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Joe Jordan, il leggendario 'Squalo' scozzese che giocò in Italia con Milan e Verona

"Avevo 18 anni, giocavo a Coventry una gara del Campionato riserve con il Leeds. Mi sono tuffato di testa per colpire una palla bassa e contemporaneamente un difensore avversario è intervenuto con il piede, colpendomi in bocca. Svenni, perdendo conoscenza, e mi ruppi quattro denti, fra cui i due incisivi superiori..." - Joe Jordan a 'Calcio 2000 '

Ad ogni latitudine è ricordato per quella sua caratteristica fisica che lo rendeva truce e spaventoso alla vista e incuteva timore ai suoi avversari: Joe Jordan aveva perso 4 denti in uno scontro di gioco quando era giovane, e se normalmente portava una dentiera, quando entrava in campo se la toglieva, ufficialmente per respirare meglio, ma secondo molti per spaventare i difensori quando apriva la bocca.

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Per l'incidente avuto ad inizio carriera, che contribuirà ad alimentare la sua leggenda, il giocatore scozzese sarà ribattezzato 'The Jaws', titolo originario del film di Steven Spielberg noto in Italia come 'Lo Squalo'. Ma al di là del suo aspetto che non passava inosservato, Jordan era un centravanti molto forte fisicamente, capace di tener botta agli interventi ruvidi dei difensori, e con un'abilità unica nel colpo di testa, favorito in questo dal collo possente che madre natura gli aveva donato e che gli consentiva di colpire con forza la sfera in elevazione.

"Dove gli altri non avrebbero messo un martello, Joe metteva la testa", dicevano di lui i suoi compagni.

DAL MORTON AL 'DIRTY LEEDS'

Joseph Jordan, per tutti semplicemente Joe, nasce il 15 dicembre 1951 a Carluke, perché a Cleland, il piccolo villaggio di minatori del Lanarkshire, che si trova a Sud di Glasgow, e di cui sono originari i suoi genitori, non c'è l'ospedale.

Il padre è stato un difensore dilettante e lo spinge ad iniziare a giocare a calcio con la squadra dell'oratorio, il Saint Mary, nella quale, da mancino puro, è schierato da mezzala sinistra. Dopo aver lasciato la scuola, Jordan diventa apprendista disegnatore tecnico, e inizia a giocare a calcio nel Settore giovanile del Blantyre Victoria.

Tifa Celtic e successivamente passa al Greenock Morton, squadra con cui ha un contratto part-time e quasi inaspettatamente, inizia la grande scalata nel calcio che conta.

"Ci arrivai a 16 anni - ricorderà a 'Calcio2000' - è stata la mia prima esperienza con i grandi".

Fra il 1968 e il 1970 colleziona 8 presenze con un goal nella First Division scozzese, poi il Leeds United è bravo a vedere in un ragazzo alle prime armi un potenziale grande centravanti. A scoprirlo è il leggendario manager dei Peacocks, Don Revie, che, grazie ad un amico scozzese che vive da quelle parti, segue Jordan fin dai tempi del Blantyre Victoria e riesce a battere sul tempo la concorrenza. È la primavera del 1970 e il referente telefona al manager del Leeds per avvisarlo che altri club sono interessati

 “Qui abbiamo un diamante grezzo Donald. - dice a Revie - Ma sbrigati a venirlo a vedere perché pare che anche Jock Stein e Bill Shankly (rispettivamente allenatori di Celtic e Liverpool, ndr) abbiano iniziato a chiedere informazioni su di lui".

Il tecnico del Leeds non si lascia pregare e salito in auto, non esita ad attraversare i Monti Pennini e il Vallo di Adriano per raggiungere la Scozia e andare a vederlo in azione, dopo aver percorso quasi 400 chilometri. A Don Revie basta osservarlo in azione per 45 minuti per capire che il carneade Jordan, un colosso tutto muscoli di un metro e 86 centimetri per 80 chilogrammi, può fare al caso della sua squadra.

"Non so se diventerà il calciatore che penso io, - dirà alla squadra al suo ritorno in Inghilterra - questo solo il tempo potrà dircelo. So solo che verrete da me a supplicarmi di metterlo in squadra con voi nelle partitelle di allenamento".

Il Leeds United paga il suo cartellino 15 mila sterline, pari a circa 18 mila euro di oggi, e ufficializza l'operazione nell'autunno del 1970, quando Don Revie lo sottopone da subito a dure sedute di allenamento per cercare di trasformarlo da diamante grezzo a campione. Quanto era stato detto di lui alla squadra si rivela veritiero fin dalle prime partitelle con la Prima squadra, dove Jordan dimostra di avere grande forza fisica e un'abilità innata nel colpo di testa.

Anche i compagni si rendono conto presto che se c'è Jordan in campo ogni pallone diventava un duello. Il ragazzo rivela grande coraggio, ma inizialmente è chiuso dalla coppia d'attacco titolare dei Peacocks, composta da Mick Jones e Allan Clarke, che oltre a segnare con impressionante regolarità, avevano sviluppato fra loro un'intesa eccezionale.

I primi anni, dunque, Jordan è relegato prevalentemente nella Squadra B del Leeds, e proprio in una gara del Campionato riserve disputata a Coventry, rimedia al menomazione ai denti che caratterizzerà per sempre la sua immagine nell'immaginario collettivo, rendendo 'Lo Squalo' un'icona eterna del calcio.

