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Haris Skoro GFX

Haris Skoro, la freccia jugoslava che ha segnato il goal più veloce della storia del Torino

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Quando era in giornata, era capace di mettere in difficoltà qualsiasi difensore. Veloce, tecnico e dotato di lunghe leve e di un tiro potente e preciso, Haris Skoro aveva tuttavia un difetto non da poco: la discontinuità.

Ai momenti di esaltazione, caratterizzati da grandi giocate e goal spettacolari, seguivano così spesso gare in cui tendeva a scomparire dal campo e ad estraniarsi dal gioco della squadra.

DAGLI ESORDI AL BOOM CON LA DINAMO

Nato a Sarajevo, capitale della Bosnia, ai tempi parte della Jugoslavia, il 2 settembre 1962, Skoro inizia a giocare a calcio con i dilettanti dell'UNIS Vogosca rivelandosi come talento precoce. Passa quindi all'NK Bosna Visoko, prima di iniziare la sua carriera professionistica nel 1982 con l'FK Zeljeznicar.

Skoro si integra bene in una generazione di talenti che porterà la formazione di Sarajevo a giocare le Coppe europee e addirittura a raggiungere le semifinali di Coppa UEFA nel 1984/85. Gli jugoslavi eliminano i bulgari dello Sliven,gli svizzeri del Sion,i rumeni dell'Universitatea Craiova e i sovietici della Dinamo Minsk nei quarti di finale.

In semifinali il sorteggio abbina l'FK Zeljeznicar agli ungheresi del Videoton, che hanno la meglio in un doppio confronto molto combattuto, che si conclude con un successo per 4-3 in favore dei magiari. Skoro segna 2 goal, fra cui uno nell'andata della semifinale, in 10 partite, guadagnandosi anche la maglia della Nazionale jugoslava, con cui fa il suo esordio (con goal) il 28 settembre 1985 contro la Germania Est (sconfitta 1-2 nelle Qualificazioni Mondiali).

In 5 anni con il club di Sarajevo, Skoro totalizza 27 goal in 127 presemze (13 nel 1985/86, il suo anno migliore) prima di essere acquistato dalla Dinamo Zagabria, una delle 'grandi' di Jugoslavia che decide di puntare su di lui.

Il bosniaco risponde con la stagione più ricca della sua carriera sotto il profilo realizzativo: realizza infatti 14 goal in 30 partite, non pochi per un giocatore che non è una prima punta, e che beneficia della presenza in squadra del giovanissimo Zvonimir Boban, astro nascente del calcio slavo.

L'APPRODO IN SERIE A AL TORINO

Nell'estate del 1988 si spalancano per il ragazzo di Sarajevo le porte della Serie A. Il Torino del presidente Mauro Gerbi si trova nelle condizioni di cambiare molto: nell'anno dell'aumento del numero di stranieri tesserabili da 2 a 3, del passaggio della Serie A da 16 a 18 squadre e dell'aumento delle retrocessioni da 3 a 4, i granata in avvio di calciomercato lasciano partire a cuor leggero il bomber austriaco Toni Polster, autore di 9 goal in campionato nel torneo precedente, direzione Siviglia, mentre Klaus Berggreen torna alla Roma dopo il prestito.

Ma l'addio più amaro e sorprendente è quello di Massimo Crippa: l'acquisto del centrocampista, che era stato dichiarato "incedibile" dal patron, da parte del Napoli, per 7 miliardi e 600 milioni di Lire, desta scalpore e lascia spiazzati i tifosi, che manifestano il loro malcontento. 

All'a.d. Michele De Finis va l'incombenza di costruire una squadra all'altezza della storia granata. Ed ecco che quello di Skoro è uno dei tre profili presi in considerazione per riempire le tre caselle degli stranieri: il bosniaco è acquistato per circa un miliardo di Lire, mentre per un miliardo e 250 milioni il club preleva il regista brasiliano Edu Marangon dalla Portuguesa. Manca il sostituo di Polster, che viene individuato nel giovane e promettente brasiliano Luís Müller: i piemontesi investono 3 miliardi per strapparlo al San Paolo.

Per il resto vengono comprati il portiere Luca Marchegiani dal Brescia e dalla Serie C i giovani Luca Landonio, Massimiliano Farris, Ivan Ferretti e Massimo Gallaccio, mentre dall'Empoli rientra dal prestito il difensore Massimo Brambati. Dal vivaio sono promossi in Prima squadra il libero Zaffarone, il centrocampista offensivo-ala Diego Fuser e l'attaccante Giorgio Bresciani.

