Mauro Tassotti Milan Serie A 1993Getty Images

Mauro Tassotti, da difensore duro a 'Djalma Santos bianco' nel grande Milan

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Se c'è stato un giocatore che ha rappresentato il concetto che con il lavoro, la serietà e la dedizione nel calcio si può sempre migliorare, questo è senza dubbio Mauro Tassotti. Nato a Roma il 19 gennaio 1960, 'Il Tasso' è stato protagonista nella sua carriera di una trasformazione tecnica e tattica che raramente, ancora oggi, si vede in un giocatore, trasformandosi da 'brutto anatroccolo' a 'cigno' nel grande Milan, con il quale si guadagnerà il soprannome di 'Djalma Santos bianco' per le sue qualità.

DALLA LAZIO AL MILAN IN SERIE B

Tassotti cresce nella capitale, nella borgata di San Basilio, e vista la sua passione per il gioco del calcio entra a 13 anni nel Settore giovanile di una delle due squadre della sua città, la Lazio. L'ambiente romano ne forgia il carattere e lo imposta come arcigno marcatore sugli attaccanti avversari. Il giovane difensore ha una folta chioma di capelli ricci e crespi, grande fisicità e i piedi ruvidi, e si lancia talvolta in entrate molto dure per recuperare il pallone.

Spesso chi se lo trova di fronte si lamenta per la sua eccessiva rudezza. Per le sue caratteristiche è impiegato dal suo maestro, Roberto Clagluna, con cui fa tutta la trafila nelle varie categorie, prevalentemente nel ruolo di stopper. Con gli Allievi Nazionali si laurea per due stagioni consecutive campione d'Italia, vincendo lo Scudetto di categoria nel 1976/77 e nel 1977/78. Passato in Primavera, conquista anche la Coppa Italia nel 1978/79 battendo in finale per 4-3 l'Inter, quasi un segno del destino.

Già dal 1977/78 è ai margini della Prima squadra, e nel 1978/70, con Bob Lovati in panchina, fa il suo esordio in Serie A a 18 anni. Il tecnico biancoceleste lo lancia nella mischia contro l'Ascoli al Del Duca il 5 novembre 1978. Tassotti impressiona per la sua efficacia difensiva, annullando nonostante la giovane età un avversario temibile come Carlo Trevisanello, che una settimana prima aveva segnato 3 goal al Verona. La settimana dopo il debutto è confermato nel derby e colpisce addirittura un palo. 

È quella la Lazio di Bruno Giordano e Manfredonia, di Pino Wilson e Vincenzo D'Amico. Tassotti, dopo aver totalizzato 14 presenze nel primo anno da professionista, ci resta una seconda stagione, nella quale è promosso titolare.

"Ho molto affetto per la Lazio,  - ha rivelato nel 2018 Tassotti a 'La Gazzetta dello Sport' -  mi ha dato l'opportunità di arrivare nel calcio che conta".

Fra campionato e Coppa Italia mette insieme 32 gare, ma l'annata è tristemente nota per i colori biancocelesti per lo scandalo del Totonero, che condanna l'Aquila alla retrocessione d'ufficio in Serie B per alcune gare combinate, fra cui Lazio-Milan 2-1 del 6 gennaio 1980.

Il presidente della Lazio, Umberto Lenzini, si era già accordato per il trasferimento di Giordano al Milan nella stagione seguente. Ma la retrocessione di entrambe le squadre per il calcioscommesse cambia le carte in tavola. Il presidente rossonero Felice Colombo aveva tuttavia anticipato denaro ai capitolini per il trasferimento, così, per far quadrare i conti dei due club, nel 1980/81 i rossoneri danno ai biancocelesti Chiodi e Bigon, mentre Tassotti fa il viaggio inverso, e si trasferisce da Roma a Milano.

Inizia così un binomio che farà la storia del calcio italiano. 

Mauro Tassotti Claudio Pellegrini Avellino Lazio Serie A 1979Getty Images

L'ENTRATA KILLER SU ORIALI

L'avventura di Tassotti al Milan parte dalla Serie B, dove i rossoneri sono retrocessi d'ufficio proprio come la Lazio. Il debutto con la nuova maglia è datato 24 agosto 1980. È la prima giornata del torneo cadetto, che vede i rossoneri di Giacomini battere 1-0 il Catania. La squadra, poi affidata a Italo Galbiati, a fine anno conquista la promozione in Serie A, al termine di un duello avvincente proprio con la Lazio, che alla fine, beffata dal Genoa, resta in Serie B.