GOAL, VITTORIE E DELUSIONI CON I PEACOCKS

Il centravanti scozzese riesce comunque a collezionare qualche apparizione in Prima squadra: nel 1971 gioca in Europa contro Vitoria Setubal e Liverpool, partecipando alla vittoria della Coppa delle Fiere, nonostante non sia convocato per la doppia finale contro la Juventus (2-2 a Torino, 1-1 ad Elland Road).

L'anno seguente, il 1971/72, mette insieme le sue prime 13 presenze nella First Division inglese. Gioca anche 11 minuti in FA Cup contro il Liverpool nella ripetizione del 4° turno contro il Liverpool, quanto basta per ascrivere anche il suo nome fra i vincitori di quell'edizione del trofeo (1-0 in finale contro l'Arsenal).

Il Leeds United è nei primi anni Settanta una delle compagini inglesi più forti: durante il regno di Don Revie, dal 1965 al 1974, non termina mai una stagione al di sotto delle prime quattro posizioni in campionato, inanellando una serie di successi che porteranno il club sul tetto d'Inghilterra e d'Europa.

È il cosidetto 'Dirty Leeds', lo 'Sporco Leeds', come viene definito dalle sue grandi rivali. Il gioco dei Peacocks è infatti di impronta difensiva e dai modi piuttosto rudi, grande fisicità e grande preparazione dal punto di vista della resistenza polmonare. In un contesto simile le caratteristiche di Jordan si sposano alla perfezione, e infatti 'Lo Squalo' trova sempre più spazio a partire dal 1972/73. La stagione vede lo scozzese ritagliarsi un posto da titolare e scendere in campo 26 volte in First Division, segnando ben 9 reti.

Don Revie - Leeds UnitedGetty
"Giocavamo in maniera concreta e in Inghilterra vincevamo molto. - sottolineerà Jordan - Questo ovviamente non ci rendeva simpatici agli occhi dei nostri avversari".

La squadra inglese va fino in fondo anche in Coppa delle Coppe. I Peacocks travolgono con un complessivo 8-1 i rumeni del Rapid Bucarest nei quarti, poi in semifinale superano 1-0 l'Hajduk in semifinale e giungono in finale contro il Milan di Nereo Rocco. Si gioca a Salonicco il 16 maggio 1973, e la partita si rivela un'autentica battaglia su un campo molto pesante.

Sorridono i rossoneri, che sbloccano il risultato dopo 3 minuti con una traiettoria velenosa di Chiarugi, e si schierano a protezione della propria porta. Vecchi para tutto, compresi alcuni tentativi di Jordan, e i rossoneri si aggiudicano il trofeo, con gli inglesi che si lamentano dell'arbitraggio del fischietto greco Michas: pagheranno qualche giorno dopo con la prima Fatal Verona e la beffa finale in campionato le fatiche in terra greca. Non va meglio al Leeds in FA Cup, con una sconfitta in finale ad opera del Sunderland e

I Peacocks si riscattano nella stagione successiva, quando vincono la First Division, laureandosi campioni d'Inghilterra con 5 lunghezze di vantaggio sui rivali del Liverpool e con una serie positiva di 29 partite senza sconfitte. Jordan dà ancora il suo contributo, realizzando 7 reti in 25 gare. Il centravanti è uno dei componenti della cosiddetta 'Mafia scozzese', la colonia scozzese del Leeds United. Oltre a lui sono infatti in squadra altri 5 connazionali: il portiere David Harvey, il difensore Gordon McQueen, il centrocampista Billy Bremner, l'ala sinistra Eddie Gray e l'ala destra Peter Lorimer.

'Lo Squalo' è il principale uomo d'area degli Whites e non a caso uno degli schemi principali di Don Revie prevede il cross alto di Lorimer per il colpo di testa di Jordan.

"Quel Leeds, con Don Revie come allenatore, era una squadra molto buona, con alle spalle un grande club. - affermerà l'attaccante scozzese a 'Calcio2000' - Revie era un grande manager, ha costruito una squadra davvero forte, inserendo sempre ottimi giocatori in organico. Era talmente bravo che successivamente avrebbe guidato la Nazionale inglese".

Nel 1974/75 il Leeds, con Don Revie che diventa Ct. dell'Inghilterra, è affidato a Brian Clough, e ha come principale obiettivo la Coppa dei Campioni. Ma il futuro stratega del Nottingham Forest durerà appena 44 giorni, venendo esonerato in seguito ai risultati negativi e al boicottaggio di alcuni giocatori, su tutti Jordan e McQueen.

"Clough era un ottimo manager - dirà a 'Calcio2000' lo scozzese - ma al posto sbagliato. Come se Trapattoni fosse andato ad allenare il Torino. Purtroppo con noi non funzionò".

Gli viene riconosciuta una buonuscita da 25 mila sterline, il saldo delle tasse sulla sua casa e una Mercedes, e al suo posto arriva Jimmy Armfield, campione del Mondo del 1966 con l'Inghilterra.

Con lui le cose vanno decisamente meglio e la squadra avanza nel massimo torneo contintentale. Jordan, che porta il numero 9 sulle spalle, è il centravanti di quella campagna europea. Gli inglesi eliminano gli svizzeri dello Zurigo (5-3 complessivo), gli ungheresi dell'Újpest Dosza (5-1 fra andata e ritorno), i belgi dell'Anderlecht (4-0 totale) ai quarti e il Barcellona in semifinale, con un 3-2 complessivo (2-1 in Inghilterra e 1-1 in Catalogna).

Jordan realizza 2 reti, una con lo Zurigo e una con l'Anderlecht. In finale il Leeds si ritrova il forte Bayern Monaco di Franz Beckenbauer. Si gioca a Parigi il 28 maggio 1975, e i Peacocks hanno tutta l'intenzione di non lasciarsi sfuggire il trofeo.

