Michel Platini alla Juventus: 5 anni fra goal e trionfi che lo hanno incoronato 'Le Roi'

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"Non avevo lo scatto di Maradona, non avevo il fisico di Rummenigge, né la corsa di Tardelli, ma avevo la capacità di anticipare, intuire in anticipo le mosse degli avversari e i loro pensieri" - Michel Platini alla 'Rai'

Arriva in Serie A dopo i Mondiali del 1982 con la fama di divetto capriccioso e incostante, che non ama particolarmente il contatto fisico. È pigro per natura e ha folti capelli riccioluti. E in effetti Michel Platini ci mette un po' ad ingranare in Italia, il Paese dei suoi antenati, che nel 1919 lasciarono Agrate Conturbia, un piccolo paese nel Novarese: ma una volta che comprende le differenze con il calcio francese, grazie a due piedi sublimi, con cui sa far fare al pallone quello che vuole, comincia a trovare il goal con grande regolarità.

Pur non essendo un centravanti, e muovendosi per il campo con l'andatura apparentemente indolente di chi è capitato lì per caso, da regista offensivo trasforma con precisione chirurgica i calci di punizione, è micidiale nei colpi da lontano e inventa goal e assist bellissimi, che fanno sobbalzare i tifosi sugli spalti e gli consentono di vincere tre volte di fila il titolo di capocannoniere della Serie A.

A Torino il numero 10 francese finirà per consacrarsi campione assoluto e in cinque anni trascinerà i bianconeri a vincere tutto. A coronamento della sua immensa classe, arriveranno per lui anche tre Palloni d'Oro. Il tutto prima che il francese dentro di sé senta di aver dato ormai tutto quello che aveva, e decida, a soli 32 anni, di ritirarsi dall'attività agonistica, lasciando un vuoto incolmabile a tutti coloro che adoravano le sue giocate e in particolare ai tifosi juventini.

Michel Platini-

PLATINI A TORINO... "PER UN TOZZO DI PANE"

Nato a Joeuf il 21 giugno 1965, Platini si era imposto all'attenzione con le maglie di Nancy e Saint-Etienne, oltre che con quella della Francia, e dopo aver subito un grave infortunio (una triplice frattura della gamba destra) ed essere stato ad un passo dall'Inter nel 1978 (i nerazzurri sono costretti a rinunciarci nonostante abbiano l'accordo col giocatore, perché le frontiere rimarranno ancora chiuse, contrariamente alle previsioni del club), viene annunciato dalla Juventus nella primavera del 1982.

Le frontiere si erano riaperte soltanto nel 1980, mentre all'inizio dell'anno che condurrà ai Mondiali di Spagna la FIGC aveva annunciato l'apertura a due stranieri per squadra a partire dalla stagione calcistica 1982/83. Per le società c'è però poco tempo per muoversi: il 30 aprile scade infatti il termine stabilito dalla Federazione per depositare il precontratto per l'acquisto del 2° straniero.

Nel frattempo l'Avvocato Gianni Agnelli, patron della Juventus, si era innamorato del talento del numero 10 francese, che ha dato spettacolo il 23 febbraio 1982 al Parco dei Principi contro l'Italia di Bearzot, che appena qualche mese più tardi si sarebbe laureata campione del Mondo. Platini gioca una partita eccezionale, che lui stesso considera la migliore di sempre in Nazionale.

Prima narcotizza Tardelli, delegato alla sua marcatura, e Zoff: controllo su palla servita da Tigana, finta di bacino e destro rasoterra chirurgico dal limite dell'area che si infila all'angolino basso. Poi giganteggia nel gioco, dettando i tempi dei Bleus a suo piacimento, con Tardelli che lo rincorre a vuoto e non riesce ad arginarlo.

Sfiora il raddoppio pochi minuti dopo la rete che sblocca la partita e successivamente, a inizio ripresa, colpisce in pieno la traversa con uno spettacolare destro al volo. Il numero 10 continua a giganteggiare e la Francia trova anche il raddoppio con Bravo, per il 2-0 finale che la dice lunga sul dominio nel gioco dei transalpini.

Agnelli non ha più dubbi: il nuovo numero 10 della Juventus dev'essere il riccioluto francese. Lo hanno impressionato la sua classe e il piacere per la bella giocata. Subito contatta allora al telefono il direttore de 'L’Equipe', Edouard Seidler, che gli conferma che il talento transalpino è in scadenza di contratto con il Saint-Etienne, ma occorre convincere Michel e battere la concorrenza di Arsenal e PSG, altri club interessati al giocatore, e della Roma di Dino Viola.

L'Avvocato deve inoltre persuadere della bontà dell'operazione il presidente Boniperti, che in quel momento è concentrato sull'affare Boniek, per il quale c'è da scardinare la burocrazia di un Paese oltre Cortina come la Polonia. Superati i dubbi iniziali dell'ex bandiera juventina, è proprio quest'ultima a prendere in mano l'affare.

