Ballotta GFX senza logoGOAL

Ballotta, il portiere eterno che a fine carriera si è riscoperto bomber

Ha percorso 40 anni di calcio italiano, di cui 18 da protagonista fra i professionisti. La carriera di Marco Ballotta, che con Lamberto Boranga si divide lo scettro di calciatore italiano più longevo, è stata ricca di successi, pur avendogli riservato anche qualche delusione.

L'estremo difensore emiliano non era particolarmente imponente dal punto di vista fisico rispetto ad altri suoi colleghi (un metro e 81 centimetri per 78 chilogrammi) ma a questo sopperiva con un'agilità fuori dal comune , che unita alla sua professionalità e alla costanza negli allenamenti, lo rendeva un vero gatto fra i pali . La sua storia da calciatore ha poi una particolarità: Ballotta ha infatti iniziato e concluso la sua carriera in un ruolo differente.

"Non sono nato come portiere, - ha raccontato in un'intervista del 2013 al magazine 'Calcio2000' - prima giocavo da centravanti e poi da libero . A causa di un infortunio del portiere titolare, sono stato scelto io perché avevo qualche caratteristica in più rispetto ai miei compagni, dopo un anno e mezzo mi sono trovato a fare un provino come portiere per il Bologna".

"Avendo giocato fra i pali, - ha spiegato in un'altra intervista rilasciata a 'Il Posticipo' nel 2019 - so come muovermi da attaccante quando arrivo davanti alla porta. Fare il centravanti è sempre stato il mio pallino. Volevo togliermi questa soddisfazione a fine carriera. Non ho mai fatto goal da professionista, ma quando ho smesso ci sono riuscito".

Nato a Casalecchio di Reno il 3 aprile 1964, Ballotta inizia a giocare a calcio nelle Giovanili del Boca San Lazzaro. Dopo aver superato un provino, nel 1981/82 viene preso dal Bologna, ma non scende mai in campo. Il club felsineo lo gira in prestito al Casalecchio, in Prima Categoria, dove il portiere inizia la sua avventura da senior. Tornato in rossoblù, per un altro anno e mezzo non vede il campo, ma nell'ottobre del 1984 passa al Modena, trasferimento che si rivelerà decisivo per la sua carriera.  

Ballotta Modena

Con i Canarini inizia infatti la scalata di Ballotta fra i professionisti. Gioca 2 stagioni in C1, 2 in Serie B e nuovamente 2 di C1, ma il 1989/90 è l'anno della svolta. Ballotta in tutto il campionato prende appena 9 goal, tenendo la porta del Modena di Renzo Ulivieri, che conquista trionfalmente la promozione in Serie B, imbattuta per 28 partite . Le sue performance attirano su di lui le attenzioni del Cesena di Marcello Lippi , che decide di acquistare il portiere nel calciomercato autunnale pur avendo in rosa due estremi difensori affidabili com e Alberto 'Jimmy' Fontana e il giovane Francesco Antonioli.

"Debuttare in Serie A a 26 anni (il 16 dicembre 1990, ndr) è stata una soddisfazione enorme, - rivela Ballotta a 'Calcio2000' - ero già grandicello ma per un portiere non era tardi, anzi ero nella giusta maturazione. Quel giorno subimmo 4 goal a Genova, lì dove fra l'altro avrei giocato la mia ultima partita nella massima serie, ma i ricordi che conservo sono bellissimi".

L'avventura con il Cesena, dopo l'esonero di Lippi al termine del girone di andata, si chiude con la retrocessione in Serie B, ma Ballotta resta in Serie A, venendo ingaggiato dal Parma di Nevio Scala . Gli anni in gialloblù sono fra i più belli della carriera di Ballotta, che interpreta per 2 stagioni il ruolo di dodicesimo (di Taffarel e Bucci) e gioca da titolare il campionato 1992/93. 

"Il Parma mi ha dato una grande opportunità. Dopo Cesena avrei dovuto tornare a Modena, ma c'era un allenatore che non mi voleva. All'inizio non volevo trasferirmi, ma ho scelto così ed è stata la cosa migliore che potessi fare. Ho vinto i miei primi trofei e insieme all'esperienza alla Lazio può essere definito questo il mio periodo migliore".

Ballotta vince una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea con la maglia gialloblù. Terminata l'avventura con i ducali nel 1994, si dimostra un vero innamorato del calcio, visto che, pur di giocare titolare, accetta di difendere la porta di squadre neopromosse come Brescia e Reggiana . Esperienze parzialmente negative sul piano dei risultati (a Reggio vince anche un campionato di B con Ancelotti in panchina), ma che gli fanno acquisire grande esperienza per gli anni che verranno. Nel 1997 si trasferisce infatti nella Lazio , che nell'era Cragnotti, conosce un'epoca di grandi successi. Con l'evoluzione del ruolo del portiere, la sua bravura con i piedi diventa un valore aggiunto e da dodicesimo di Marchegiani arrivano altri successi.

