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Simonetta, idolo di Football Manager: dal sogno Serie A alla Polizia

Annata 2003/2004. E' ancora la Roma di Capello, quella di Delvecchio, Totti e Montella. E' anche la Roma della stella nascente Antonio Cassano e del 'capitan' futuro Daniele De Rossi, promosso a pieno organico dalla Primavera.

Quella giallorossa, del resto, non è una semplice squadra Primavera. In panchina è appena arrivato Alberto De Rossi, non un allenatore qualunque, e in squadra spiccano i nomi di Curci, Rosi, Galloppa, Cerci, Corvia e soprattutto Alessandro Simonetta.

Se i primi cinque, insieme ad Okaka (che arriverà l'anno dopo), avranno tutti una discreta carriera in Serie A, lo stesso non si può dire di Simonetta. Forse in pochi lo ricordano, eppure è lui la punta di diamante di quella Roma Primavera, capace di vincere nuovamente lo Scudetto a 15 anni dall'ultima volta.

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Simonetta è il vero trascinatore, segna 21 goal nella regular season e viene aggregato alla prima squadra allenata da Gigi Del Neri. Va ancora a scuola quando riceve la telefonata che ogni giovane calciatore sogna di ricevere. Sei convocato, in Champions, contro il Real Madrid. Tutto vero.

"La soddisfazione di andare in panchina contro il Real Madrid fu incredibile. Mi chiamarono da casa quando stavo a scuola. Mi dissero: stasera non prendere impegni che sei convocato per la partita".

In quel Real Madrid, che strapazza 3-0 all'Olimpico una Roma già ampiamente eliminata, ci sono Roberto Carlos, Beckham, Zidane, Figo, Raul e Ronaldo. Simonetta li guarda dalla panchina, quasi estasiato. Sta vivendo un sogno. Peccato solo non riuscire ad esordire. Avrà la sua occasione, o forse no.

La storia di Simonetta è particolare. Ce l'ha raccontata lui stesso. Non è il classico talento che si è perso perché non aveva la testa. Lui ha fatto una scelta di vita che, soltanto sei anni dopo quella panchina da sogno contro il Real Madrid, lo ha portato ad entrare nella Polizia Penitenziaria.

"A 13 anni sono andato al convitto della Primavera con Okaka, Rosi e Cerci. Ricordo che Totti veniva spesso, era parecchio umile, ci dava sempre consigli. Poi venivano anche Cassano ed Emerson e si mettevano a giocare con noi alla PlayStation".

Nel 2004 Simonetta è pronto a spiccare il volo. Viene considerato come uno dei talenti più puri delle giovanili giallorosse, ma poi arriva il più classico degli infortuni. Il sogno diventa incubo, ti crolla tutto addosso. Simonetta perde il treno giusto e non riuscirà mai a esordire in prima squadra.

"Avevo fatto la tournée con Capello prima e Prandelli poi. C'è stato un periodo in cui c'erano tanti talenti, a un certo punto mi sono rotto il perone e mi sono operato. I treni quando passano non ti aspettano, quando arriva la chiamata devi farti trovare pronto".

Simonetta riparte dall'Arezzo in Serie B e anche in questo caso non si tratta di un Arezzo qualunque. E' la stagione 2006/2007, quella della Juventus in Serie B, e nella squadra toscana si alternano due allenatori che faranno una discreta strada: Antonio Conte e Maurizio Sarri.

"Sono uscito dalla Roma per giocare all'Arezzo. Ho avuto la fortuna di essere allenato sia da Conte che da Sarri, imparando parecchio. C'era la Juventus in Serie B, un'esperienza unica".

Simonetta però gioca poco, non riesce a trovare la sua dimensione. Va un po' in prestito prima di prendere la scelta che cambierà radicalmente la sua vita.

"Avevo 24 anni quando ho deciso di fare il concorso per entrare in Polizia a livello sportivo. Oggi ho un posto fisso statale rispetto a tanti ragazzi che hanno proseguito col calcio e non ce l'hanno fatta. Dopo 10 anni posso dire che entrare nel Corpo è stata la scelta più giusta. Il calcio poi finisce a un certo punto".

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Inizia così la sua avventura all'Astrea, la squadra della Polizia. Gioca su ottimi livelli in Serie D e diventa uno dei calciatori più ricercati a livello dilettantistico. Anche se fare il calciatore non è più il suo lavoro: "Oggi gioco in Promozione, nello Zena, la prendo con lo spirito di divertirmi".

Eppure c'è chi ricorda Simonetta come un grande campione, affermatosi a livello mondiale. Sono gli amanti di Football Manager o di Scudetto, come veniva chiamato ai tempi. Nell'edizione 2003/2004, infatti, Simonetta era una delle stelle del celebre gioco manageriale. Ricercatissimo per il suo enorme potenziale, alla Tsygalko, per intenderci.

Ancora oggi c'è chi gli scrive su Facebook: "Ciao Alessandro, per noi malati di Football Manager sei stato l'attaccante dei sogni, il nostro eroe, un mostro praticamente". Lui, paradossalmente, non ci ha mai giocato: "Ho sempre preferito la PlayStation". Ma risponde col sorriso: "Grazie, oggi gioco in Promozione, la prendo con leggerezza e divertimento".

Perché la storia di Simonetta ci insegna, è proprio il caso di dirlo, che il calcio alla fine è soltanto un gioco. Un bellissimo, fantastico gioco.

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