Agnelli lo chiama e gli chiede di mandare in Francia un emissario: si tratta di Franco Barettini, grande diplomatico e amico del presidente juventino, che parte per la Francia, parla con il procuratore di Platini, Bernard Genestar, lo stesso che cura gli affari di numerosi artisti francesi, tra cui Johnny Halliday, e definisce l'accordo per il trasferimento del giocatore alla Juventus.

Il pomeriggio del 30 aprile 1982, ultimo giorno valido per poter depositare il precontratto di calciatori stranieri, Platini sbarca a Torino. Con quello che costituisce un vero e proprio blitz, il centrocampista offensivo francese raggiunge la sede della Vecchia Signora e in poche ore discute il contratto e lo firma.

Appena firmato il contratto, Boniperti dice al calciatore francese:

"Adesso che è della Juventus, deve tagliarsi i capelli".
"Ha forse paura che mi possano cadere?", replica Platini.

Il presidente incassa e a quel punto fa parlare il grande acquisto con Agnelli.

"Erano proprio le ultime ore del calciomercato - racconterà Platini a 'Tuttosport' -, e Boniperti mi passa al telefono l’Avvocato. L’Avvocato? Per me non era nessuno, non sapevo chi fosse, gli avvocati erano già presenti per la stesura del contratto. 'L'Avvocato Agnelli', precisò Boniperti".
"L’Avvocato mi parla in francese, perfetto, e da quel momento per sempre si è rivolto nella 'mia' lingua. Forse non vedeva l’ora di poter parlare francese liberamente, e non di affari, con qualcuno. Mi disse: 'Benvenuto. Sappia che vogliamo vincere la Coppa dei Campioni'. 'Boeuff - risposi -, ci provo...' ".

Il numero 10 passa alla Juventus, che ha già definito l'acquisto di Zbigniew Boniek, per appena 148 milioni di Lire, pari a un milione e 280 mila franchi francesi, l'indennizzo richiesto dal Saint-Etienne. Al calciatore va un ingaggio base da favola di 500 milioni di Lire più i proventi derivanti dalle sponsorizzazioni.

Definito il suo futuro, Michel torna in Francia, perché c'è una stagione da concludere, e la Juventus vorrebbe che la notizia del suo ingaggio restasse riservata. Il timore è quello che possa avere ripercussioni negative sulla squadra, impegnata la domenica successiva nella trasferta di campionato contro l'Udinese.

Tuttavia qualcosa filtra da Parigi.

"Squilla il telefono rosso e una voce ci dice che Platini sta partendo per l'Italia - rivelerà un giornalista transalpino amico del calciatore -. L'informatore è anonimo, ma solo un tecnico dell'aeroporto di Lione poteva darci una simile soffiata. Così noi siamo stati i primi a sapere del viaggio di Platini a Torino, a bordo di un Petit Cessna a quattro posti".
"Quando abbiamo rilanciato la notizia in Italia, nessuno voleva crederci. Per convincere un giornale di Milano, poiché nel frattempo avevamo raggiunto Michel nello studio di Boniperti, abbiamo dovuto far ascoltare la registrazione delle voci di Platini e Boniperti. Il giornalista milanese, che non voleva crederci, era addolorato, perché continuava a dire che era impossibile, perché Platini era stato acquistato dall’Inter!".

Verso le 19.30 di quel venerdì 30 aprile 1982, Boniperti è così costretto ad annunciare il grande colpo.

"Diciamo che l'abbiamo preso per un pezzo di pane - commenterà l'Avvocato Agnelli ai microfoni dei giornalisti a distanza di qualche anno -, diciamo che ci abbiamo aggiunto molto caviale, ma se l'è meritato".

Liam Brady, l'irlandese che in quel momento gioca con il numero 10 nella squadra di Giovanni Trapattoni, è scaricato nel giro di pochi minuti e sarà ceduto alla Sampdoria. Nonostante questo, reagisce da campione e contro l'Udinese è uno dei migliori in campo, per poi confermarsi nell'ultima giornata il 16 maggio a Catanzaro, quando gioca una gara molto positiva e trasforma con freddezza il rigore che regala il 20° Scudetto alla Vecchia Signora. Questo nonostante già sapesse che sarebbe andato via in estate.

I PROBLEMI DI AMBIENTAMENTO E LA PUBALGIA

Il finale della stagione 1981/82 riserva a Platini amare sconfitte: il suo Saint-Etienne perde lo Scudetto francese all'ultima giornata, superato dal Monaco, mentre la Coppa di Francia sfugge nella finalissima con il PSG (8-7 ai rigori). Non gli va meglio con la Francia, con la quale deve accontentarsi del 4° posto ai Mondiali di Spagna 1982 dopo aver perso in modo rocambolesco la semifinale con la Germania Ovest e successivamente la finalina con la Polonia.

Quello che si aggrega alla formazione di Trapattoni nel corso dell'estate è dunque un Platini particolarmente determinato a riscattarsi. Il francese e Boniek si aggiungono ad una rosa che conta ben sei campioni del Mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Paolo Rossi). La convinzione diffusa è che la Juve e i suoi tifosi possano sognare in grande e sia la favorita per lo Scudetto, ma la realtà dirà cose differenti.

