Luis Diaz collageGetty/GOAL

Luis Diaz, il ragazzo di etnia Wayuu: dalla malnutrizione alla finale di Champions

Chi ha conosciuto Luis Fernando Diaz nei primi anni di carriera ricorda benissimo le sue parole. Facile confondere le sparate di giovani calciatori con il sogno comune di competere sulle più alte vette del calcio. Farò questo, farò quello. Sono sogni, spinti dalle speranze. Alcuni, pochissimi, riescono a non rendere fumo l'arrosto. Mister, giocherò la finale di Champions. Fratello, verrò convocato in Nazionale. In questo momento in migliaia lo stanno dichiarando o pensando. Sette anni fa, quando l'attuale campione del Liverpool aveva 18 anni, andò oltre, spingendo verso il muro dell'impossibilità.

"Disse che avrebbe fatto una foto con i suoi riferimenti Cristiano Ronaldo e Messi, ma che non glielo avrebbe chiesto ma glielo avrebbero chiesto".

John Jairo 'Pocillo' Díaz, in vista della finale di Champions League 2022 tra il Liverpool e il Real Madrid, racconta quello che l'altro Diaz, Luis, sparò sette anni fa. Nello stesso discorso, ha evidenziato l'allenatore, il classe 1995 colombiano prometteva una futura finalissima europea con il palio le grandi orecchie, come effettivamente avenuto a inizio maggio dopo l'eliminazione del Villarreal. Eliminazione che sembrava pendere verso la bilancia dei Reds di Klopp, prima del suo ingresso in campo. Sfoderando una prestazione mostruosa, ha qualificato i suoi a Parigi.

L'articolo prosegue qui sotto

Jairo ha allenato Luis nel 2015 come assistente tercnico di Carlos Valderrama, leggendario ex giocatore colombiano passato alla storia per la sua tecnica e un look inconfondibile. Videro in lui qualità eccelse. Certo, non era l'unico, ma i due mister ebbero l'intuizione di scegliere proprio chi avrebbe fatto strada con tecnica, testa sulle spalle con fiducia in sè stesso e ovviamente la solita essenziale fortuna. Per giungere fino a Parigi, Diaz è passato per Liverpool, Oporto e Barranquilla partendo dal Dipartimento di La Guajira.

DIAZ E IL POPOLO WAYUU

Prima che la terrificante era coloniale arrivasse in terra sudamericana, varie tribù indigene hanno popolato le pianure della regione di La Guajira. I pirati francesi, tedeschi e inglesi, arrivati dopo gli esploratori spagnoli, si spinsero in quest'area in virtù dei giacimenti di perle presenti. Il gruppo etnico che più di tutti si opponeva alla dominazione era quello dei Wayuu, unico ad aver appreso l'uso delle armi da fuoco e dei cavalli. Luis Diaz ne fa parte. Come altre 700.000 persone, divise attualmente tra la Colombia, terra natia del giocatore di Klopp, e il Venezuela.

E' grazie alla sua appartenente al fiero popolo Wayuu che Diaz viene notato da Jairo e Valderrama. Nel 2015, infatti, si svolge la Copa Americana de Pueblos Indígenas, torneo parallelo alla più famosa Copa America, creato per dare spazio alle popolazioni indigene del Sudamerica, tra cui quella di cui l'allora 18enne fa parte. Alto un metro e 80, fa della velocità e della sua abilità con il pallone i suoi punti di forza. Quello debole? La stazza, considerando che il ragazzo peserà sì e no 50 kg. Sotto peso, terribilmente.

Nel 2022, al top del calcio mondiale, Diaz continua ad avere un peso decisamente inferiore rispetto all'altezza: circa 65 kg. Difficile trovare giocatori con un rapporto del genere. Tra questi Angel Di Maria, il Fideo. Uno spaghetto. La stessa denominazione che Jairo darà al ragazzo, veramente troppo magro. E allo stesso tempo così forte.

Cresciuto con i Wayuu a Barrancas, in una città costruita in un'area desertica, le condizioni di vita non sono certo favorevoli: la tribù ha tassi di disuguaglianza, abusi, discriminazione e malnutrizione con pochi eguali. Deve fare i conti con la fame e con la sete.

Numeri ufficiali hanno evidenziato in passato come 4.151 bambini siano morti tra il 2008 e il 2013, 278 per denutrizione, 2.671 per malattie contratte nei primi giorni e mesi di vita, mentre 1.202 non sono neppure arrivati alla nascita. Numeri sottostimati, visto che tantissimi neonati Wayuu non vengono registrati: i i morti sono molti di più e secondo le stime degli attivisti in 37.000 soffrono di denutrizione in La Guajira. DI questi 14.000 sono scomparsi per problemi legati alla denutrizione.

Quando Diaz partecipa alle selezioni per la Copa, sembra quasi spezzarsi. Nel fisico, ma non nell'anima. Memore di quanto ha dovuto sopportare non si ferma, non frena. Nessuna esagerazione, visto come venga prima selezionato e dunque utilizzato fino alla finalissima persa contro il Cile, segnando anche una rete. La Copa de Pueblos Indígenas non ha avuto seguiti, ma è stata essenziale per far uscire allo scoperto il ragazzo.

