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Silvio Berlusconi, da presidente più vincente e longevo della storia del Milan a patron del Monza

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"L'Italia all'estero era conosciuta per la pizza, la pasta, per Sofia Loren e il Papa. Ma ad un certo punto, il Milan era il primo di questa simpatica lista" - Silvio Berlusconi a 'Sportreview'

Come lui nessuno mai. Silvio Berlusconi, dopo averlo salvato dal fallimento, ha portato il Milan a successi così grandi e numerosi che mai prima di allora il club rossonero aveva conosciuto: saranno 29 in tutto, i trofei principali vinti (di cui 26 nei 20 anni da presidente, 3 negli 11 anni di vicepresidenza vicaria di Adriano Galliani), in 31 anni da proprietario del club, dal 24 marzo 1986 al 13 aprile 2017.

Numeri sensazionali, che hanno fatto di lui il presidente più vincente e il patron più longevo della storia rossonera. Prima della politica, il calcio, in cui ha investito complessivamente 900 milioni di euro, per una media di 28 a stagione, è stato il terreno di conquista del Cavaliere. Quelli del suo Milan sono stati anni di grandi allenatori, da Sacchi a Capello, passando per Zaccheroni, Ancelotti e Allegri, con cui il rapporto non sarà sempre facile, e di grandi campioni.

Il suo ciclo vincente sarà caratterizzato infatti dall'acquisto di fuoriclasse assoluti, fra cui ben 5 calciatori che conquisteranno il Pallone d'Oro: Gullit, Van Basten (3 volte), Weah, Shevchenko e Kakà.

"Il calciatore più amato? È difficile rispondere, - dirà nel 2020 in un'intervista a 'Il Corriere della Sera' - la storia del mio Milan è stata di grandi campioni, che hanno fatto sognare ogni tifoso, me per primo. Con i miei 'ragazzi' si è instaurato sempre un rapporto personale di stima e di affetto. Ma se proprio devo indicarne uno, scelgo Marco Van Basten, simbolo della bellezza del calcio come lo intendo io. Un protagonista leggendario che lasciò un vuoto incolmabile quando troppo presto dovette abbandonare i campi di calcio".

Ceduta la società nel 2017 ad una cordata guidata dall'imprenditore cinese Yonghong Li, nel 2018 Berlusconi torna nel calcio acquistando il Monza, che riporta in Serie B dopo 20 anni di assenza e poi per la prima volta in Serie A.

L'ACQUISTO DEL MILAN E I PRIMI ANNI DA PRESIDENTE

Nato a Milano il 29 settembre 1936, Silvio Berlusconi, dopo una lunga esperienza nel settore dell'edilizia, era già un affermato imprenditore televisivo, avendo spezzato il monopolio della Rai con la creazione delle tre reti Mediaset, Italia 1, Canale cinque e Rete quattro, quando verso la fine del 1985 il suo nome inizia a circolare con insistenza negli ambienti calcistici come potenziale acquirente del Milan.

Il club rossonero, con un passato glorioso, versa in cattive acque, dopo esser stato per due stagioni anche in Serie B: la FIGC riconosce delle irregolarità finanziarie nella gestione societaria di Giussy Farina e il club rischia di essere messo in mora. La Guardia di Finanza scopre che la società non ha versato i contributi IRPEF per i giocatori.

A metà dicembre Farina vacilla, fortemente contestato dai tifosi dopo l'eliminazione in Coppa UEFA ad opera dei modesti belgi del Waregem, e prima di Natale rassegna le proprie dimissioni, ratificate poi all'Assemblea dei soci l'8 gennaio. Si alternano varie cordate, e alla presidenza del club, in attesa di un acquirente, viene nominato Rosario Lo Verde, che sarà il numero uno meno duraturo della storia rossonera, con appena 51 giorni di reggenza. 

