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Beppe Savoldi, 'Mister 2 miliardi': il bomber che fece sognare Napoli

Capelli ricci e gli immancabili baffetti, che andavano tanto di moda ai suoi tempi, Giuseppe Savoldi, per tutti semplicemente Beppe, si aggirava minaccioso per le aree di rigore avversarie come un uccello rapace pronto ad afferrare la sua preda.

Bomber di razza fra i più prolifici della sua generazione, aveva un fiuto eccezionale per il goal. Nella sua carriera calcistica, iniziata vicino a casa con l'Atalanta, ha fatto sognare i tifosi del Bologna e del Napoli, club in cui si trasferisce nel 1975 con un trasferimento record del valore di 2 miliardi che suscita scalpore e fa discutere anche la politica.

La pratica giovanile del basket gli aveva trasmesso tempismo e grande elevazione, il che lo rendeva uno dei più bravi colpitori di testa del calcio italiano degli anni Settanta. Abile tiratore con entrambi i piedi, con una predilezione per il suo sinistro chirurgico, e freddo rigorista, sarà capace per 10 stagioni di chiudere in doppia cifra in Serie A, e per 12 volte di piazzarsi fra i primi 10 cannonieri del campionato italiano, record assoluto rimasto finora imbattuto. Nel 1972/73 vince anche la classifica dei marcatori in coabitazione con Paolino Pulici e Gianni Rivera.

Il suo terreno di conquista erano tuttavia le Coppe, visto che in carriera ne conquisterà ben 5: 3 Coppe Italia (2 con il Bologna, una con il Napoli) e 2 Coppe di Lega italo-inglese (una col Bologna e una con il Napoli). In Coppa Italia si laurea per 3 volte anche capocannoniere del torneo.

Chiuso da grandi campioni come Gigi Riva, Roberto Bettega, Paolino Pulici e Ciccio Graziani, dopo aver vinto da giovane i Giochi del Mediterraneo con l'Italia Under 21, Savoldi in Nazionale maggiore avrà poco spazio e fortuna. Fra i primi calciatori a pubblicizzare in Italia anche la sua immagine fuori dal campo, negli anni di Napoli si cimenterà con buon successo anche nelle vesti di cantante, partecipando pure a diversi show televisivi dell'epoca.

Dopo la pesante squalifica per il Totonero e l'amnistia concessa nel 1982, torna sui campi per un'ultima stagione prima di ritirarsi dal calcio giocato a 36 anni nel 1983. Divenuto infine allenatore, ha allenato diverse squadre in Serie C, con alterne fortune.

DAL BASKET AL CALCIO: GLI ESORDI NELL'ATALANTA

Giuseppe Savoldi, per tutti Beppe, nasce il 21 gennaio 1947 a Gorlago, una piccola cittadina che dista meno di 15 chilometri da Bergamo, e cresce in una famiglia umile. I suoi genitori si danno un gran daffare negli anni difficili del Dopoguerra: il padre lavora come ferroviere, mentre sua madre Gloria Guerini fa l'operaia in una fabbrica di bottoni. Proprio mamma Gloria, evidentemente, trasmette a Beppe l'amore per lo sport: è stata infatti campionessa d'Italia di Pallavolo femminile nella prima edizione del torneo, nel 1946, con la squadra dell'Amatori Bergamo.

Così fin da bambino Beppe oltre agli studi dimostra una predisposizione naturale per lo sport, qualunque esso sia: da ragazzo e adolescente si divide fra il basket, che pratica con l'A.L.P.E. Bergamo dagli 8 ai 18 anni, il calcio, che gioca in un campo dell’oratorio di Santa Maria delle Grazie nel centro di Bergamo, e l'atletica leggera, praticando il salto in alto e il pentathlon. A 14 anni salta un metro e 69 con lo scavalcamento ventrale e si laurea campione bergamasco di salto in alto.

L'ingresso nelle Giovanili dell'Atalanta, però, gli cambia le prospettive: il tecnico ungherese Mihály Kincses lo plasma calcisticamente e riconosce in lui un potenziale campione. Il ragazzo deve smettere di frequentare la scuola, dividendosi fra gli allenamenti e il lavoro per aiutare casa. Ma Beppe è uno tenace e si iscrive ad una scuola serale e continua anche a praticare la pallacanestro.

