Osvaldo Ardiles, il mitico 'Ossie': leggenda del Tottenham, i Mondiali 1978 e la 'bicicletta' in 'Fuga per la vittoria'

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"Xavi del Barcellona giocava un po' come giocavo io" - Osvaldo Ardiles su se stesso

Aveva grande dinamismo e si muoveva da una parte all'altra del campo come un motorino inesauribile, ma la sua particolarità è che a questo abbinava una classe e una tecnica di primo livello.

Osvaldo Ardiles, che diventerà per tutti 'Ossie', è stato fra i protagonisti del Mondiale vinto dall'Argentina nel 1978 e di Spagna '82, con la particolarità di averlo giocato, lui, giocatore di movimento, con il numero 1 sulle spalle.

A livello di club la popolarità la raggiunge con il Tottenham, con cui vince 2 FA Cup e una Coppa delle Coppe. Ma la sua storia calcistica si scontrerà con la Guerra delle Falkland, nella quale perderà il cugino, e che gli creerà più di un problema. Gli Spurs lo cederanno in prestito al PSG, prima del suo ritorno a Londra per diventare una leggenda del club.

La struttura fisica longilinea e la sua professionalità gli permetteranno di giocare fino a 38 anni, per poi intraprendere la carriera da allenatore.

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GLI ESORDI IN ARGENTINA

Nato a Córdoba, in Argentina, il 3 agosto 1952, Osvaldo César Ardiles, come tanti ragazzi del suo Paese, inizia a giocare a calcio per strada con gli amici. Suo fratello gli affibbia il soprannome di 'El Pitón', 'Il Pitone', per le sue capacità di dribbling che a suo giudizio lo rendevano simile ad un serpente.

Con la palla fra i piedi Osvaldo ci sa fare e comincia il suo percorso calcistico nel Settore giovanile dell'Instituto, squadra della sua città, in cui gioca assieme ad un certo Mario Kempes. Con l'Instituto fa tutta la trafila fino alla Prima squadra, nella quale approda nel 1973.

"La mia posizione era un po' difficile da definire: metà creatore di gioco e metà distruttore - dirà -. Non ero un tipo di giocatore col fisico di quelli di oggi, ma piuttosto un centrocampista puro che raramente entrava in entrambe le aree. Il mio compito era quello di liberare il playmaker per dargli il tempo e lo spazio per creare".

Dopo 14 presenze e 3 goal nel 1974 passa al Belgrano, altra squadra di Córdoba, dove resta una sola stagione, totalizzando 16 partite con 2 reti. Ma il trasferimento decisivo della sua carriera è quello all'Huracán di Buenos Aires.

Qui, infatti, dopo aver abbandonato gli studi in Giurisprudenza per affermarsi nel calcio professionistico, esplode, giocando costantemente da titolare. A volerlo nella capitale era stato un certo César Luis Menotti, detto 'El Flaco', che nel 1973 nei panni di Direttore tecnico aveva portato la squadra a vincere il Titolo Metropolitano, primo e unico successo del club nel calcio moderno.

Menotti, prima di diventare il nuovo Ct. dell'Argentina ne intravede le straordinarie doti dinamiche e la classe, in un calcio, quello della seconda metà degli anni Settanta, che sta diventando sempre più atletico, e lo indirizza verso il suo ex club. Ardiles cresce e con le sue peculiari caratteristiche, diventa uno degli interni più forti del calcio argentino.

CAMPIONE DEL MONDO NEL 1978... CON IL NUMERO 1

Il Commissario tecnico della Selección lo fa esordire con l'Albiceleste il 3 agosto 1975 in Copa America contro il Venezuela (successo per 1-5 dell'Albiceleste), gara del Girone A in cui il ventitreenne timbra il suo debutto con un goal. In quell'edizione del Torneo continentale, Ardiles disputa 4 gare e va ancora a segno in casa nell'11-0 maturato sempre contro i Vinotinto.

Attorno a lui Menotti decide di costruire la squadra per i Mondiali del 1978. Artefice di un gioco semplice e teso ad arrivare alla finalizzazione, 'El Pitón' non è particolarmente amato dai tifosi. Ma il Ct. lo difende a spada tratta e lo inserisce fra i convocati del Mondiale casalingo del 1978. Ardiles è l'interno destro della squadra, di cui diventa il motorino perpetuo che detta i tempi di gioco accanto all'interno sinistro Gallego.

