Allegri Mandzukic Khedira GFX

La Juventus e l’insopportabile esercito dei nostalgici

C’è un esercito di nostalgici che fotografa alla perfezione l’annataccia vissuta dalla Juventus. Sono coloro che ripensano nostalgicamente al passato, ai successi che furono, ai nomi che hanno portato successi e lustro a un club condannato a vincere.

Un quadro paradossale, tra l’abdicazione e il bailamme, con un futuro che rappresenta un punto interrogativo. Con il trascorrere dei mesi, infatti, Madama ha perso bellezza, appeal e certezze.

Una volta – e ciò non accadeva troppo tempo fa – la Signora avrebbe battuto il Benevento già nel tunnel che collega gli spogliatoi al manto erboso. Ora, invece, la Juve non fa più paura a nessuno. E anche una neopromossa, che non vinceva dall’Epifania, pregusta il colpaccio allo Stadium. E lo ottiene.

Una regressione netta e inequivocabile. E quando le cose non vanno bene, si sa, rimembrare i giorni felici diventa un esercizio immediato, scontato e ovvio. Non sorprende, ad esempio, che l’altalena di emozioni – prevalentemente negative – vissute ultimamente dai tifosi juventini, abbia portato persino e goffamente a rivalutare le posizioni di Sami Khedira e Mario Mandzukic.

Il primo finito nel mercato di gennaio all’Hertha Berlino, dove finora ha collezionato 4 presenze, i soliti problemi fisici e, soprattutto, la consapevolezza di essere giunto concretamente al capolinea a certi livelli. Il secondo, dal canto suo, avrebbe dovuto aiutare il Milan nelle rotazioni. Avrebbe, appunto, dal momento che nella nuova esperienza di tangibile ha fatto registrare esclusivamente un feeling particolare con l’infermeria.

Mandzukic Khedira - Juventus

Perché, seppur senza generalizzare, il tifoso bianconero ragiona così: nell’ingiustificata mediocrità a centrocampo, e con Khedira ancora a libro paga, avrebbe concesso l’ennesima chance a un giocatore ormai al tramonto.

Così come al tempo stesso, all’interno delle dinamiche schizofreniche del mercato, alcuni sostenitori juventini avrebbero accolto di buon grado il ritorno – mai preso in considerazione – di Mandzukic: vuoi perché a Torino manca un’alternativa là davanti, vuoi perché – originariamente – si pensava che con il croato i rossoneri potessero fare un ulteriore salto di qualità in chiave scudetto.

Ora, invece, è il turno di Max Allegri. Uno degli allenatori più vincenti della storia juventina: 11 trofei in 5 anni, con due finali di Champions League che non fanno curriculum ma che al tempo stesso sottolineano come con il livornese il Malmoe non facesse più paura. Dal sogno targato Europa che conta, alle certezze domestiche, passando per la mediocrità attuale.

Con Andrea Pirlo, inevitabilmente, a finire sotto esame. E allora basta un’intervista a Sky per rievocare il pregresso, come se oltre Max non ci sia più vita. Proprio lui che, a detta di molti fan juventini, dovrebbe rappresentare il 2.0, l’usato sicuro, il vecchio-nuovo capitolo atto a costruire i successi del domani.

Ecco, tutto ciò tratteggia fedelmente l’ultimo biennio bianconero: lacunoso – eufemismo – in termini di programmazione. Due stagioni di puro vivacchiare, di scelte dettate più dalla stabilità finanziaria anziché dalla programmazione sportiva, con la polvere finita inevitabilmente sotto il tappeto. Allora non resta che utilizzare l’aspirapolvere dei ricordi, magari mistificando la realtà, auspicando in tempi migliori. Sicuramente senza Khedira e Mandzukic, magari senza Allegri. Perché, sì, c’è vita oltre questi tre.

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