Il tempo delle scelte definitive arriva però all'età di 18 anni: nell'estate 1965, infatti, dopo un paio di stagioni nelle Giovanili, il tecnico Ettore Puricelli lo aggrega alla Prima squadra dell'Atalanta e lo lancia nel calcio professionistico, facendolo debuttare in Coppa Italia il 29 al Bentegodi con il Verona. Savoldi, subentrato a Magistrelli a inizio ripresa, trova il goal della vittoria per la Dea all'83'.

Il 6 settembre successivo Beppe fa anche l'esordio da titolare in Serie A in casa contro la Fiorentina (1-1) e capisce che il calcio può realmente diventare la sua professione.

"Non ero uno di quelli che pensa: diventerò un grande calciatore - dirà -. Io volevo giocare, mi piaceva e basta".

Inizialmente all'Atalanta è utilizzato spesso da ala sinistra o mezza punta, ma presto si trasformerà in uno dei centravanti più letali che il calcio italiano abbia conosciuto. La stagione 1965/66 si chiude con 3 presenze e un goal in Coppa Italia e 4 gare in campionato, che vede i nerazzurri, dopo l'arrivo in panchina al posto di Magistrelli, chiudere al 12° posto e conquistare la salvezza.

Nella stagione seguente, il 1966/67, Beppe gioca con maggiore frequenza e segna i primi goal in Serie A. In tutto colleziona 26 presenze e 5 goal in campionato, il primo dei quali lo firma il 9 ottobre del 1966 nella vittoria per 3-1 a Roma contro la Lazio. A queste si aggiungono 2 presenze e 2 reti nella Coppa Piano Karl Rappan e una presenza in Coppa Italia.

Il terzo anno a Bergamo, il 1967/68, è quello dell'esplosione di Savoldi come bomber di razza. Ad appena 21 anni l'attaccante va in doppia cifra in Serie A, mettendo a referto 12 reti, cui si sommano anche un goal in 2 presenze di Mitropa Cup e una presenza in Coppa Italia. Il classe 1947 inizia ad essere seguito dalle grandi squadre, e dopo aver segnato 21 goal in 66 partite con la maglia nerazzurra, è ormai pronto al grande salto.

BOMBER IMPLACABILE AL BOLOGNA E I PRIMI SUCCESSI

Nonostante il mal di schiena che lo affliggerà per tutta la carriera, Savoldi nell'estate del 1968 passa al Bologna per 175 milioni di Lire più l'attaccante brasiliano Sergio Clerici.

In virtù dei problemi fisici del giocatore, il club emiliano era riuscito ad ottenere uno sconto importante sul prezzo del cartellino, convinto poi di poterlo rimettere a posto.

"Quando il Bologna mi ha acquistato - racconterà Savoldi - soffrivo di un terribile mal di schiena. Colpa di un'ernia che ami dà ancora qualche fastidio. All'Atalanta il mio mal di schiena costò caro: 20-30 milioni di sconto".

Decisivo per la carriera di Savoldi si rivelerà l'incontro con l'ex Ct. dell'Italia Edmondo Fabbri. Quest'ultima ne affina le qualità e lo impiega da centravanti puro, ottenendo in cambio caterve di goal realizzati.

"Incontrare Edmondo Fabbri per me è stata una fortuna - ammetterà Savoldi -. Per me lui è come un padre. Mi sono ritrovato in una città stupenda, dove si vive bene".

Un metro e 75 centimetri per 75 chilogrammi di peso forma, nella prima stagione l'attaccante realizza 9 goal in 25 gare di campionato, cui si aggiungono 3 presenze e un goal in Coppa delle Fiere e 3 gare in Coppa Italia. Fuori dal campo Bologna gli permette di vedere da vicino il grande basket con il duello fra le due compagini cittadine della Virtus e della Fortitudo.

"A Bologna ho cominciato a tifare Virtus - racconterà -, perché mi piaceva tanto Caglieris. Forse anche perché era alto come me. Ma poi sono diventato tifoso della Fortitudo: nell’altra squadra di Bologna era arrivato il mio amico Arrigoni. Avevamo giocato insieme a pallacanestro a Bergamo, gli avevo insegnato i fondamentali. Allora era pivot, nella Fortitudo giocava da ala. E dopo la partita del Bologna al Dall’Ara, scappavo al palazzetto per godermi lo spettacolo di Virtus e Fortitudo".