Intanto iniziano gli incontri per la possibile cessione societaria a Berlusconi, che si rivela realmente interessato all'acquisto. Alle trattative sono presenti, oltre al Cavaliere, il fratello Paolo, Fedele Confalonieri e Adriano Galliani

"Avevamo qualche preoccupazione ma anche grande voglia di fare la cosa. - dirà il futuro a.d. rossonero - Ricordo benissimo il momento in cui furono rotti gli indugi. Prendemmo l'aereo da St. Moritz a Milano. Quando atterrammo a Milano il presidente, fino ad allora silenzioso, disse: 'Avanti, comperiamo il Milan' ".

È il 10 febbraio 1986, il giorno della firma. Il 20 Silvio Berlusconi diventa ufficialmente proprietario del Milan. Il 24 marzo, infine, 'Sua emittenza', come spesso era soprannominato in quegli anni, è il 21° presidente della storia rossonera. Si apre una nuova era.

"La situazione del Milan avrebbe dovuto scoraggiare chiunque. - dichiara al 'Guerin Sportivo' - Ancora adesso i vuoti contabili non si contano e l'ammontare dei debiti non è totalmente quantificato, ma da come si erano messe le cose era impossibile comportarsi diversamente. Da una parte c'era il Milan che poteva essere esposto a situazioni drammatiche (fallimento, liquidazione, tribunali etc.), dall'altra il Berlusconi tifoso che non se la sentiva di assistere ad uno scempio del genere. A quel punto è intervenuto il cuore e la decisione di comprare il Milan è stata obbligatoria".

Le prime mosse a livello societario sono la nomina di Adriano Galliani come Amministratore delegato e di Ariedo Braida come Direttore generale. La nuova società punta innanzitutto al risanamento del bilancio, ad un ringiovanimento della rosa e al rilancio della squadra su palcoscenici che le competono. 

"Abbiamo degli obiettivi molto credibili. - dichiara Berlusconi in tv alla 'Rai' - Vorremmo costruire una squadra che duri nel tempo, soprattutto una squadra che possa ritornare con stile e con classe e con cuore sulle scene nazionali e internazionali". 

Gli ambiziosi obiettivi sono ribaditi ai giocatori quando il Cavaliere fa la sua prima visita in elicottero a Milanello.

"Il Milan - disse - dovrà scendere in campo sempre seguendo una missione: essere padroni del campo e comandare il giuoco".

La stagione 1985/86 si chiude con un deludente 7° posto, ma in estate inizia la rivoluzione.

Il primo acquisto assoluto della gestione Berlusconi è Roberto Donadoni, l'emergente talento bergamasco strappato alla concorrenza della Juventus e costato 10 miliardi di Lire. Dalla Fiorentina arriva anche Daniele Massaro. In panchina è confermato 'Il Barone' Nils Liedholm, cui è affidato il compito di guidare la squadra in un anno di transizione.

Il calo primaverile costa però allo svedese l'esonero, con la squadra affidata al tecnico della Primavera, Fabio Capello. Con quest'ultimo i rossoneri chiudono quinti e grazie alla vittoria nello spareggio con la Sampdoria (goal di Massaro), si qualificano per la Coppa UEFA.

Rijkaard, Van Basten, Gullit - AC MIlanGetty

SACCHI E GLI OLANDESI: IL MILAN DEGLI 'IMMORTALI'

Il primo colpo internazionale di Berlusconi presidente è Claudio Borghi, talentuoso fantasista argentino affermatosi con Argentinos Juniors e Argentina. Il Milan lo paga 3 miliardi e mezzo per strapparlo ancora una volta alla Juventus, e successivamente sborsa 13 miliardi e mezzo, cifra all'epoca da record, per Ruud Gullit dal PSV Eindhoven e un miliardo e 800 milioni per Marco Van Basten dall'Ajax. Il tutto ancor prima che inizi la stagione 1987/88 che sarà quella della svolta.

A giugno il club rossonero organizza in casa la 3ª edizione del Mundialito, e, guidato ancora da Capello, la vince grazie soprattutto alle giocate del nuovo acquisto argentino. Benché non rientri fra i trofei ufficiali, è di fatto il primo titolo dell'era Berlusconi, che contribuisce ad aumentare la sua stima verso un giocatore che lo entusiasma.