Il fantasista francese debutta in bianconero il 18 agosto 1982 allo Stadio Cibali di Catania per il Girone 6 della Coppa Italia. La squadra di Trapattoni pareggia 1-1 contro gli etnei, con rete di Marocchino per gli ospiti, e Michel capisce che c'è da lavorare parecchio prima che i bianconeri diventino la macchina perfetta che i tifosi immaginano.

Nella gara successiva, il 22 agosto, davanti ai suoi tifosi, la Vecchia Signora ottiene la prima vittoria stagionale: 2-1 il punteggio contro il Pescara, che diventa la prima squadra ad essere punita dal nuovo asso juventino. Pallonetto a superare i difensori abruzzesi e poi esterno destro al volo a battere il portiere Bartolini in uscita.

Platini lascia intravedere ciò che può dare, ma l'esordio in Serie A, il 12 settembre 1982 al Ferraris contro la Sampdoria del giovane talento Roberto Mancini, prelevato in estate dal Bologna dal presidente Mantovani, è disastroso. I genovesi vincono infatti 1-0 con rete di Ferroni, e Platini viene imbrigliato.

Il numero 10 è perplesso, come tutto l'ambiente, tanto più che il grande ex, l'irlandese Brady, risulta a fine partita il migliore in campo. Ma la settimana successiva ai bianconeri torna il sorriso: vittoria casalinga per 2-0 sul Cesena e primo sigillo in Serie A del francese, grazie al ritorno al goal di Bettega dopo oltre un anno di astinenza e ad un sinistro morbido della sua stella francese, servito in verticale da Boniek, e abile ad anticipare l'uscita del portiere romagnolo.

Il ghiaccio è rotto ma sono mesi molto duri per Michel: il grande acquisto dà il suo apporto anche in Coppa dei Campioni, segnando 2 goal fra andata e ritorno nel Primo turno contro i danesi dell'Hvidovre IF, è tormentato dalla pubalgia e dai problemi di ambientamento e per questo discusso e in alcune occasioni contestato dai suoi nuovi tifosi. C'è persino chi lo considera un lusso per la squadra bianconera.

Di sicuro i due grandi colpi sono incostanti: Boniek è anarchico, Platini segna altri 3 goal pesanti in casa alla 7ª contro la Roma (tap-in vincente dell'1-1 su tiro-cross di Tardelli), alla 9ª con il Pisa (destro vincente da centro area dopo uno scambio in velocità con Rossi) e alla 10ª nel Derby di andata col Torino, quando ribadisce in rete col destro dopo un bel salvataggio di Terraneo su Tardelli, e decide la stracittadina.

I 4 goal in campionato di Michel nel 1982 non bastano ai bianconeri per tenere il passo delle prime: dopo una certa alternanza in avvio di torneo, con le rivelazioni Sampdoria, Pisa e Verona che si alternano al comando con la Roma di Liedholm, quest'ultima, pur battuta dai bianconeri nello scontro diretto, prende il largo.

Al termine del girone di andata i giallorossi sono campioni d'inverno con 22 punti, seguiti dal Verona di Bagnoli con 20 e dall'Inter di Marchesi con 19. La Juventus che doveva essere la squadra 'ammazzacampionato' è invece quarta con 4 lunghezze di ritardo dalla vetta. Michel critica Trapattoni per uno schieramento a suo dire troppo difensivo, e intanto in Francia qualcuno già parla di un suo ritorno in patria anticipato.

A dicembre il numero 10 viene finalmente seguito da uno specialista per curare il suo problema. Il 16 gennaio, però, la Sampdoria blocca ancora i bianconeri alla prima di ritorno: 1-1, con goal di Bettega e Scanziani, e la chiara sensazione che lo Scudetto stia sfuggendo ai piemontesi. E Brady è ancora una volta il migliore in campo, tanto da far sbottare l'Avvocato.

"Se Furino è il regista della nuova Juventus - dichiara, mandando una frecciatina a Trapattoni -, è inutile farsi illusioni".

La stoccata sortisce il suo effetto, e convince il tecnico di Cusano Milanino a rivoluzionare il centrocampo. Fuori proprio Furino, dentro al suo posto il giovane e dinamico Massimo Bonini. Platini viene messo al centro del gioco come regista avanzato. Il nuovo assetto tattico sortisce i suoi effetti. Finalmente guarito dalla pubalgia, Michel sembra un altro giocatore e a partire da febbraio inaugura una serie di prodezze in sequenza che sembrano poter cambiare il corso della stagione. Tanto più che con lui esplode anche Boniek.

Michel Platini JuventusGetty Images

Michel segna 14 goal in 9 partite, di cui 12 in Serie A con 3 doppiette (Udinese, Avellino e Catanzaro). Il 27 febbraio 1983 va a segno per la prima volta su punizione nella gara con i friulani (4-0). Sempre su calcio piazzato dal limite dell'area, battuto a giro sopra la barriera, fa centro ancora alla Roma nel match di ritorno giocato all'Olimpico il 6 marzo 1983. Platini stende Pruzzo, costretto a lasciare il campo in barella, e dopo il vantaggio siglato da Falcão porta il risultato in parità, prima che Brio regali nel finale la vittoria alla squadra del Trap.

