Marco OsioGetty

Marco Osio, il 'Sindaco' del Parma: apripista in Brasile, decise il primo Empoli-Inter in A

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È stato un giocatore che ha fatto epoca, un po' per il suo modo di giocare, sempre a metà fra il trequartista e il centravanti di manovra, un po' per aver realizzato goal pesanti e simbolici, un po' ancora per le scelte particolari fatte nella sua carriera, senza dimenticare il suo look caratteristico e inconfondibile, con barba lunga e capelli scompigliati.

Marco Osio, sempre molto amato dai tifosi nelle piazze in cui ha giocato, ha segnato in Italia la storia di due club, l'Empoli (con tanto di storico goal all'Inter all'esordio assoluto dei toscani in A) e il Parma, diventando poi a fine carriera il primo e finora unico italiano a giocare nel campionato brasiliano.

RAGAZZO DEL FILADELFIA

Nato ad Ancona il 13 gennaio 1966,  da bambino è tifoso della Juventus, ma a 10 anni si trasferisce a Torino per entrare nel Settore giovanile granata. Si allena al Filadelfia e grazie agli insegnamenti del maestro Sergio Vatta, cresce come grande talento, acquista qualità tecniche e umane che una volta diventato professionista gli permetteranno di imporsi e sogna di diventare un nuovo Zaccarelli.

"Devo molto al Torino, - dirà sempre Osio - al maestro Vatta che ho avuto nel settore giovanile all’epoca più forte d’Italia. Quando indossi la maglia granata ti rimane dentro qualcosa per sempre”.

Gioca da trequartista o centravanti di manovra, e in un periodo in cui la Serie A è il campionato più bello e più importante del Mondo, a 18 anni appena compiuti, il 19 febbraio 1984 Eugenio Bersellini lo fa esordire in Serie A, inserendolo negli ultimi 10 minuti della partita casalinga contro l'Avellino (4-2) al posto del campione del Mondo di Spagna '82 Franco Selvaggi.

Una grande emozione per Osio, che deve però sudare ancora molto prima di sbocciare definitivamente, ma è grande protagonista con il Torino Primavera, guidato proprio da Vatta, che nel 1984-85 vince lo Scudetto di categoria e il Torneo di Viareggio. Il giocatore marchigiano è fra i protagonisti di quella squadra.

Torino Youth Viareggio Cup 1985Wikipedia

Nella stagione 1985/86 viene aggregato alla Prima squadra e colleziona altre 5 presenze con la maglia granata, prima di essere ceduto in prestito al neopromosso Empoli, salito in Serie A in seguito al Calcioscommesse, che ridisegna la classifica della Serie B.

Nella città toscana c'è grande entusiasmo per il debutto assoluto nell'elite del calcio italiano. Il tecnico Gaetano Salvemini si affida a molti giovani, fra questi anche Osio, che ha modo di disputare la sua prima stagione da titolare in Serie A. E, come gli capiterà altre volte nella sua carriera, entra nella storia del club azzurro, segnando con un colpo di testa in tuffo, su cross di Zennaro, il primo goal assoluto dell'Empoli in Serie A, che vale anche la vittoria alla 1ª giornata sull'Inter.

La partita, per indisponibilità del Castellani, soggetto a lavori di ampliamento, si gioca al Franchi di Firenze. Osio totalizza in tutto 17 presenze e 2 goal in campionato, più 6 partite in Coppa Italia. La seconda rete arriva  all'ultima giornata e propizia la vittoria sul Como e la storica salvezza della squadra toscana, che precede di un punto il Brescia.

LA SCALATA DEL 'SINDACO' CON IL PARMA

Il buon rendimento di Osio con l'Empoli induce l'emergente Parma ad acquistarne il cartellino dal Torino. La sua carriera riparte dunque dall'Emilia, da una piazza ambiziosa in cui il giocatore marchigiano farà ancora una volta la storia. È il 1987/88, la Parmalat di Calisto Tanzi, sponsor del club, investe capitali importanti sulla squadra e al posto di Arrigo Sacchi, passato al Milan di Berlusconi, in panchina arriva Zdenek Zeman.

