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Daniel Bessa, l'ex stellina dell'Inter con il futsal nel sangue

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Di giocatori che hanno dato i primi calci ad un pallone su un campo di futsal ce ne sono a bizzeffe: basti pensare a Ronaldinho e Neymar, protagonisti in tenera età nella versione indoor del calcio a 5 che li ha aiutati ad affinare ulteriormente una tecnica già sopraffina di suo. Non a caso, gli atleti citati sono due verdeoro: in Brasile il futsal è associabile ad una religione, proprio come il calcio, tanto che alcuni straordinari interpreti - come il celeberrimo Falcao - hanno deciso di fare il percorso inverso, abbandonando il calcio a 11. Della cerchia di coloro che in passato non sono riusciti a resistere al richiamo di questo sport in perenne crescita globale, fa parte anche Daniel Bessa.

Il suo nome è conosciuto agli appassionati italiani, soprattutto a quelli nerazzurri dell'Inter, la sua prima squadra, per la quale nel 2008 decide di accantonare - seppur a malincuore - il futsal: la chiamata di uno degli scout più importanti come Pierluigi Casiraghi (omonimo dell'ex attaccante di Juventus e Lazio) non può essere proprio rifiutata. Solo un pazzo, infatti, rinuncerebbe all'idea di tentare la scalata verso il successo partendo dalle giovanili di un club così prestigioso, conosciuto a livello mondiale per le sue imprese nazionali e internazionali. E Bessa, oltre a non essere pazzo, non è nemmeno scarso: fin dagli esordi con le giovanili interiste si nota un quid in più rispetto agli altri compagni di squadra e l'idea che possa diventare un campione a tutto tondo inizia a serpeggiare negli ambienti della Pinetina.

La potenziale svolta nasce nel 2011 con l'approdo di Andrea Stramaccioni sulla panchina della Primavera nerazzurra e la considerazione nutrita nei confronti di Bessa è illimitata: con il tecnico romano, il funambolo di San Paolo è titolare inamovibile sulla trequarti alle spalle di Samuele Longo, un altro ex campioncino che non ha saputo rispettare le attese. Il ruolo di rifinitore e la libertà di svariare su più fronti gli calzano a pennello e l'Inter ne beneficia con due importanti trofei: lo Scudetto Primavera e, soprattutto, la NextGen Series, competizione a inviti sostituita dall'attuale Youth League. La campagna europea si rivela prolifica per Bessa che, con l'entusiasmo derivante dall'indossare la prestigiosa maglia numero 10, segna tre reti e anche il primo dei calci di rigore della lotteria andata in scena nella finalissima contro l'Ajax. Un 'Double' eccezionale, celebrato con il giusto entusiasmo.

"Il mister mi ha trasmesso una carica incredibile. Abbiamo dato tutti il massimo in campo. Mi sta facendo capire che questa intensità deve esserci in tutte le partite per raggiungere il mio obiettivo. Spero di migliorare sempre di più. Stramaccioni mi ha fatto capire che ho la gamba per poter fare uno scatto in più".

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A suggellare una stagione da sogno, anche il goal decisivo messo a segno nel derby col Milan, il primo vinto da Stramaccioni, a cui seguiranno quelli portati a casa alla guida della prima squadra. Già, la prima squadra, poiché Massimo Moratti lo sceglie come allenatore al posto di Claudio Ranieri all'indomani della conquista della NextGen Series. Questo sembra essere il viatico giusto per vedere Bessa all'opera anche con i 'grandi', evento che però non si concretizza, se si escludono qualche allenamento e alcune presenze in gare amichevoli. Il tanto atteso salto di qualità non avviene e così, nel gennaio 2013, Bessa fa le valigie per giocare in prestito al Vicenza in Serie B.

Complice un lungo infortunio, la sua esperienza in Veneto si rivela un fallimento totale: appena tre le presenze con i berici che, a fine anno, non riescono ad evitare il penultimo posto e la retrocessione in Lega Pro. Fa così ritorno all'Inter dove, il suo mentore, è stato da poco esonerato: una permanenza in nerazzurro è praticamente impossibile e, la stagione 2013/2014, è un susseguirsi di delusioni tra Portogallo (Olhanense) e Olanda (Sparta Rotterdam), prima di altri due prestiti a Bologna e Como. Qui le cose vanno meglio (almeno dal punto di vista personale) e durante l'estate 2016 si rifà sotto l'ipotesi di una 'promozione' in pianta stabile nella rosa dell'Inter, con cui partecipa al ritiro di Riscone di Brunico agli ordini di Roberto Mancini. Anche stavolta, però, gli eventi non sorridono a Bessa: il 'Mancio', in contrasto con la società per le strategie adottate sul mercato, si dimette e lascia il posto a Frank de Boer.

L'olandese, a differenza di Mancini, non vede Bessa nella sua idea di Inter, tanto che il 12 agosto viene ceduto al Verona in prestito con obbligo di riscatto. Si conclude, così, la parentesi meneghina e se ne apre un'altra finalmente proficua: è qui che Bessa trova la sua dimensione e, l'arretramento al centro del campo, gli permette di sfruttare al massimo le capacità di visione del gioco. Nonostante il cambio di posizione, alla fine saranno otto le reti realizzate in 41 partite, utili per regalare al Verona la promozione in massima serie dopo il secondo posto ottenuto alle spalle della SPAL. Categoria mantenuta dagli scaligeri per una sola annata, in cui Bessa riesce a siglare anche il suo primo goal: la vittima non è una squadra qualunque, il Milan, battuto con un sonoro 3-0 il 17 dicembre 2017.

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Ma, ancora una volta, il percorso assume una piega diversa sul gong del mercato invernale: il Verona lo cede al Genoa in prestito con diritto di riscatto e Bessa è costretto a ricominciare tutto da zero, cancellando quanto di buono aveva fatto in precedenza. Il punto più alto dell'avventura genoana è, senza dubbio, il match contro la Juventus all'Allianz Stadium del 20 ottobre 2018: è qui che l'italo-brasiliano supera Szczesny con un colpo di testa valevole l'1-1 finale, utile per interrompere la striscia di otto successi consecutivi della 'Vecchia Signora' in avvio di campionato. Juric gli dà fiducia ma viene esonerato nel mese di dicembre e, nonostante la nomina di Prandelli, Bessa mantiene il posto da titolare a centrocampo, collezionando un totale di 36 presenze in tutta la stagione.

Il Genoa è terreno fertile per le rivoluzioni e così, nell'estate del 2019, il riscatto non avviene: il ritorno al Verona è inevitabile ma, allo stesso tempo, godibile in virtù della presenza in panchina di quel Juric che lo aveva gestito bene a Genova. La sfortuna, però, fa il suo corso ancora una volta: un infortunio lo rende indisponibile e lo esclude dalle rotazioni, fino a decretarne la cessione in prestito (l'ennesimo) ai brasiliani del Goias. Il Brasileirao, così come tutti gli altri importanti tornei, si interromperà poco dopo a causa della pandemia, lasciando a Bessa l'amaro in bocca per non poter dimostrare a pieno il suo valore in patria. Probabilmente uno dei crucci più grandi, alla pari dello scarso apporto offerto negli ultimi anni alla causa del Verona, dove è tornato a 7 gennaio 2020.

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E Juric, nel giro di poco, lo ha rilanciato. Così come ha fatto poi Igor Tudor, rendendolo una certezza dell'Hellas prima di scegliere gli Emirati, più precisamente l'Ittihad Kalba, sua squadra attuale. All'insegna di prato verde e futsal, anche tra le dune.

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