La vera svolta della carriera di Savoldi, che diventa per tutti il primo 'Beppe-goal' della storia rossoblù (il secondo sarà anni dopo Beppe Signori) arriva però con la stagione 1969/70, la sua seconda all'ombra delle Due Torri.

Il centravanti bergamasco realizza 6 goal in campionato in 30 presenze e altrettanti in 12 partite di Coppa Italia, che gli valgono il primo titolo di capocannoniere nella competizione, vinta proprio dal Bologna di Fabbri, che nell'ultima gara del girone finale supera 2-0 il Torino grazie proprio ad una doppietta del suo bomber.

I granata hanno a disposizione 2 risultati su 3, ma proprio il bomber con i baffi castiga due volte il portiere Franco Sattolo nel primo tempo e trascina la squadra alla vittoria. La sua specialità sono i colpi di testa, con quel terzo tempo che ha fatto proprio negli anni di pratica cestistica e che gli consente di restare in sospensione più a lungo dei difensori che lo marcano e spesso si vedono da lui battuti.

La stagione successiva si apre con un secondo trofeo, la Coppa di Lega Italo-Inglese, conquistata battendo nella doppia finale il Manchester City, vincitore della League Cup. All'andata gli emiliani si impongono 1-0 al Dall'Ara con una rete di Rizzo, mentre al ritorno al Maine Road una combattuta sfida si chiude con il punteggio di 2-2: il provvisorio 2-1 ospite è opera ancora una volta di 'Beppe-goal'.

La prima metà degli anni Settanta, vissuta tutta in rossoblù, consacra Savoldi come uno dei centravanti più prolifici e letali del calcio italiano. Il bomber rossoblù va sempre in doppia cifra in campionato: realizza 15 goal in 28 gare nella Serie A 1970/71), 11 goal in 30 partite nel 1971/72 e 17 centri in 30 presenze nel 1972/73, stagione al termine della quale, sotto la guida di Bruno Pesaola, si consacra capocannoniere del torneo a pari merito con Gianni Rivera e Paolino Pulici.

La sua giornata di grazia Savoldi la vive il 15 aprile 1973, quando rifila una tripletta al Verona (vittoria 4-1 per il Bologna). Primo goal al volo di sinistro che vale l'1-1 a inizio ripresa, poco dopo c'è anche la doppietta, un diagonale vincente col destro su imbeccata di Bob Vieri. 'Beppe goal' completa il tris infilando il portiere avversario in contropiede con un destro chirurgico su assist di Novellini.

Il 20 maggio 1973 Savoldi arriva a Cagliari per l'ultima gara del campionato di Serie A. In palio c'è la classifica dei marcatori. Il Bologna supera 4-2 i sardi di Gigi Riva con una doppietta del bomber bergamasco, decisiva per consegnargli lo scettro di capocannoniere assieme a Rivera e Pulici.

E il Bologna? Dopo il 5° posto del 1970/71, i felsinei si piazzano all'11° posto (1971/72), due volte al 7° (1972/73 e 1974/75) e una volta all'8° (1973/74). Le reti di Savoldi gli permettono di tornare a vincere nella stagione 1973/74, quando grazie ai 10 goal del bomber e al secondo titolo di capocannoniere del torneo in carriera, gli emiliani conquistano la seconda Coppa Italia della loro storia.

La finale si gioca allo Stadio Olimpico di Roma il 23 maggio 1974 con avversario il Palermo. I rossoblù pareggiano in extremis grazie ad un rigore trasformato da Savoldi, e poi si impongono ai calci di rigore 5-4.

"È stata una partita incredibile - racconterà Beppe a 'Rai Sport' -, dall'epilogo inaspettato. Noi meritavamo di perdere la finale, perché abbiamo subito nei tempi regolamentari e nei supplementari. Però la partita poi l'ha persa il Palermo. Ha creato tante occasioni senza sfruttarle. Noi siamo stati fortunati perché ci siamo inventati un rigore al 90', da me trasformato, e poi siamo stati bravi nello sbagliare meno dei siciliani nei tiri di rigore. Vincere di nuovo la Coppa Italia è stata una bella soddisfazione".

Per bomber Savoldi, che inevitabilmente finisce nel mirino delle grandi squadre, gli anni bolognesi scorrono via felici.

