Minotti Coppa del MondoGetty/GOAL/Internet

Minotti e la carezza alla Coppa del Mondo persa in finale: "Non resistetti"

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Chi non ha sogni da realizzare non sarà mai deluso, mentre più bello è il sogno maggiore sarà la delusione nel non vederlo concretizzarsi. Ed in una calda, caldissima, estate americana Lorenzo Minotti quel sogno di una vita lo sfiorò fino a toccarlo fisicamente, mettendoci sopra i polpastrelli, ma non come avrebbe desiderato. Il sogno di Minotti era nato come nascono i sogni di tutti i bambini quando calzano per la prima volta gli scarpini coi tacchetti:

"Giocavo con gli amici del mio quartiere e a fine partita mi divertivo ad alzare dei pezzi di legno che trovavo nei dintorni facendo finta che fossero la Coppa del Mondo. L'ho fatto tante volte".

Classe '67, Minotti muove i primi passi da calciatore nella squadra della sua città, il Cesena, da dove approda a 20 anni nell'ambizioso Parma che proprio in quell'estate del 1987 firma un munifico contratto di sponsorizzazione con la Parmalat di Calisto Tanzi. Sarà l'inizio di un'epopea sportiva tanto ricca di gloria quanto catastrofica nel suo atto conclusivo.

Lorenzo Minotti ParmaGetty Images

Difensore centrale mancino dal piede educato e dal tiro potente, nonché dotato di uno stacco di testa perentorio, Minotti è titolarissimo del Parma che ottiene la promozione in Serie A nel 1990. Già da un anno siede sulla panchina gialloblù quel Nevio Scala che sarà artefice della scalata della società ducale verso i quartieri alti del calcio italiano ed europeo, un progetto che decolla in maniera prepotente col passaggio di proprietà del club nelle mani di Tanzi dopo la morte improvvisa del presidente Ceresini.

Minotti è uno dei leader della squadra che nei primi anni '90 vince in sequenza Coppa Italia, Coppa delle Coppe (con un suo goal in sforbiciata nella finale di Wembley contro l'Anversa), Supercoppa Europea e Coppa UEFA. In campionato i gialloblù si sistemano stabilmente nelle prime posizioni, siedendosi al tavolo delle cosiddette 'sette sorelle' della Serie A, assieme a Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma e Fiorentina.

Taffarel, Grun, Brolin, Asprilla, Sensini, Couto, Stoichkov sono i big stranieri che via via si innestano su un'ossatura italiana fortissima, che troverà la sua consacrazione nelle convocazioni da parte di Arrigo Sacchi per i Mondiali di USA '94. Se il Milan infatti conta 7 giocatori presenti nella lista dei 22, altrettanti vengono dal Parma di Scala: oltre a Minotti, ci sono Bucci, Benarrivo, Mussi, Apolloni, Dino Baggio, Zola.

In Nazionale peraltro Minotti ci aveva appena messo piede, nel febbraio di quell'anno, a 27 anni, dopo un lungo inseguimento.

"Sembrava proprio che questa porta non si dovesse aprire e invece mercoledì potrei anche esordire - raccontava alla vigilia del match amichevole contro la Francia - Evidentemente i due stage sono andati bene. La scalata continua, la cima è il Mondiale. Ma ora non dite che sono già nei 22, perchè ne sarò certo solo quando sarò sull'aereo. Non mi vedo inadatto al modulo di Sacchi. Mi aveva messo da parte perché, nelle gare decisive, non poteva fare esperimenti, gli serviva gente collaudata come Lanna o Vierchowod. In quel meccanismo ci si può inserire col tempo".

Ed invece per inserire Minotti in una difesa azzurra che non solo vede arruolata tutta la retroguardia del Parma, ma anche gente come Baresi, Maldini, Costacurta e Tassotti, basteranno i pochi mesi che mancano alla spedizione americana. Coi nomi di cui sopra trovare spazio, anche minimo, è un'utopia ed infatti a fine torneo il capitano del Parma sarà l'unico giocatore di movimento dell'intera rosa a non scendere in campo neanche per un minuto, condividendo questo destino col terzo portiere e suo compagno in Emilia Luca Bucci.

