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Zeman, Foggia e il connubio che ha dato vita al mito di Zemanlandia

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Ogni storia che merita di essere raccontata è solitamente contraddistinta da una serie di alti e bassi e fondamentalmente è giusto che sia così, perché altrimenti il tutto rischierebbe di essere travolto dalla noia.

Ovviamente a dare il via ad un racconto è sempre un inizio, al quale poi segue un numero più o meno ampio di capitoli, prima dell’epilogo. Ci sono tuttavia anche delle storie che non hanno una fine e questo perché destinate in qualche modo ad essere eterne.

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Rientra in quest’ultima categoria quella che ha visto e continua a vedere protagonisti due mondi per certi versi contrapposti che nell’incontrarsi hanno dato vita ad un qualcosa di così paradossale dallo sfociare nel magico. Una storia che non racconta di clamorosi trionfi e di trofei messi in bacheca, ma di un sentimento talmente forte da andare ben oltre il semplice aspetto sportivo. Una storia che ha come sfondo la provincia del pallone e che si è meritata un titolo: Zemanlandia.

A negarle un finale è quindi ciò di cui gli annali non possono semplicemente parlare. Per comprenderla in tutte le sue sfaccettature è infatti necessario capire ciò che Zdenek Zeman ha rappresentato e rappresenta per una città, Foggia, e ciò che la stessa Foggia rappresenta per Zdenek Zeman. Sono loro i protagonisti di una vicenda che narra di un progetto visionario e ben riuscito che li ha spinti ben oltre le cose di campo, un legame che nel giugno del 2021 ha tra l'altro portato il boemo per la quarta volta al timone dei 'Satanelli'.

Il tutto ha inizio quando paradossalmente gli ingredienti per chiudere un discorso prima ancora di iniziarlo ci sono tutti. È infatti il 1986 quando Peppino Pavone, storico dirigente del Foggia, confida all’allora presidente del club pugliese, Pasquale Casillo, di aver individuato in giovane tecnico straniero la figura giusta alla quale affidare la guida della squadra.

L’allenatore in questione è appunto Zdenek Zeman ed è sconosciuto ai più. Ha iniziato a far parlare di sé soprattutto in Sicilia, terra che l’ha accolto alla fine degli anni sessanta quando nella sua città natale era appena scoppiata quella che verrà ricordata come la Primavera di Praga.

Ad attirarlo sull’isola e in particolare a Palermo è lo zio Cestmir Vycpalek, un ex centrocampista che ha militato nella Juventus, nel Palermo e nel Parma e che di lì a pochi anni sarebbe tornato alla Juve per vincere due Scudetti da allenatore.

In Sicilia Zeman si laureerà all’ISEF, sarà professore di educazione fisica all'Istituto Gonzaga di Palermo, conoscerà colei che poi diventerà sua moglie, e inizierà negli anni settanta una carriera da allenatore in società dilettantistiche.

Nel 1983 a volerlo sulla sua panchina è il Licata e sarà proprio alla guida delle ‘Aquile’ che inizierà a farsi un nome. Ottiene infatti ottimi risultati, tanto da condurre la squadra ad una storica promozione in C1, ma a stupire sono soprattutto le sue idee. E’ il suo calcio ad affascinare Peppino Pavone e a spingere Pasquale Casillo ad osservarlo da vicino in occasione di una sfida tra la compagine siciliana ed il suo Foggia.

Al termine dei 90’ ad uscire vittoriosi dal campo saranno ‘Satanelli’ e tra l’altro il risultato parlerà di uno scarto molto ampio. Ci sarebbero tutti i motivi per ‘passare oltre’ e per puntare un altro allenatore, visto che quella sorta di esame è stato fallito, ma in realtà Casillo resterà estasiato dal calcio proposto da quel biondo boemo, fatto di sfrontatezza e velocità.

È l’estate del 1986 quando Zeman sbarca nel mondo Foggia e ancora una volta i motivi per porre fine immediatamente alla storia ci sarebbero tutti. Il tecnico infatti si riscopre legato ad un club che rischia una retrocessione per illecito sportivo e che gli mette a disposizione un gruppo composto da appena sette giocatori. L’aria è pesante, ma è proprio il boemo ad infondere fiducia nell’ambiente. Alla fine la vicenda si chiuderà con una penalizzazione di cinque punti che non impedirà al Foggia di giocare un buon campionato, ma qualche mese dopo per Zeman scatterà l’esonero.

Pasquale Casillo è infatti convinto che l’allenatore stia trattando con il Parma e decide quindi che non ci sono i presupposti per andare avanti insieme. Quello che ha tutti i connotati di un epilogo, rappresenterà invece l’inizio di tutto.

