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Luis Müller: talento bizzoso in Italia, campione del Mondo con San Paolo e Brasile

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Da talento bizzoso e capriccioso nel Torino a campione del Mondo con il Brasile e il San Paolo, prima del ritorno in Italia da 'meteora' al Perugia. Da giovane ricco che amava le belle donne, le auto di grossa cilindrata e le uscite in discoteca, alla povertà improvvisa e alla conversione che lo ha portato a diventare un predicatore evangelico. Dalla storia tormentata e tribolata con Jussara, la bellissima e prorompente prima moglie, showgirl e velina, alla pace ritrovata di recente con Joice, la sua terza consorte.

In tutti questi estremi sono racchiusi la storia e la carriera di Luis Antonio Correia da Costa, che sarà ovunque conosciuto con il soprannome di Müller. Il motivo? Lo spiegherà lo stesso ex attaccante, il ragazzo che fece sognare i tifosi granata, prima di finire per perdersi.

"Porto questo nome per analogia con Gerd Müller, -  ha rivelato di recente l'ex punta in un'intervista a 'Tuttomercatoweb' - il grande bomber tedesco. Il primo ad essere ribattezzato così da mio padre è stato mio fratello, e anch'io ho ereditato questo soprannome".

L'ESPLOSIONE PRECOCE IN BRASILE

Luis Antonio Correia da Costa nasce a Campo Grande, nello Stato del Rio Grande do Sul, il 10 settembre 1966. Come tanti brasiliani della sua età insegue il sogno di diventare calciatore professionista ed entra a far parte del settore giovanile dell'Opérario Futebol Clube, club della sua città, con cui compie tutta la trafila.

Müller è un grande talento: svaria su tutto il fronte d'attacco come una pantera in cerca della preda, è rapidissimo e dotato di notevoli mezzi tecnici e di un gran tiro. Ha tutto per sfondare e infatti ad acquistare il suo cartellino è il San Paolo, che decide di puntare su di lui. Nei suoi primi tre anni da professionista segna 25 goal in 60 presenze, e contribuisce a far vincere al 'Tricolor Paulista' 2 Campionati statali nel 1985 e nel 1987 e il Campionato brasiliano del 1986.

Nel 1987 si laurea anche Capocannoniere del campionato brasiliano con 10 reti, oltre a mettersi in luce in Copa Libertadores, competizione in cui segna 4 goal in 5 presenze e confermandosi un grande talento.

LO SBARCO IN ITALIA E L'AVVENTURA AL TORINO

Le sue prestazioni in un club importante, unite alle prestigiose vittorie con le Nazionali giovanili e alla partecipazione a 19 anni ai Mondiali di Messico '86, convincono il Torino nel 1988 a fare un investimento importante per portarlo in Italia: con 3 miliardi di Lire il presidente Mario Gerbi e l'a.d. Michele De Finis ne rilevano il cartellino, individuando in lui l'erede del bomber austriaco Polster, ceduto a cuor leggero al Siviglia.

“Vedrete che sarò il miglior brasiliano del campionato. Sono qui per vincere lo Scudetto e si può fare, basta crederci”, dichiara al suo arrivo. 

La mossa di mercato serve anche a placare gli animi di una piazza scontenta per l'addio di Massimo Crippa, venduto al Napoli per 7 miliardi e 600 milioni, che dopo lo spareggio UEFA perduto contro i rivali della Juventus ha visto anche il ritorno alla Roma di Klaus Berggreen. Il brasiliano completa il trio degli stranieri granata, con il club che precedentemente aveva provveduto ad acquistare il suo connazionale Edu Marangon e lo jugoslavo Haris Skoro.

In panchina c'è Gigi Radice, e tutti sono convinti che l'esperto allenatore saprà trovare la quadra in una squadra sulla carta attrezzata per un piazzamento importante. Müller debutta ufficialmente in Coppa Italia il 28 agosto 1988 nella sfida giocata al Comunale contro l'Udinese, e vinta 2-1.

Inizialmente gioca da ala destra, e si pone subito un problema di collocazione tattica in campo: il brasiliano conferma di avere numeri da fenomeno, ma nel rigido tatticismo del calcio italiano è difficile trovargli la posizione in campo più congeniale, tanto più che ha la tendenza ad accentrare su di sé il gioco e ad eccedere in personalismi, penalizzando invece il gioco collettivo. 