La scommessa si chiama Arrigo Sacchi: è il giovane tecnico del Parma, che aveva battuto due volte il Milan in Coppa Italia, il prescelto per guidare la rivoluzione rossonera. Berlusconi gli dà piena fiducia, tanto che sarà lui, con due soli stranieri schierabili, a decidere il dirottamento di Borghi al Como e a chiedere l'acquisto di Carlo Ancelotti e Angelo Colombo.

La squadra è quella giusta su cui lavorare. La scelta di Sacchi fa discutere tanti, ma dopo le difficoltà iniziali, i rossoneri iniziano a praticare un calcio bello e propositivo, come chiedeva Berlusconi, e a imporre la loro filosofia in Italia e in Europa. Al termine di un'entusiasmante duello con il Napoli di Maradona, il Diavolo si impone al San Paolo per 3-2 e il 15 maggio 1988 vince il suo 11° Scudetto, il primo titolo importante della gestione Berlusconi.

L'ascesa rossonera prosegue nel 1988/89, primo anno in cui si possono schierare tre stranieri in campo: definitivamente bocciato Borghi, Sacchi chiede e ottiene l'acquisto di un terzo olandese, Frank Rijkaard. Con il centrocampista il Milan acquisisce ulteriore solidità ed è pronto a puntare al successo internazionale. Il 24 maggio 1989 la squadra milanese travolge 4-0 al Camp Nou la Steaua Bucarest e vince la Coppa dei Campioni, la terza della sua storia, quasi 20 anni dopo l'ultima, con due doppiette di Gullit e Van Basten. A fine anno arriva anche la Supercoppa italiana con un 3-1 in finale alla Sampdoria.

Il progetto di un Milan bello e vincente del Cavaliere procede a gonfie vele anche nella stagione 1989/90. I rossoneri si confermano in Coppa dei Campioni con un successo per 1-0 in finale sul Benfica targato Rijkaard, e prima si aggiudicano la Supercoppa Europea superando il Barcellona e la Coppa Intercontinentale. Ai supplementari, a Tokyo, un goal su punizione di Alberigo Evani porta i milanesi sul tetto del Mondo.

Nasce il Milan degli Immortali, in grado di bissare i successi nella Supercoppa Europea (contro la Sampdoria) e nella Coppa Intercontinentale (contro l'Olimpia Asunción) anche nel 1990/91. Ma la squadra è ormai logora dai metodi duri di Sacchi e l'abbandono del campo a Marsiglia dopo lo spegnimento di alcuni riflettori costa al Diavolo la squalifica per un anno dalle Coppe. Il Profeta di Fusignano litiga con Van Basten, Berlusconi dà sostegno all'asso olandese e il tecnico decide di lasciare il Milan per tentare l'avventura da Commissario tecnico della Nazionale azzurra.

Intanto nell'estate 1991 nasce, su spinta del presidente, il Trofeo Luigi Berlusconi, organizzato dal Milan e dedicato alla memoria di suo padre.

Fabio Capello Milan 1994AFP

'GLI INVINCIBILI' DI CAPELLO

Con Fabio Capello in panchina, nel 1991/92 inizia un nuovo corso per il Milan. La squadra trova nuove motivazioni e domina il Campionato di Serie A, che si aggiudica senza alcuna sconfitta e con 74 goal segnati. È 'il Milan degli Invincibili', che nel 1992/93 vedrà un ulteriore upgrade della qualità della rosa. L'acquisto da copertina è quello di Gianluigi Lentini dal Torino (22 miliardi di Lire, cifra che fa gridare allo scandalo i moralisti), ma arrivano anche il Pallone d'Oro Jean-Pierre Papin, il fantasista montenegrino Dejan Savicevic, per il quale il Cavaliere stravede, il croato Zvonimir Boban e Stefano Eranio.