"Ricordo Giacomo Bulgarelli e Tazio Roversi - scriverà nel suo libro, uscito nel 2014, 'Lo Ziballone' -, che erano come miei fratelli. E poi Gianni Morandi, le serate con Lucio Dalla, le goliardate di mister Pugliese".

IL GOAL NEGATO DAL RACCATTAPALLE

Fra gli episodi da ricordare nella carriera di Savoldi a Bologna ce n'è anche uno assolutamente singolare, verificatosi allo Stadio Del Duca di Ascoli il 12 gennaio 1975.

Il Bologna espugna l'impianto marchigiano per 1-3 con una doppietta del suo centravanti, ma le reti di Savoldi avrebbero dovuto essere tre. Senonché un giovane raccattapalle, senza incredibilmente che l'arbitro Barbaresco se ne accorga, appostato dietro la porta dell'Ascoli, calcia via il pallone che ha già oltrepassato la linea di porta e il goal non viene convalidato.

Il suo nome è Domenico Citeroni e quel suo gesto passerà alla storia. La sera, quando 'La Domenica Sportiva' mostra le immagini dell'incontro, appare a tutti evidente che al baffuto centravanti era stato incredibilmente sottratto un goal. Fortunatamente l'episodio non sarà decisivo per la classifica marcatori, visto che Pulici se la aggiudicherà con 3 centri in più del bergamasco. I due protagonisti si incontreranno successivamente sempre alla 'Domenica Sportiva', e tutto finirà con una stretta di mano.

"È la cosa più incredibile che mi sia capitata nella mia carriera calcistica - dirà Savoldi a 'Rai Sport' -, però è stato un episodio simpatico quando poi l'ho rivisto in tv. Ma lì per lì ci rimasi un po' male, perché questo ragazzino che era lì e si stringeva al palo aveva mandato fuori la palla".
"All'inizio in campo non avevo capito bene cosa fosse successo, solo che Bulgarelli mi disse che la palla stava entrando e indicava il ragazzino che scappava e l'aveva tirata fuori. Io non mi ero accorto di niente. Dopo qualche tempo ci siamo ritrovati a 'La Domenica Sportiva' ed è finita con una stretta di mano, da parte mia non c'era nessun astio anche se lottavo per la classifica dei cannonieri".
"Rimarrà anche lui nella storia del calcio, per aver fatto qualcosa di particolare".

'MISTER 2 MILIARDI': IL TRASFERIMENTO DA RECORD AL NAPOLI

Dopo 7 anni in cui ha segnato 129 goal totali con la maglia rossoblù del Bologna, Savoldi a 28 anni è tentato dalla possibilità di fare un'esperienza con una grande squadra. Negli anni precedenti era stato vicino alla Roma di Herrera e alla Juventus (tutto saltò per il no alla partenza di Anastasi a Bologna), sarà a sorpresa il Napoli ad aggiudicarsi le sue prestazioni.

I partenopei, allenati da Luis Vinicio, sono reduci da un brillante 2° posto nella stagione precedente e praticano un calcio 'all'olandese', molto spettacolare. Il presidente Corrado Ferlaino è così determinato ad aggiungere un ulteriore tassello per rendere la squadra partenopea competitiva per lo Scudetto, la sua grande ambizione.

Il grande affare nasce da una boutade: un pomeriggio, a Milano, Ferlaino incrocia il suo collega del Bologna, Luciano Conti, e gli chiede.

"Quanto vuoi per Savoldi?"

Invece di rispondere con un banale "non lo vendo", Conti, che ha voglia di scherzare, opta per una sparata, certo che tanto il suo interlocutore mollerà la presa:

"Due miliardi!"

Ma con sua grande sorpresa il suo interlocutore non batte ciglio e risponde:

"D'accordo!"

Ripresosi dallo shock della risposta, Conti si convince a fare ciò che non aveva preventivato: sedersi ad un tavolo con Ferlaino per definire i dettagli della cessione al Napoli di 'Beppe-goal', il beniamino dei tifosi rossoblù.

La trattativa procede spedita e alla fine c'è la fumata bianca. La quotazione del centravanti è confermata: Savoldi passa dal Bologna al Napoli per un miliardo e 440 milioni di Lire in contanti più il cartellino di Sergio Clerici a titolo definitivo (ancora lui) e la comproprietà di quello di Rosario Rampanti, appena riscattato dal Torino (valutati assieme circa 600 milioni). Totale: 2 miliardi, la cifra più alta mai spesa da un club italiano per un giocatore.