"Io sono abituato a dire quello che penso. - dichiara l'a.d. Farris il 25 luglio, il giorno del raduno della squadra - Bene, con i soldi di Crippa abbiamo pagato tutti e tre i nostri nuovi stranieri. Quando dichiaravo che Crippa era incedibile, ci credevo veramente. Ma non pensavo certo a un' offerta di quasi 8 miliardi...". 

Anche l'allenatore, Gigi Radice, l'uomo dell'ultimo Scudetto, che guida i granata da 10 anni, sembra soddisfatto e sicuro del fatto suo.

"Quando l'amministratore delegato mi ha chiamato per comunicarmi l'offerta per Crippa - dice - ho capito che impuntarsi sarebbe stato possibile, ma poco sensato. Cosa volete, era successa la stessa cosa con Francini. Tanti soldi alla società, tanti soldi al giocatore. Quando Francio mi ha detto i termini del contratto, non ho potuto che rispondergli vai, anche se mi dispiaceva moltissimo. Vorrà dire che troveremo altre soluzioni, ho da vedere parecchi ragazzi e per questo ho messo in programma molte amichevoli". 

Il campionato inizia in ritardo, ad ottobre, per le Olimpiadi di Seul, così la stagione comincia ad agosto con la Coppa Italia. Dopo qualche passo falso in amichevole (i granata deludono al Memorial Baretti), sembra che il Torino e i suoi nuovi stranieri partano con il piede giusto appena ci sono in palio i punti. I granata fanno percorso netto nel 2° girone della Prima fase, e Skoro è fra i grandi protagonisti.

All'esordio casalingo con la Triestina è però Edu a rubargli la scena con il goal della vittoria, dopo il pareggio di Comi. Il bosniaco segna il suo primo goal nella 2ª giornata, il 24 agosto 1988, allo Stadio Pino Zaccheria contro il Foggia: i Diavoletti erano passati in vantaggio, ma il suo goal aveva avviato la rimonta, firmata poi da Brambati.

Nonostante qualche scricchiolio difensivo, la squadra davanti funzione. Pur privo ancora di Müller, quello che sarà il suo partner, Skoro si assume il peso dell'attacco. Alla 3ª giornata al 90' è suo il goal che stende l'Udinese al Comunale. Il Torino supera di misura anche il Cesena (1-0) e chiude con la qualificazione alla 2ª Fase con un pareggio a Catanzaro (1-1) grazie al 3° sigillo personale in 5 gare del nuovo acquisto jugoslavo.

Sembra l'inizio di una bella stagione, sarà invece per i granata un anno disastroso. Già il Girone della 2ª Fase della Coppa nazionale si rivela un flop. Nel gruppo a 4 squadre passa il Verona, che surclassa i granata 4-0 e approfitta del pareggio di questi ultimi con la Sambenedettese (1-1) e della loro vittoria sul Milan in un sussulto d'orgoglio. L'inserimento di Müller si era rivelato più difficoltoso del previsto.

L'attaccante brasiliano ha numeri da fenomeno, ma tende a centralizzare su se stesso il gioco, penalizzando gli equilibri di squadra. La prima giornata di Serie A, il 9 ottobre, propone la sfida in casa con la Sampdoria. Skoro bagna con un bel goal il debutto da titolare nel massimo campionato italiano, ma il Torino riesce a perdere in modo rocambolesco per 3-2. 

La squadra non ingrana e Radice non riesce a trovare i giusti correttivi: per la prima vittoria bisogna aspettare la quinta giornata (2-0 sul Cesena). Poi si riprende a stentare, finché il 27 novembre un sorprendente 3-1 in casa di una Roma dimezzata illude tutti: la doppietta del giovane Fuser sembra l’alba di una nuova era granata e Radice riceve gli elogi dalla sua dirigenza, salvando la panchina.

E Skoro? Lo jugoslavo sembra essersi perso, e resta a digiuno di goal per mesi. Il 4 dicembre 1988 c'è la prima svolta della stagione: la terza sconfitta su cinque trasferte (2-0 col Bologna) costa il posto al tecnico dello Scudetto del 1976. Radice lascia dopo aver conquistato appena 7 punti in 9 giornate: per sostituirlo a sorpresa viene promosso dalla Berretti Claudio Sala, perchè Aldo Agroppi, contattato dalla dirigenza, chiede uno stipendio troppo alto.