Nei primi 45 minuti, infatti, gli inglesi dominano e l'arbitro francese francese Kitabdijan non assegna due calci di rigore netti per Jordan e compagni, uno dei quali per fallo del 'Kaiser' su Allan Clarke, che era riuscito a superarlo. 'Lo Squalo' domina su tutte le palle alte in area e per i bavaresi è notte fonda.

Fra le polemiche in campo e gli scontri sugli spalti e fuori dal campo, con gli hooligans inglesi che si scagliano contro la polizia francese, generando gravi incidenti, i tedeschi rialzano la testa nel secondo tempo, quando dopo un goal annullato a Lorimer per fuorigioco inesistente di Bremner, Gerd Müller sale in cattedra, arretrando in posizione di trequartista, e lasciando a Wunder il ruolo di prima punta.

Per 'Der Bomber' si aprono spazi decisivi e per la difesa del Leeds sono dolori. Al 71' Roth finalizza un bel contropiede, poi è il letale attaccante a chiudere i giochi all'83' con una deviazione vincente che regala ai tedeschi occidentali il secondo titolo di Campioni d'Europa consecutivo.

Per il Leeds, che parlerà apertamente di 'furto' al rientro in Inghilterra, la gara del Parco dei Principi sarà l'ultima grande recita sul palcoscenico internazionale, e segna la fine del ciclo dei Peacocks, iniziato alla fine degli anni Sessanta . Al danno si aggiungerà poi la beffa, con la squalifica inizialmente di 4 anni, poi ridotta a 2, da tutte le competizioni UEFA a causa del comportamento dei propri tifosi.

L'INUTILE CORTE DEL BAYERN

Non tutto il male viene comunque per nuocere nel caso di Jordan, la cui prova in finale aveva letteralmente stregato la dirigenza del Bayern Monaco. Accade così che i tedeschi avviino lunghe e faticose trattative di calciomercato per provare a strapparlo al Leeds.

Poche settimane dopo la finale di Parigi il Leeds è nel classico ritiro di fine stagione in Spagna. Ad un certo punto il maitre dell'hotel chiamo Joe e gli dice che al telefono c'è l'allenatore del Bayern Monaco che vuole parlare con lui. Ma 'Lo Squalo' vede che mancano i due mattacchioni del gruppo, John Giles che Billy Bremner, e pensa che si tratti di uno scherzo.

Così manda l'amico McQueen a rispondere alla telefonata: "Ti dispiace andare tu a rispondere all'allenatore del Bayern?".

McQueen risponde, solo che con suo enorme stupore sente che dall'altra parte della cornetta c'è realmente Dettmar Kramer, l'allenatore del Bayern, che rivela l'interesse del Bayern per il centravanti scozzese. Ma McQueen si spaccia per Joe e caldeggia anche il suo acquisto.

"Ok mister Kramer - dice - firmerò volentieri con il Bayern Monaco, ma solo se oltre a me acquisterete anche il mio amico Gordon McQueen".

Ma il tecnico tedesco spiega al difensore del Leeds che non era possibile, in quanto i tedeschi erano già coperti nel reparto con Beckenbauer e Schwarzenbeck. Con enorme delusione il povero McQueen torna dal suo amico Joe e gli fa:

"Boh, Joe, non ho capito chi fosse però aveva davvero uno spiccato accento tedesco!".

Kramer richiama l'ultimo giorno del ritiro spagnolo. Stavolta Jordan risponde:

"Allora, signor Jordan, ha pensato alla nostra offerta?", gli chiede Kramer.
"Scusi, quale offerta Mr. Kramer?", replica l'attaccante. E presto capisce che McQueen non gli aveva detto la verità.
"Gordon McQueen è uno dei migliori amici che ho in assoluto… - dirà sempre 'Lo Squalo' - ma giuro che quel giorno lo avrei volentieri strozzato con le mie mani!".

Al rientro del Leeds in patria, il Bayern Monaco formalizza la sua offerta per il centravanti scozzese, ma il Leeds sarà inamovibile e si opporrà al trasferimento.

Joe JordanGetty Images

AL MANCHESTER UNITED NEL 1978

Gli ultimi anni di Jordan al Leeds coincidono con il declino della squadra che aveva imposto la sua legge anche a livello europeo. Dopo un 5° posto nel 1975/76, i Peacocks ottengono due piazzamenti di metà classifica in First Division (10° e 9° posto).

Dopo un bilancio di 39 goal in 135 partite in First Division con il Leeds, nel gennaio del 1978 Joe Jordan si trasferisce al Manchester United per 350 mila sterline, circa 412 mila euro, cifra record all'epoca per un trasferimento fra due società inglesi.

'Lo Squalo' si unisce dunque ai Red Devils, seguito presto dal grande amico McQueen, e con la maglia rossonera vive gli anni migliori della sua carriera a livello personale: in due stagioni e mezzo colleziona 37 goal in campionato in 109 partite, andando in doppia cifra sia nel 1979/80 (13 reti), sia nel 1980/81 (15 goal). Sul piano dei risultati, invece, il Manchester non otterrà granché, raggiungendo unicamente la finale di FA Cup nel 1979. Qui, opposti all'Arsenal nel mitico stadio di Wembley, Jordan e compagni soccombono 3-2 ai Gunners.

Nel 1980, inoltre, Jordan è protagonista di un duro scontro con il portiere del Tottenham Milija Aleksic (Terzo turno di FA Cup), che rimedia la lussazione della mascella. La gara passa alla storia come quella in cui, essendo esauriti i cambi, Glen Hoddle, il miglior giocatore degli Spurs, è costretto a giocare da portiere.

