacolare, credo che il motivo di essere soddisfatto non manchi proprio".
Ed, invece, a sette anni di distanza l'opportunità è puntualmente arrivata. Marco Branca torna nel mondo del calcio negli inediti panni da procuratore sportivo: dall'estate 2021 è il Managing Director di First, agenzia di procura che tra gli altri cura gli interessi di Dani Olmo.
A Branca spetta il compito di sviluppare la parte sportiva dell'agenzia. Dopo il Triplete, dunque, una nuova sfida per l'ex dirigente meneghino.