Angelos CharisteasGoal

Racconti Europei - Un Angelos agli Europei: la leggenda greca di Charisteas

Può un attaccante che non è mai andato in doppia cifra in carriera diventare una leggenda? Normalmente non lo si potrebbe definire nemmeno un attaccante, ma normalità non è una parola che può essere associata ad Angelos Charisteas. Non è normale quello che è successo, non è normale quello che ha fatto, lui, nel 2004, insieme alla Grecia.

Ma partiamo dall'inizio: chi è Angelos Charisteas? Bella domanda, sono passati 17 anni e ancora oggi non lo sappiamo realmente. Ci piace infatti pensare che attorno a quell'Europeo, attorno a quella Grecia e attorno a quell'attaccante che al massimo ha segnato 9 goal in campionato in tutta la sua carriera, ci fosse qualcosa di soprannaturale

Quando Otto Rehhagel si sedette sulla panchina della Grecia alla veneranda età di 63 anni gli dissero subito una cosa: "Se ti qualifichi per l'Europeo sei già un eroe". Bene, la Grecia non solo si qualificò da prima del girone costringendo la Spagna agli spareggi, ma quell'Europeo lo vinse. Charisteas era reduce da una stagione con soli 4 goal segnati in Bundesliga col Werder Brema. Ma quello non era un Werder Brema qualunque: era il Werder di Ailton e Klasnic che vinse un clamoroso double in faccia al Bayern. 

Otto Rehhagel aveva capito che in quel ragazzone di 191 centimetri c'era qualcosa di vincente. Lo portava dentro senza saperlo, era come un amuleto. Un esempio è il Werder Brema, che prima del suo arrivo non vinceva un campionato da 11 anni. Un altro esempio è lo Schalke 04, che nel primo e unico anno di Charisteas vinse la Coppa di Germania e arrivò in semifinale di Champions

Ma l'esempio più lampante è sicuramente la Grecia del 2004. Perché se negli altri casi, Charisteas aveva svolto il semplice ruolo di talismano, con la sua nazionale è stato talmente protagonista da diventare leggendario. Come stile di gioco quella Grecia era tanto antica quanto la sua storia. Roba che Guardiola avrebbe ritenuto illegale se avesse potuto. Giocava ancora con il libero, l'ex 'italiano' Dellas, e aveva soltanto un obiettivo: non prendere goal

"È vero, non posso dire che giochiamo un bel calcio, però è un calcio onesto. Ed è questo ciò che realmente conta".

Onesto è la parola giusta. Perché onestamente nessuno si aspettava che la Grecia passasse un girone col Portogallo padrone di casa (battuto nella partite d'esordio), Russia e Spagna. E perché onestamente nessuno si aspettava che lo passasse ai danni della Spagna futura dominatrice del mondo, eliminata per numero di goal fatti. Esatto, avete capito bene: la catenacciara Grecia aveva gli stessi punti e la stessa differenza reti della Spagna al termine della fase a gironi, ma aveva segnato due goal in più. Quello di Vryzas nell'ultima partita contro la Russia e soprattutto quello di Charisteas nello scontro diretto con le Furie Rosse, terminato 1-1. 

Dai quarti di finale in poi, per la Grecia è contata solo una cosa: la testa. In tutti i sensi, ma soprattutto in quello anatomico del termine. La testa di Charisteas, la testa di Dellas e poi di nuovo la testa di Charisteas. Prima dell'Europeo, il suo compagno di squadra al Werder Micoud gli disse: "Se trovi i francesi, eliminali“. Forse era una semplice battuta o forse uno sfogo momentaneo dettato dal fatto di non essere stato convocato dalla Francia per gli Europei, fatto sta che Charisteas lo prese in parola. 1-0 e Galletti a casa.

In semifinale arrivò un'altra prova della potenza soprannaturale di quella Grecia. Vittoria 1-0 sulla Repubblica Ceca grazie al silver goal, in quella che è stata l'unica partita ufficiale tra nazionali decisa dal silver goal. Vi ricordate come funzionava? Era una regola talmente brutta e assurda da essere abolita nel giro di un anno. In pratica, una volta giunti ai supplementari, bastava concludere in vantaggio il primo tempo per vincere la partita o conquistare la qualificazione. E allora, 1-0 al minuto 105 di Dellas e clamorosa finale raggiunta. Sembrava che quella regola fosse stata messa lì apposta per la Grecia. 

Avete mai avuto la sensazione cha qualcosa fosse già scritto, scolpito nel destino? Il classico "doveva andare così", che spesso viene usato per giustificare una sconfitta o un fallimento. Tuttavia chi ha assistito a quell'Europeo lo sa bene. Lo sa benissimo e non ha il minimo dubbio sul fatto che "doveva andare così". In finale la Grecia ha fatto solo un tiro in porta contro il favoritissimo Portogallo: il colpo di testa di Charisteas, quello che ha reso la Grecia campione d'Europa.

Angelos CharisteasGoal

Il fatto che Charisteas si chiami Angelos ha reso tutto ancora più epico. L'Angelos della vita e della provvidenza per i tifosi greci, l'Angelos della morte sportiva per quelli portoghesi e per un giovane Cristiano Ronaldo, che iniziò quell'Europeo con il suo primo goal in competizioni internazionali e lo concluse con il volto rigato dalle lacrime. Da quel giorno in poi diventerà piuttosto raro vederlo perdere. Come diventerà piuttosto raro veder vincere nuovamente Charisteas, che lasciato il calcio raggiungerà un altro traguardo impensabile, ancora una volta sfidando le critiche e gli scetticismi, diventando vice governatore della regione di Salonicco, nella usa amata Grecia. 

Quando Tsiartas è entrato in campo, ho capito che avrei avuto quella palla. Con Zagorakis, dopo gli allenamenti, lavoravamo 15-20 minuti sui cross. Ho segnato tanti goal di testa, ma in quel momento pensavo solo “vado verso la palla e non aspetto che venga lei da me“. Quando il portiere ha sbagliato l’uscita, il mio sogno d’infanzia si è avverato. Ho sentito Dio per un istante. Anche tra 50 anni, tutti ricorderanno il mio goal che ha reso la Grecia campione d’Europa. Abbiamo scritto la storia”.

Vero, verissimo. Ce lo ricordiamo ancora oggi e ce lo ricorderemo probabilmente per sempre. Certe imprese non si scordano, ancor più se così isolate e dettate forse da qualcosa di divino. Alla fine è questo che serve per guidare un Angelos, no?

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