Rafa Benitez Valencia

Tre 'tituli' in tre anni: il Valencia dei sogni di Rafa Benitez

Liga e allenatore spagnolo dell'anno; Liga, Coppa UEFA e allenatore europeo dell'anno. Tutto in tre stagioni. E' quanto seminò e raccolse a Valencia Rafa Benitez , uno che di 'tituli' se n'è sempre inteso.

Guarda l'episodio completo di 'Parto con Pardo' dedicato al Valencia di Benitez su DAZN

Il giovane Rafa iniziò a dare lustro alla propria bacheca al 'Mestalla', divenuto tana di trofei. Un fortino costruito tra il 2001 e il 2004, reso dorato grazie a ideas y trabajo. Quel Valencia con Benitez al timone si trasformò in vincente, come racconta Pierluigi Pardo su DAZN nel nuovo appuntamento di 'Parto con Pardo' .

L'ex Inter e Napoli arrivò in Blanquinegro dopo aver portato in Primera Divison il Tenerife, apice di una gavetta che gli consentì il grande salto. Ideas y trabajo dicevamo, tradotte nel 4-2-3-1 .

Una novità tattica, un idioma numerico che mandò in soffitta il più pragmatico 4-4-2 e fece sognare Valencia. All'insegna del turnover, qualcosa di inedito e difficile da inculcare ma rivelatosi arma in più.

Campionato vinto al primo colpo dopo 31 anni, seconda stagione senza trionfi ed uscita dalla Champions per mano dell'Inter (visto come sarebbe poi andata in nerazzurro, già allora una sorta di spauracchio), l'eden nella terza: addirittura 'doblete', con Lig - recuperando ben 8 punti al Real Madrid dei 'Galacticos' - e UEFA.

"Ho grandi ricordi. Provo emozione e orgoglio, perché tra dolori e avversità ottenemmo qualcosa di molto complicato. All'inizio ci fu scetticismo perchè ero poco conosciuto, ma pian piano la gente apprezzò. I miei metodi vennero visti favorevolmente dall'organico e i risultati diedero sicurezza".

Il 4-2-3-1 divenne un marchio di fabbrica di Benitez, abile far esplodere Pablo Aimar da trequartista/seconda punta nonchè esterni alti capaci di coprire e far male. In mediana sostanza ed inserimenti con Baraja, al suo fianco lo stantuffo catturapalloni Albelda. Altri due emblemi del Rafelismo valenciano, proprio come il 'Payaso' argentino.

Rafa Benitez Gallery 1 ValenciaGetty Images

Canizares, Ayala, Pellegrino, Marchena, Baraja, Albelda, Aimar, senza dimenticare i vari Curro Torres, Rufete, Vicente, Kily Gonzalez, Mista, Angulo, Carew o Momo Sissoko (lanciato e poi ritrovato a Liverpool). Tutti artefici dell'ascesa di Benitez, compreso il nostro Amedeo Carboni : 9 anni e 348 presenze, da quelle parti una sorta di istituzione.

"Andate a vedere chi vinse per tre anni di seguito il premio Zamora, quello che in Spagna danno al portiere che nella Liga prende meno goal (Canizares, ndr). A tutti piace il calcio spettacolo, ma i campionati poi li vincono sempre quelli che incassano meno reti di tutti. In Italia come nel resto d’Europa".

"Equilibrio, era quello che Benitez chiedeva continuamente agli attaccanti: di dare una mano in copertura. Avevamo degli esterni molto dinamici: Mista prima punta e alle spalle gente come Vicente, Angulo, Rufete e Kily".

Tattica ma anche mentalità, come certificato da un altro suo 'alfiere': Juan Sanchez .

"Nel 2001/2002 ci disse che avevamo chances per vincere la Liga e pensammo che fosse pazzo. Ogni giorno però la squadra si convinse, dimostrò di essere un grande allenatore molto preparato che tirò fuori il meglio da tutti noi".

Con Rafa il duopolio Barça-Real fu messo a dura prova dalla riscossa di realtà come Valencia e Deportivo, che fecero manovra di disturbo ai vertici del calcio iberico. Riuscendoci. Il Depor, che gli soffiò la Supercoppa di Spagna nell'estate 2002. Pazienza, si riscattò ampiamente.

Rafa Benitez Gallery 2 Valencia La Liga 2002Getty Images

Benitez a Valencia raccolse l'eredità di Hector Cuper - passato all'Inter e da cui fu eliminato in Champions - uno che aveva lanciato il Valencia nell'orbita del pallone con finali e trionfi sfiorati. Quelli che inanellò il suo successore, prima però evitò un clamoroso licenziamento. Già, perchè la sua era iniziò nel peggiore dei modi. Fino al 15 dicembre 2001.

Espanyol-Valencia , catalani avanti di due goal e remuntada clamorosa 2-0/2-3 che salvò la panchina di Rafa. E rappresentò lo spartiacque tra un avvio flop e i successivi 'tituli'. Incredibile ma vero, la prima Liga giunse nel giorno di un'altra rimonta contro l'Espanyol: 0-1/2-1 in 10 contro 11, con doppietta di Baraja.

"Dissi che avremmo vinto il campionato perchè ci credevo: cambiammo giocatori e continuammo a fare bene, c'eano professionisti che restavano a parlare di calcio dopo l'allenamento. E' una cosa che non si vede più".

Dall'impresa nel vecchio Montjuic all'apoteosi di Goteborg, da Barcellona alla Svezia, lì a maggio 2004 si consumò l'ultimo atto della storia d'amore tra Benitez e il Valencia (terminata per contrasti con la società): 2-0 al Marsiglia di Barthez e Drogba e Coppa UEFA al cielo. Congedo migliore non poteva esserci.

Ad Angulo , uno che in quel ciclo fece la voce grossa, a distanza di anni brillano ancora gli occhi.

"Abbiamo sempre creduto in ciò che Rafa ci trasmise e alla fine arrivarono i successi. Fu importante la rotazione di tutti gli uomini della rosa, nessuno di noi rimaneva male quando il mister ci metteva in panca per qualche gara, perché tutti eravamo concentrati sull’obiettivo comune".

"In quel Valencia tutti attaccavamo e tutti difendevamo, il sacrificio fu alla base del nostro successo. Nessuno si sentiva prima donna, eravamo 25 giocatori trattati allo stesso livello ed un gruppo unito. Porterò sempre con me il suo modo di gestire e il suo modo di vedere il calcio, un calcio propositivo ed offensivo salvaguardando gli equilibri della fase difensiva".

Al posto di Benitez Claudio Ranieri , segno che l'Italia era scolpita nel destino, ma prima tappa a Liverpool. Una sosta di 6 anni, in cui Rafa diede impulso alla favola vissuta in patria prendendosi Anfield. Con Valencia nel cuore.

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