Conteggiando i tre olandesi, gli stranieri in rosa salgono a sei, dei quali solo tre possono scendere in campo. La squadra è molto forte e vinta in estate la Supercoppa Italiana si conferma campione d'Italia per il secondo anno di fila (13° titolo). I problemi fisici di Van Basten, sofferente alla caviglia, e protagonista di una prima parte di stagione monstre, portano ad una finale amara in Champions League, con il Marsiglia che sconfigge i rossoneri 1-0 con un goal di Boli.

'Gli Invincibili' stabiliscono comunque il record di partite senza sconfitte, ben 58. Nel 1993/94 il Diavolo, come Berlusconi chiedeva, oltre a vincere il 3° Scudetto di fila (14° titolo) e la Supercoppa italiana, pur privo di Van Basten e per molti mesi di Lentini, si impone in finale di Champions League (5° trofeo) ad Atene travolgendo 4-0 il Barcellona di Cruijff, alla vigilia nettamente favorito. Dal mercato arrivano Panucci, Desailly, Raducioiu e Brian Laudrup, mentre Gullit e Rijkaard salutano. Il Parma regala un dispiacere nella Supercoppa europea.

Il 1994/95 è un anno interlocutorio. La Juventus di Lippi spezza infatti in Italia il predominio rossonero, ma la squadra di Capello si aggiudica comunque Supercoppa Italiana e Supercoppa europea rispettivamente contro Sampdoria e Arsenal. Ma un nuovo ciclo sta per concludersi: la brutta sconfitta in Coppa Intercontinentale contro il Velez Sarsfield, e la successiva in finale di Champions League contro l'Ajax, segnano il declino di una squadra stellare.

L'anno seguente, però, il colpo ad effetto George Weah porta in dote una nuova cavalcata in campionato, con la conquista del 15° Scudetto. 

Alberto Zaccheroni | AC Milan | May 1999Getty

DAGLI ANNI BUI AL MILAN DI ZACCHERONI

Nonostante i goal del Pallone d'Oro Weah, il biennio 1996-1998, per il Milan e il suo presidente Berlusconi, che nel frattempo dedica sempre maggior tempo alla politica, si rivela amaro e privo di soddisfazioni. Tabarez prima e i ritorni di Sacchi e Capello dopo, non riescono a rilanciare il progetto e i tifosi non sono contenti.

A ciò si sono aggiunti anche gli addii al calcio giocato di due bandiere: il capitano Franco Baresi e Mauro Tassotti. La fascia da capitano passa sul braccio di Paolo Maldini, che diventa icona e leader del nuovo Milan. Gli innesti sul calciomercato non anno il successo sperato (su tutti l'acquisto di Patrick Kluivert) e la squadra con un 11° (peggior piazzamento dell'era Berlusconi) e un 10° posto vive alcune stagioni buie.

In un incontro istituzionale con Papa Giovanni Paolo II, il patron rossonero si concede una battuta a sfondo calcistico.

"Santità, mi lasci dire che lei assomiglia un po’ al mio Milan: tutti e due andiamo spesso in trasferta a portare nel mondo un’idea vincente. Che è l’idea di Dio", afferma.

Il riscatto avviene nel 1998/99 e parte ancora una volta da un nuovo allenatore: Berlusconi sceglie Alberto Zaccheroni, reduce da stagioni di alto livello alla guida dell'Udinese. L'allenatore romagnolo, nonostante molte difficoltà, e gli attriti con il patron sul modulo, con un 3-4-1-2 che prevede l'arretramento di Boban alle spalle di Weah e Bierhoff, riporta il Tricolore a Milanello, compiendo un'esaltante rimonta sulla Lazio. 

L'idillio con l'allenatore romagnolo dura poco: Berlusconi, fedele al suo credo calcistico, vorrebbe imporre la difesa a quattro e il trequartista, Zaccheroni decide autonomamente e alla fine la sua strada si separa da quella del Milan nel 2001. Intanto il 1999 è anno di arrivi importanti: sbarcano Andriy Shevchenko (41 miliardi di Lire) e Serginho. Nel 2000 è la volta di Gennaro Gattuso, nel 2001 di Andrea Pirlo, Manuel Rui Costa e Pippo Inzaghi.