Nella sua esperienza con i Red Devils, il manager Dave Sexton lo definì "il classico giocatore che mai si dà per vinto", mentre Garry Birtles, ex attaccante del Nottingham Forest, ne parlò come di "un altruista, esempio di uomo-squadra e combattente senza paura”.

"Il primo anno per me fu difficile, - dirà l'attaccante a 'Calcio2000 - ma le due stagioni seguenti ho raggiunto l'apice della mia carriera da giocatore",

LE AVVENTURE CON MILAN E VERONA

Jordan sogna però un'esperienza all'estero e l'occasione gli capita nell'estate del 1981. Il Milan, tornato in Serie A dopo un anno in Serie B per la retrocessione d'ufficio in seguito al Totonero, cerca rinforzi in attacco. Falliti gli assalti a Zico e al belga Ceulemans, il nome del centravanti del Manchester United sale prepotentemente alla ribalta.

Tutto nasce dall'incontro sugli spalti di Anfield fra il giocatore e l'inviato de 'Il Giornale', Tony Damascelli. Quest'ultimo chiede all'attaccante cosa ne pensi di un possibile trasferimento in Italia, e Joe dichiara genuinamente il suo interesse.

Il nome dello scozzese rimbalza sulle pagine dei giornali sportivi e finisce sul taccuino del club di Via Turati, gestito in quel momento da Gaetano Morazzoni, giovane parlamentare della Democrazia Cristiana, coadiuvato da due vicepresidenti, Gianni Rivera e Angelo Colombo, e dal Direttore sportivo Sandro Vitali.

Sarà quest'ultimo a intavolare con i Red Devils quella che sarà una trattativa lampo: Jordan si trasferisce in rossonero per complessivi un miliardo e 200 milioni di Lire, di cui 700 milioni al club inglese di provenienza, e 500 milioni di ingaggio per l'attaccante.

L'acquisto viene ufficializzato: 'Lo Squalo' diventa il primo straniero del Milan dopo la riapertura delle frontiere nel 1980 ed il 3 luglio 1981 sbarca all'aeroporto di Linate, accompagnato dalla moglie Judith e dalla figlia Lucy.

Ad attenderlo ci sono un migliaio di festanti tifosi rossoneri, che lo accolgono, con cori, sciarpe e bandiere. Alcuni hanno anche realizzato uno striscione e lo mostrano al centravanti scozzese: "Welcome Big Joe". Nella successiva conferenza stampa di presentazione, lo scozzese di fronte alle domande incalzanti dei giornalisti italiani, non si nasconde:

"Non sono avaro e non bevo, - assicura - e non mi piacciono la baldoria e le sbronze".

Lì per lì Jordan fa una buona impressione al tecnico Gigi Radice, ma nel corso della stagione il rapporto fra i due si rivelerà assai problematico. Mentre in Inghilterra non la prendono benissimo, e l'ex granata Denis Law lo mette in guardia dai difensori italiani e dal rigore comportamentale cui i giocatori devono attenersi, lui si impegna nella preparazione e lavora con serietà e applicazione, anche se, alla soglia dei 30 anni, il suo fisico, logorato da tante battaglie, non è più quello di un tempo e gli acciacchi e le botte prese iniziano a farsi sentire. I tifosi gli chiedono un goal nel derby. Lui assicura:

"Ho pochi denti ma mi bastano per azzannare l'Inter".

Cattolico praticante, l'unica richiesta, che gli viene accordata, è quella di andare a messa la domenica. Nei momenti conviviali siede accanto ad Alfredo Novellino, Aldo Maldera, Roberto 'Dustin' Antonelli (il giocatore con cui legherà più degli altri) e Ruben Buriani.

Dal calciomercato il club rossonero acquista dall'Ascoli anche il regista Adelio Moro, che viene pagato 800 milioni di Lire più De Vecchi, e prende in prestito il giovane centrocampista Gabriello Carotti.

Il Milan inizia la stagione, che si apre con il girone eliminatorio di Coppa Italia, con grande entusiasmo. Ma il 23 agosto, al Bentegodi contro il Verona, arriva subito una sconfitta per 2-0 al debutto assoluto del nuovo acquisto scozzese. Jordan si rimbocca le maniche e dimostra di che pasta è fatto nelle successive partite: a San Siro, contro il Pescara, segna una doppietta, poi, dopo un successo di misura sulla SPAL, 'timbra' il cartellino nella stracittadina con i nerazzurri che si gioca domenica 6 settembre ed è decisiva per le sorti delle due squadre.

Davanti a 80 mila spettatori, a inizio ripresa va in goal con uno spettacolare colpo di testa che si insacca alla destra di Bordon. Joe in quel momento esatto entra nel cuore dei tifosi milanisti, e l'esultanza incontenibile che ne segue, che lo vede sotto la Sud abbracciato da Buriani e Collovati, resterà un'icona di quella squadra popolare e proletaria.

Ma sarà una gioia effimera: all'89' infatti Bergomi pareggia, fissando il punteggio sul 2-2, e il Milan è eliminato e sopravanzato da Inter e Verona. Jordan desta comunque un'ottima impressione. Lo stesso Giacinto Facchetti a fine gara dichiarerà:

"Sono rimasto impressionato dal giocatore scozzese, davvero formidabile con i suoi stacchi aerei".

Gianni Rivera già immagina una super annata per 'Lo Squalo':

"Non mi aspettavo che fosse così forte. - dichiara - Si è rivelato un acquisto azzeccato e può essere il goleador della Serie A".