L'exploit sembra riaprire i giochi per lo Scudetto, ma così non sarà, e i bianconeri restano più squadra da impresa singola che da marcia regolare. L'8 maggio 1983 i giallorossi sono campioni d'Italia con un turno di anticipo, e precedono di 4 punti la Juventus e di 5 l'Inter. Platini può consolarsi con il 1° titolo di capocannoniere della Serie A con 16 reti, una in più dell'interista Altobelli e del veronese Penzo.

Ma i bianconeri sono impegnati su tre fronti e in Europa danno spettacolo: eliminato non senza faticare lo Standard Liegi in autunno, in primavera con una doppia vittoria eliminano il forte Aston Villa nei quarti di finale. Platini è protagonista con l'assist per il goal decisivo di Boniek al Villa Park e, al ritorno, con la doppietta che, assieme ad un goal di Rossi, regala il passaggio del turno alle semifinali alla Vecchia Signora (3-1).

I piemontesi superano quindi i polacchi del Widzew Lodz (2-0 in casa, 2-2 in Polonia) e accedono alla finalissima, in programma allo Stadio Olimpico di Atene il 25 maggio 1983 contro i tedeschi occidentali dell'Amburgo. La Juventus, che schiera un attacco atomico, è la favorita dai pronostici, ma le cose andranno diversamente. L'Amburgo passa in vantaggio con Magath e gli italiani non riescono a raddrizzare la partita.

GOAL, SCUDETTI E COPPE

La sconfitta per 1-0 davanti a 60 mila italiani venuti a sostenere la Juventus, è uno dei momenti più amari del regno di Platini alla Juventus. Il francese, accusato di mancanza di carattere e di leadership, si riscatterà parzialmente in quello che sarà il suo primo titolo vinto da giocatore bianconero, ovvero la Coppa Italia.

Superata la Roma ai quarti con due vittorie, 3-0 a Torino con ancora un goal del francese ai giallorossi, e 0-2 a Roma, e l'Inter in semifinale (2-1 a Torino e 0-0 a Milano), la doppia finale vede la Vecchia Signora sfidare il Verona di Bagnoli. Al Bentegodi Penzo e Volpati firmano un 2-0 che sembra già una sentenza. Nel ritorno del Comunale, invece, giocato il 22 giugno 1983, Michel sale in cattedra e segna la doppietta che, dopo il vantaggio iniziale di Rossi, vale l'incredibile vittoria in rimonta. Il secondo goal arriva ad appena un minuto dalla fine dei supplementari e scongiura la lotteria dei rigori.

Platini chiude il suo primo anno italiano con 28 goal in 51 presenze, numeri che giustificano l'ingaggio elevato che gli paga la società torinese. Il fantasista francese non si ferma nemmeno nel corso dell'estate e qualche settimana dopo trascina i compagni al successo nel Mundialito 1983: i bianconeri con un 2-1 sul Flamengo (goal decisivo di Boniek) precedono in classifica con 6 punti proprio i brasiliani e gli uruguayani del Peñarol.

La seconda stagione italiana, il 1983/84, lo consacra definitivamente come fuoriclasse. In estate la Juventus dà vita ad un profondo rinnovamento della rosa, con gli addii delle bandiere Zoff, Bettega e Furino. In porta va Stefano Tacconi, prelevato dall'Avellino, e arrivano a Torino Domenico Penzo e Beniamino Vignola.

Platini, ormai entrato nel cuore dei tifosi juventini, si presenta all'avvio degli impegni ufficiali in splendida condizione, probabilmente stimolato anche dall'arrivo di un altro grande numero 10, il brasiliano Zico, che, ingaggiato dall'Udinese, gli promette battaglia nella classifica marcatori. I bianconeri partono in quarta, battendo 7-0 l'Ascoli alla 1ª giornata, e Michel firma subito una doppietta, seguita da altri 2 goal contro il Lechia Gdansk nel 1° turno della Coppa delle Coppe (secondo 7-0 di fila per i bianconeri).

Poi rallenta un po', ma rispetto al primo anno è più regolare: trafigge la Lazio all'Olimpico (0-1) alla 4ª giornata e nel turno successivo punisce il Milan al Comunale con il goal iniziale nel 2-1 bianconero, siglato con un imperioso stacco di testa su cross dalla sinistra di Cabrini. Poi segna consecutivamente una rete dalla 9ª alla 15ª giornata. In particolare il 18 dicembre castiga Zenga nel Derby d'Italia (2-0 per i bianconeri) con un diagonale al volo su cross dalla sinistra di Boniek.

La Roma scudettata supera i bianconeri alla 6ª giornata, quando la squadra di Trapattoni cade nel Derby della Mole, e successivamente con la Sampdoria, ma ha la testa rivolta alla Coppa dei Campioni, e successivamente subisce il ritorno della Vecchia Signora e il suo controsorpasso.