L'Argentina, seconda nel girone dietro all'Italia, raggiunge la finalissima a spese del Brasile grazie alla goleada rifilata al Perù di Quiroga, il portiere di origini argentine accusato da molti di essere il responsabile della disfatta della Blanquirroja che spiana le porte all'Albiceleste.

Il 25 giugno 1978, mentre a pochi chilometri di distanza gli ufficiali del Generale Videla torturano e uccidono altri argentini nella tristemente famosa Escuela de Mecanica, trasformata in lager dalla Dittatura, allo Stadio Monumental di Buenos Aires Ardiles e compagni si laureano Campioni del Mondo, battendo 3-2 l'Olanda dopo i tempi supplementari.

Argentina France 1978 World Cup; Passarela, Houseman, Galvan, Tarantini, Kempes, Fillol, Gallego, Ardiles, Luque, Valencia, OlguinGetty

'El Pitón', che gioca 6 gare in quel Mondiale, saltando esclusivamente il match con il Perù, è uno dei grandi protagonisti dell'impresa, assieme al bomber Mario Kempes, all'ala destra Daniel Bertoni, al capitano Daniel Passarella e al portiere Ubaldo Fillol. Gli argentini non riusciranno a ripetersi al Mundial di Spagna '82: usciranno nel girone dei quarti di finale per mano dell'Italia di Enzo Bearzot, vittoriosa 2-1 con reti di Tardelli, Cabrini e Passarella e poi capace dell'impresa sul Brasile.

Cinque presenze e una rete nel suo secondo Mondiale per Ardiles, che gioca, lui giocatore di movimento, con il numero 1 sulle spalle perché le maglie vengono assegnate in rigoroso ordine alfabetico, e si toglie anche la soddisfazione di andare a segno nel 4-1 sull'Ungheria, match in cui avvia e chiude l'azione del poker, esemplare di quelle che sono le sue caratteristiche. Chiuderà l'avventura con la Selección con 63 presenze e 8 goal.

Osvaldo Ardiles - ArgentinaGetty Images

L'AVVENTURA AL TOTTENHAM E LA GUERRA DELLE FALKLAND

La vittoria ai Mondiali di Argentina '78 dà ad Ardiles grande popolarità a livello internazionale. Il 23 febbraio 1978 la Comunità Europea con una delibera fa cadere il veto ai lavoratori stranieri nei Paesi membri. L'effetto è che anche nel calcio inglese cade l'ostracismo nei confronti dei cittadini stranieri.

La First Division 1978/79 è dunque ricordata come la prima dalla riapertura delle frontiere in Inghilterra. Nell'estate 1978 arrivano infatti tanti stranieri. A fare le cose in grande è soprattutto il Tottenham, neopromosso nel massimo campionato, che si porta a Londra ben 2 campioni del Mondo.

Tramite l'amico Harry Haslam, il manager degli Spurs Bill Nicholson si era procurato un contatto con Antonio Rattín, l'agente di Ardiles. Proprio colui che nel 1966 uscì da Wembley espulso, stropicciando la Union Jack britannica che figurava sulle bandierine del calcio d'angolo, dopo essersi provocatoriamente seduto sul tappeto rosso dove può passare soltanto la regina, consiglia agli Spurs l'acquisto di 'El Pitón'.

"Ardiles vuole venire a giocare in Europa", assicura Rattín a Nicholson.

Il manager non vuole perdere tempo e prenota subito un volo da 1500 sterline per il Sudamerica e un permesso di lavoro al suo allenatore Keith Burkinshaw. Questi incontra Ardiles in Argentina e i due raggiungono un accordo in appena 20 minuti, senza necessità dell'intervento di intermediari.

'El Pitón' consiglia a quel punto al tecnico inglese l'acquisto di un secondo argentino, il centrocampista offensivo-ala del Racing Avellaneda Ricardo Villa, anche lui campione del Mondo con la Selección (2 presenze contro Polonia e Brasile), che aveva nella velocità e nel tiro dalla distanza i suoi punti di forza.

Burkinshaw chiama in sede e ottiene l'ok dal presidente del Racing. Anche in questo caso la trattativa è molto rapida e viene chiusa il giorno seguente. Il doppio affare è tenuto segreto dal Tottenham fino al 7 luglio, ma poi esplode a livello mediatico facendo grande scalpore.