Anche questa scelta, tuttavia, non si rivelerà felice: nelle 20 partite disputate sotto la gestione del 'Poeta del goal', infatti, i granata continueranno a navigare nei bassifondi della classifica e la media punti si abbasserà ulteriormente. A febbraio del 1989, però, Skoro sembra finalmente destarsi dal torpore: 2 suoi goal valgono altrettanti successi contro la Lazio (4-3 al Comunale) e la Fiorentina (1-0 sempre in casa).

Altri 2 goal dello jugoslavo in primavera determinano 2 pareggi interni con Pescara e Bologna. Ma è troppo poco, anche Sala è esonerato dopo il pesante k.o. per 4-1 con il Napoli al San Paolo il 21 maggio. La squadra è affidata ad un simbolo granata, il 'mago' delle Giovanili, Sergio Vatta, e si aggrappa alle sue due punte, Skoro e Müller, per strappare una salvezza che resterebbe comunque quanto mai sofferta. Serve un rush finale degno di tal nome: ci sono 5 partite e bisogna recuperare un punto sulla quintultima.

Intanto il duo dirigenziale Gerbi-De Finis cede la società all'imprenditore Mauro Borsano. L'impresa salvezza appare possibile, tanto più che il calendario sembra favorevole, con 3 scontri diretti e la sfida con l'Inter, già sicura dello Scudetto. Ma si parte male, con un'altra sconfitta fuoricasa a Pisa. Il 4 giugno al Comunale, Skoro, autore del suo 6° goal dall'inizio dell'anno, raddrizza la situazione firmando la rete del pareggio per 1-1 con l'Ascoli.

È il goal della speranza, e quando il Torino cambia passo, battendo 4-3 il Como fuoricasa e 2-0 in casa l'Inter priva di Brehme e Matthäus (è ancora Skoro ad aprire le marcature con un tiro secco dal limite dell'area che passa sotto le gambe di Beppe Baresi e si infila all'angolino basso alla destra di Zenga) il traguardo sembra alla portata. Tutto si decide il 25 giugno 1989 al Via del Mare contro il Lecce.

La classifica vede i granata quartultimi con 27 punti, ad una lunghezza di distacco dalla coppia Ascoli-Lazio e 2 dal quartetto Bologna, Cesena, Lecce e Verona. Sette squadre, di fatto, si giocano la permanenza in Serie A negli ultimi 90 minuti. Ma i granata sono padroni del loro destino: con una vittoria in trasferta sono infatti certi della salvezza. Invece la squadra arriva all'appuntamento decisivo con una tensione eccessiva. Vatta schiera Skoro e Müller di punta, ma i suoi, condizionati anche dal gran caldo, non girano, mentre il Lecce nella prima mezz'ora domina. 

I salentini passano in vantaggio con un goal di testa di Paolo Benedetti, Vatta leva Skoro per dare solidità al centrocampo con Sabato. La mossa dà maggiore equilibrio, ma fa perdere ai granata mordente offensivo. Barbas, poco dopo l'ora di gioca, pesca il jolly con il raddoppio che sembra spezzare le gambe al Toro. Con un sussulto d'orgoglio, però, i granata tornano in partita grazie ad un calcio di punizione di Fuser. 

Tutto può ancora succedere, tuttavia l'ennesimo pasticcio difensivo della stagione commesso da Sabato e Marchegiani porta i padroni di casa sul 3-1 con Paciocco. Finisce così, con la prima storica salvezza dei pugliesi, targata Mazzone, e la retrocessione a sorpresa del Torino in Serie B. 

IL GOAL DA RECORD, LA PROMOZIONE E LA PRODEZZA DI WEMBLEY

L'anno seguente, il 1989/90, Borsano ricostruisce la squadra per centrare l'obiettivo dell'immediato ritorno in Serie A e la affida ad Eugenio Fascetti: Skoro, che con 10 goal (7 in campionato e 3 in Coppa Italia) aveva chiuso la prima stagione italiana come secondo marcatore della squadra dietro Müller, è confermato anche nel torneo cadetto.

Il 3 settembre 1989 lo jugoslavo lega per sempre il suo nome al Torino: sblocca il risultato contro l'Ancona in casa dopo appena 9'', e firma il goal più veloce di sempre della storia del club e della stessa Serie B. La stagione per la squadra è esaltante, visto che i piemontesi conquisteranno la promozione in Serie A con 4 giornate d'anticipo grazie al pirotecnico pareggio per 3-3 con la Triestina allo Stadio Grezar il 6 maggio 1990. 

