Christian Eriksen Antonio Conte InterGetty

In campo solo per un minuto: l'insospettabile destino di Eriksen all'Inter

Che Conte – eufemismo – non reputi Eriksen il giocatore ideale per il suo stile di gioco è alquanto evidente ormai da un pezzo. E, a livello squisitamente tattico, la ferma posizione dell’allenatore interista può anche essere condivisibile. Ciò che sicuramente è meno condivisibile è il trattamento che l’allenatore nerazzurro sta riservando al centrocampista danese.

Premessa ovvia ma d'obbligo: Conte, così come ogni altro allenatore, dispone di una visione dell’organico che nessun altro, addetto ai lavori e non, può pretendere di avere e per questa ragione la decisione di escludere Eriksen va ovviamente rispettata e compresa. Nessun allenatore è autolesionista e se Antonio Conte ha deciso di tagliare fuori l’ex Tottenham dal suo progetto tecnico avrà certamente i suoi motivi. 

Ciò che è meno facile comprendere però è il trattamento riservato ad un calciatore il cui talento non può certo essere messo in discussione. Anche contro il Bologna, infatti, Eriksen è entrato in campo durante i minuti di recupero. “Un’umiliazione”, secondo molti. Se non lo è, ci siamo molto vicini. "Scelgo solo per il bene dell'Inter", ha replicato a caldo l'allenatore.

Già qualche giorno fa, sul campo del Sassuolo, Conte ha riservato al numero 24 appena cinque minuti a punteggio ormai archiviato. Nelle due precedenti uscite (contro Atalanta e Torino, ma anche in Champions contro il Monchengladbach cinque giorni fa), invece, Eriksen non aveva avuto a disposizione nemmeno un minuto, seppure tutte le gare in questione siano state in bilico fino alla fine. Contro il Real Madrid, a San Siro, di minuti invece gliene erano stati concessi – ancora una volta – appena quattro col punteggio ormai in ghiaccio.

La posizione di Conte, insomma, è netta: Christian Eriksen non è funzionale al gioco dell’Inter. E se da una parte è vero che Eriksen non ha le caratteristiche tipiche del trequartista tradizionale e che dunque Conte potrebbe anche provare ad impiegarlo come mezzala se non addirittura come regista, dall’altra è altrettanto vero che raramente il giocatore scandinavo è stato in grado di lasciare il segno, sia quando impiegato sulla trequarti sia quando è stato posizionato sulla linea dei centrocampisti. 

Queste sono le posizioni dietro le quali si trincerano i "pro Eriksen" e i "pro Conte": entrambe appaiono ampiamente condivisibili. Ma già la nascita di questo 'dualismo' evidenzia una gestione non impeccabile della vicenda. 

E l’equivoco Eriksen non può che essere una sconfitta per l’Inter. I nerazzurri, bravi a strapparlo alla concorrenza meno di un anno fa, portandolo a Milano per una cifra di poco superiore ai 20 milioni di euro approfittando dell’imminente scadenza del suo vincolo contrattuale con gli Spurs, si ritrovano adesso con un calciatore da piazzare quanto prima, anche perchè il rischio che possa rivelarsi un motivo di attrito tra l’allenatore e la tifoseria c’è tutto.

Eriksen/Conte Inter 2020-21Getty

Eriksen in nerazzurro - seppur poco impiegato - non ha quasi mai lasciato il segno e questo sicuramente depone a favore dell’allenatore, ma quando l’Inter fa fatica e il centrocampo mostra carenza di qualità, i tifosi si interrogano altrettanto a ragione sui motivi dell’esclusione del danese. E questo rischia di trasformarsi appunto in un pericoloso boomerang del quale l'Inter farebbe meglio disfarsi, seppur controvoglia.

Marotta, pur appoggiando la legittimità delle scelte dell’allenatore, ha lasciato intendere che l’imminente partenza di Eriksen e il complessivo flop della sua avventura in nerazzurro siano dovuti a una chiara volontà dello stesso Conte. Tuttavia, non avrebbe senso arrivare ad un muro contro muro che già al termine della scorsa stagione ha quasi portato al divorzio tra le parti.

Rimangono però enormi perplessità in merito alla gestione dell’Eriksen professionista, ancor più che su quella dell’Eriksen calciatore. Già lo scorso anno, nel post-lockdown, Eriksen era finito nel dimenticatoio, disputando qualche gara da titolare principalmente per via dei tanti impegni ravvicinati che hanno quasi costretto tutti gli allenatori a concedere minutaggio alla maggior parte dei loro calciatori. 60 minuti complessivi, invece, gli sono stati concessi nelle quattro gare di Europa League disputate ad agosto, finale inclusa.

In compenso, già lo scorso anno ad Eriksen era stata riservata più di una volta l’inutile passerella dei minuti finali: due minuti contro il Verona, sei contro il Torino, soltanto il recupero contro Napoli e Atalanta nelle ultime due gare dell’ultimo campionato.

E se, come detto, l’esclusione di Eriksen risulta essere una scelta tecnica assolutamente comprensibile sul piano tattico, resta incomprensibile la gestione "umana" di un calciatore che, al netto di qualche uscita infelice ma legittima durante le trasferte con la Nazionale danese, ha dimostrato coi fatti serietà e professionalità.

La storia tra Eriksen e l’Inter è ormai ai titoli di coda, indipendentemente dagli scampoli di gioco che Conte gli concede e gli concederà: perchè rischiare di generare ulteriori strascichi poco edificanti?

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