Il 'Daily Mail' ne parla come del "più sensazionale colpo del calcio inglese", il 'Guardian' afferma che "è come se il custode del club fosse andato a comprare una latta di vernice e ne fosse tornato con un quadro di Velázquez".

Sbarcato in Gran Bretagna Ardiles diventa per tutti 'Ossie' e di fronte alle enormi attese dei tifosi non tutto va inizialmente come preventivato. Il 19 agosto 1978 i due argentini fanno il loro esordio nel pareggio per 1-1 al City Ground contro il Nottingham Forest campione d'Inghilterra in carica.

Osvaldo e Ricardo si convincono di potersi adattare rapidamente al calcio inglese. Ma già alla seconda partita, la prima in casa in un White Hart Lane di bianco rivestito, gli Spurs con i due argentini rimediano un pesante 1-4 dall'Aston Villa. Il giovo veloce e frenetico che si pratica in Inghilterra e i tatticismi del Vecchio continente rendono i primi mesi in Inghilterra complicati per i due campioni del Mondo argentini.

L'esperto Tommy Smith, leggenda del Liverpool passato allo Swansea, fa uscire dal campo Ardiles in barella dopo 20 minuti, in un duro contrasto in cui l'argentino ha la peggio. Tutta la prima parte della stagione 1978/79 è caratterizzata da goleade subite dagli Spurs: 0-7 ad Anfield con il Liverpool, 0-5 in casa con i rivali dell'Arsenal.

Nonostante 'Ossie' e Ricky si diano da fare sul campo, i risultati delle prime due stagioni inglesi sono modesti per entrambi. Ardiles colleziona 38 presenze e 3 goal nel 1978/79, che vede gli Spurs terminare undicesimi, e 40 presenze e 3 goal nel 1979/80 con un 14° posto.

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Ma pian piano 'Ossie' entra nel cuore dei tifosi degli Spurs per la sua generosità abbinata alla qualità. La svolta arriva nella stagione 1980/81, caratterizzata da un'intesa sempre più brillante a centrocampo fra Ardiles e l'inglese Glen Hoddle. La scintilla con i tifosi scocca nel 3° Turno di FA Cup.

Nel replay con il Manchester United, Joe Jordan rompe la mascella al portiere Aleksic e il Tottenham deve giocare più di mezz'ora in 10 contro 11. Ma piazzatosi Hoddle, giocatore di movimento, in porta, trova la vittoria al 117' grazie ad un destro a giro all'incrocio dei pali di Ardiles al termine di un'azione manovrata.

Ardiles diventa il leader del centrocampo degli Spurs, che praticano un gioco manovrato e molto offensivo: 70 i goal segnati dai londinesi (4° attacco del torneo), a fronte dei 68 subiti, che valgono un 10° posto finale in campionato. Ma è in FA Cup che il Tottenham dà il meglio di sé: sconfitti facilmente QPR, Hull City, Coventry City ed Exeter, in semifinale i londinesi schiantano 3-0 nel replay il Wolverhampton con un gran goal di Ricky Villa dalla distanza, e volano in finale.

L'ultimo atto a Wembley vede gli Spurs affrontare il Manchester City. In occasione di quella finale un famoso duo pop-rock inglese, gli Chas ‘n’ Dave, dedica una canzone, Ossie’s Dream, al centrocampista argentino. Il pezzo poi diventerà una sorta di inno per i tifosi di White Hart Lane.

"In our ranks there’s Ossie Ardiles - recita il testo -. He’s had a dream for a year or two that one day he’s gonna play at Wembley. Now his dream is coming true. Ossie we’re gonna be behind you. Together man for man, We know you’re gonna play a blinder. In the cup for Totting-ham".

Ovvero:

"Tra le nostre fila c'è Ossie Ardiles. Ha sognato per un anno o due di giocare un giorno a Wembley. Adesso quel sogno è diventato realtà. Ossie, noi faremo il tifo per te. Tutti quanti insieme sappiamo che giocherai alla grande. In Coppa per il Tottingham (storpiatura del nome Tottenham)".

Ardiles domina il centrocampo, ma sarà ancora Ricky Villa a prendersi la scena. Dopo l'1-1 della prima gara, cinque giorni dopo si replica e il compagno di squadra di 'Ossie' decide la ripetizione, con la gara sul punteggio di 2-2, depositando in rete il pallone al termine di uno slalom da applausi. È il 3-2, che consente ad Osvaldo e Ricky di alzare al cielo il loro primo trofeo europeo. L'ex Huracán chiude la stagione con 36 presenze e 5 goal in campionato.