Il boemo dura pochi mesi, venendo esonerato dopo una buona partenza, ma i suoi metodi di lavoro, con le ripetute sui 1000 metri e i classici gradoni, incideranno non poco sul fisico e sul temperamento di Osio, che da lì in avanti avrà un rendimento costante e di alto livello. A Zeman succede in panchina Vitali, e l'ex granata segna 7 goal in 33 presenze di campionato (40 presenze e 8 goal in totale).

Il Parma resta in B, ma inizia a seminare per gli anni successivi. La seconda stagione in gialloblù è meno prolifica per Osio, che in campionato si ferma a 3 goal in 30 gare (5 reti in 35 presenze complessive), ma la squadra acquista una consapevolezza importante e nel 1989/90, con l'arrivo in panchina di Nevio Scala, si concretizza il grande salto. Il marchigiano, 'falso nove' ante litteram, è uno dei segreti di quella squadra che con i cosiddetti 'Quattro moschettieri' chiude la stagione al 4° posto e conquista la promozione in Serie A.

Oltre ad Osio, ci sono Apolloni e Minotti in difesa e Sandro Melli davanti, i giocatori che faranno le fortune del Parma fino al 1993. Il 27 maggio 1990, battendo 2-0 la Reggiana nel derby, i ducali festeggiano la storica impresa. A sigillarla proprio un guizzo di Osio, che anticipa d’esterno il portiere Facciolo e l’ex milanista De Vecchi e sigla l'1-0. Un goal di Melli chiude poi i giochi e apre la grande festa.

I capelli corti e il viso liscio delle prime apparizioni in Serie A lasciano il posto ad un look iconico, visto che la barba incolta e i capelli lunghi e scompigliati accompagneranno il giocatore marchigiano da lì alla fine della sua carriera. Quello contro la Reggiana è soltanto il primo dei tre goal storici che segnerà con gli emiliani, il 3° della sua carriera dopo i 2 di Empoli e il 6° di quella stagione in 33 presenze.

Il 2° goal pesante con il Parma lo firma nella stagione seguente, la prima in Serie A, nella sfida con i campioni d'Italia del Napoli della 3ª giornata.  Un suo colpo di testa regala i due punti alla matricola terribile, che coglie la sua prima vittoria nel massimo campionato.

È allora che Osio diventa per tutti i tifosi 'Il Sindaco', un po' perché nelle interviste tende a fare discorsi da leader, ma soprattutto perché i tifosi parmensi sono stanchi dei tira e molla con la vera sindaca di Parma, Mara Colla, che non si decide a far ampliare lo stadio Tardini.

Stupendo tutti, il Parma di Scala, rinforzato dagli stranieri Taffarel, Grun e Brolin, chiude la prima stagione in Serie A al 6° posto, e si qualifica in Coppa UEFA, mentre Osio si conferma pedina preziosa con 6 goal in 30 presenze, più 2 gare in Coppa Italia.

Parma 1993 Serie AGetty Images

I TROFEI IN GIALLOBLÙ

Gli emiliani sono ormai pronti a prendersi la scena anche fra i grandi. Il 1991/92 porta in dote il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia. E in finale, naturalmente, è ancora Osio a fare la storia. All'andata la Juventus si impone 1-0 a Torino con goal di Baggio, ma l'impresa i ducali la fanno nel match di ritorno del Tardini. 

Dopo aver sprecato una ghiotta palla-goal nella sfida del Delle Alpi, il numero 9 dei gialloblù promette ai compagni:

"Al ritorno segnerò e vinceremo noi la Coppa".

Se Melli impatta i bianconeri con la rete dell'1-0, 'Il Sindaco' è di parola e con il 2° goal decide il confronto con la squadra di Trapattoni. Tutta la città di Parma è nuovamente in festa. In tutto Osio mette insieme 26 presenze e 2 goal in campionato e 9 presenze e una rete in Coppa Italia.