Ma l'epilogo del derby sarà premonitore di una stagione sfortunata per il centravanti e per la squadra rossonera. Il 13 settembre 1981 Jordan fa l'esordio in Serie A in Udinese-Milan 0-0. I rossoneri sono battuti senza demerito dalla Juventus, che passa a San Siro con un goal di Virdis, poi perdono di misura il Derby e cadono malamente a Catanzaro per 3-0. "Milan travolto e deriso", titola il giorno seguente 'La Gazzetta dello Sport'.

Tutti, compreso Jordan, sono in discussione. Anche se i tifosi lo hanno preso a cuore, e mostrano un eloquente striscione: "Shark kicks again for us" ("Squalo segna ancora per noi"), che diventa anche uno dei cori più gettonati daIla Curva, il campo dice che la squadra fa un enorme fatica a far goal, e che la lunga assenza di una pedina fondamentale come Franco Baresi, colpito da un misterioso virus, rende la squadra più fragile.

Alla 5ª presenza, contro il Como a San Siro, lo scozzese realizza la sua prima rete nel massimo campionato, portando provvisoriamente in vantaggio il Diavolo. Il derby lombardo termina 1-1. 'Lo Squalo' è lasciato troppo solo davanti, il gioco dei rossoneri è macchinoso e i risultati continuano a non arrivare. Il 22 novembre 1981 il Milan è così sorprendentemente ultimo in classifica.

La squadra risponde con due pareggi consecutivi con Roma (1-1 con gran goal Buriani) e Genoa, utili almeno a schiodarsi dal fondo della graduatoria. Ma si capisce che Radice non riesce a incidere e il nuovo capitombolo di Avellino (2-0 con reti Juary e Mario Piga) prima di Natale ne è la dimostrazione tangibile.

Alla ripresa del torneo, i rossoneri superano 1-0 il Cagliari con un goal di Battistini, poi perdono con il Torino, battono il Cesena. Il 24 gennaio un nuovo doloroso stop interno con l'Udinese, corsara a San Siro con un goal di Causio, costa la panchina al tecnico brianzolo, che viene esonerato e sostituito con Italo Galbiati. A livello societario Giussy Farina rileva la società e subentra come presidente a Morazzoni.

"Non potendo cambiare 18 giocatori - spiegherà un deluso Rivera - abbia deciso di cambiare il tecnico".
"Se dobbiamo andare in B - dichiara al suo arrivo il nuovo allenatore - facciamolo con dignità".

Il ritorno di Baresi dopo 4 mesi dà speranze, ma la squadra in campo continua a balbettare (k.o. con Fiorentina e Juventus, pareggio interno col Napoli) e la classifica piange, con 13 punti e il penultimo posto a 4 lunghezze di ritardo dalla zona salvezza.

E Jordan? Si batte come un leone ma continua a non incidere, anche perché è afflitto da problemi fisici. Il Diavolo intanto batte il Bologna, ma perde il Derby di ritorno e in casa col Catanzaro, vera bestia nera. Come se non bastasse il Como si aggiudica anche il Derby lombardo (2-0), con un tifoso che colpisce Collovati con un sasso. In mezzo, il 21 febbraio 1982, una squadra mista Milan-Inter, guidata da Galbiati e Bersellini, affronta a Milano la Polonia. Quest'ultima si impone 2-1. In campo anche 'Lo Squalo'.

La reazione rossonera è tardiva e arriva dopo un'altra sconfitta interna con la Roma. Senza Jordan, out per un mese e mezzo, i rossoneri danno timidi segnali di ripresa, battendo in rimonta Genoa e Avellino e pareggiando in trasferta a Cagliari e in casa col Torino.

Intanto, come vincitore della Serie B l'anno precedente, il Milan era in corsa per la Mitropa Cup. La formula è quella del girone all'italiana e il 12 maggio 1982, imponendosi 3-0 sugli cecoslovacchi del Vitkovice, il Diavolo mette in bacheca il primo trofeo europeo della sua storia recente. Dopo i goal di Baresi e Cambiaghi, a firmare il definitivo 3-0 è proprio Jordan, che tornato in campo dopo l'infortunio, trasforma con freddezza un rigore.

I tifosi, ritrovato anche il loro beniamino, credono all'impresa in campionato e dalla Curva Sud si alza il coro:

"Resteremo in Serie A".

A 90 minuti dalla fine della Serie A la situazione è ingarbugliata ed è il noto giornalista Beppe Viola ad inquadrarla:

"Se il Bologna non vince, Cagliari e Genoa perdono e il Milan, naturalmente, vince a Cesena, è salvezza".

I rossoneri a Cesena vanno sotto di 2 goal, ma è Jordan a suonare la carica e ad accorciare le distanze con il suo secondo goal in campionato, una deviazione di misura sotto porta al 67'. Il Milan acquista fiducia e compie l'impresa, con Romano e Antonelli che portano il punteggio sul 3-2.

Tutto procede come dovrebbe anche negli altri campi, quando all'89' arriva per tutti i rossoneri l'amara notizia dal San Paolo: un pasticcio del portiere Castellini aveva regalato al Genoa l'angolo da cui è nato il goal del pareggio di Faccenda: è l'85', 2-2 è anche il punteggio finale. Il Milan di Jordan è retrocesso in Serie B.

Il primo anno in Italia dello scozzese si chiude con 30 presenze e 6 goal totali in tutte le competizioni, appena 2 in 22 presenze in campionato. A fronte di una Mitropa Cup in bacheca, c'è l'onta della retrocessione in B, questa volta arrivata sul campo.