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Anche in virtù di questo successo, gli Spurs iniziano la stagione 1981/82 con il proposito di provare a inserirsi nella lotta per il titolo. Vincono subito il Charity Shield, condiviso con l'Aston Villa in virtù del risultato di 2-2. Il campionato vedrà invece il Tottenham piazzarsi 4° a -16 dal Liverpool, è tuttavia nelle Coppe che i londinesi danno il meglio di sé e si guadagnano l'accesso alle semifinali di FA Cup contro il Leicester City e di Coppa delle Coppe contro il Barcellona.

Ma in Primavera irrompe sulla scena la Guerra delle Falkland o Malvinas (in lingua spagnola) fra la Gran Bretagna e l'Argentina. Tra marzo e maggio del 1972 l'arcipelago al largo del Paese sudamericano, di proprietà dei sudditi di sua maestà, diventa teatro di scontro fra il Regno Unito e l'Argentina, che ne rivendica la proprietà.

Il 2 aprile 1982 il generale Leopoldo Galtieri, al vertice della dittatura militare argentina, ordina l'invasione militare dell'arcipelago, scatenando l'immediata risposta dei britannici. Quel giorno il Tottenham prepara la semifinale di FA Cup contro le Foxes, e Ardiles ha già un accordo con i londinesi per tornare in patria dopo la gara per preparare i Mondiali di Spagna '82, con eventuale permesso di rientro per la finale.

Per lui e per Villa, argentini in terra inglese, il clima si fa subito pesante. Proprio 'Ossie', fino a quel momento rispettato e ammirato dagli inglesi, è vittima di insulti e sonori fischi. Ma Ardiles è regolarmente in campo il 3 aprile, giorno della partita. La sua famiglia è messa sotto scorta, sa benissimo che il clima è teso ma vuole giocare quella gara.

Non così Villa, che preferisce accomodarsi in panchina. Si gioca a Birmingham e appena tocca il primo pallone, Osvaldo è vittima di fischi e insulti provenienti dal settore dei tifosi del Leicester City ma anche di una parte dei sostenitori degli Spurs. Gli altri tifosi del Tottenham, tuttavia, lo difendono ed espongono uno striscione:

"Argentina, puoi tenerti le Malvinas se ci lasci Ossie", recita la scritta in inglese.

Ad un certo punto, per rincarare la dose, i tifosi del Leicester City intonano anche il coro:

"England, England!".

Immediata è però la replica del cuore dei tifo Spurs:

"Argentina, Argentina!".

Lo sport dimostra di essere più forte della guerra. Ardiles in campo fa il suo, non lasciandosi condizionare dal clima esterno, e offre a Crooks l'assist per il 2-0 che vale la seconda finale di FA Cup consecutiva. Tuttavia in Gran Bretagna si respira un'aria pesante e 'Ossie', concluso il match, fa ritorno in Argentina dopo 26 presenze e 2 goal stagionali in campionato.

"È come essere in guerra con mio fratello - dichiara il centrocampista -, il Paese in cui sono nato è in guerra con quello che mi ha adottato".

Senza il suo carismatico centrocampista, il Tottenham è eliminato nelle semifinali di Coppa delle Coppe dal Barcellona. In FA Cup, invece, arriva il bis con un successo per 1-0 nel replay della finale contro il QPR (1-1 la prima partita) deciso da una rete di Hoddle. Ma il momento più drammatico per 'Ossie', che nel frattempo prepara l'appuntamento di Spagna '82 con i compagni di Nazionale, deve ancora arrivare.

Sono le 16.41 del 1° maggio 1982, quando un Sea Harrier, l’aereo da caccia navale in dotazione alla Royal Navy britannica, abbatte un aereo da combattimento della Fuerza Aerea Argentina, mentre tenta un’ardita manovra di attacco a una fregata inglese. Il pilota è il primo argentino a rimanere ucciso nella Guerra delle Falkland. Il suo nome é José Leonidas Ardiles, cugino di Osvaldo, primo tenente dell’aviazione argentina.

"È stato Il momento più difficile della mia carriera - ammette 'Ossie' - ero diviso tra il Paese in cui ero cresciuto e quello che mi aveva accolto come un figlio, e in cui vivevo. La morte di mio cugino mi prostrò terribilmente: la guerra l’avevo sempre considerata un evento lontano, e invece mi era entrata in casa".