In Coppa comunque il Torino accede alla seconda fase, e qui, a settembre, iniziano a sorgere i primi dubbi sulla consistenza della rosa a disposizione del tecnico brianzolo. I granata, pur battendo il Milan di Sacchi, sono eliminati dal Verona, e devono concentrarsi sul campionato, che inizia a ottobre per la disputa delle Olimpiadi calcistiche di Seul.

Il 9 ottobre 1988 Müller, con il numero 7 sulle spalle, fa il suo esordio in Serie A nella sconfitta di Genova con la Sampdoria. Il brasiliano serve a Skoro la palla del provvisorio 1-1, ma poi i blucerchiati prendono il sopravvento, mentre i granata si disuniscono, e il risultato li premia con un 3-2.

Per il primo goal bisogna attendere il 30 ottobre: a Firenze il ventiduenne entra dalla panchina e segna nella ripresa il provvisorio 1-1, prima che Baggio, nel finale, dia i 2 punti ai viola. La settimana seguente, però, il ragazzo si conferma: su spizzata di testa di Ezio Rossi, 'brucia' la difesa del Cesena, tagliandola in due con la sua accelerazione, controlla il pallone e in una frazione di secondo con il sinistro lo scaglia in rete alle spalle di Sebastiano Rossi.

Il 2-0 dà ossigeno al Torino, trovatosi fin dalle prime giornate a lottare a sorpresa nelle retrovie della classifica. I tifosi granata sognano, ma ai numeri sul campo fa da contraltare una vita mondana molto vivace. Già negli anni del San Paolo, Luis è noto per i tanti flirt avuti con tifose e una storia con la fotomodella Lilian Ramos, nonché per le serate allegre fra feste e discoteche. 

A Torino arriva in compagnia della sua prima moglie, l'avvenente e biondissima Jussara, bella e molto famosa in Brasile perché faceva la 'chacrete', termine che può essere tradotto in Italiano con 'velina', ed era la ballerina numero uno di 'O Cassino do Chacrinha', tele-show brasiliano molto popolare e seguito, oltre ad aver posato per qualche rivista osé per soli uomini. 

La show-girl e il calciatore si erano conosciuti e avevano iniziato una relazione qualche anno prima a San Paolo, e, nonostante i compagni di squadra e sua madre Teresinha gli avessero consigliato di lasciar perdere, Luis e Jussara erano convolati a nozze il 19 dicembre 1987 e 5 mesi più tardi era nato il loro primo figlio Luizinho. 

Jussara, come e più di Müller, è amante della bella vita, e il ragazzo per accontentarla spesso trascorre le notti a scorrazzare su e giù con la sua Ferrari fra i vari locali notturni, per poi presentarsi l'indomani mattina agli allenamenti al Filadelfia svogliato e privo di energie e in alcune occasioni in ritardo.

Gli eccessi vanno avanti per qualche mese, poi Radice, dice basta: arrivano due panchine pesanti con Roma e Bologna, che incrinano il rapporto fra allenatore e giocatore: ma se nel primo caso i granata ottengono 3 punti a sorpresa, nel secondo il k.o. del Dall'Ara causa l'esonero di Radice.

"Andavo sempre in discoteca ma non era una cosa che mi condizionava in campo. - sostiene oggi l'attaccante ai microfoni di 'Tuttomercatoweb' - Per me era una cosa normale andare a ballare con gli amici se la domenica facevo bene. E poi ero giovane e vitale, che male c'era? Da straniero ero molto curioso di stare dentro la cultura italiana, andavo ai ristoranti, ho fatto tanti amici, conosciuto il cibo migliore del mondo".

Torino va stretta a Jussara, e, nonostante il trasferimento da una villa in collina ad una villa in centro, nella zona della della Crocetta, lei si annoia e non fa nulla per nasconderlo.

"Luis, andiamocene, - gli dice - che resto a fare io qui? Non conosco nessuno, mi sento come in prigione, non ne posso più di questo silenzio".

I due sposi sono giovani ed entrambi immaturi, i litigi sono all'ordine del giorno, finché alla fine è Jussara a prendere la decisione di far ritorno in patria a Belo Horizonte con il figlio piccolo. Sarà solo l'inizio di un lungo tira e molla fra i due, che porterà alla fine a un doloroso divorzio.