Ma Joe, 'Lo Squalo', è sempre stato un duro, e non è tipo da mollare la barca quando affonda. Così la rifondazione della squadra decisa da Farina non lo riguarda. Jordan resta in organico anche per la Serie B, desideroso quanto mai di riscatto. L'arrivo in panchina di un tecnico come Ilario Castagner, farà il resto.

L'ex allenatore del Perugia costruisce una squadra offensiva, con due punte fisiche come 'Lo Squalo' e il giovane Aldo Serena, suo partner d'attacco, e riesce a valorizzare le caratteristiche del centravanti ex Leeds, pur ormai in là con gli anni.

Il centravanti scozzese dopo la preparazione estiva è rigenerato e dà una grossa mano alla squadra. Che per lui sarà una stagione molto diversa dalla precedente lo si capisce già in Coppa Italia, torneo in cui segna 4 goal in 6 partite.

Il 29 agosto avvia la rimonta sul Catania (2-1 nel neutro di Piacenza), poi va a segno nel k.o. con la Juventus (2-1) e lancia la rimonta con il Genoa (2-3). I rossoneri chiudono secondi dietro ai bianconeri e accedono agli ottavi. Qui superano il Cagliari (1-2 al Sant'Elia e 4-2 al Meazza), per poi uscire col Verona senza perdere (2-2 al Bentegodi e 3-3 a San Siro, con Jordan sempre nei panni dell'uomo che dà il là alla rimonta).

In campionato lo scozzese dimostra di non temere il gioco fisico e mette insieme 10 reti in 30 presenze. Sblocca il punteggio sul difficile terreno di Campobasso (0-2), firma due doppiette consecutive con Monza (1-4) e Bologna (5-0), segna a San Siro nel k.o con la Cavese (1-2). Poi, dopo due mesi di astinenza, riscrive il suo nome nel tabellino a inizio gennaio nel 3-0 interno sulla Reggiana, due settimane dopo partecipa al successo sulla Pistoiese (2-1).

Nella seconda parte della stagione è meno prolifico ma sempre prezioso per la squadra con le sue caratteristiche (saranno 7 gli assist complessivi dello scozzese). A fine anno i suoi 14 goal lo rendono il miglior marcatore stagionale del Milan assieme al suo partner offensivo Serena, e il 1° posto davanti alla Lazio vale il ritorno in Serie A e lo ripaga delle amarezze del primo anno.

Il tempo dello 'Squalo' a San Siro è però agli sgoccioli: gioca in rossonero anche il Mundialito del 1983, e il Derby vinto 2-1 in quell'occasione con una doppietta di Serena sarà la sua ultima apparizione davanti ai suoi tifosi, che all'uscita dal campo gli tributano un lungo applauso.

"Il primo anno fu un disastro per tutti. - dirà a 'Calcio2000' - Facevamo parte di un grande club e non riuscimmo a soddisfare le aspettative dei tifosi. Io ebbi una serie incredibile di piccoli infortuni, e non riuscire a giocare con continuità è stato un problema per me".
"Nella seconda stagione, invece, ci furono tanti cambiamenti, a cominciare dalla categoria. Un nuovo allenatore e nuovi giocatori, soprattutto giovani. Io ero uno dei più anziani. Oltre a Baresi e Collovati, c'erano Battistini, Evani, Romano, Icardi e Tassotti. Un gruppo che ha gettato le basi per le future vittorie del club".

Nell'estate 1983 Jordan, che chiude con un bilancio di 66 presenze e 20 goal in gare ufficiali l'esperienza rossonera, è ceduto al Verona di Bagnoli, reduce da un brillante 4° posto in Serie A. 'Lo Squalo' ha 31 anni ma le aspettative per lui sono alte. Nei piani degli scaligeri lo scozzese deve fare da apripista agli inserimenti di Galderisi e Iorio.

Nuovi problemi fisici, e le scelte del tecnico milanese, che ad un certo punto preferirà puntare sul tandem composto dai due piccoletti, ne limiteranno tuttavia l'impiego: complessivamente Jordan disputa in gialloblù 24 presenze fra campionato, Coppa Italia e Coppa UEFA, e segna 2 reti.

La prima, l'8 aprile 1984, decide la partita contro la Sampdoria (1-0), la seconda sblocca il risultato contro il Bari nella semifinale di andata di Coppa Italia. La stagione del Verona sarà comunque molto positiva con un 6° posto in Serie A e la finale di Coppa Italia (persa con la Roma).

"Ricordo che Bagnoli era un ottimo manager, ma soprattutto una grandissima persona. - dice - Mi piaceva molto per la sua capacità organizzativa, e soprattutto per il rapporto molto bello che aveva con i suoi giocatori".
"A Verona ho lasciato tanto del mio cuore. - assicura nel 2021 a 'La Gazzetta dello Sport' - Osvaldo Bagnoli era un leader, lo spogliatoio unito. Eravamo amici, molto più che compagni di squadra. Volpati, Piero Fanna e gli altri... Mi accorsi che c’era la mentalità per fare qualcosa di grande. Raggiungemmo la finale di Coppa Italia, perdendola con la Roma. Un anno dopo seguii a distanza la conquista dello Scudetto. Sentivo che ce l’avrebbero fatta".

LEGGENDA DELLA SCOZIA

Al di là della carriera prestigiosa a livello di club, Jordan è considerato a buon titolo una leggenda della Nazionale scozzese. Con la Tartan Army ha infatti stabilito un record difficilmente eguagliabile: è l'unico giocatore del suo Paese ad esser riuscito a segnare almeno un goal in tre Mondiali diversi.