Intanto la giuria di esperti di France Football nel dicembre 1983 assegna al francese con 110 voti contro i 26 di Kenny Dalglish il primo Pallone d'Oro della sua carriera come migliore giocatore europeo. L'8 gennaio 1984, battendo 4-2 il Genoa (Platini firma la prima rete) la Juventus è campione d'inverno, con 2 lunghezze di vantaggio sul Torino di Bersellini. Platini è già a quota 11 reti, le stesse segnate dal suo rivale Zico, con cui divide la testa della classifica marcatori.

La seconda parte della stagione 1983/84 è letteralmente esaltante per il numero 10 di Francia, che, dopo aver raggiunto l'accordo per il rinnovo, trascina la Juventus ad uno storico Double. In campionato i bianconeri, trascinati dal loro regista avanzato, che compone calcio su pentagrammi negati ai comuni mortali, facendosi beffe del calcio atletico e muscolare, continuano a volare.

La squadra di Trapattoni colleziona sette risultati utili consecutivi (3 pareggi e 4 vittorie), mentre Platini è un rullo compressore e dalla 16ª alla 23ª giornata segna in tutte le partite eccetto lo 0-0 di Ascoli. Alla 20ª, al Meazza, con il Milan in 10 uomini dai minuti iniziali per un colpo proibito di Damiani a Cabrini, il francese incanta e con un sinistro sporco al volo, con la palla che rimbalza più volte in area, trafigge Piotti. Poi completa l'opera, dopo il 2-0 targato Rossi, con l'assist per il tris di Vignola.

Nel turno successivo stende il Torino con una doppietta e una rimonta entusiasmante, dopo l'iniziale vantaggio granata con Selvaggi. Così prima incorna di testa (Boniperti dirà che il suo è "un colpo di testa degno di Charles"), poi punisce Terraneo con la sua specialità, la punizione a giro sopra la barriera, calciata in modo semplicemente perfetto.

A fine campionato arriva lo Scudetto, il 1° per Michel in Italia, il 21° per la Vecchia Signora, con il pareggio interno per 1-1 con l'Avellino della 29ª giornata che sancisce la conquista matematica del titolo con un turno di anticipo. La Juventus chiude a 43 punti, 2 in più della Roma, finalista di Coppa dei Campioni. E per Platini la gioia è duplice, in quanto il numero 10 francese si aggiudica la sfida del goal con Zico, battuto di una sola rete, 20 contro 19.

"È fatta, finalmente!", dice a caldo al microfono di Giampiero Galeazzi, che lo raggiunge dopo il fischio finale.
Michel Platini JuventusPanoramic

Ma i bianconeri arrivano in fondo anche alla Coppa delle Coppe: superati PSG ed FC Haka agli ottavi e ai quarti, in semifinale l'ostacolo è il Manchester United. La Vecchia Signora pareggia 1-1 ad Old Trafford e si impone 2-1 a Torino. Poi in finale la squadra di Trapattoni supera 2-1 il Porto e solleva per la prima (e unica) volta il trofeo.

Platini, autore di due assist (per Boniek nel ritorno della semifinale e per Vignola nella finalissima), sommando anche i dati della Coppa Italia, con i piemontesi eliminati a sorpresa agli ottavi dal Bari, colleziona 43 presenze e 25 goal che lo incoronano 'Le Roi', re del calcio europeo.

La conferma arriva in Nazionale, con Platini mattatore assoluto di Euro '84. Lo juventino con 9 goal porta la Francia al suo primo trionfo internazionale e si laurea capocannoniere della manifestazione. La Juventus sa di avere con sé un fenomeno, e si sprecano i paragoni con i grandi numeri 10 della storia del calcio.

Platini Juventus Porto 1984Getty

La terza annata italiana non sarà però come la precedente. La Juventus non è infatti la stessa corazzata del campionato precedente, e anche Michel è meno incisivo e il Verona si porta al comando e stacca presto tutti. I bianconeri cadono malamente nel Derby d'Italia con l'Inter, che li travolge 4-0 con un super Rummenigge, e nel turno seguente nel Derby della Mole col Torino, nonostante l'ennesima rete rifilata ai granata dal francese.

'Le Roy' e compagni si concentrano allora sul grande obiettivo stagionale, la Coppa dei Campioni. Al primo turno la Juve liquida facilmente i finlandesi dell'Ilves Tampere: 0-4 in Scandinavia e 2-1 a Torino, con 3 goal del numero 10 francese, poi gli svizzeri del Grasshoppers (vittorie per 2-0 al Comunale e 2-4 in Svizzera con doppietta del francese), negli ottavi di finale.

A dicembre il fuoriclasse francese si aggiudica il suo 2° Pallone d'Oro consecutivo in carriera: stavolta con 128 punti precede il connazionale Tigana con 57 e il danese Elkjaer a 48. Il 16 gennaio poi la Vecchia Signora aggiunge un altro tassello: il 2-0 sul Liverpool vale la Supercoppa Europea. Il percorso in Coppa dei Campioni riparte invece dagli cecoslovacchi dello Sparta Praga nei quarti di finale: vittoria per 3-0 a Torino e sconfitta indolore per 1-0 in trasferta.