Sul lato sportivo, Müller sembra sollevato dall'addio di Radice e dall'arrivo alla guida della Prima squadra di Claudio Sala. Non è un caso che alla prima con 'Il Poeta del goal' in panchina, segni la sua prima doppietta italiana contro il Milan di Sacchi, mettendo in enorme difficoltà una delle difese più forti del campionato. 

Ma l'idillio dura poco: Müller, tornato in Brasile per le vacanze di Natale, non rientra in tempo per la ripresa degli allenamenti e salta il derby con la Juventus. La società, tuttavia, lo perdona. Il brasiliano, spostato nel ruolo di centravanti, continua a giocare con un rendimento incostante, ma vede di più la porta: c'è il suo zampino nelle importanti vittorie con Como e Lazio, trova il goal anche nel rocambolesco k.o. esterno per 3-2 a Cesena.

Un altro pomeriggio di gloria lo vive il 9 aprile 1989, quando è letteralmente scatenato e segna una doppietta all'Olimpico contro la Roma regalando ai granata un successo per 3-1. Il 21 maggio la batosta con il Napoli costa la panchina anche a Sala, con la società, intanto rilevata dal nuovo presidente, Mauro Borsano, che si affida al 'Mago delle giovanili', Sergio Vatta, per cercare una salvezza che saprebbe di impresa.

Müller fa il suo, segnando goal pesanti ancora con il Como (battuto 3-2) e con l'Inter già campione d'Italia (2-0), e chiude il suo primo anno italiano con 31 presenze e 11 goal in Serie A, più 5 presenze e un goal in Coppa Italia, ma il 25 giugno la sconfitta con il Lecce nell'ultima giornata segna la clamorosa discesa in Serie B dei granata.

Nell'estate 1989 Borsano decide di tenere i giocatori di maggior qualità per tentare l'immediata risalita in Serie A. Nonostante Müller, con le sue movenze da pantera, abbia stregato anche Agnelli e Boniperti, e la Juventus faccia pervenire un'offerta per il giocatore ai granata, questi ultimi decidono di rispedirla al mittente. Così come quella della Roma di Dino Viola.

"I giallorossi mi volevano, - ricorda - io avevo dato la mia disponibilità al presidente Viola. Ma il nuovo presidente Borsano volle tenere i migliori, compreso me".

Sotto la guida di Eugenio Fascetti, il brasiliano, nonostante non manchino le incomprensioni con il tecnico e gli eccessi mondani, dà un apporto determinante alla vittoria del campionato di Serie B, realizzando ancora 11 goal in 27 gare, cui vanno aggiunti 4 assist. Borsano gli fa firmare il rinnovo di contratto per tre anni, portando il suo compenso annuo a un miliardo e duecento milioni netti.

Lo cercano Napoli e Fiorentina, ma Müller riparte con il Torino anche nel 1990/91. Sembra un giocatore nuovo: è puntuale agli allenamenti, conduce una vita più da atleta. Emiliano Mondonico apprezza e lo schiera regolarmente titolare in avvio di campionato. Dopo 7 presenze e 2 goal, i suoi ultimi in granata, ecco la nuova e improvvisa crisi, il 25 novembre, in seguito all'esclusione per scelta tecnica dalla gara con il Milan.

L'attaccante che aveva fatto sognare i tifosi del Toro getta la spugna e chiede la cessione. Assieme a Jussara, nel frattempo tornata al suo seguito, e al piccolo Luizinho, alle 21 del 18 febbraio 1991 si imbarca all'aeroporto di Milano sul volo della Varig, destinazione San Paolo. Dicendo addio per sempre al Torino, con un bilancio complessivo di 26 goal in 74 gare.

"La saudade c'era, - dirà - sono brasiliano. Ma mi sono trovato benissimo in Italia e i tifosi mi amavano. Semplicemente ero troppo giovane, non avevo la testa giusta. Se devo dire la verità oggi sento la mancanza di Torino, perché quando sono andato via non sono più tornato. E mi piacerebbe tornare e rivedere i miei amici con cui ho giocato insieme, come Cravero e Benedetti".

Luis MullerGetty Images

CAMPIONE DEL MONDO CON IL BRASILE

Quando diventa un giocatore del Torino, Müller ha già alle spalle un'importante esperienza con la Nazionale brasiliana. Dopo il titolo mondiale Under 20 conquistato nel 1985, che lo ha visto realizzare anche 3 goal nel torneo, Telé Santana gli dà fiducia portandolo nella Seleçao a soli 19 anni.