Ancor prima, nel 2000, agli Europei, il Cavaliere entra in tackle sulle scelte in finale del Ct. Dino Zoff.

"'Per amor di patria volevo stare zitto invece devo dire che si poteva e si doveva vincere. Da Zoff sono arrivati invece delle scelte indegne: Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un dilettante e noi avremmo vinto. D'altra parte, l'intelligenza e l'arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente indignato".

"Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane - afferma Berlusconi - Un giocatore di quel tipo, uno che non lo lasciasse libero di scorazzare a piacimento per tutta la partita. Sarebbe bastato questo per vincere''.

Le sue parole scateneranno un vero terremoto, causando le dimissioni dell'ex capitano azzurro. Il suo Milan invece naviga fra alti e bassi, passando nelle mani di Cesare Maldini e Tassotti, poi di Fatih Terim con alterne fortune. Nel maggio 2001 la squadra, con Cesare Maldini in panchina, travolge 6-0 l'Inter nel derby della Madonnina, un risultato destinato comunque a restare nella storia.

Carlo Ancelotti Paolo Maldini AC Milan Champions LeagueGetty Images

DA SHEVCHENKO A KAKÀ: IL MILAN DI ANCELOTTI

Il colpo Shevchenko, intanto, si rivela azzeccato: l'ucraino segna caterve di goal e si rivela un campione di alto livello. La nuova svolta per il Milan arriva però nel 2001, quando in panchina approda l'ex centrocampista rossonero Carlo Ancelotti al posto dell'esonerato Terim. 

Il calciomercato porta in dote altri campioni: Alessandro Nesta, Clarence Seedorf e Rivaldo. Al termine della stagione 2002/03 il Milan vince la settima Champions League della sua storia (la 4ª dell'era Berlusconi) battendo ai rigori nella finale di Old Trafford la Juventus di Lippi. Paolo Maldini solleva da capitano il suo primo titolo internazionale.

A fine stagione c'è anche il successo in Coppa Italia ai danni della Roma, trofeo che mancava nel palmarés durante la gestione del presidente rossonero. L'anno seguente è caratterizzato dagli arrivi di Cafu e Kakà. La squadra cade nella Supercoppa italiana contro la Juventus e in Coppa Intercontinentale contro il Boca Juniors, mentre vince la Supercoppa Europea a spese del Porto. 

In Champions League il cammino si arresta ai quarti con una clamorosa sconfitta nel ritorno con il Deportivo La Coruña, ma i rossoneri di Ancelotti si consolano con la vittoria dello Scudetto (il 17° della loro storia e il 7° per Silvio Berlusconi). Nel 2004/05, con l'arrivo in attacco di Hernan Crespo, il Diavolo ritrova la finale di Champions League, ma ad Istanbul soccombe incredibilmente ai rigori dopo una rimonta del Liverpool da 0-3 a 3-3.

Intanto Berlusconi, che per conflitto di interessi deve lasciare la carica da presidente nel biennio 2004-06, non rinuncia a dire la sua sulla squadra e anche con Ancelotti ha da ridire sul modulo utilizzato. 

"Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. - dice - Non è una richiesta, è un obbligo". 

"Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. - aggiunge - Eppure sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori [...] Sembra che non esista".

Ancelotti formalmente è diplomatico, ma al momento delle scelte decide sempre autonomamente. Nel 2005/06 la squadra approda in semifinale di Champions League, tuttavia lo scandalo Calciopoli conduce ad una forte penalizzazione in classifica (30 punti). Il club resta comunque in Serie A e nel 2006/07 vive il suo ultimo anno di gloria internazionale: ancora nella fortunata Atene ottiene il riscatto sul Liverpool, e con una vittoria per 2-1 sul Liverpool, conquista la 7ª Champions League (la 5ª dell'era Berlusconi). 