Poco male, perché Minotti il Mondiale se lo gode anche da bordo campo, vivendo col cuore in gola la cavalcata di una squadra capace di superare più di un momento difficile.

"Anche se ho vinto qualcosa a livello di club - racconta a 'gianlucadimarzio.com' - l'esperienza al Mondiale è stata la più bella della mia vita. Molti giocatori sono stati convocati più per qualità morali che tecniche. Assomigliavamo più a una squadra di club, avevamo un'anima e un'unione d'intenti pazzesca".

I quarti di finale contro la Spagna sono decisi a pochi istanti dalla fine dal goal di Roberto Baggio, una rete che Minotti non vede né può sapere quale squadra abbia messo a segno.

"Stavamo pareggiando e mancavano pochi minuti al 90'. Qualcuno urlò in panchina che era finita l'acqua. Nessuno si mosse. Erano tutti paralizzati dalla tensione. Allora io mi misi a correre ed entrai nella discesa che porta agli spogliatoi. Riempii un sacco con bottiglie d'acqua e sali minerali. All'improvviso sentii un boato assurdo. Mi affacciai e vidi Baggio e Signori abbracciarsi. Mollai tutto e corsi ad esultare verso il terreno di gioco. Quando poi rientrammo negli spogliatoi dopo la qualificazione alla semifinale c'erano acqua e sali minerali sparsi ovunque. Un casino pazzesco".

Baggio Italy Spain 1994Getty Images

Quella sfida con la Spagna è passata agli annali anche per la gomitata di Tassotti a Luis Enrique, Minotti svela cosa accadde dopo la partita.

"Tassotti gli aveva spaccato il naso. Prima di lasciare lo stadio Luis Enrique provò a salire sul nostro pullman per avere un confronto con Mauro. Me lo trovai davanti. Era tutto incerottato e inferocito. Per fortuna Tassotti non era ancora salito".

Dopo aver battuto la Bulgaria in semifinale, l'Italia gioca a Pasadena il 17 luglio la finale del Mondiale contro il Brasile. Tutti ricordano la sconfitta azzurra ai rigori, gli errori di Massaro, Baggio e Baresi, con quest'ultimo che crolla in lacrime tra le braccia di Sacchi. Ma di quel giorno c'è un'istantanea meno tramandata ai posteri: Lorenzo Minotti che al termine della partita allunga le mani sulla coppa, non per sollevarla come nei suoi sogni da bambino, bensì solo per toccarla fugacemente prima di dirle addio per sempre.

"Dopo quella finale persa salii le scale dello stadio per la premiazione. Passai accanto alla Coppa del Mondo e non resistetti. Mi fermai qualche secondo e la accarezzai. Mi ricordo il discorso di ringraziamento che ci fece Sacchi in albergo. Fu commovente. Avevamo fatto qualcosa di straordinario".

PS MinottiGoal

Ma qualcosa di straordinario - in quegli stessi anni '90 che lo vedono all'apice della sua carriera sportiva - Minotti lo fa anche nella vita fuori dal campo, legando il suo nome all'Admo, l'Associazione donatori midollo osseo. È il primo calciatore a farlo, come racconta a 'Repubblica' nel 1997.

"Rappresento l'Admo da cinque anni, i primi testimonial siamo stati io, Andrea Giani e Ivan Capelli. Un trapianto ha un prezzo altissimo perché dove comincia una vita ne finisce un'altra. Nel caso del midollo la donazione è da un vivo a un vivo, è questa la cosa straordinaria. Soprattutto se si pensa che le persone che ne hanno bisogno sono bambini, il più del volte. L'operazione per il donatore non è seria, ma l'anestesia condiziona l'organismo per una quindicina di giorni. Può capitare che l'intervento venga fissato durante il campionato, dovrò chiedere il permesso della società. Ma io ho già deciso: se c'è bisogno di me mollo tutto e volo. Rinuncio allo stipendio, ma vado. È impossibile tirarsi indietro, non lasciarsi coinvolgere. La vita mi ha regalato tanta fortuna. Devo sdebitarmi, trasmetterne a chi ne ha avuta meno".

Minotti, oggi apprezzato commentatore Sky, aveva capito già tutto: il valore inestimabile di una carezza. Ad un sogno sfumato per sempre, ma soprattutto ad una vita da salvare.

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