Il debutto arriva a 22 anni, il 19 maggio 1973, tre giorni dopo la Coppa delle Coppe persa con il Milan a Salonicco. A Wembley l'Inghilterra si impone 1-0 nel Torneo interbritannico. Dopo altre due amichevoli con Svizzera e Brasile, per 'Lo Squalo' il 26 settembre 1973 arriva una delle gioie più belle della sua storia calcistica.

La Scozia riceve la Cecoslovacchia ad Hampden Park in una sfida decisiva per le Qualificazioni ai Mondiali in Germania Occidentale del 1974. Se la Tartan Army vince è fra le 16 finaliste. L'avvio è difficile: un tiro di Nehoda inganna il portiere Hunter e si infila alle sue spalle. Ma la reazione è veemente, e il difensore Holton pareggia di testa già nel primo tempo.

Nella ripresa gli assalti di Dalglish e Law si spegnono di fronte all'insuperabile Pivarnik, che sembra in serata di grazia. Così a metà ripresa il Ct. Willie Ormond decide di giocarsi la carta Jordan per scardinare la difesa ospite. Non sono passati nemmeno 10 minuti dal suo ingresso in campo quando l'ala del Manchester United, Willie Morgan, pennella un cross a centro area dalla destra: Jordan battezza correttamente la traiettoria e si lancia in tuffo in volo d'angelo, impattando la sfera con la fronte e insaccando vicino all'angolino alla sinistra di Viktor.

Lo Squalo ha segnato un goal bellissimo e storico, perché riporta la Scozia ai Mondiali dopo 16 anni di assenza.

"Per me è stato il goal più importante della mia carriera. - ammetterà a 'Calcio2000' - Valeva la vittoria ma anche il ritorno ai Mondiali della Scozia dopo una lunga attesa".

Approdato ai Mondiali, Jordan realizza 2 reti: una nel successo per 2-0 sullo Zaire, l'altra che vale il pareggio in extremis per 1-1 con la Jugoslavia. La Tartan Army chiude il Gruppo 2 con 4 punti, gli stessi di Jugoslavia e Brasile, ma viene eliminata per la peggior differenza reti. Prima del torneo in Germania Ovest, il centravanti del Leeds si era tolto la soddisfazione di battere 'l'auld enemy' nel Torneo interbritannico.

La Scozia affronta infatti l'Inghilterra ad Aberdeen il 18 maggio 1974. La Tartan Army, davanti al pubblico delle grandi occasioni, supera 2-0 i rivali ed è proprio Jordan a realizzare la prima rete. Quattro anni più tardi, è la sfida con il Galles a determinare l'accesso ai Mondiali.

L'attaccante è ancora una volta decisivo, perché da un contrasto fra lui e David Jones arriva un prezioso quanto contestato rigore (l'arbitro vede un fallo di mano del difensore, ma è Jordan a toccare la palla) che porterà alla vittoria per 2-0 della Tartan Army e alla qualificazione di quest'ultima ai Mondiali in Argentina.

Jordan, convocato dal Ct. Ally MacLeod, segna una rete al Perù nel primo match, che tuttavia non basta ad evitare una sconfitta per 3-1. Il successivo pareggio con l'Iran (1-1) e la vittoria di misura sull'Olanda (3-2) non consentiranno alla Scozia di avanzare alla fase successiva del torneo.

Nel 1982 'Lo Squalo' è inserito dal nuovo Commissario tecnico Jock Stein nella rosa della squadra che disputa i Mondiali in Spagna. Qui, reduce dalla retrocessione in B col Milan, gioca un'unica partita, l'ultima del girone contro l'Unione Sovietica a Siviglia, il 22 giugno. Gli bastano 15 minuti per entrare nella storia perché è lui a firmare il provvisorio 1-0, superando in contropiede Dasaev. Il match si chiuderà 2-2, la Scozia sarà ancora eliminata ma il nome di Jordan era entrato nella leggenda.

Quella gara, che lo vedrà uscire dal campo per infortunio al 70', sarà anche l'ultima dello 'Squalo' con la Tartan Army. Il suo bilancio complessivo con la Scozia è di 11 goal in 52 presenze.

IL RITORNO IN INGHILTERRA E IL RITIRO

A livello di club l'esperienza con il Verona conclude nel 1984 la parentesi italiana di Jordan. 'Lo Squalo', a 32 anni, fa infatti ritorno in Inghilterra, accasandosi per tre stagioni con il Southampton (65 presenze e 17 goal), che lo acquista per 150 mila sterline (circa 175 mila euro).

La prima stagione al The Dell è molto positiva con 12 reti in 34 gare e 5° posto finale in First Division, poi si ritaglia qualche apparizione fino al febbraio 1987, quando, ormai trentaseienne, è ceduto a titolo gratuito al Bristol City in Third Division, la Serie C inglese dell'epoca. Qui gioca fino al 1989/90, dividendosi fra campo e panchina, e a 38 anni si ritira dal calcio giocato dopo aver portato la squadra in semifinale di League Cup e alla promozione in Second Division con il 2° posto alle spalle dei rivali del Bristol Rovers.

JORDAN ALLENATORE E VICE REDKNAPP

Dopo due anni da allenatore-giocatore del Bristol, Jordan si trasferisce all'Heart of Midlotian di Edimburgo. Con la squadra della capitale ottiene un secondo posto in Prima Divisione nel 1991/92 e due semifinali di Coppa di Scozia.

Nel 1992/93 è esonerato dal CdA dopo una pesante sconfitta in campionato per 6-0 contro il Falkirk. Jordan lascia così il club il 3 maggio 1993 dopo 69 vittorie, 31 pareggi e 43 sconfitte, in 143 partite ufficiali.

