Marco Marchionni Italia JuventusGetty/GOAL

Marco Marchionni, il 'jolly' offensivo che sfiorò il Mondiale

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Le carriere di alcuni giocatori si sviluppano attraverso sentieri imprevedibili e spesso, quando bisogna fare un resoconto generale, la sensazione predominante è quella di un senso di incompiutezza, come se alla fine i rimpianti prevalessero sulle effettive gioie conquistate. Nel caso di Marco Marchionni c'è un po' di tutto questo e il sentore che le cose sarebbero potute andare in maniera nettamente diversa si fa forte. Soprattutto per le sue caratteristiche tecniche, non inferiori alle doti di altri colleghi che invece sono riusciti a scrivere il loro nome in imprese dalla portata storica, come la conquista dei Mondiali del 2006 disputati in Germania. Ma di questo parleremo più tardi.

Il sogno di Marchionni di diventare un calciatore professionista parte dalla sua Monterotondo, un comune di oltre 40mila abitanti della provincia romana: è qui che comincia a giocare a calcio, entrando a 15 anni a far parte delle giovanili della squadra locale che gli consente di farsi notare da società importanti e sensibili al fascino dei giovani talenti. Nel suo caso è l' Empoli a farsi vivo, con l'intento di impreziosire quello che può essere considerato uno dei migliori vivai italiani: agli osservatori biancazzurri basta una stagione disputata in Serie D per convincersi che quel 17enne (che avrebbe compiuto 18 anni il 22 luglio 1998) di strada ne avrebbe fatta.

La prima annata empolese riserva una sola grande emozione per Marchionni che, il 31 gennaio 1999, esordisce in Serie A in un Roma-Empoli 1-1. Quella rimane l'unica presenza di un campionato concluso all'ultimo posto: per la società toscana si aprono le porte della Serie B, probabilmente il palcoscenico più adatto per permettere a Marchionni di esprimere tutte le sue qualità. Un passo in avanti in tal senso arriva con la nomina a tecnico di Silvio Baldini, colui che ne cambia il modo di giocare trasformandolo da seconda punta ad esterno d'attacco. Le due stagioni trascorse nel campionato cadetto sono utili per farsi le ossa e il Torneo di Viareggio vinto nel 2000 è la classica ciliegina sulla torta.

Nel frattempo Marchionni conquista anche la maglia della Nazionale Under 21 e l'estate 2001 è quella giusta per il grande salto, per il ritorno in pianta stabile in quella massima serie soltanto assaporata due anni prima. Un trasferimento di pochi km, a Firenze, dove ha sede la Fiorentina che chiude un accordo con l'Empoli sulla base di 10 miliardi di lire per metà del cartellino e la comproprietà di Tavano. Alla fine è solo la seconda parte dell'intesa a concretizzarsi effettivamente, mentre il passaggio di Marchionni sulle rive dell'Arno sfuma a causa delle difficoltà economiche della 'Viola', che l'anno seguente subirà l'onta del fallimento. Ma trovare una sistemazione per un giocatore così talentuoso non è un problema, così è il Parma ad inserirsi e ad approfittare del vuoto lasciato dai gigliati.

Marchionni Pirlo Parma MilanGetty

Nelle casse dell'Empoli finisce un totale di 15 milioni di euro, somma reinvestita per gli acquisti di Massimo Maccarone e Tommaso Rocchi, due che avrebbero poi lasciato il segno nella storia del club. Per Marchionni sembra essere arrivato il momento di spiccare il volo in una delle società più ambiziose presenti sul territorio italiano, ma non tutto va come previsto: la prima stagione tra i ducali non lo vede tra i titolari inamovibili e i goal totali sono tre, due dei quali nella Coppa Italia vinta dopo la doppia finale andata/ritorno contro la Juventus. Una cavalcata vissuta ai margini, segnale di una cessione poi avvenuta nel gennaio 2003 in prestito al Piacenza: qui Marchionni ritrova un minutaggio regolare ma non riesce ad evitare la retrocessione dei biancorossi.

L'esperienza piacentina - seppur dall'epilogo negativo - consegna a Marchionni ulteriore fiducia riversata nel ritorno a Parma, in uno dei momenti più complicati nella storia del club: la Parmalat, main sponsor storico, è ufficialmente in bancarotta, ma la crisi societaria ed economica non impedisce ai ducali di terminare al quinto posto la Serie A 2003/2004 e al 'jolly' offensivo di Monterotondo di strappare la prima convocazione in Nazionale a novembre. Un sogno ad occhi aperti, che rischia di trovare la sua sublimazione perfetta circa tre anni dopo, in occasione dei Mondiali tedeschi: Marchionni è ormai uno dei pilastri del Parma e Lippi lo inserisce tra le quattro riserve (con De Sanctis, Bonera e Semioli) in aggiunta ai canonici 23, ossia tra le opzioni a cui ricorrere in caso di forfait all'interno del gruppo dei 'titolari'.