Con il 3° e ultimo dei suoi sigilli storici con la maglia gialloblù che fanno da preludio ad un'ultima grande stagione per un giocatore diventato beniamino di un'intera tifoseria, che in quel periodo arriva a sfiorare la Nazionale.

Il 1992/93 lo vede autore di 7 reti in sole 23 gare, con i problemi fisici che iniziano a tormentarlo e la concorrenza davanti che aumenta inesorabilmente con l'arrivo di Tino Asprilla.  In Europa Osio mette insieme 4 partite in Coppa delle Coppe, fra cui la finale di Wembley contro l'Anversa. Il trofeo è l'ultimo vinto da Osio con i ducali. Stavolta 'Il Sindaco' non segna, ma incide ugualmente sulla partita con 2 assist.

È il suo saluto, dopo 35 goal e 209 presenze, ad una piazza che lo ha consacrato nel grande calcio. 

“Ogni calciatore - dirà - ha trovato il proprio ambiente ideale, io a Parma sono arrivato al momento giusto, nell’ambiente giusto e con la società giusta".

Marco OsioGetty Images

PRIMO ITALIANO IN BRASILE

Nel 1993 a Parma arriva Gianfranco Zola, i programmi diventa più ambiziosi e per Osio non c'è più spazio. 'Il Sindaco' ne prende atto, fa le valigie e torna dove tutto era cominciato, ovvero al Torino. Purtroppo per lui i granata hanno avviato una fase di ridimensionamento che nel giro di alcuni anni li porterà a retrocedere in Serie B, e i problemi fisici diventeranno sempre più consistenti. 

In due stagioni colleziona appena 27 presenze in campionato, 5 in Coppa Italia e 2 in Coppa delle Coppe, ma si toglie un'ultima soddisfazione, quella di trovare il primo goal assoluto in Serie A con la maglia granata. Lo realizza il 20 novembre del 1994 al Ferraris contro la Sampdoria. 

Visto che il Torino non può più permetterselo e il Parma non lo vuole più, grazie alla Parmalat, nel 1995 Osio fa un'altra scelta epocale: dopo il matrimonio con sua moglie Federica, accetta infatti la proposta del Palmeiras e varca l'oceano Atlantico per essere il primo italiano a giocare in Brasile.

L'accoglienza del nuovo allenatore, Carlos Alberto Silva, non è tuttavia delle migliori.

"Osio? A dire il vero non so chi sia, - dichiara - io avevo chiesto altri rinforzi che però il club non mi ha comprato".

L'italiano tuttavia si calerà con grande impegno nella nuova realtà, trovandosi a suo agio in un calcio più tecnico e meno fisico di quello italiano. Si toglie il lusso di giocare accanto a campioni come Cafu, Rivaldo, Flavio Conceiçao e Djalminha. Con una rete, firmata contro la Juventude, la sua unica nell'esperienza sudamericana in  20 presenze,  dà il proprio contributo alla conquista del Campionato Paulista. 

Quando sua moglie resta incinta, Osio decide con lei di far ritorno in Italia, ma le porte del grande calcio si sono ormai per lui chiuse. Riparte allora dalla Serie C1 con il Saronno, ma l'assalto alla B fallisce con la sconfitta contro il Carpi nelle semifinali dei playoff. Spende gli ultimi scampoli di una bella carriera fra Pistoiese, Faenza e Crociati Parma, formazione dilettantistica con cui si ritira nel 2000 all'età di 34 anni.

Conclusa la carriera da calciatore, fa per un breve periodo il Team manager con il Brescello e intraprende in seguito la carriera di allenatore, senza molta fortuna: guida, fra le altre, l'Ancona, il Rimini e la Nuorese in Sardegna. L' ultima esperienza in panchina l'ha fatta con il G.S. Felino nell'Eccellenza emiliana.

Oggi vive a Parma e gestisce un ufficio che si occupa di applicazioni per i telefoni cellulari. Suo figlio Edoardo ha giocato a calcio per un breve periodo fra i Dilettanti.

"Non ho nessun rimpianto, - assicura l'ex numero 9 del Parma - anzi, dal calcio ho avuto assai di più di quanto pensassi".

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