Nelle semifinali l'avversario è l'ostico Bordeaux di, fra gli altri, Tigana e Giresse, compagni di squadra di Platini in Nazionale. Nell'andata del Comunale, il 10 aprile 1985, la squadra di Trapattoni, trascinata dal suo numero 10, autore di un goal e 2 assist, dà spettacolo e vince con un perentorio 3-0. Nel match di ritorno i bianconeri perdono 2-0 in Francia, ma resistono e alla fine strappano la qualificazione alla finalissima.

Il 29 maggio 1985 l'avversario dei bianconeri è ancora una volta il Liverpool, ma allo Stadio Heysel di Bruxelles si consuma la strage che porta alla morte di 39 tifosi. La partita si gioca comunque in un clima surreale per ragioni di ordine pubblico, e Platini trasforma il calcio di rigore concesso dall'arbitro svizzero André Daïna per fallo ampiamente fuori area su Boniek. Il francese, capocannoniere di quell'edizione del torneo assieme allo svedese Nilsson con 7 reti, esulta, non rendendosi conto esattamente di quanto era accaduto sugli spalti.

"Non sapevo cosa esattamente fosse successo".

Quando gli comunicheranno la notizia della tragedia, ne resterà fortemente turbato.

"Resta un ricordo terribile - dirà -, ma in campo l'abbiamo vinta. Il Liverpool non ci regalò nulla".
Juventus 1985 jerseyGetty Images

Prima di quella Coppa insanguinata, la Juventus aveva chiuso il peggior campionato dell'era Boniperti al 6° posto finale in classifica, con appena 36 punti raccolti in 30 partite. Ma per Platini, che si era confermato una sentenza soprattutto sui calci di punizione, nell'anno che incorona campione d'Italia il Verona di Bagnoli, era arrivata comunque la soddisfazione del 3° titolo da capocannoniere della Serie A consecutivo.

Grazie a 18 goal, uno in più di 'Spillo' Altobelli, ancora una volta beffato dallo juventino, e 4 in più di Diego Armando Maradona, alla sua prima stagione con il Napoli, 'Le Roi' aveva eguagliato il record che aveva stabilito trent'anni prima 'il Pompierone' svedese Gunnar Nordahl.

Per il francese sono complessivamente 26 i goal messi a segno in 43 partite, ma il dramma dell'Heysel fa sì che qualcosa nel suo amore per il calcio si spezzi e che, all'improvviso, il campione di Joeuf si senta nauseato da quello sport che sempre aveva amato e da tutto ciò che lo circondava.

Il numero 10 si rifugia in Francia, ha bisogno di riposare e riflettere. Intanto inizia la stagione 1985/86 sempre con la maglia bianconera sulle spalle. La Juventus di Trapattoni, che ha prelevato dal Torino il bomber Aldo Serena, e il danese Michael Laudrup per rimpiazzare la partenza di Boniek, parte a mille e stacca tutti. Da finalizzatore sublime, Michel, che ha ormai trent'anni, si trasforma lentamente in delizioso rifinitore per le punte.

Giovanni Trapattoni Michel Platini Juventus Serie AWikipedia

Madama vince le prime 8 partite di campionato, nel segno del suo nuovo cannoniere. 'Le Roi', dopo aver segnato ancora una volta nel Derby con il Torino vinto 1-2, con un calcio di punizione capolavoro, realizza una tripletta nel 4-0 della domenica successiva con il Bari. I bianconeri avanzano anche in Coppa dei Campioni, ma le polemiche feroci per l'arbitraggio nel Derby italiano con il Verona, con i bianconeri che dopo lo 0-0 del Bentegodi si impongono 2-0 nella sfida di ritorno giocata a porte chiuse, fanno esplodere il numero 10, che denuncia il suo malessere.

"Non ce la faccio più", dichiara ai giornalisti.

Il grande campione è stanco del calcio e di tutto ciò che gli ruota attorno e pensa seriamente ad appendere gli scarpini al chiodo. Ma la qualificazione al terzo Mondiale consecutivo con la Francia, ottenuta il 16 novembre grazie ad una sua spettacolare doppietta al Parco dei Principi che vale il 2-0 decisivo sulla Jugoslavia, fa scattare qualcosa di positivo nella testa del francese.

Al ritorno in campionato impone all'Inter, passata in vantaggio con Bergomi, l'1-1 finale al Meazza nel Derby d'Italia, ribadendo in rete di testa dopo che Zenga aveva respinto il suo calcio di rigore.

LA RETE PIÙ BELLA... ANNULLATA E LE ULTIME VITTORIE

L'8 dicembre 1985 c'è l'appuntamento tanto atteso con la Coppa Intercontinentale. A Tokyo la Juventus di Trapattoni sfida gli argentini dell'Argentinos Juniors per il titolo di campione mondiale per club. Dopo un primo tempo bloccato, la partita nella ripresa è un susseguirsi di emozioni da una parte e dall'altra.