Savoldi diventa così 'Mister 2 miliardi' e il suo trasferimento in azzurro scatena le aspre polemiche dei moralisti e dei club del Nord. Quando arriva 'Beppe goal', il capoluogo campano attraversa una delle stagioni più dure della sua storia. La disoccupazione ha raggiunto livelli record, le proteste studentesche e i conflitti sociali sono all’ordine del giorno; la nettezza urbana annaspa e appena due anni prima la città aveva superato l'emergenza colera.

Così in città insorgono i sindacati, e presto la protesta per l'acquisto faraonico dell'attaccante raggiunge Roma. L’onorevole democristiano Angelo Sanza sottopone al Presidente del Consiglio Aldo Moro addirittura un’interrogazione parlamentare per indagare su come sia possibile per alcune società di calcio fare acquisti che appaiono vere e proprie operazioni finanziarie di livello industriale.

Una voce fuori dal coro è invece quella del giornalista Enzo Biagi:

"L’ingegnere Ferlaino non è né un dissipatore né un Pulcinella: è un freddo manager che si adegua alla realtà - sosterrà sulle pagine de 'Il Corriere della Sera' -. Fa il suo mestiere molto bene. Non tocca a lui risolvere le secolari questioni sociali, realizzare le riforme e la giustizia: spaghetti, casa, un moderato lavoro, ma il suo compito è organizzare la migliore formazione degli azzurri. Non ha offeso la miseria, caso mai l’ha consolata. E poi, siamo onesti: Napoli non va male perché hanno comperato Savoldi, ma perché non possono vendere i Gava“.

L'arrivo di Savoldi genera grande entusiasmo fra i tifosi partenopei, convinti che il Napoli possa finalmente conquistare lo Scudetto: gli abbonamenti sottoscritti saranno 70405, un record nella storia del club, che non sarà superato nemmeno qualche anno dopo con l'arrivo di Diego Armando Maradona.

SOGNI, GOAL E VITTORIE COL NAPOLI

Dal canto suo 'Beppe goal' è determinato a dimostrare il suo valore e a dare tutto per la nuova maglia.

"Ero contento di andare a Napoli - assicurerà Savoldi -. La squadra veniva da un secondo posto, la società era solida. Certo il mio trasferimento fece scalpore: c’era già il problema dei rifiuti, ma l’indignazione generale non mi condizionò. La società e i compagni sono stati eccezionali, mi hanno aiutato ad affrontare il problema. Certo la pressione c’era, ma mi ha ulteriormente caricato, mi ha dato stimoli far bene".

La stagione 1975/76 parte con la Coppa Italia, competizione che battezza il debutto assoluto di Savoldi in maglia azzurra il 27 agosto 1975 nel pareggio senza goal allo Stadio Manuzzi sul campo del Cesena.

Il primo sigillo del bomber con la sua nuova squadra ci metterà comunque poco ad arrivare: il centravanti bergamasco, che il 31 agosto fa anche l'esordio casalingo al San Paolo (2-1 sulla Reggiana), trova infatti la sua prima rete sempre in Coppa Italia il 7 settembre, quando il Napoli supera il Foggia 4-2. Savoldi 'timbra' il terzo goal dei suoi, mettendo in rete in scivolata da distanza ravvicinata un assist di Orlandini per il provvisorio 3-0.

"La partita la ricordo bene perché era una delle prime che giocavo al San Paolo - dirà Beppe molti anni dopo a 'Rai Sport' -. Giocare al San Paolo non è facile, e se non sei forte psicologicamente e moralmente puoi fare brutte figure. Fortunatamente feci goal ed è stato un po' uno sblocco per me, che mi ha aiutato a far bene con questa società e soprattutto nel rapporto con i miei tifosi".

Se in Coppa UEFA il goal del numero 9 non serve ad evitare l'eliminazione al Primo turno ad opera della Torpedo Mosca, in campionato l'avvio di Savoldi e del Napoli è bruciante: i partenopei ingaggiano un testa a testa con la Juventus di Parola per il primato in classifica, e, trascinati dal loro bomber, capace di segnare 7 goal nelle prime 7 giornate, con anche una doppietta contro il Cagliari, all'8ª giornata guadagnano la vetta battendo a Roma la Lazio nel giorno in cui i rivali 'cadono' nel Derby della Mole con il Torino.