Marchionni ItalyGetty

Sfortunatamente per Marchionni, tutto scorre liscio come l'olio e per lui si azzerano le possibilità di un trionfo mondiale, come poi accaduto il successivo 9 luglio con la vittoria azzurra nella finalissima al cospetto della Francia. Un sogno spezzato a pochi metri dal traguardo, coincidente con una nuova avventura professionale: l'estate 2006, infatti, è quella del passaggio a costo zero alla Juventus, appena retrocessa d'ufficio in Serie B come pena da scontare per i fatti relativi allo scandalo di Calciopoli. Un dettaglio che però non intacca la voglia di Marchionni di vestire la maglia della squadra più titolata in Italia, come dichiarato in un'intervista concessa a 'Juventusnews24.com' nel giugno 2020.

"Sono riuscito ad arrivare in una delle squadre più forti d’Italia, se non d’Europa. Riuscire ad arrivare nella Juve credo che per un bambino che sogna di giocare a calcio sia il massimo. Purtroppo è andata non benissimo, perchè il primo anno ci siamo ritrovati in Serie B, il secondo ed il terzo abbiamo fatto delle ottime stagioni ma purtroppo non abbiamo vinto niente. C’è un piccolo rammarico, ma ho la soddisfazione di aver giocato in una squadra così blasonata. Poteva andare diversamente ma sono comunque contento".

Marcelo Marchionni Real Madrid JuventusGetty

L'esperienza in bianconero è fatta di alti (la vittoria del campionato e l'immediato ritorno in A) e bassi, come i problemi fisici che condizionano la stagione 2007/2008 con Claudio Ranieri in panchina; va decisamente meglio l'anno dopo quando, complice l'infortunio occorso a Camoranesi, diventa titolare e scende in campo nella doppia sfida di Champions League contro il Real Madrid, battuto sia all'andata che al ritorno nella fase a gironi di Champions League. Un ricordo indelebile per Marchionni, sottolineato nella già citata intervista.

"Arrivare a giocare alla Juve, giocare la Champions e battere due volte il Real Madrid è un’emozione unica che mi porterò dentro. Poi abbiamo avuto la fortuna di batterla sia all’andata che al ritorno ed era da tanto che la Juve non vinceva in Spagna, resta un ricordo davvero molto bello".

La parola 'fine' sul triennio juventino viene data ufficialmente il 15 luglio 2009 con il trasferimento alla Fiorentina, nell'ambito dell'operazione che porta Felipe Melo a Torino: il cartellino di Marchionni viene valutato 4,5 milioni di euro e quell'approdo a Firenze sfumato sul gong otto anni prima può finalmente andare in porto. Con la maglia viola arriva la gioia della prima rete realizzata in Champions League nel 5-2 rifilato al Debrecen il 4 novembre 2009 e del ritorno in Nazionale, ritrovata tre anni dopo la cocente delusione per non aver fatto parte della spedizione che si sarebbe laureata campione del mondo in Germania. Soddisfazioni a cui fa seguito il periodo buio culminato con la gestione di Sinisa Mihajlovic che lo mette ai margini della rosa, prima del reintegro tra i giocatori utilizzati con l'approdo in panchina di Delio Rossi.

Marchionni FiorentinaGetty

Primi segnali di declino, allontanati in parte da un biennio tutto sommato positivo nella sua Parma: qui viene 'riciclato' nei ruoli di mediano e mezzala, contribuendo al raggiungimento di un decimo e un sesto posto della squadra che nel frattempo annovera tra le proprie fila anche Antonio Cassano. La sensazione, però, è che Marchionni abbia già offerto il meglio di sé: a 34 anni passa alla Sampdoria con cui gioca appena tre partite, prima dell'ingaggio da parte del Latina e dei soli sei gettoni raccolti in due stagioni. Non resta che sfruttare questi ultimi scampoli di carriera in funzione della futura mansione di allenatore ed è così che nel 2017 arriva la decisione di firmare con la  Carrarese, allenata dal suo mentore Silvio Baldini che nel 2018 se lo ritrova in veste di vice, mansione ricoperta fino al 2020.

E' a questo punto che in Marchionni scatta la molla decisiva per intraprendere la carriera da tecnico 'solista': a credere in lui è il Foggia che, dopo la rottura con Maiuri, gli affida la panchina in vista del campionato di Serie C.

"Arrivo qui in punta di piedi - le parole di Marchionni in conferenza stampa di presentazione - ma senza voler rivoluzionare tutto. Giocheremo ogni tre giorni e il tempo per lavorare non sarà molto, ma credo che questa squadra possa fare ancora di più. Tutti devono esserne consapevoli. Questa è per me una grande opportunità, nel girone più complicato della Serie C".

Marchionni conduce il Foggia al nono posto finale e ai playoff, dove viene eliminato al secondo turno dal Bari nel derby tutto pugliese. Il contratto con i 'Satanelli' non viene rinnovato e resta così libero, scenario che gli regala la chance di Novara del bomber Dardan Vuthaj che guiderà alla promozione in Serie C. Dopo la rottura col club piemontese, oggi Marchionni aspetta una nuova occasione.

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