Zeman si legherà poi effettivamente al club ducale, ma la sua avventura durerà una manciata di partite. Ripartirà dalla sua Sicilia e dal Messina e con il suo gioco iperoffensivo consentirà ad un certo Salvatore Schillaci di imporsi all’attenzione nazionale. Poi, nel 1989, arriverà la chiamata più inaspettata.

Dall’altra parte del telefono c’è ancora Pasquale Casillo che intuisce che il suo Foggia, che intanto è stato promosso in B, per fare un ultimo grande salto, quello che porta alla massima serie, ha bisogno di un qualcosa di diverso.

Zdenek ZemanGetty Images

Dove non possono arrivare le risorse economiche possono arrivare le idee del boemo. A lui verrebbero messi a disposizione giovani semi sconosciuti ma che hanno fatto bene nelle categorie inferiori, un gruppo di giocatori che deve avere nella fame e nella voglia di arrivare due tra le doti migliori. Zeman accetta e riprende il discorso in rossonero lì dove l’aveva lasciato.

Nel suo nuovo Foggia ci sono Franco Mancini (un portiere così bravo a giocare lontano dalla propria porta che si rivelerà essere elemento fondamentale per il suo gioco), Codispoti (un terzino talmente veloce dal riuscire ad autolanciarsi), Padalino (giovane centrale difensivo dotato anche di grande tecnica), Barone (il cervello del centrocampo), Rambaudi (un esterno destro letale in attacco) e Giuseppe Signori (attaccante costato un miliardo che ha uno scarsissimo fiuto per il goal, ma che lui trasformerà in uno dei bomber più letali della storia del calcio italiano).

Gli elementi per fare bene ci sono, ma i risultati non arrivano. È il 10 dicembre 1989 quando dopo una sconfitta interna patita contro il Parma, gli ultras del Foggia assediano lo Zaccheria, costringendo la squadra a chiudersi negli spogliatoi. Dall’esterno piovono cori e insulti di ogni tipo e in particolare sul banco degli imputati c’è proprio Zeman che, contro i consigli di tutti, decide di indossare il suo spolverino e di uscire sfidando la folla. Le minacce non mancano, le urla nemmeno. Ancora una volta potrebbe essere la fine di tutto, ma lui dalla sua bocca farà uscire un’unica frase che molto dice del personaggio Zeman: “Non sprecate fiato”.

Il Foggia, dopo aver chiuso il girone d’andata con appena 14 punti in cascina, nel ritorno ne raccoglierà 25. Nel giro di pochi mesi gli insulti si trasformeranno in stupore e questo per un motivo molto semplice: perché intanto la squadra ha assimilato le idee del suo allenatore ed ha iniziato a proporre un calcio mai visto.

La stagione successiva sarà quella della promozione in Serie A. Il club è riuscito ad assicurarsi un giovane attaccante, pupillo tra l’altro di Maradona, che con Rambaudi e Signori andrà a comporre un trio destinato a restare nell’immaginario di molti come uno dei più belli mai visti in Italia: Francesco Baiano.

Il Foggia vola, spazza via avversari che non sono semplicemente pronti a contrastare quel gioco fatto di difesa altissima, pressing forsennato e movimenti offensivi così sincronizzati da essere illeggibili, e chiuderà il campionato 1990-1991 con un primo posto che vorrà dire ritorno in massima serie dopo tredici anni di attesa.

Il resto è storia nota. Il vero mito di Zemanlandia nascerà proprio in Serie A e grazie a risultati sorprendenti. Quella che sfiderà le grandi del calcio italiano sarà una squadra meravigliosa e capace di imporre il proprio gioco su ogni tipo di campo. Il Foggia diventerà un’attrazione a livello nazionale, un fenomeno capace di calamitare la gente negli stadi.

I suoi attacchi forsennati, uniti a clamorose imbarcate, diventeranno sinonimo di divertimento. La squadra di Zeman può prenderle da chiunque, ma può anche darle a chiunque e quando chiuderà la sua prima annata in Serie A al nono posto e ad un soffio dalle posizioni che valgono l’Europa, ci sarà un dato che balzerà subito agli occhi di tutti: la squadra rossonera avrà il secondo miglior attacco alle spalle di quello del Milan con 58 goal segnati, e la seconda peggior difesa dopo quella dell’Ascoli con altrettanti goal subiti.

Il Foggia non fa insomma prigionieri: è prendere o lasciare, e in Italia si è abituati ad un qualcosa di molto diverso.

Quando ormai la città si abitua all’idea che la squadra che la rappresenta possa giocare a testa alta con tutti, arriva la più gelata delle docce, quella che porta pensare che ormai tutto sia finito. I gioielli scovati e portati alla luce dal Foggia sono infatti nel frattempo diventati ambitissimi dalle grandi società ed uno ad uno fanno le valigie Signori, Baiano, Rambaudi, Shalimov, Barone, Matrecano: la squadra è praticamente smembrata, ma nelle casse sono entrati ben 57 miliardi.