Dopo una rete annullata a Laudrup per fuorigioco, i sudamericani passano in vantaggio con Ereros, e il goal del raddoppio di Castro è annullato anch'esso dall'arbitro tedesco Roth. Al 62' Platini imbecca in area Serena, che viene messo giù. È rigore, che Michel, nonostante un terreno ai limiti della praticabilità, trasforma con freddezza per l'1-1.

Il numero 10 sale in cattedra e qualche minuto dopo realizza un goal bellissimo: colpo di testa di Bonini, stop di petto, tocco al volo di destro per disorientare due difensori e girata potente, sempre al volo, di collo sinistro. Il pallone si insacca imparabilmente nell'angolo alla sinistra del portiere. 'Le Roi' si lancia in un'esultanza sfrenata, seguito dai suoi compagni, ma viene gelato dall'arbitro: quello che viene considerato il suo goal più bello è clamorosamente annullato per un presunto fuorigioco passivo di Serena.

Incredulo, il campione francese non riesce a capacitarsi della decisione del fischietto tedesco, e con una posa al contempo regale e polemica, si sdraia sul campo dello Stadio olimpico di Tokyo. La gara intanto continua, Castro sigla il 2-1 per l'Argentinos, Laudrup replica e fissa il punteggio dei tempi regolamentari sul 2-2. Nei supplementari il risultato non cambia, e la Coppa è assegnata dunque ai calci di rigore.

Platini è ancora una volta freddissimo, trasforma il penalty decisivo, e dà la prima Coppa Intercontinentale alla Juventus, vittoriosa per 6-4. Con la sua classe il campione francese era riuscito in 4 anni a portare la squadra bianconera in cima al Mondo, esaudendo, nonostante il dramma dell'Heysel, le ambizioni che Agnelli gli aveva manifestato al momento del suo acquisto dal Saint-Etienne.

Nonostante il 3 novembre 1985 la spettacolare punizione con cui Maradona trafigge Tacconi e spezza la serie positiva dei bianconeri segni un po' il passaggio di consegne fra due grandi campioni, Michel chiude il 1985 alla grande con 2 goal al Lecce e uno alla Sampdoria nel recupero della 13ª giornata, e con 127 preferenze contro le 71 del veronese Elkjaer e le 46 del tedesco del Barcellona Bernd Schuster, vince il suo terzo e ultimo Pallone d'Oro.

È ancora lui, nonostante l'età che avanza, il miglior fuoriclasse europeo. E la Juventus chiude il girone di andata della Serie A con 6 lunghezze di vantaggio sul Napoli di Maradona. Intanto però mezza Europa tenta il numero 10 francese: gli svizzeri del Servette sono disposti a fare follie perché venga in un campionato meno stressante di quello italiano, lo vogliono grandi club come il Barcellona e lo stesso PSG, oltre ad alcuni club inglesi e al Milan.

"Ci sono stati un giocatore e un allenatore che abbiamo corteggiato ma non siamo riusciti a portare in rossonero - ha rivelato di recente Adriano Galliani - L'allenatore è Marcello Lippi, e il giocatore è Michel Platini".

Per la terza volta, tuttavia, Michel dice sì alla Juventus e prolunga il suo contratto. Quando c'è l'annuncio, tutto il popolo bianconero esplode di gioia. In Coppa dei Campioni, però, negli ottavi di finale con il Barcellona, non basta una rete del numero 10 nella gara di ritorno a Torino (1-1) per qualificare i piemontesi. Madama è eliminata in virtù del k.o. per 1-0 al Camp Nou nel match di andata.

In campionato, nonostante una sensibile frenata, e il ritorno prepotente della Roma di Eriksson, la squadra di Trapattoni alla fine si aggiudica lo Scudetto 1985/86, il secondo per Michel Platini. Decisiva la penultima giornata: mentre Laudrup stende il Milan, i giallorossi si suicidano contro il Lecce, già retrocesso, e alla fine Madama precederà i capitolini di 4 lunghezze, con 45 punti contro i 41 della Lupa.

Platini termina la quarta stagione bianconera con un bilancio di 17 goal in 41 presenze, e in campionato si ferma a 12 centri, confermando la tendenza alla sua trasformazione in rifinitore. 'Le Roi' gioca con la Francia i Mondiali 1986, di cui è uno dei grandi protagonisti, ma deve accontentarsi del 3° posto finale dopo un'altra sconfitta in semifinale con la Germania Ovest.

Riabbraccia quindi la sua squadra in estate, dopo le vacanze, per un'ultima stagione che sarà per lui avara di soddisfazioni. Il 1986/87 è l'anno della rivoluzione per la Juventus, che saluta Trapattoni, l'artefice dei grandi successi, accasatosi all'Inter, e affida la panchina a Rino Marchesi. I Mondiali avevano lanciato nel firmamento calcistico la stella di Diego Armando Maradona, e il campione argentino ora detterà legge anche in Italia con il suo Napoli.

