2002, 1998, 1999, 1999. La difesa della Juventus per la sfida di Coppa Italia contro la SPAL ieri sera era composta da calciatori nati quando Gianluigi Buffon, che li coordinava tra i pali, era già un portiere affermato e aveva già preso parte a un Mondiale. Sebbene l’avversario fosse di una categoria inferiore, AndreaPirlo non ha avuto paura di mandare in campo una retroguardia anagraficamente giovanissima per le abitudini del calcio italiano. Posto che poi uno di questi è Matthijs de Ligt, calcisticamente ben più maturo dei suoi 21 anni.
Il senso, comunque, non muta. Perché se l’olandese e Demiral sono parte integrante della rosa della prima squadra e godono (e ci mancherebbe) da un anno e mezzo della fiducia di chi ha in mano la gestione tecnica - prima Sarri, ora Pirlo - per RaduDragusin e GianlucaFrabotta il discorso è tutt’altro che scontato. Come per gli altri esordienti visti contro la SPAL o contro il Genoa. In generale, nella Juve di Coppa.
GettyLargo ai giovani. Non solo quelli affermati come Kulusevski, ma anche quelli che stanno crescendo in casa. Che, ormai, possono essere considerati parte integrante della rosa della prima squadra. Le famigerate ‘liste’ e la scarsa presenza di CTP, i giocatori cresciuti nel vivaio del club, hanno portato la Juventus ad adottare questa filosofia. Niente più rose lunghe. Piuttosto, promozione immediata in prima squadra quei ragazzi che teoricamente Pirlo avrebbe dovuto allenare nel suo primo anno in panchina, prima che le carte in tavola cambiassero.
Ciò che non è cambiato, nemmeno nel corso dei mesi sulla panchina della prima squadra, è la filosofia da cui parte il pensiero del tecnico bianconero. Lo ha dimostrato sin dalle sue prime panchine: Frabotta lanciato alla prima (già con Sarri aveva messo minuti), poi la fiducia a Manolo Portanova schierato titolare contro il Crotone, Dragusin impegnato in Champions League contro la Dynamo Kiev per 20 minuti. E ci sarebbe anche il minuto giocato da Vrioni nel finale di Juventus-Verona.
Il doppio impegno casalingo di Coppa Italia ha confermato questa tendenza, spingendo ulteriori giovani dell’Under 23 e della primavera direttamente verso la prima squadra. Contro il Genoa erano stati Wesley e Rafia a fare il proprio esordio, il secondo peraltro con goal decisivo. Contro la SPAL è toccato all'attesissimo Nicolò Fagioli partire dal primo minuto, mentre per DiPardo e DaGraca c'è stato spazio a partita in corso. E il prossimo potrebbe essere Pecorino, classe 2001, in arrivo dal Catania.
Tutti i giovani di Under 23 e primavera lanciati da Pirlo in prima squadra:
Gianluca Frabotta (1999)
Marco Da Graca (2002)
Nicolò Fagioli (2001)
Radu Dragusin (2002)
"Gasolina" Wesley (2000)
Manolo Portanova (2000)
Hamza Rafia (1999)
Alessandro Di Pardo (1999)
Giacomo Vrioni (1998)
Arrivati chi dalla seconda squadra e chi dalla primavera, sono riusciti tutti a disimpegnarsi discretamente anche al piano di sopra. Subendo il giusto la pressione dell’esordio. Chi meglio di altri, naturalmente. D’altronde, il talento non è uguale per tutti. Uguale, invece, il percorso. Che passa dagli allenamenti con la prima squadra in settimana, sì, ma anche dall'apprendistato in Under 23, la famigerata 'seconda squadra' che Pirlo ha applaudito nel post di Juve-SPAL ai microfoni di ‘Rai Sport’.
"La Juventus è stata la prima e unica società a fare la seconda squadra, è stata una scelta azzeccata per la crescita dei giocatori. Bisognerebbe aprire un po' la mente alle altre società, sarebbe importante ci fossero altre seconde squadre in C".
Per ora, invece, c’è soltanto la Juventus. Che da quest’anno, dopo un paio di stagioni di sperimentazione - e un trofeo: la Coppa Italia di Serie C - ha portato anche i suoi primi frutti. Merito della filosofia dell’allenatore, che ha dimostrato di non aver paura a lanciare i giovani. Merito anche di una società che, citando Pirlo, ha fatto una scelta azzeccata. E ora può iniziare a godersi la crescita dei giovani giocatori che arrivano in prima squadra.