"La prima di campionato segno subito al Como, su rigore, dopo averne sbagliato uno - ricorda il centravanti -. Fecero anche una canzoncina: 'San Gennaro dacci tre rigori, che il primo Savoldi lo tira fuori, il secondo se lo fa parare e il terzo lo segna'. All’ottava giornata vinciamo a Roma, la Juve perde il derby: Napoli primo in classifica. Lì ci ho creduto davvero allo Scudetto...".

E con Savoldi ci crede tutta una città. Ma proprio la gara con la Lazio, paradossalmente, segna la fine del sogno napoletano, perché Savoldi si fa male ad inizio partita e deve lasciare il campo per infortunio all'11', sostituito da Sperotto.

"Proprio all’Olimpico mi infortunai - racconterà il bomber bergamasco - e restai fuori 3 settimane. Dopo un pareggio in casa con l’Ascoli, ci fu un calo della squadra. E il sognò svanì...".

Quando il bomber torna, il Napoli ha perso a Milano con l'Inter e in quel 4 gennaio 1976 non basterà un suo rigore trasformato a inizio gara per avere la meglio sulla Juventus, che vince 2-1 lo scontro diretto e prende il largo. Il 18 gennaio Savoldi firma la rete decisiva per la vittoria per 2-1 sulla Roma, ma poi si ferma e fino ad inizio aprile non va più a segno in campionato.

Chiude in crescendo la stagione (goal a Inter, Perugia e Sampdoria e doppietta all'Olimpico ancora alla Roma, travolta 0-3), e, sebbene lo Scudetto resti una chimera, contribuisce al piazzamento finale al 5° posto della squadra. Le soddisfazioni più grandi il bomber se le toglie però in Coppa Italia, competizione in cui segna 3 goal al Milan nel girone che dà l'accesso alla finale, e trascina i suoi a giocarsi il trofeo il 29 giugno 1976 contro il Verona.

All'Olimpico di Roma la gara resta a lungo ancorata sullo 0-0, ma nel finale un autogoal del portiere e un goal di Braglia spianano la strada al successo partenopeo. Savoldi completa l'opera scatenandosi con una spettacolare doppietta che spegne definitivamente le velleità degli scaligeri. Dopo il 4-0 finale esplode la festa azzurra per la 2ª Coppa Italia della storia del Napoli, primo trofeo dell'era Ferlaino.

La prima stagione di Savoldi al Napoli si chiude con complessivi 21 goal così distribuiti: 14 in 28 presenze in campionato, 6 in 11 partite in Coppa Italia, uno in 2 sfide di Coppa UEFA.

I tifosi si innamorano del bomber e lui ricambia l'affetto con tante reti anche nelle successive 2 annate all'ombra del Vesuvio. Il centravanti segna 17 goal in 43 gare nel 1976/77 (16 reti in campionato, una in Coppa delle Coppe), addirittura 28 in 41 partite nel 1977/78: 16 in Serie A e 12 in Coppa Italia per stabilire un primato di centri nel torneo che gli vale per la terza volta il titolo di capocannoniere della Coppa nazionale e sarà superato soltanto nel 1988/89 da Gianluca Vialli.

"Quando scendevamo in campo al San Paolo - racconterà Savoldi -, la gente non gridava 'Napoli', ma 'Beppe, Beppe'. Napoli è una città particolare, che ha un suo modo di vivere, che sdrammatizza. Ed io ci sono stato benissimo".

I risultati della squadra non sono però tali da soddisfare le ambizioni di Ferlaino e dei tifosi: il 1976/77 è chiuso dai partenopei con un 7° posto finale in Serie A, mentre nel 1977/78 il Napoli si piazza 6° e subisce lo smacco della sconfitta in finale di Coppa Italia con l'Inter di Bersellini, che si impone 2-1 sempre allo Stadio Olimpico.

L'unico ulteriore trofeo vinto dal Napoli e dal suo centravanti sarà così la Coppa di Lega italo-inglese del 1976 contro il Southampton che aveva conquistato l'FA Cup. Al The Dell i partenopei perdono di misura per 1-0, ma poi ribaltano tutto al San Paolo con un travolgente 4-0 che manda in estasi i tifosi e consente a capitan Juliano in quel 14 novembre 1976 di sollevare il trofeo. Per Savoldi il 2° in carriera dopo quello vinto col Bologna, e anche l'ultimo della sua carriera.