"Ventuno anni fa, - dichiara il numero uno rossonero - quando prendemmo il Milan sull'orlo del fallimento, ci prefissammo un obiettivo: portare la squadra ai vertici in Italia, in Europa e nel mondo. Ebbene, ci siamo riusciti!".

Il patron, tornato a ricoprire la carica di presidente effettivo dal 2006 al 2008, supera Piero Pirelli come presidente più longevo della storia del Milan (20 anni contro 19) e dopo aver vinto un'altra Supercoppa Europea (3-1 al Siviglia) e il Mondiale per club (4-1 al Boca Juniors) dal 2008 lascia nuovamente la carica presidenziale, riportando Galliani a vicepresidente vicario.

Dopo aver portato in rossonero nel gennaio 2007 Ronaldo 'Il Fenomeno' (7 milioni e mezzo di euro), si concede un ultimo grande sfizio, annunciato in pompa magna in campagna elettorale:

"Faccio quattro promesse ai tifosi: la prima è Silvio non mollare, la seconda è Silvio manda a casa Prodi, la terza è Silvio salvaci dai comunisti e la quarta è Silvio compraci Ronaldinho".

Il fuoriclase brasiliano, ormai nella fase calante della sua carriera, sbarca al Milan per circa 22 milioni di euro. Ronaldinho delizierà comunque i tifosi con i suoi colpi, pur non essendo più sul piano fisico il trascinatore che tutti avevano conosciuto con la maglia del Barcellona.

Carlo Ancelotti AC Milan 2007Getty Images

IL MILAN DI ALLEGRI E L'ULTIMO SCUDETTO

Fatta scorpacciata di nuovi successi in Italia e a livello internazionale, il capitano Paolo Maldini si ritira e il Milan è destinato a conoscere anni difficili. Ancelotti lascia nel 2009 con la squadra in Champions League. Leonardo guida la squadra al 3° posto nel 2009/10. Nel 2010 l'arrivo in panchina di Massimiliano Allegri coincide con l'ultimo Scudetto di Berlusconi. 

Ambrosini diventa capitano, vengono presi i vari Robinho, Van Bommel, Kevin-Prince Boateng, Cassano e Ibrahimovic, e l'allenatore livornese conduce la squadra al 18° Scudetto a distanza di 7 anni dall'ultima volta, interrompendo l'egemonia dell'Inter che durava da quattro stagioni. 

Sarà l'8° e ultimo conquistato nell'era Berlusconi. Allegri mantiene i rossoneri in Champions League per altri 2 anni, ma intanto emergono nuovi attriti con il patron, diventato dal 2012 presidente onorario.

Resta celebre la stilettata lanciata contro il suo allenatore prima del ritorno degli ottavi di finale di Champions League al Camp Nou contro il Barcellona, mentre è impegnato in campagna elettorale.

"Allegri? No el capisse un casso", dice ai cronisti che lo seguono.

Quella gara termina con un sonoro 4-0 per i blaugrana, che ribaltano il 2-0 rossonero di San Siro e passano il turno. Max resta alla guida della squadra fino a gennaio 2014, quando gli è fatale la sconfitta in campionato con il Sassuolo.

Milan Trofeo BerlusconiGetty Images

LA CRISI, L'ULTIMO TITOLO E IL CLOSING

Per il Milan, che con il ritiro di Ambrosini ha Riccardo Montolivo come nuovo capitano, tornano anni bui: spese sempre più ingenti, bilanci in rosso, giocatori a fine carriera con contratti troppo onerosi, difficoltà a ricostruire un progetto vincente. Nel 2016 chiude i battenti il Trofeo Berlusconi, un appuntamento che era diventato un classico ma che negli ultimi anni si era fatto fatica ad organizzare.

In panchina si alternano Tassotti (ad interim per un breve periodo), Seedorf, Filippo Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi e Montella, ma la squadra manca sistematicamente l'obiettivo della Champions League. Fra i calciatori che indossano la maglia rossonera in questi anni, c'è anche Mario Balotelli, con cui il patron ha un rapporto controverso legato alle stravaganza dell'attaccante.