LA QUESTIONE MALNUTRIZIONE

Per un Diaz che ce l'ha fatta, ci sono altre migliaia di Wayuu che soffrono la fame. La malnutrizione è ampiamente diffusa a La Guajira e la crisi si è aggravata durante la pandemia di Covid. Quando Jairo e Valderrama lo videro, non potevano girare gli occhi dall'altra parte ignorando la realtà:

"Abbiamo visto un magro allampanato, apparentemente malnutrito" le parole a Revista Semana. "Fecero qualche studio a Barranquilla e sì, trovarono una percentuale di malnutrizione. Quando era con noi però era anche quello che mangiava di più, anche quattro o cinque volte. Era la costituzione che aveva in quel momento".

L'esplosione con il Porto prima e con il Liverpool poi, essenziale nel portare Luis Diaz a giocare con la Nazionale colombiana due Copa America - senza però riuscire a qualificarsi ai Mondiali 2022 - hanno portato alla luce la questione della malnutrizione del 25enne. Da canto suo, però, ha sempre limitato la discussione attorno a questo fatto. Come in occasione della chiacchierata con Juan Camilo Bustos, influencer colombiano. Ha evidenziato di non avere avuto tali problemi, se non quello di essere il magro della famiglia:

"Mangiavo sempre bene, potevo mangiare. La mia famiglia sapeva come cavarsela".

Tutti i suoi allenatori delle rappresentative colombiane, però, hanno evidenziato come Luis Diaz non fosse certo perfetto da quel punto di vista. Del resto per lui parlano le immagini di quel 2015 e la crescita ottenuta man mano. Grazie a Valderrama è stato ingaggiato dal Club Atlético Junior di Barranquilla, che lo ha girato al club affiliato di seconda divisione del Barranquilla FC. Qui riuscì ad incrementare il proprio peso di 10 kg, come richiesto dal club, per poi tornare alla casa base e guadagnarsi la chiamata del Porto.

Anche Carlos 'Piscis' Restrepo, che ha guidato la Colombia Under 20 nel 2017, ha raccontato come nonostante avesse preso peso, Diaz continuava ad essere un grande punto interrogativo che nessuno voleva risolvere:

"Sono felice perché ho avuto Luis in una fase della sua vita decisiva. Non per la convocazione in Nazionale in sè, ma per la decisione che è stata presa su di lui. Lo staff medico ci disse che non poteva far parte della competizione, il campionato sudamericano Under 20 di quell'anno. Fisicamente aveva molte carenze, soffriva di malnutrizione e questo influenzava anche la resistenza. Ci vogliono nove partite per essere un campione in 23 giorni, e in quel momento dopo due partite bisognava recuperarlo perchè i muscoli non erano più ok".

Alla fine Diaz non solo farà parte di quel torneo, ma si apriranno anche le porte della Nazionale maggiore colombiana un anno dopo. Nel 2021 ha partecipato alla Copa America chiudendo al terzo posto, lottando fino alla fine per vincere il premio di miglior giocatore: il premio è andato a Leo Messi, con il quale condivide il titolo di capocannoniere.

Non è chiaro se la Pulce, vincitrice del Pallone d'Oro proprio grazie al successo in finale dopo aver eliminato Diaz e la Colombia (1-1 nei tempi regolamentari con rete dello stesso numero quattordici, prima dei rigori conquistati dal team albiceleste) ha chiesto una foto a Diaz, come Luis aveva predetto qualche anno fa, ma di certo da allora ha brillato molto più dell'ex Barcellona e di Cristiano Ronaldo. Se qualcuno nell'ultima stagione dovesse avvicinarsi con il cellulare in mano pronto a scattere un selfie sarebbero proprio loro.

LUIS DIAZ AL LIVERPOOL

I numeri parlano. E sono intoccabili. Pagato 45 milioni, più circa 10 di bonus, Luis Diaz è arrivato a gennaio per sconvolgere la Premier e la Champions League. Ora pensare a strapparlo al Liverpool per meno di 100 è utopia. Dopo aver segnato 14 reti in 18 presenze nel campionato portoghese (e praticamente eliminato il Milan nei gironi europei), ha segnato sei goal con i Reds nelle due competizione che Klopp punta a vincere insieme alla FA Cup, dopo aver già messo in bacheca la League Cup.

Il contratto da 3,5 milioni annui firmato dall'ala sinistra con il Liverpool fino al 2027 non lo rende intoccabile per le grandi ricche d'Europa, ma difficilmente si allontanerà dal fine ultimo della sua carriera calcistica, quello di lottare per grandi traguardi, consapevole di essere scappato ad un probabile destino terribile, che attanaglia la sua terra da secoli.

Javier Rojas Uriana, portavoce Wayuu, ha descritto al Sun perfettamente il ruolo di Diaz per la sua tribù:

"Ovunque arriverà il segnale televisivo, saremo pieni di orgoglio e inzupperemo di sudore la maglia della migliore squadra del mondo. Questo ‘tawala’ (nostro fratello, ndr) è forse l’esempio più grande che abbiamo e quello di cui parliamo maggiormente nei nostri tour nel territorio della Riserva della Media e dell’Alta Guajira.

Il suo duro lavoro, con umiltà, disciplina e tenacia, ha fatto sognare e combattere i nostri bambini e soprattutto i nostri giovani. Sta facendo rivivere quella forza, quello spirito che veniva decimato. Ci permette di confutare le accuse che ci vengono rivolte. Non viviamo in queste condizioni indegne per piacere, o per pigrizia o opportunismo. Ci sono tanti Luis Diaz nel territorio, affamati di sostegno e opportunità".

Gli osservatori ci penseranno due volte prima di guardare un fideo proveniente da La Guajira e giudicarlo troppo magro, troppo inadatto al mondo del pallone. Diaz ha aperto la strada. Simbolo, guida, esempio.

Pubblicità