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Mourinho calciatore: le orme di papà Felix, le serie inferiori e il ritiro a 24 anni

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L'allenatore dev'essere stato un grande giocatore? Il filo che lega le ‘due vite’ calcistiche è da sempre un tema di discussione, che molto spesso non mette tutti d’accordo. Alcuni sostengono che le esperienze in campo e nello spogliatoio rappresentino un bagaglio insostituibile nella gestione di una squadra, altri portano avanti la tesi secondo cui a volte lo studio, il talento e le idee possono sostituire una passato sul rettangolo verde di gioco e consentire il raggiungimento di traguardi importanti.

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Con 26 trofei in bacheca tra competizioni nazionali e internazionali, vinti in quattro nazioni differenti, si può certamente annoverare in questa seconda categoria José Mario dos Santos Mourinho Felix, comunemente conosciuto come José Mourinho. Nonostante una carriera da calciatore non particolarmente esaltante, il lusitano è riuscito a trionfare in Portogallo, il suo Paese, prima di conquistare titoli in Inghilterra, Italia e Spagna, oltre a vincere in Europa con i successi in Coppa UEFA e Champions League. Una carriera in panchina incredibile, che lo proietta di diritto tra i migliori allenatori della storia del calcio, senza però essere passato attraverso un percorso da giocatore d'alto livello.

Venuto al mondo a Setubal, città a sud-est di Lisbona affacciata sull’Oceano Atlantico, in una sera di gennaio, ed esattamente il 26, del 1963 da papà Felix e mamma Maria, il piccolo Josè deve il suo amore per il calcio al padre, portiere che in carriera ha vestito le maglie del Vitoria Setubal e del Belenenses, oltra quella della nazionale in occasione di una sfida contro l'Irlanda, prima di appendere gli scarpini al chiodo e iniziare a ricoprire il ruolo di allenatore.

In quegli anni, il Portogallo viveva un periodo di grandi cambiamenti, con il regime di Estado Novo che nel 1974 venne rovesciato al termine di una guerra coloniale e la Rivoluzione dei garofani.

"Erano anni di grandi cambiamenti per il Portogallo e per me sono stati un’esperienza di vita positiva che mi ha preparato ad affrontare il futuro" racconterà Mourinho.

Proprio il 1974 rappresenta un annata cruciale per la famiglia Mourinho: in quel momento papà Felix decide di iniziare il secondo capitolo calcistico della sua vita, intraprendendo la carriera da allenatore.

José, in quegli anni soprannominato Ze Mario, è affascinato da quel pallone che rotola e segue le orme del padre. José tira i primi calci alla sfera nelle fila delle giovanili dell'Uniao Leiria, prima di seguire Felix al Belenenses, dove l'ex portiere ricopre il ruolo di tecnico della prima squadra. Un'avventura divisa in due parentesi dall'esperienza nelle fila del Rio Ave, sempre al seguito del padre.

Proprio durante la militanza nelle fila del Rio Ave accade un episodio che cambia per sempre il percorso e la vita di José Mourinho. A rivelarlo nel 2004 è il 'Guardian', che riavvolge il nastro e racconta un curioso retroscena.

Corre l'anno 1982 e in occasione di una sfida contro lo Sporting Lisbona papà Felix è deciso a ovviare all'assenza di un titolare schierando dal primo minuto proprio suo figlio, il 19enne José. Ma quando la notizia arriva all'orecchio del presidente José Maria Pinho, il numero uno del club lusitano minaccia l'allenatore di licenziarlo. Una presa di posizione che non lascia scelta al tecnico, che è costretto a mandare in panchina il giovane terzino.

Il quotidiano inglese spiega che proprio in occasione di quel mancato esordio è scattata la scintilla nel giovane José, che inizia a immaginare un futuro in panchina.

Tuttavia Mourinho non rinuncia alla sua carriera e continua a giocare. Torna al Belenenses insieme a suo padre, prima di staccarsi da lui e iniziare a giocare nelle serie inferiori. Negli anni successivi veste le maglie di Sesimbra e Comercio e Industria, formazione di Setubal, la sua città natale.

Il richiamo della panchina diventa man mano sempre più forte, tanto da spingere José a rinunciare alla carriera di calciatore. Nel 1987, all'età di 24 anni, Mourinho decide che - nonostante la giovane età - è arrivato il momento di appendere già definitivamente gli scarpini al chiodo e iniziare un nuovo percorso.

"Ho capito che non potevo essere un grandissimo giocatore, che non avevo il talento sufficiente - affermerà più avanti ai microfoni di 'Sky Sport' – e ho capito che anche da giovane ero più allenatore in campo che giocatore".

Mourinho si iscrive all’Università Tecnica di Lisbona per studiare educazione fisica, dove conseguirà il titolo che gli consente di insegnare, ruolo che ricopre come freelancer in alcune scuole primarie per cinque anni.

Nel frattempo, ed esattamente nel 1987 - si reca in Scozia - ed esattamente a Largs, località di 11 mila anime a ovest di Glasgow -, dove inizia a frequentare il corso per allenatori UEFA in compagnia dell’ex giocatore di Scozia e Manchester United Gordon Strachan.

L'inizio di un percorso che lo ha portato a diventare lo 'Special One', in una carriera ricca di trionfi sulle panchine di Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid e Manchester United.

Dopo gli inizi nel settore giovanile del Vitoria Setubal e come collaboratore tecnico nell'Estrela Amadora e nell'Ovarense, grazie alla conoscenza ottima dell'inglese Mourinho viene chiamato dallo Sporting Lisbona nel 1992 per ricoprire il ruolo di interprete e assistente di Bobby Robson.

“Quando l’ho incontrato era un semplice insegnante di educazione fisica. Il presidente ha ingaggiato un giovane brillante chiamato José Mourinho e mi ha detto che sarebbe diventato il mio interprete. Un ragazzo di bell’aspetto; gli dicevo di non starmi vicino troppo spesso! Sapevo che era un ragazzo portato e che un giorno mi avrebbe lasciato".

Dopo lo Sporting, Mourinho sarà il vice di Robson anche al Porto e al Barcellona, prima di spiccare definitivamente il volo.

Quell’ex terzino dal fisico esile ha vinto la sua scommessa: nonostante una carriera da calciatore non di prim’ordine e il ritiro a soli 24 anni, è riuscito a salire sul tetto d’Europa grazie a un lungo percorso fatto di studio e ore passate sul campo.

"Se la gente pensa che io sia frustrato perché non sono stato un calciatore di alto livello, si sbaglia – ha dichiarato a 'Esquire' lo stesso Mourinho -. Non lo sono per nulla... Sin dall’inizio, ho sempre pensato di essere più portato a fare l’allenatore che il calciatore, quindi una volta terminati gli studi accademici e i corsi da allenatore, iniziare a fare questo lavoro è stata una conseguenza naturale".
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