"Balotelli? Se metti una mela marcia nello spogliatoio può infettare tutti gli altri. - dichiara prima del suo arrivo - Io ho avuto modo di dare un giudizio sulla persona Balotelli, non accetterai mai che facesse parte dello spogliatoio del Milan".

Silvio Berlusconi matura col tempo l'intenzione di cedere la società ad un gruppo che possa rilanciarla. Intanto, nel 2016 i rossoneri, con Montella in panchina, battono 4-3 ai rigori la Juventus di Allegri e tornano a conquistare un trofeo, la Supercoppa italiana, che sarà l'ultima dell'era del Cavaliere.

Dopo lunghe trattative, non sensa preoccupazione da parte dei tifosi e degli addetti ai lavori, nell'aprile 2017 c'è il closing che segna la fine dell'età d'oro del Milan sotto Silvio Berlusconi e il passaggio ad una cordata cinese guidata da Yonghong Li.

"Ancora grazie a tutti. - scrive in una commovente lettera di commiato - Lascio oggi, dopo più di 30 anni, la titolarità e la carica di presidente dell'A.C. Milan. Lo faccio con dolore e commozione, ma con la consapevolezza che il calcio moderno, per competere ai massimi livelli necessita di investimenti e risorse che una singola famiglia non è più in grado di sostenere... [...]". 

Trent'anni di grandi successi in cui il Milan è stato un esempio e un modello per molti club e che hanno visto vincere Berlusconi come nessuno è mai riuscito : il suo ricco palmarés da proprietario del Milan vede 8 scudetti, una Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, un Mondiale per club FIFA e 5 Supercoppe Europee.

Silvio Berlusconi - AC MilanGetty

IL RITORNO NEL CALCIO E IL PROGETTO MONZA

A Berlusconi, però, il calcio è sempre piaciuto e così, con Adriano Galliani, il Cavaliere il 29 settembre 2018 acquista il Monza. 

"Io tutti i lunedì vado a pranzo ad Arcore - racconterà Galliani - e senza farmi sentire dalla famiglia e dai top manager, dico a Berlusconi che la famiglia Colombo stava vendendo a un gruppo americano. A un certo punto Silvio Berlusconi dice a tutti: 'Cosa ne direste se prendessimo il Monza?'. E tutti dicono di sì. Allora mi dice: "Adriano vai e fai". Entro sera avevo già comprato il Monza. Vado ad incontrare Felice Colombo e ci diamo la mano: io e Felice non abbiamo fatto alcuna due diligence, ci siamo dati la mano, abbiamo detto una cifra e da quel momento tutto è andato in porto".

Con Galliani al timone come amministratore delegato, e Brocchi allenatore, i brianzoli vincono il Girone C della Serie C1 e conquistano subito la promozione in Serie B dopo 20 anni di assenza.

"In 24 mesi la vogliamo portare in Serie A. - annuncia allora Galliani - Ora l'obiettivo diventa difficile, ma il know how crediamo di averlo. Questo è il trentesimo trofeo vinto dal presidente Berlusconi". 

Nel suo primo anno in Serie B, tuttavia, la squadra, pur raggiungendo i playoff, è eliminata in semifinale dal Cittadella. I brianzoli si riscattano però nel 2021/2022, sotto la guida del nuovo tecnico, Giovanni Stroppa, già ex calciatore del Grande Milan: promozione storica, in Serie A.

Nella sua prima stagione in massima serie, il Monza si impone come una delle più belle novità dell’intero campionato. L’avvio è difficile, ma con la promozione in panchina di Raffaele Palladino la squadra accelera fino al punto di arrivare a sognare, per qualche settimana, una qualificazione europea.

Sono state queste le ultime emozioni da presidente di Silvio Berlusconi: un innovatore che ha cambiato il volto del calcio italiano come nessuno era mai riuscito a fare prima.

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