Sono stagioni travagliate per i colori rossoneri, che nel corso della stagione 1981/82 passano nelle mani dell'ex patron del Vicenza Giussy Farina. In panchina approda Radice, ma la squadra stenta. Il 25 ottobre 1981 Tassotti gioca il suo primo derby di Serie A contro l'Inter. Purtroppo per il difensore sarà ricordato per un intervento 'splatter' su Lele Oriali.

Nei minuti finali, con i nerazzurri in vantaggio 1-0 proprio grazie ad una rete del mediano, Tassotti avanza a metà campo, lungo la fascia destra, per contrastare il suo avversario. I due contendenti si trovano sulla fascia nei pressi della riga di metà campo. Su una palla alta, Oriali stacca per colpire di testa e lo anticipa. Ma Tassotti, ormai lanciato per calciare il pallone al volo, con la gamba altissima, colpisce con una dura scarpata al volto il suo avversario.

Il viso di Oriali è sfregiato, e occorreranno 30 punti per suturare la brutta ferita . Il difensore rossonero finisce sul banco degli imputati, è sbattuto in prima pagina sui quotidiani e inizia ad essere additato da molti critici come violento. La squadra, intanto, priva per 4 mesi di Baresi, k.o. per una lunga malattia, precipita di nuovo in Serie B. La conquista della Mitropa Cup suona soltanto come una magra consolazione. Nel 1982/83 con Ilario Castagner vince però nuovamente il campionato cadetto e fa rientro prontamente nella massima serie.

Dopo un anno di transizione, nel quale il 26 febbraio 1984 segna a Genova, contro la Sampdoria, il suo primo goal in Serie A, la svolta nella carriera di Tassotti e per lo stesso Milan arriva nella stagione 1984/85 con l'approdo in panchina di Nils Liedholm.

Mauro Tassotti Milan

LA TRASFORMAZIONE CON LIEDHOLM E SACCHI

Il nuovo tecnico svedese porta il gioco a zona nella squadra rossonera e vede che Mauro ha poca confidenza con la palla fra i piedi ma una propensione innata al lavoro e al sacrificio. Così decide di dedicargli il suo tempo e cerca di affinarne il bagaglio tecnico. 

"Fu Liedholm a cambiarmi, a scoprire le mie potenzialità,  - dirà il difensore - soprattutto con il gioco a zona e una serie lunghissima di allenamenti specifici per migliorare la mia tecnica individuale".

Ore e ore di palleggi e lavoro con il muro, cui Tassotti si sottopone con la consueta abnegazione. I miglioramenti, a 24 anni, iniziano ad essere consistenti e 'Il Tasso' gioca costantemente da terzino destro con compiti anche di spinta e non più solo difensivi.

Per il giocatore romano è il trampolino di lancio verso la gloria: con l'avvento alla presidenza di Silvio Berlusconi e in panchina di Arrigo Sacchi, Tassotti va a comporre lo storico quartetto con Maldini, Baresi e Galli prima, Costacurta poi.

Grazie al lavoro con il 'Profeta di Fusignano', Tassotti completa la sua trasformazione in terzino destro moderno, in grado di formare con Roberto Donadoni una coppia di esterni eccellente. I suoi cross dalla fascia sono una manna per attaccanti fisici come Gullit, Virdis e Van Basten. 

Diventa 'Il Djalma Santos bianco' e vince  uno Scudetto (1987/88), una Supercoppa italiana (1988), due Coppe Campioni (1988/89 e 1989/90), due Supercoppe europee (1989 e 1990) e due Intercontinentali (1989 e 1990).  Quando occorre, in situazioni di emergenza, fa anche il centrale e il mediano.

"All'inizio facemmo fatica ma soltanto perché non eravamo abituati ai suoi allenamenti. - ha dichiarato ad 'AC Milan Twich' il 26 dicembre 2020 - Sacchi era un giovane allenatore e ha rivoluzionato il calcio italiano. In quei tempi sono stato molti anni in camera con Maldini. Arrigo voleva che i calciatori dello stesso ruolo stessero in camera insieme. Prima di dormire infatti passava a darci gli ultimi dettami tattici e ci voleva insieme".