L'attaccante di Campo Grande debutta il 12 marzo 1986 in amichevole contro la Germania Ovest (sconfitta per 2-0) e viene inserito fra i convocati dei Mondiali del 1986. Il Ct. lo alterna con Casagrande come seconda punta accanto a Careca, e il ragazzo del San Paolo scende in campo in tutte e 5 le gare giocate dai verdeoro, pur non riuscendo a segnare nessun goal. 

Con la maglia del Brasile Müller gioca anche la Copa America 1987 e, quando diventa un giocatore del Torino, i Mondiali di Italia '90. Il torneo è però poco fortunato per la Seleçao e per Müller: nonostante l'attaccante segni due goal decisivi nella fase a gironi contro Scozia e Costa Rica, litiga con il Ct. Lazaroni e nella sfida degli ottavi contro l'Argentina, che costa la prematura eliminazione dei sudamericani, pecca di imprecisione sotto porta.

Nel 1993 è di nuovo convocato per la Copa America che si disputa in Ecuador (4 presenze e 2 goal), ma soprattutto, l'anno seguente, è incluso da Carlos Alberto Parreira fra i convocati per i Mondiali di USA '94, i terzi e più fortunati della sua carriera. L'ormai ex granata gioca una sola gara, contro il Camerun nella fase a gironi (3-0) e si laurea con i compagni Campione del Mondo dopo la vittoria in finale ai rigori sull'Italia di Sacchi.

Il 23 settembre 1998 disputa la sua ultima gara con il Brasile (1-1 in amichevole contro la Jugoslavia), e chiude con un bilancio personale di 12 goal in 56 partite.

IL RITORNO AL SAN PAOLO E I TRIONFI INTERNAZIONALI

Lasciato il Torino nel febbraio 1991, Müller fa ritorno al San Paolo, il club che lo aveva lanciato, e che si appresta a scrivere pagine importanti a livello nazionale e, soprattutto, internazionale. In panchina è approdato Telé Santana, l'ex ct del Brasile che lo aveva fatto debuttare con il Brasile e che gli dà ancora fiducia. Per il giocatore arrivano gli anni migliori della sua carriera.

Con il 'Tricolor Paulista' vince altri due titoli statali, nel 1991 e nel 1992, il Campionato brasiliano del 1991 e, a livello internazionale, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e la Supercoppa Sudamericana del 1993.

Il 13 dicembre 1992 è il centravanti della squadra che supera 2-1 il Barcellona di Cruijff, affermandosi campione del Mondo per club, successo bissato l'anno seguente contro il Milan di Fabio Capello: Müller realizza in contropiede il goal decisivo, sfruttando una deviazione di Rossi, e consegna l'ambito trofeo ai sudamericani.

Sao Paulo Copa Libertadores 1993

DAL GIAPPONE A 'METEORA' AL PERUGIA

Il rapporto col San Paolo si chiude nel 1994, anno in cui l'attaccante decide di fare un'esperienza esotica in Giappone. Gioca con i Kashima Reysol, collezionando 24 presenze e 8 goal, per poi passare al Palmeiras, rientrando nuovamente in patria. 

Con il Verdão si aggiudica il 5° e ultimo campionato paulista della sua carriera. Torna per la terza volta volta al San Paolo, rilanciandosi ulteriormente. Tanto che nel gennaio 1997 il patron del Perugia, Luciano Gaucci, lo riporta in Italia.

Ma l'avventura con gli umbri, sotto la guida di Nevio Scala, lo vedrà come semplice 'meteora': 6 presenze dal 26 gennaio al 16 marzo, di cui solo una da titolare e 5 subentrando dalla panchina, e zero goal, prima dell'ennesimo ritorno in Brasile.

"Arrivai a gennaio e rimasi appena 4 mesi. - ricorda Müller - Mi trovavo bene nonostante giocassi pochissimo, a dire il vero. Anche con l'allenatore Nevio Scala il rapporto era buono ma a un certo punto mi chiama il Santos. Ho parlato con Luciano Gaucci, ho chiesto di voler tornare in Brasile e siccome a Perugia non giocavo ma al tempo stesso guadagnavo tanto, ha deciso di liberarmi".