L’euforia si trasforma in rabbia. I tifosi più duri si spingono ben oltre la contestazione: sradicano le porte dello Zaccheria, distruggono il terreno di gioco e all’altezza del cerchio del centrocampo scrivono ‘Casillo Vattene’.

È il 13 settembre 1992 e di lì a poche ore il nuovo Foggia farà il suo esordio casalingo in campionato contro il Napoli. Zeman va a vedere il campo, sistema le zolle e legge quanto è stato scritto sulla sua panchina: ‘Scusa Zeman’. Ma sta pensando di farsi da parte e di rassegnare le dimissioni.

Sente di non avere nulla a che fare con certi comportamenti, ma alla fine resta. Gli sono stati messi a disposizione dei ragazzi che arrivano dalla B e dalla C e la cosa non lo preoccupa. Sa che trattenere i giocatori più forti sarebbe comunque stato controproducente poiché Foggia era diventata troppo piccola per loro, ma sa anche che dai nuovi può tirare fuori qualcosa di buono.

Zdenek Zeman LazioGetty Images

Nel suo nuovo Foggia ci saranno Di Biagio, Grassadonia, Medford, Seno, Bresciani, Caini, Sciacca e Biagioni, oltre a Bryan Roy, talento olandese portato in Italia da un giovanissimo Mino Raiola. Sono tutti elementi che la Serie A l’hanno vista solo in televisione, ma saranno anche gli uomini che consentiranno a Zeman di completare la sua impresa più grande.

Quel Foggia, dato da tutti per spacciato ad inizio stagione, sfiorerà di nuovo la qualificazione europea e quello successivo, che sarà altrettanto rivoluzionato, si piazzerà nono in campionato.

Tre anni di fila in Serie A, tre stagioni spettacolari. Zeman ormai in città non è più un semplice allenatore, è un idolo che ha portato in alto il nome di Foggia.

Allora in molti parleranno di ‘Foggia dei Miracoli’, ma in realtà dietro quella squadra c’era molto di più. C’era la capacità di scovare giocatori in piazze impensabili, c’erano allenamenti massacranti, c’era la voglia di giocarsela con i migliori, c’erano le idee di un tecnico che, quando non era disponibile l’unico campo di allenamento in terra battuta, faceva lavorare i suoi ragazzi tra la gente, nel parcheggio antistante allo stadio.

Quando nell’estate del 1994 Zeman saluterà Foggia per compiere il meritato grande salto, nessuno gli serberà rancore. Il suo non è un tradimento, è solo il naturale saluto di chi di più non può fare.

Quello che si è venuto a creare è però un cordone ombelicale che non si può spezzare e così sedici anni dopo le strade di Zeman è del Foggia torneranno ad unirsi. Il tecnico boemo ormai non rappresenta più una novità ed ha alle spalle tante esperienze più o meno fortunate vissute tra Serie A, Serie B ed estero, mentre il Foggia è ormai da tempo lontano dal calcio che conta.

In rossonero si riforma quel trio Casillo-Pavone-Zeman, che aveva permesso ad una città di vivere momenti indimenticabili. L’accoglienza che viene riservata a tecnico boemo è commovente, Foggia si riscopre desiderosa di sognare come non mai, ma questa volta le cose non funzioneranno. È il 2010 e il miracolo di riportare il Foggia dalla C nel grande calcio non riuscirà, ma questa delusione non avrà la forza di cancellare il passato. Così come il IV (e per ora ultimo) atto, nella stagione 2021/2022, conclusa ai playoff contro la Virtus Entella.

Quello che hanno fatto Zeman e i suoi ragazzi per Foggia all’inizio degli anni novanta resta un qualcosa di così bello dall’essere forse giustamente irripetibile.

Il 28 aprile 2021 al tecnico boemo è stata conferita la cittadinanza onoraria ed il comunicato con il quale il Comune di Foggia ha annunciato tale decisione, riassume meglio di qualunque cosa ciò che Zeman ha rappresentato e rappresenta per la città e per un intero territorio.

“Con riferimento a Zeman è indiscusso il contributo alla valorizzazione del patrimonio sportivo del nostro territorio, nonché al prestigio e all’immagine della città di Foggia. Zeman ha vissuto a Foggia e ha allenato la squadra di calcio prima in serie C1, poi in B e in serie A dal 1991 al 1994 sfiorando la qualificazione alle coppe europee, facendo balzare agli onori della cronaca sportiva nazionale e internazionale la città di Foggia, tanto da venire denominata Zemanlandia”.

È chiaro quindi perché Zemanlandia è molto più che una storia legata al calcio. È invece il racconto di un sogno, di una rivincita, di un qualcosa di così speciale da dar vita ad un legame che durerà per sempre.

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