Al termine di pesanti combattimenti, il 13 giugno le Isole Falkland tornano sotto il controllo britannico con la resa delle forze argentine guidate dal generale Menendez dopo 4 giorni di assedio. I giocatori argentini, che si trovano in Spagna per i Mondiali, vengono informati dell'esito del conflitto.

Osvaldo Ardiles PSG 1982Archivo

DAL PSG AL RITORNO A LONDRA

Eliminata l'Argentina ai Mondiali spagnoli, Ardiles si ritrova fra l'incudine e il martello e deve prendere una decisione per la sua carriera, visto che l'Inghilterra gli ha anche sospeso il permesso di lavoro per 2 mesi. Così sceglie di cimentarsi con il calcio francese e accetta l'offerta di prestito del PSG, mentre il suo amico Villa, forte delle lezioni di Inglese che aveva preso, sbarca nella NASL nordamericana.

L'esperienza parigina sarà tutt'altro che esaltante per il centrocampista argentino: 17 presenze fra Division 1 e Coppa delle Coppe, e un solo goal, realizzato il 26 ottobre 1982 nella vittoria casalinga per 4-3 sullo Strasburgo. A gennaio, con il PSG 4° in campionato, Ardiles fa ritorno a Londra.

Gioca ormai con il contagocce, e il suo dinamismo non è più quello dei tempi migliori, ma nel 1983/84 aiuta la squadra a conquistare la Coppa UEFA. Nella cavalcata degli Spurs colleziona 3 presenze e un goal. Le prime 2 arrivano nei quarti di finale contro l'Austria Vienna, contro cui segna anche la rete del provvisorio 1-2 in trasferta, fondamentale per il passaggio del turno degli inglesi. L'ultima è quella della finale di ritorno.

Tottenham 1984 Osvaldo ArdilesGetty

Dopo il pareggio per 1-1 all'Heysel di Bruxelles, che l'anno seguente diventerà tristemente famoso, gli Spurs soccombono 1-0 contro l'Andelecht di Paul Van Himst al White Hart Lane davanti ai propri tifosi. Burkinshaw si gioca la mossa della disperazione al 79', quando manda in campo il trentunenne Ardiles al posto di Paul Miller. E come per magia, 'Ossie' propizia la rete del pareggio inglese: all'84' controlla una palla proveniente dalla destra e con un forte tiro la manda a incocciare con la traversa.

Dopo il rimbalzo del legno, la sfera torna in campo e Graham Roberts in mischia insacca l'1-1. La gara giunge ai rigori, che premiano gli inglesi grazie all'errore decisivo dagli 11 metri dell'islandese Arnor Gudjohnsen, papà di Eidur, che diventerà un volto noto in Inghilterra, in particolare per i tifosi del Chelsea.

Il Tottenham si impone 5-4 ai rigori e Ardiles ha la soddisfazione di vincere con gli Spurs anche un titolo europeo. Il binomio con il club londinese dura fino al 1987/88, e l'argentino che incrementa nuovamente le presenze in campo a dispetto dell'età, diventa una vera leggenda della società inglese. In tutto, quando lascia il Tottenham, ha giocato 311 partite e segnato 25 goal e vinto 2 FA Cup e una Coppa UEFA in 10 anni di militanza. Nel 1985 fa anche una comparsata nel campionato australiano con il St. George FC.

ATTORE IN 'FUGA PER LA VITTORIA'

Agli inizi degli anni Ottanta per 'Ossie' si spalancano anche le porte del cinema. Il centrocampista argentino recita insieme ad altri campioni come Pelé, Van Himst, Deyna, Bobby Moore e al noto attore Sylvester Stallone nella celebre pellicola 'Fuga per la vittoria'.

Diretto da John Huston, e ispirato liberamente a fatti realmente accaduti, il film racconta la storia di un gruppo di prigionieri alleati in mano ai nazisti durante la seconda Guerra Mondiale. I prigionieri progettano un’evasione. L'occasione arriva in una partita di calcio da disputare contro una Selezione di calciatori tedeschi.