"Ero consapevole di andare a Roma a fare il secondo di Marchegiani, le ambizioni erano diverse rispetto al passato . Giocando poco non era facile farsi trovare pronto quando serviva ma qualche soddisfazione l'ho avuta. È stata più dura, ma più importante , perché in una città come Roma la risonanza è diversa, si vive di calcio e la vittoria e la sconfitta sono vissute in maniera differente". 

Marco Ballotta LazioGetty

In tre anni di Lazio il portiere emiliano totalizza complessivamente 20 presenze, di cui 13 in campionato, sufficienti per fargli vincere uno Scudetto , 2 Coppe Italia , una Supercoppa Italiana e una Supercoppa europea . Nel 2000 Moratti lo porta all' Inter per fare il vice Peruzzi e Ballotta gioca da titolare, con la fascia di capitano al braccio, la sfida della Supercoppa italiana contro la sua ex squadra.

"È stato strano. - ammette -  Io mi sono ritrovato a giocare contro la mia ex squadra ed è stata una situazione particolare. Marcello Lippi mi ha dato la fascia da capitano pensando che potessi dare qualcosa in più a tutti. Il 2000/01 è stato però in generale molto complicato . Ero contento di essere andato a Milano: volevo capire come funzionasse una grande squadra. Non che la Lazio non lo fosse, ma l’Inter era più blasonata a quell’epoca. Volevo vedere come fosse organizzata, ma sinceramente non mi ha colpito tanto. Ci sono rimasto solo per un anno: a fine stagione mi hanno detto che dovevano ringiovanire il ruolo, ma al posto mio hanno preso Jimmy Fontana che aveva solo un paio di anni in meno di me. Era una scusa, però va bene così … Mi sono ritagliato il mio spazio: non abbiamo raggiunto grossi obiettivi, ma è stata comunque un’annata importante per me".

Dopo 4 anni da portiere di scorta, a 37 si rimette in discussione, andando a giocare da titolare nuovamente con il Modena, in Serie B . La stagione con De Biasi in panchina è magica, e grazie anche alle parate di Ballotta, i Canarini tornano in Serie A dopo 37 anni, curiosamente gli stessi del portiere emiliano. In gialloblù quest'ultimo conquista da titolare anche una salvezza nella stagione successiva, restando fino al 2004 e salutando dopo la retrocessione e una stagione da riserva. 

Ballotta però non è finito, e a 40 anni ha ancora tanto da dare : così accetta l'offerta del Treviso e con i veneti è protagonista di una nuova entusiasmante cavalcata dalla B alla A.

" Forse è stato proprio quello il mio anno migliore . - dice - Non ero ancora pronto per smettere e dissi al mio procuratore che avrei accettato l'offerta della prima squadra che mi avesse cercato. Si fece avanti il Treviso e dissi subito di sì. È stata una bella esperienza, con un gruppo forte, che ci ha permesso di vincere il campionato".

Marco Ballotta Laziogettyimages

Superati i 40 anni la carriera avrebbe riservato a Ballotta altre gioie incredibili. Claudio Lotito lo riporta alla Lazio e il portiere emiliano in tre stagioni ripaga la fiducia rispondendo sempre presente quando è chiamato in causa. Dopo aver totalizzato 27 presenze complessive nei primi 2 anni, come riserva di Peruzzi e Sereni, nel 2007/08 a 43 anni riconquista la maglia da titolare strappandola al giovane uruguayano Muslera. Il fine carriera più bello per 'Nonno' Ballotta, come era stato ribattezzato già da diversi anni per i suoi pochi capelli che gli davano un aspetto ancor più maturo della sua reale età.

Con Delio Rossi in panchina gioca in tutto 39 gare, fra cui 8 nella massima competizione europea, e per lui sarà un anno denso di soddisfazioni e di record. L'11 dicembre 2007 in Real Madrid-Lazio 3-1 diventa il giocatore più anziano a scendere in campo in una gara di Champions League a 43 anni e 253 giorni. L' 11 maggio 2008 disputa da titolare la sua ultima partita di Serie A a 44 anni e 38 giorni .

"Questi primati mi rendono molto orgoglioso. Giocai 39 partite in totale e sono tante. È stata per me un'enorme soddisfazione".

Terminata la carriera da calciatore professionista, Ballotta continua però a giocare a calcio fra i Dilettanti: fa esperienze con il Calcara Samoggia, il San Cesario e il Castelvetro, riciclandosi anche come centravanti. Nel 2008/09 segna ben 24 goal in Prima Categoria, dimostrando che anche con i piedi ci sa fare. Tra i Dilettanti si alterna nei ruoli di calciatore, allenatore e dirigente, giocando fin oltre i 50 anni ed entrando nel mito.

Nel 2019 è diventato presidente e dg del Castelvetro, che milita nel campionato di Eccellenza dell'Emilia-Romagna, e pur senza scendere in campo, si è tesserato come portiere di riserva a 57 anni, nel 2021. Un vero highlander. Le sole 9 reti subite con il Modena in Serie C1 nel 1989/90 rappresentano ancora oggi un primato internazionale imbattuto per i campionati professionistici .

Pubblicità