È il campionato dei record per i granata, che vincono il torneo precedendo Pisa, Cagliari e Parma con 53 punti sui 76 disponibili, 63 goal fatti e 16 vittorie in casa su 19 partite. Skoro dà un apporto importante, visto che ancora una volta è il 2° marcatore della squadra con 8 reti in 32 presenze. 

Il 1989 è per lui un anno dolce e amaro con la maglia della Jugoslavia: il 13 dicembre è scatenato nell'amichevole giocata a Wembley che oppone i plavi all'Inghilterra. I Tre Leoni si portono subito in vantaggio con Bryan Robson, ma Skoro è in serata di grazia e pareggia al 7': parte da centrocampo, salta in dribbling tre avversari e lascia partire un bolide dai 25 metri che si infila alle spalle di Shilton. 

La sua prodezza non basterà però alla Nazionale jugoslava per uscire imbattuta, visto che ancora Robson, nella ripresa, segnerà il definitivo 2-1, né a Skoro a convincere il suo Ct. Ivica Osim a portarlo ai Mondiali di Italia '90. Con quella gara, anzi, finiva di fatto l'avventura in Nazionale del granata, che chiudeva con un bottino di 4 goal in 15 presenze totali.

Il 31 maggio del 1990, poi, lo jugoslavo è protagonista dell'inaugurazione dello Stadio Delle Alpi: con una tripletta regalla alla squadra mista Torino-Juventus il successo sul Porto in una serata dai tanti significati.

Nel 1990/91 disputa il suo secondo campionato di Serie A sotto la guida del nuovo allenatore Emiliano Mondonico. Con l'esplosione di Lentini e il lancio del giovane Bresciani, non è più un titolarissimo, madà il suo contributo con 23 presenze e 2 goal al 5° posto finaleche vale la qualificazione alla Coppa UEFA nella stagione successiva.

Nel suo palmarés con il Torino figura anche la Mitropa Cup vinta a giugno contro il Pisa, nella quale comunque l'attaccante non viene utilizzato perché infortunatosi al ginocchio.

IL FINALE DI CARRIERA IN SVIZZERA

Dopo l'operazione al menisco, non è più il giocatore esplosivo in velocità che tutti avevano imparato a conoscere e ad apprezzare. Nell'ottobre del 1991 saluta il club granata e l'Italia per accasarsi in Svizzera con lo Zurigo, squadra con cui resta fino al 1995.

"Fui operato al menisco, - ricorderà - lo Zurigo iniziò ad interessarsi a me e alla fine si concretizzò il trasferimento".

Quando la sua patria è sconvolta dai conflitti etnici, trova serenità in terra elvetica, in cui ha anche modo di giocare accanto ad alcuni nomi noti del calcio italiano come il brasiliano ex Como Milton e Di Matteo e Sesa, che approderanno successivamente in Serie A.

Nel 1995/96 passa ai semiprofessionisti dell'FC Baden, per poi concludere la carriera a 35 anni con il Freienbach, formazione di Terza divisione elvetica, con cui milita dal 1996 al 1998.

A Zurigo ha continuato comunque a giocare qualche gara fra i Dilettanti e successivamente, per puro diletto, in una squadra di veterani, per poi dedicarsi ad insegnare calcio ai giovani talenti.

"Resto un tifoso granata.  - assicura in un'intervista a 'Tuttomercatoweb' - A Zurigo mi sono sposato e sono rimasto qui anche con i figli. Ma non dimentico l'Italia e il Torino. Il campionato a quell'epoca era di livello elevatissimo, c'erano i migliori giocatori al mondo, squadre di valore assoluto come Juve, Inter, Milan, Napoli. Ti dava grande prestigio giocare in Serie A. Io avevo 26 anni ed ero nel periodo migliore della mia carriera. Mi piaceva scendere in campo in quegli stadi sempre pieni, ti dava carica ed entusiasmo".

"Fra gli allenatori che ho avuto - dice - Radice è stato il primo, un gran personaggio. Però poi mi sono trovato molto bene con Sergio Vatta: sono convinto che se fosse stato chiamato prima ci saremmo salvati. Ricordo con piacere anche Fascetti, l'allenatore della promozione in A".

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