"Vincemmo tanto e furono anni stupendi. Giocare in quel Milan per me è stato come toccare il cielo con un dito".

Milan Barcelona 1994Getty

LO SCONTRO E L'AMICIZIA CON VAN BASTEN

Non tutto, però, anche in quelle stagioni trionfali, fu semplice per Tassotti. Particolarmente spigoloso, ad esempio, fu inizialmente il suo rapporto con Marco Van Basten. Ma dopo un duro confronto i due diventeranno grandi amici.

"Il primo anno - racconta l'olandese nella sua autobiografia, 'Fragile' - mi sono trovato ad affrontarlo in allenamento, era un duello sul filo del rasoio. A un certo momento mi sono così irritato che gli ho mollato un pestone, che lui ha subito ricambiato. Il clima era arroventato, dopo un po’ ci siamo trovati faccia a faccia con i pugni serrati, pronti a colpire. Sacchi ci ha spediti entrambi negli spogliatoi a sbollire la rabbia".

"Dopo un po’ che eravamo lì seduti, su quelle panche di legno, - prosegue Van Basten - ci siamo guardati in faccia e siamo scoppiati a ridere all’istante. Ci rendemmo conto di quanto fosse stata comica la situazione, eravamo due teste calde, due esaltati, e potevamo dircelo a vicenda". 

Dai cross di Tassotti nasceranno alcuni dei goal più belli ed iconici del Cigno di Utrecht in rossonero, su tutti lo spettacolare stacco di testa che vale il 2-0 al Camp Nou, il 24 maggio 1989, contro lo Steaua Bucarest.

17 ANNI IN ROSSONERO E I GRANDI TRIONFI

L'era Sacchi si conclude nel 1991, quando Berlusconi affida la squadra a Fabio Capello. Tassotti, con i suoi compagni, entra nella leggenda. Dopo aver superato anche la concorrenza interna del giovane Ezio Gambaro, il terzino rossonero diventa uno dei tasselli del 'Milan degli invincibili'.

Vince altri 4 Scudetti (1991/92, 1992/93, 1993/94 e 1995/96), 3 Supercoppe italiane (1992, 1993 e 1994) e soprattutto la Champions League 1993/94.

L’anno di grazia è il 1994: il Milan vince il terzo scudetto consecutivo subendo solo 15 goal e batte il Barcellona 4-0 nella finale di Champions League. Ed è proprio Tassotti, a 34 anni, ad alzare la Coppa con le orecchie, al posto dello squalificato Baresi. Progressivamente, a partire dalla stagione 1994/95, lascia spazio nel suo ruolo al giovane Christian Panucci, che ne raccoglie l'eredità.

Il 12 maggio 1996, dopo aver conquistato complessivamente il suo 5° Scudetto con il Milan con un roboante 7-1 alla Cremonese, è portato in trionfo dai compagni a San Siro. Idealmente è il suo saluto da giocatore ai tifosi, anche se 'Il Tasso' gioca ancora una stagione, non particolarmente felice per lui e per la squadra.

Chiude a 37 anni, dopo 17 stagioni in rossonero, 583 presenze e 10 goal e 17 titoli fra nazionali e internazionali,  il 1° giugno del 1997, quando è utilizzato da Sacchi, tornato alla guida della squadra, nell'inedita posizione di centrocampista centrale.

Italy USA 1994 Tassotti SergiGetty

TASSOTTI IN NAZIONALE E LA GOMITATA A LUIS ENRIQUE

Non particolarmente felice è stato il rapporto di Mauro Tassotti con la maglia azzurra. Il difensore ha collezionato da giovane 9 presenze e un goal con l'Italia Under 21, mentre nel 1988 è stato il capitano della Rappresentativa Under 23 che ha giocato le Olimpiadi di Seul '88 chiudendo al 4° posto.

Quando ormai non ci conta più, le prestazioni di alto livello con il Milan gli fanno guadagnare la chiamata in Nazionale A con Sacchi Ct. nel 1992. Nella partita contro la Svizzera valida per le Qualificazioni Mondiali, Tassotti diventa il più vecchio esordiente nell'Italia, primato che gli sarà strappato soltanto nel 2014 da Emiliano Moretti.