IL BOMBER CANTANTE

Gli anni napoletani della carriera di Savoldi sono però molto belli per lui anche fuori dal campo. Fra un goal e l'altro il centravanti trova infatti anche il tempo, nella città del sole e della musica, di dedicarsi nel tempo libero alla passione personale per il canto.

Ne nascono alcuni brani, su tutti 'La favola del calciatore' che ebbe anche un discreto successo commerciale (circa 70 mila copie vendute) e di critica con un famoso videoclip girato con i bambini al San Paolo in una giornata di pioggia. Una delle strofe più celebri della canzone recitava:

"Albertosi era amico di Zoff,

Antognoni Rivera incontrò

e tutti insieme poi si misero a giocare

con una palla di giornale"

Il bomber cantante dimostra di sentirsi a suo agio anche con il microfono in mano. Gianni Morandi lo invita il 2 febbraio 1979 alla festa per i 150 goal segnati in Serie A a Monghidoro. Successivamente si esibisce anche in tv al programma '10 Hertz' con il brano 'Ué'.

"Il canto era una delle mie grandi passioni - spiegherà - e quando mi hanno permesso di incidere due dischi per me è stata un'esperienza bellissima. L'ho fatto volentieri, a Napoli non potevo non cantare".

SAVOLDI E LA NAZIONALE

La carriera in azzurro di Beppe Savoldi parte da giovane punta dell'Italia Under 21 ai Giochi del Mediterraneo del 1967. L'attaccante che in quel periodo gioca nell'Atalanta trasforma il rigore del 2-0 nella vittoria contro l'Algeria.

Gli Azzurrini, guidati da Paolo Todeschini, conquistano la vittoria finale battendo per sorteggio la Francia in finale dopo che lo 0-0 non si schioda nemmeno ai tempi supplementari (all'epoca non esistevano ancora i rigori), ma alla fine l'organizzazione decide di assegnare la vittoria ex aequo alle due Nazionali europee.

"Quella è stata la mia prima presenza a livello internazionale - dirà Savoldi a 'Rai Sport' -. Sono bei ricordi perché avevamo un bel gruppo, una bella squadra con giocatori che sono arrivati non solo a giocare in Serie A ma anche a calcare palcoscenici importanti: c'erano Nevio Scala, Anastasi, Chiarugi ed Edy Reja, poi diventato un grande allenatore. I Giochi del Mediterraneo mi hanno fatto crescere e dato gli stimoli per continuare a giocare in Serie A".

Nonostante i tanti goal segnati in carriera, però, dopo 7 presenze e un goal con l'Under 21 Savoldi fatica a trovare spazio nella Nazionale maggiore, chiuso inizialmente dai grandi vecchi Riva e Boninsegna, successivamente da Anastasi, Chinaglia e soprattutto Pulici, Bettega e Graziani. Debutta in amichevole l'8 giugno 1965 con l'Unione Sovietica, che vince 1-0. Poi due gare di qualificazione ad Euro '76 e un'ultima amichevole con la Grecia il 30 dicembre sempre del 1975, in cui trova su rigore l'unica rete in carriera in Nazionale.

L'avventura di Savoldi con la Nazionale maggiore di fatto si chiude lì, con 4 presenze e un goal.

"Mi resta il rimpianto - ammetterà il bomber bergamasco -. Ho capito che per me non c’era spazio quando non venni convocato per un’amichevole al San Paolo in vista dei Mondiali del 1978. Venivano preferiti i blocchi, c’era quello della Juve e quello del Torino con Pulici e Graziani. Peccato".

I RITORNI, LA SQUALIFICA E IL RITIRO

Anche le favole più belle, come quella fra Savoldi e Napoli, prima o poi finiscono. E a segnare la conclusione del rapporto fra il bomber e la maglia azzurra sono le avvisaglie di declino nella quarta e ultima stagione del centravanti bergamasco all'ombra del Vesuvio.

Il 1978/79 vede infatti Savoldi realizzare 'appena' 11 goal totali in 40 presenze, fra cui 9 in 30 gare di campionato. Le ultime gioie di un bottino da 77 goal in 165 presenze, fra cui due quaterne realizzate una in campionato al Foggia il 18 dicembre 1977 (5-0 al San Paolo per i campani) e una in Coppa Italia alla Juventus il 14 maggio 1978, arrivano nel Derby campano con l'Avellino, che lo vede protagonista con la doppietta nel 3-0 del San Paolo il 25 marzo 1979.