La stagione è un po' una lunga passerella di addio del calcio ad uno dei suoi più grandi e spettacolari interpreti. Peraltro Michel è già impegnatissimo su più fronti. In famiglia con sua moglie, la bellissima Christelle, cui al suo arrivo in città l'Avvocato Agnelli aveva regalato un mazzo di rose con scritto: 'Benvenuta', e i figli Laurent (1979) e Marine (1980), ma lavora anche in tv, segue la Scuola calcio a Saint-Cyprien, nel Sud-Ovest della Francia e cura una rubrica su 'Il Giornalino', il settimanale per ragazzi, nella quale intervista altri grandi campioni sportivi.

Michel Platini JuventusGoal

Il numero 10 francese segna pochissimo rispetto ai suoi standard, appena 2 reti in Serie A, 2 in Coppa dei Campioni e una in Coppa Italia. Non ha più l'agilità e l'accelerazione palla al piede dei tempi migliori, anche se il tocco di palla resta come sempre sublime e la visione di gioco è sempre straordinaria. La Juventus è lontana dai vertici della classifica, esce in Coppa dei Campioni contro il Real Madrid (bianconeri sconfitti ai rigori) e inevitabilmente la sua mente va altrove. Michel riflette sul futuro.

L'ultima rete in campionato la firma il 19 ottobre 1986 al Del Duca, nel rotondo 0-5 con cui la Vecchia Signora travolge l'Ascoli. Il suo è un fendente col destro dai 25 metri che non lascia scampo al portiere e fissa il risultato finale. L'ultima rete con la maglia della Juventus, invece, il francese la realizza il 31 marzo 1987 al Cagliari.

Si gioca al Comunale il ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia. Dopo l'1-1 del Sant'Elia, i bianconeri si portano sul 2-1 con una girata vincente del francese dall'altezza dell'area piccola. Ma saranno i sardi, ultimi in Serie B, a qualificarsi, grazie ad un guizzo vincente del redivivo bomber Gigi Piras.

I bianconeri sono comunque protagonisti di un bel girone di ritorno, e alla fine chiudono al 2° posto con 3 lunghezze di ritardo dal Napoli. Ma l'ultima gara dell'anno, che si disputa il 17 maggio 1987 al Comunale contro il Brescia, sotto una pioggerellina continua, e che vede i bianconeri vittoriosi 3-2, e i lombardi retrocedere in Serie B, è vissuta in un'atmosfera generale di tristezza.

Sarà infatti anche l'ultima ufficiale da calciatore di Michel Platini, dopo 104 goal in 223 presenze, 7 trofei più un Mundialito, 3 titoli da capocannoniere della Serie A, uno di capocannoniere della Coppa dei Campioni e 3 Palloni d'Oro.

IL RITIRO IMPROVVISO A 32 ANNI

'Le Roy' indossa per l'ultima volta con il Brescia la maglia numero 10 della Juventus, che a fine gara riconsegnerà sporca di fango. La decisione di dire addio al calcio giocato, in controtempo, ancora ai massimi livelli, è già presa e la ufficializza dopo quella partita, alla soglia dei suoi 32 anni.

"Mi pesa di avere 32 anni, di non potere più soffrire, di non poter più sudare, di non aver più la voglia di migliorarmi - dichiara -, e penso che non mi migliorerei più. E per quello che vorrei avere 17 anni e ricominciare tutto".

Nel 1988 organizza a Nancy, la sua città, la partita di addio, Francia-Resto del Mondo. Michel entra in campo mano nella mano con Diego Armando Maradona, e con loro c'è anche Pelé.

Il suo amore per la Juventus, la squadra con la quale si è consacrato 'Le Roi', resterà eterno.

"Ho giocato nel Nancy perché era la squadra della mia città - dirà -, nel Saint-Etienne perché era la migliore di Francia e nella Juventus perché è la migliore al Mondo".
"Con la maglia bianconera ho vissuto i momenti più belli della mia carriera: due Scudetti, una Coppa dei Campioni (in una serata tristissima), una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale in 5 stagioni. Sono successi che un calciatore può raggiungere solo se gioca in una grandissima squadra".
"Ma non è soltanto per i trofei conquistati che sono orgoglioso di aver coronato la mia carriera giocando nella Juventus: è anche la consapevolezza di appartenere, per tutta la vita, a uno dei pochi miti dello sport. Per me la Juventus vuol dire storia del calcio. Una storia fatta da squadre indimenticabili e da giocatori che con il loro agonismo e la loro genialità hanno scritto alcune delle pagine più belle e importanti nel libro del calcio mondiale".
"Juventus - conclude Michel - vuol dire cultura e stile che distinguono i dirigenti, gli allenatori e i giocatori juventini. Infine Juventus vuol dire passione e amore. La passione che unisce i milioni di tifosi in tutta Italia, in tutto il Mondo; l'amore per la maglia bianconera che esplode nei momenti di trionfo e non diminuisce in periodi meno felici".

Il suo addio lascia un vuoto che i tifosi bianconeri tarderanno a colmare. Per farlo ci sarà bisogno di un altro grande numero 10, Alessandro Del Piero, anche lui capace di scrivere pagine indelebili della storia bianconera.

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