Conclusa l'esperienza con il club di Edimburgo, 'Lo Squalo' diventa assistente allenatore di Liam Brady al Celtic. Ma le cose non vanno per il verso giusto e l'ex numero 10 della Juventus si dimette dopo 4 mesi, seguito da Jordan.

Nel novembre 1993 l'ex centravanti diventa allenatore dello Stoke City in Firts Division (la Serie B inglese dopo l'istituzione della Premier). L'avventura con i Potters sarà caratterizzato da un rapporto difficile fra manager e tifosi. Il 1993/94 lo Stoke chiude al 10° posto, mentre nella stagione successiva, dopo una serie di sconfitte pesanti per 4-0, l'8 settembre il tecnico scozzese si dimette.

Dal 1994 al 1997 torna a guidare il Bristol City, guidando il club per altre 130 partite. Dal 1998 al 2000 diventa quindi assistente Ct. dell'Irlanda del Nord accanto Lawrie McMenemy nelle Qualificazioni ad Euro 2000. Per altre due stagioni, dal 2000 al 2002 ricopre il ruolo di assistente allenatore del suo ex compagno di squadra Lou Macari all'Huddersfield Town.

La svolta arriva nel 2004, quando lo scozzese entra a far parte dello staff tecnico di Harry Redknapp al Portsmouth. Nel 2008 i Pompeys vincono l'FA Cup, battendo in finale a Wembley il Cardiff City. Jordan lavora per il club anche dopo che Redknapp va via, e fa da assistente allenatore a Velimir Zajec e Alain Perrin. Quando quest'ultimo va via nel novembre 2005, 'Lo Squalo' guida il club ad interim per due gare prima del ritorno di Reknapp.

Quando nel 2008 questi passa sulla panchina del Tottenham, Jordan guida nuovamente i Pompeys per alcuni mesi, prima di raggiungere Redknapp agli Spurs. Resta a Londra fino al 2012, successivamente lavora come vice-allenatore del QPR (2012-15), del Middlesbrough (2017) e infine, dopo 4 anni di stop, dal febbraio al giugno 2021 ha lavorato al Bournemouth come vice Woodgate.

Joe Jordan and Gattuso February 2011Getty

LA CELEBRE LITE CON GATTUSO

L'episodio più celebre della sua carriera da tecnico è tuttavia legato al suo ritorno a San Siro il 15 febbraio 2011, quando da secondo di Redknapp, al termine della sfida di andata degli ottavi di finale di Champions League (incrocio tra i due club che si riproporrà in questa stagione), vinta 1-0 dagli Spurs con il Milan, è protagonista di una celebre scaramuccia con Gennaro Gattuso.

Il centrocampista rossonero, dopo aver battibeccato a lungo durante il secondo tempo con l'ex centravanti, ed aver rimediato un cartellino giallo che lo costringerà a saltare la partita di ritorno, si scaglia contro di lui dopo il fischio finale. Jordan torna per un attimo il duro dei tempi in cui giocava, e affronta il giocatore rossonero a muso duro: in tutta risposta viene da lui colpito prima con una manata, poi con una leggera testata.

"Volevo chiarirmi con lui - racconterà Gattuso a 'Le Iene' - ma Jordan si è tolto gli occhiali in gesto di sfida. 'Fuck, fuck, fuck', ha iniziato a dirmi. E allora mi è scattata l’ignoranza...".

Successivamente, però, il centrocampista del Milan, che nel tunnel colpisce anche Bassong, intervenuto in difesa del tecnico, si scuserà ufficialmente per l'accaduto.

"Ho perso la testa, ho fatto cose che non dovevo fare e mi assumo le mie responsabilità. Jordan mi ha rotto le scatole per tutto il secondo tempo, ma io non dovevo reagire così con una persona più grande di me. Chiedo scusa, e se arriverà una squalifica la accetterò".

Le scuse non inteneriranno la Commissione disciplinare dell'UEFA, che rifilerà al giocatore 5 turni di stop, mentre il Milan, pareggiando 0-0 a Londra, sarà eliminato dal torneo. Lo scozzese, invece, ancora oggi minimizza.

"In realtà non è successo niente di particolare. - sostiene - Gattuso era nervoso per l'andamento della partita e perché era stato ammonito e sapeva che avrebbe saltato la partita di ritorno, aveva perso un po' di concentrazione. La tensione per la partita era tanta, sono cose che succedono".

Nel 2005, il suo nome è stato incluso nella Scottish Football Hall of Fame. Prima dell'episodio con Gattuso, in occasione del 110° anniversario del club rossonero, 'Lo Squalo' è stato anche inserito nella lista dei 110 giocatori più importanti della storia del Milan.

"Il trasferimento al Milan, uno dei più grandi club del mondo, è stata la migliore mossa della mia carriera - dichiarerà più volte, nonostante gli alti e bassi in rossonero - e mi ha fatto realizzare il sogno di giocare all’estero in un campionato importante".

Oggi 'Lo Squalo' è un distinto signore con tante primavere sulle spalle, vive con due anche in titanio, in perenne ricordo dei tanti duelli affrontati sul campo, e non ha più quell'espressione truce di quando giocava.

"Ora faccio il nonno - ha detto a 'Calcio2000' nel 2020 - e ogni tanto torno a Milano, dove vive mia figlia, e a Verona. In Italia ho amici che rivedo volentieri. Naturalmente resto un uomo di calcio e cerco di andare a vedere le partite allo stadio il più possibile".
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