GLI ULTIMI ANNI E IL RITIRO

Müller, dopo la breve parentesi di Perugia, non lascerà più il suo Paese. Gioca con il Santos (1997/98) e il Cruzeiro (1998/2000), club con cui nel 2000 conquista la Coppa del Brasile. Nel 2001 passa al Corinthians e vince una Coppa Sul-Minas. L'attaccante ha ormai 34 anni e il declino è ormai avviato, accompagnato dai problemi muscolari che gli impediscono di rendere al meglio e lo costringono a stop sempre più frequenti.

Intanto la sua vita privata va a rotoli: la lunga relazione con Jussara, da cui ha avuto altri due figli, si chiude male con un doloroso divorzio, dopo tanti addii provvisori e clamorosi ritorni. Müller la lascia definitivamente perché perde la testa per una diciasettenne, Miriam, che sposa in seconde nozze. Ma anche questo matrimonio si rivelerà un fallimento.

L'attaccante milita ancora con São Caetano, Tupi, Portuguesa e Ipatinga: nel 2004 a 39 anni appende le scarpette al chiodo, ponendo fine ad una carriera che complessivamente lo ha visto segnare 127 goal, Nazionale compresa.

LA POVERTÀ E IL RITORNO IN CAMPO A 49 ANNI

I guai familiari finiscono per assorbire tutti i guadagni che Müller ha avuto nella sua vita da calciatore. L'ex attaccante, che intraprende una breve carriera da allenatore alla guida di squadre minori brasiliane, finisce in povertà, e perde tutto, anche la casa. Viene però aiutato dagli ex compagni e trova ospitalità dalla madre di Pavão, suo ex compagno al San Paolo.

"Vieni pure Luis, aggiungere un piatto non sarà un problema", gli dice.

"Aiutiamo Luis. - l'appello lanciato dal procuratore Gilmar Rinaldi - I calciatori non capiscono che la carriera è un sogno. Un giorno ci si sveglia e se non si è stati previdenti, il risveglio è amaro".

Grazie agli aiuti di diverse persone, l'ex Torino riesce a superare il momento più difficile e a 49 anni, per un'iniziativa benefica, decide di rimettersi in discussione e tornare in campo. Lo fa nel Fernandopolis, club che milita nella Quarta serie paulista. 

"Lo scorso dicembre il presidente del club mi ha visto giocare una partitella di beneficienza con altre vecchie glorie. È venuto da me e mi ha detto: 'Non sembri nemmeno avere 48 anni (oggi 49, ndr) - racconta al portale brasiliano 'Lancenet' - Sarà una cosa molto tranquilla, importante anche a livello di marketing. Ma tenterò di mettere la mia esperienza a disposizione dei più giovani".

La società paulista ha avviato un progetto sociale per togliere dalla strada, e inserire in circuiti sportivi, ragazzini poveri che non hanno la possibilità di iscriversi in alcun club.

"Tante persone mi hanno aiutato nei momenti difficili - dice Müller - Ora voglio essere io ad aiutare il prossimo".

L'ex Torino gioca un'unica partita, ma riesce a segnare un goal, dimostrando ancora una volta la classe che lo aveva contraddistinto da calciatore.

LA SERENITÀ RITROVATA

Ad aiutare Müller a rialzarsi hanno contribuito anche la fede cristiana, un nuovo lavoro come opinionista di una tv privata brasiliana, con cui commenta il Campionato brasiliano e il campionato paulista, e un nuovo amore, quello con Joyce, la sua terza moglie, con cui ha trovato serenità.

"Oggi mi divido fra il lavoro di commentatore in tv e l'attività di pastore evangelico, che ho intrapreso fin da quando mi sono ritirato. - racconta a 'Tuttomercatoweb' nel luglio 2021 - Riesco a fare entrambe le cose, senza mischiarle. Martedì e domenica in TV, gli altri giorni in chiesa a predicare la parola di Dio".

Nonostante la sua carriera lo abbia visto ottenere molto meno di quel prometteva, Müller non ha rimpianti: 

"Grazie a Dio la mia carriera come giocatore è stata bellissima ed è stato un piacere enorme. - afferma - Ho giocato con tanti grandi campioni. Se devo scegliere il migliore fra i miei partner d'attacco dico Careca, sicuramente il più completo, un vero fuoriclasse".

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