Nell'estate successiva Savoldi e il Napoli si separano e si concretizzerà così per 'Beppe goal' il ritorno al Bologna all'età di 32 anni in cambio di Bellugi e 800 milioni. Il bomber, cui viene affidata anche la fascia da capitano, ancora una volta non delude, e torna in doppia cifra in Serie A con 11 centri in 29 gare, cui si aggiungono 4 presenze in Coppa Italia. Ma a fine stagione è coinvolto nello scandalo del Totonero per la presunta tentata combine di Bologna-Avellino e viene squalificato per 3 anni e mezzo.

La brutta vicenda che sconvolge il calcio italiano pone di fatto fine anche alla sua avventura in rossoblù, che lo vede totalizzare 140 reti in 317 presenze ed essere ancora oggi il quarto realizzatore di sempre degli emiliani.

Savoldi però non si perde d'animo: torna a giocare a basket a Bergamo, come faceva da giovane, e durante la squalifica divide le sue settimane fra allenamenti calcistici (3 giorni) e allenamenti a pallacanestro (2 giorni).

Quando con la vittoria dell'Italia ai Mondiali '82 arriva l'amnistia, anche Savoldi, fermo da 2 anni, può tornare a giocare. E lo farà dove tutto era iniziato, con la sua Atalanta, in Serie B, facendo l'attaccante di scorta a 35-36 anni. In nerazzurro, sotto la guida di Ottavio Bianchi, colleziona 17 presenze (16 in campionato, una in Coppa Italia) e una rete, l'ultima della sua bella carriera. È quella che da subentrato vale il successo casalingo sul Bari alla 3ª giornata di campionato.

ALLENATORE IN SERIE C

Appesi a fine stagione gli scarpini al chiodo all'età di 36 anni, l'eclettico Savoldi prende il patentino e si cimenta negli anni seguenti nelle nuove vesti da allenatore. Da tecnico, però, il bergamasco non riuscirà ad avere una carriera importante come quella da calciatore, guidando sempre formazioni di Serie C.

Allena Telgate, Carrarese, Spezia, Lecco, Massese, Saronno, Siena e Leffe, con cui fa la sua ultima esperienza in panchina nel 1998. Successivamente si cimenterà anche come opinionista televisivo.

Nel 2005 si è anche cimentato nelle vesti di attore con un piccolo ruolo nel cortometraggio 'Il ponte', scritto da Altan e diretto da Stefano Missio.

NUMERI E RECORD

Impressi nella storia del calcio restano i numeri e i record di uno dei più grandi attaccanti italiani degli anni Settanta. Complessivamente Savoldi ha disputato 569 partite fra club e Nazionale maggiore, realizzando in carriera 240 goal, di cui 168 in Serie A, campionato nel quale ricopre ancora oggi il 17° posto nella graduatoria all-time.

Le sue 12 presenze fra i primi 10 bomber della classifica marcatori del torneo sono un primato che ancora oggi resta imbattuto. In Coppa Italia, competizione che ha vinto 3 volte e in cui per 3 volte si è laureato capocannoniere, è il 3° miglior marcatore della storia con 47 reti in 98 partite. Davanti a lui ci sono soltanto Altobelli (56 goal) e Boninsegna (48).

Anche il fratello Gianluigi, noto 'Titti', scomparso nel 2008, e il figlio Gianluca, hanno intrapreso la carriera da calciatore, senza riuscire, tuttavia, ad avvicinarsi a quanto fatto da Beppe.

Napoli e i napoletani gli hanno voluto bene nonostante l'etichetta pesante di 'Mister 2 miliardi' che gli fu incollata addosso. Alla fine gli mancherà solo lo Scudetto: per vincerlo Ferlaino e i partenopei dovranno aspettare l'arrivo di Diego Armando Maradona.

"Sono arrivato a Napoli troppo tardi - sosterrà sempre Savoldi -. Me lo confermò Vinicio qualche anno dopo: quel Napoli aveva già dato il meglio, era a fine ciclo. Vincemmo una Coppa Italia, ma io ero venuto per altro. Avevo in testa tutto ciò che poi ha realizzato Maradona, ma il suo Napoli aveva anche Giordano, Careca, Bagni…".
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