La squadra potrebbe scappare durante l'intervallo, ma per orgoglio e amore del calcio i prigionieri alla fine tornano in campo e pareggiano la partita, confondendosi alla fine con il pubblico festante e riuscendo ugualmente a riguadagnare la libertà.

ardiles evasion o victoria

Ardiles, che gioca con la maglia numero 8, interpreta la parte di un prigioniero francese. La scena più bella che lo vede protagonista è quella in cui esegue alla perfezione una 'bicicletta' su un malcapitato tedesco: il gesto tecnico consiste nell’alzare dietro di sé il pallone, trattenendolo tra la punta di un piede ed il tacco dell’altro, per andare poi a colpirlo di tacco per eseguire un pallonetto a scavalcare il proprio marcatore che solitamente è posizionato frontalmente.

Un gesto bellissimo, inventato negli anni Cinquanta dal cileno Augusto Arenas, e che ha avuto in Italia un valido interprete nell'attaccante Vito Chimenti.

Ma oltre che prodursi in questa giocata, che avvia l'azione della rovesciata vincente di Pelé, Ardiles è anche il giocatore degli alleati che con una scivolata fuori tempo propizia il calcio di rigore nel finale in favore dei tedeschi, poi parato da Sylvester Stallone. Un'interpretazione, quella di 'Ossie', che lo farà entrare ancora di più nella leggenda del calcio.

GLI ULTIMI ANNI E LA CARRIERA DA ALLENATORE

Salutato il Tottenham nel 1988, Ardiles gioca con Blackburn Rovers e QPR sempre in Inghilterra, poi fa un'esperienza nell'American Soccer League con il Fort Lauderdale Strikers e chiude la carriera da calciatore disputando due stagioni da allenatore-giocatore con lo Swindon Town in Second Division, la Serie C inglese. Appende definitivamente le scarpette al chiodo nel 1991, all'età di 38 anni.

La sua carriera in panchina lo porta a guidare diverse squadre. Inizia con il Newcastle United in First Division nel 1991/92, ma è esonerato nel febbraio 1992 con la squadra al penultimo posto. Positiva è invece l'esperienza con il WBA, che attraverso la vittoria dei playoff porta dalla Third alla Second Division.

Il Tottenham, tornato in Premier League, gli offre la panchina nel 1993/94. Ardiles porta a Londra il tedesco Jurgen Klinsmann e i rumeni Popescu e Dumitrescu, ma la squadra si piazza 15ª in campionato. 'Ossie' comincia da allenatore degli Spurs anche l'anno seguente, salvo essere esonerato nell'ottobre 1994.

osvaldo ardiles - manchester united 0 dinamo 0 - champions league 14091999

A quel punto Ardiles inizia un piccolo giro del Mondo che lo porta ad allenare squadre in diversi Paesi: il Guadalajara in Messico (1995), lo Shimizu S-Pulse in Giappone (1996-98), la Dinamo Zagabria (1999), gli Yokohama Marinos (2000-01), Tokyo Verdy (2003-05) e Machida Zelvia (2012), sempre in Giappone, l'Al-Ittihad in Arabia saudita (2001), il Racing Avellaneda (2002/03), l'Huracán (2007) e il Cerro Porteño (2008) in patria, il Beitar Gerusalemme in Israele (2006).

Nel Paese del Sol Levante si toglie le maggiori soddisfazioni vincendo 2 Coppe di Lega (1996 e 2001), 2 Tokai Cup e una Coppa dell'Imperatore (2004). Nel 2004 è anche nominato allenatore dell'anno della J-League.

Sposato nella vita privata con Silvia Navarro dal dicembre 1973, Ardiles ha stabilito la sua residenza a Londra, a Broxbourne, nella periferia Nord della città. Ha due figli, Pablo e Federico, ed è nonno di tre nipoti. Nel gennaio 2014, mentre si trovava nella Falkland per girare un documentario assieme a Ricardo Villa, è rimasto coinvolto in un incidente stradale.

In quest'ultimo ha riportato ferite lievi e gli sono stati applicati venti punti di sutura alla testa. Dal 2008 il suo nome, assieme a quello di Ricardo Villa, figura nella Hall of Fame del Tottenham e nel 2013 ha vinto il Golden Foot.

Opinionista per 'RTE Sport' ai Mondiali 2010 e 2014, di recente, nell'aprile 2022, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore. L'operazione, effettuata nell'ospedale St. Barts, è perfettamente riuscita e la leggenda argentina ha ringraziato i medici "per il lavoro eccezionale e straordinario che hanno svolto".

Ancora oggi amatissimo dai tifosi del Tottenham, 'Ossie' è l'unico argentino a figurare nella lista delle 100 leggende di ogni tempo della Football League.

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