Chapecoense Arena Condá torcidaGetty

La Chapecoense dopo la tragedia: il sogno del ritorno in A è sempre più vicino

A Chapecó, comune di quasi 170000 abitanti del Sud del Brasile, il 29 novembre non è una data come le altre. Nel 2016, la tragedia aerea che distrusse la Chapecoense sconvolgendo l'intero mondo del calcio: 71 morti tra i 77 passeggeri che stavano volando verso la Colombia per la finale d'andata della Copa Sudamericana contro l'Atletico Nacional. E nel 2019, nelle stesse ore, la prima retrocessione dalla A alla B brasiliana.

Una sorta di fine di un ciclo. Iniziato a fine 2013 con la prima, storica promozione nella massima serie, e proseguito negli anni seguenti tra salvezze miracolose, imprese, viaggi continentali. Nel calderone pure una partecipazione alla Libertadores nel 2017, con l'illusione di accedere agli ottavi di finale svanita solo con un ko a tavolino per aver schierato nei gironi un difensore (Luiz Otavio) squalificato.

Ma la Chapecoense, evidentemente, ha qualcosa di diverso rispetto alle altre squadre. Sarà l'aura di chi non c'è più che aleggia su chi è rimasto. Sarà, più prosaicamente, l'organizzazione del club e la qualità di chi va in campo. Sta di fatto che, quando alla conclusione della B mancano meno di 15 giornate, in vetta da sola c'è proprio la squadra di Umberto Louzer, 40 anni, a un passo dal trasferimento al Cruzeiro a ottobre prima di cambiare rotta e rimanere a Chepecó.

Mentre il glorioso Azulão sta lottando nei quartieri bassi della classifica con Luiz Felipe Scolari in plancia di comando, Louzer ha portato la Chape a sognare il ritorno in A dopo due anni di purgatorio. Più che un sogno, è un traguardo concreto e sempre più vicino. Il primo posto è saldo, le 13 vittorie e i soli 9 goal al passivo in 24 giornate sono il miglior biglietto da visita. Il miglior marcatore è Anselmo Ramon, 32 anni, ex Cluj. Ma in rosa c'è anche il trentaquattrenne Thiago Ribeiro, l'ex Cagliari che al Santos aveva il delicato - e difficilmente realizzabile - compito di sostituire Neymar. Attualmente è però infortunato.

Passo indietro. Nel 2017, pochi mesi dopo la tragedia, il primo capolavoro della Chapecoense. Nonostante abbia in rosa quasi una trentina di calciatori nuovi rispetto a 12 mesi prima, e nonostante durante l'annata si susseguano tre allenatori in panchina, la formazione catarinense conquista un'insperata salvezza e, come se non bastasse, chiude all'ottavo posto qualificandosi per la seconda volta di fila alla Libertadores. L'avventura finirà già ai preliminari, contro gli uruguaiani del Nacional, ma l'impresa resta scolpita nella storia del club.

Leandro Pereira Chapecoense 2018Sirli Freitas/Chapecoense/Divulgação

I primi volti noti della rinascita sono più di uno. E pure piuttosto conosciuti dalle nostre parti. Non i Ronaldinho e i Riquelme, il cui aiuto gratuito alla ricostruzione della Chape dopo l'incidente si è sostanzialmente rivelato un fake, ma, più modestamente, qualche elemento passato anche per la Serie A: l'ex romanista Artur in porta, l'ex Palermo Tulio de Melo in attacco, più l'ex Fiorentina ed Hellas Gustavo Campanharo. Alla fine l'unico apporto concreto lo dà Tulio, autore di 7 reti nel 2017.

Nel 2018 altra salvezza sofferta, raggiunta all'ultima giornata. Poi le cose iniziano a complicarsi irrimediabilmente. L'alchimia non funziona più e, nel 2019, la squadra chiude mestamente al penultimo posto della classifica, retrocedendo in Serie B. Ma non è che una parentesi buia di un periodo che, dal 2013, sul campo si è spesso rivelato entusiasmante. E che è ripreso quest'anno con il settimo successo nel Campionato Catarinense, conquistato dopo una doppia finale vincente col Brusque.

E dire che la stagione era iniziata nel peggiore dei modi: a marzo, prima dello stop del calcio a causa della pandemia, la Chapecoense aveva vinto appena due delle nove partite del Catarinense, venendo eliminata precocemente dalla Copa do Brasil. In tre mesi aveva già cacciato tecnico e direttore generale. Poi il risveglio improvviso, con la conquista dello Statale e una marcia trionfale nel campionato nazionale, fin qui dominato con appena due ko in 23 partite.

I familiari delle vittime decedute nell'incidente aereo di fine 2016, intanto, sono costantemente in contatto con il club, che fa pervenire loro un sostegno economico mensile in collaborazione con un'associazione creata proprio da Tulio de Melo. Ma da mesi la situazione, complici la retrocessione e soprattutto l'emergenza Coronavirus, si è aggravata in maniera quasi irreparabile.

Se fuori dal campo la favola fatica ad avere un lieto fine, se di lieto fine si può parlare di fronte a 71 morti, dentro è il momento di sorridere di nuovo. Se tutto andrà come da copione, nel 2021 la Serie A riabbraccerà la Chapecoense. Riportando in vita il ricordo di tutte quelle persone che, ormai da tre anni, non ci sono più.

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