Sacchi lo vuole con sé per i Mondiali di USA '94, ma il torneo non sarà da ricordare per il giocatore del Milan. Tassotti gioca infatti con i suo storici compagni in rossonero nell'infelice debutto degli Azzurri contro l'Irlanda (sconfitta per 1-0), poi ritrova il campo nei quarti di finale contro la Spagna, ma la sua prestazione sarà 'macchiata' dalla celebre gomitata rifilata a Luis Enrique.

Lo spagnolo si rompe il naso ed è una maschera di sangue. Protesta, ma l'arbitro Puhl non ha visto nulla. L'Italia vince 2-1 ma Tassotti, inchiodato dalla prova tv, è squalificato per 8 giornate. I suoi Mondiali e la sua avventura in maglia azzurra sono di fatto finiti.

"Mi giocai l’opportunità di disputare una semifinale e una finale mondiale, un disastro. - dirà, commentando quell'episodio - Ho commesso un errore e il destino mi ha presentato il conto. Me ne pento ancora. Non fu un gesto volontario o premeditato. Fu semplicemente un gesto istintivo di cui mi sono pentito un minuto dopo”.

LA TRAGEDIA FAMIGLIARE

Nei suoi primi mesi a Milano, Tassotti conosce Antonella Peraboni, una ragazza milanese che nel maggio 1986 diventa sua moglie. La coppia ha due figli, Niccolò , che nasce nell'anno del primo Scudetto, e Lucrezia, nel 1990.

Antonella, che segue sempre il marito nelle trasferte, nel 1994 scopre di avere un tumore e deve curarsi. La malattia se la porta via il 13 febbraio 1997, a 32 anni, pochi mesi prima del ritiro di Tassotti. Mauro, nonostante la disperazione, decide di stabilirsi a Milano anche dopo il ritiro per prendersi cura dei suoi figli.

Mauro Tassotti Ac MilanGetty Images

19 ANNI DA ALLENATORE E OSSERVATORE

Conseguita l’abilitazione di allenatore di 3ª categoria nel 1996, e quella di 2ª categoria nel 1998, Tassotti appesi gli scarpini al chiodo inizia la carriera da allenatore, e diventa il tecnico della Primavera del Milan. Ricopre l'incarico dal 1997 al 2001, vincendo 2 volte il Torneo di Viareggio nel 1999 e nel 2001.

Il 14 marzo 2001 subentra a Zaccheroni e guida la Prima squadra fino al termine della stagione in coppia con Cesare Maldini. È in panchina anche nello storico successo per 6-0 in Coppa Italia contro l'Inter. Dal 5 novembre 2001 diventa il vice di Carlo Ancelotti per otto campionati.

Da vice-allenatore con l'ex compagno di squadra vince uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Champions League, due Supercoppe UEFA e un Mondiale per club.

Ricopre poi lo stesso ruolo con Leonardo, Allegri (con cui vince un altro Scudetto e una Supercoppa Italiana), Seedorf e Inzaghi. Prima dell’arrivo dell’olandese, guida di nuovo il Milan negli ottavi di Coppa Italia contro lo Spezia vincendo per 3-1.

Qualcosa si incrina però durante la gestione di Seedorf. Il rapporto con 'Il professore' non è idilliaco.

"Sono stato molto vicino a lasciare il Milan. - rivelerà Tassotti - Io ho cercato di comportarmi con lui nel modo migliore, ma per essere collaborativo devi sentirti a tuo agio. In quel periodo non stavo bene in panchina né a Milanello".

Con l'arrivo di Sinisa Mihajlovic, nel giugno del 2015, diventa osservatore sempre per i rossoneri. Ma il 12 luglio 2016 rescinde il contratto per una nuova avventura da tecnico. Saluta il Milan, la squadra che per lui è stata come una seconda famiglia, e con cui è stato complessivamente per 36 anni, 17 da giocatore e 19 da tecnico e dirigente.

L'ADDIO AL MILAN E IL RUOLO DI VICE-SHEVCHENKO

Rescisso consensualmente l'accordo con il club rossonero, Tassotti raggiunge Andriy Shevchenko, che lo vuole come suo vice prima sulla panchina della nazionale ucraina e poi su quella del Genoa. 

Innamorato del calcio, che ha sempre vissuto con grande coinvolgimento nei vari ruoli ricoperti, 'Il Tasso' è ancora oggi una delle leggende del grande Milan più amate dai tifosi, per l'umiltà d'animo e la fedeltà dimostrata ai colori rossoneri.

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