Matuzalem GFXGoal

Matuzalem, 'garra' e sinistro: dal trionfo con Ronaldinho all'Italia

Banner archivio storieGOAL

Brevilineo, bel mancino e tanta, tanta 'garra'. Francelino Matuzalem in mezzo al campo non si risparmiava mai, a volte anche esagerando: talento e predisposizione a tener botta, gli hanno consentito di togliersi soddisfazioni costruendosi una carriera non banale.

Un percorso impreziosito da Ronaldinho, uno che coi piedi non è secondo a nessuno e che nel DNA ha mostrato di possedere futbol bailado in quantità industriale. Mondiali Under 17, Matuzalem non è ancora maggiorenne e condivide con uno degli idoli di grandi e piccini un trionfo iridato. Maglia della Selecao addosso e sogno che si trasforma in realtà, col teenager Francelino a sollevare la Coppa del Mondo di categoria nel cielo del Cairo, in Egitto, dove il Brasile si piazza sul gradino più alto del podio guidato dai suoi gioiellini. Tra loro anche Matuzalem, capace anche di realizzare ben 3 goal durante il torneo (compreso quello in finale al Ghana) e pilastro dei verdeoro in cui - manco a dirlo - la classe di Dinho è fuori concorso.

"In allenamento, quando lo vedi giocare dici: 'Cavolo ma quanto è forte questo?' - conferma Matuzalem a 'Footballnews24' - Ho giocato nell'Under 17 e nell'Under 20 con lui ed ho visto tantissime giocate di qualità di questo fenomeno".

Paradossale come Francelino, in carriera, non abbia mai giocato con la Nazionale maggiore brasiliana: all'avventura vincente con l'U17 fa seguito quella con l'Under 20, sempre iridata, in un roster in cui figurano anche altre vecchie conoscenze del nostro campionato: l'ex interista Julio Cesar, Fabio Bilica (Venezia, Palermo, Brescia e Ancona), Juan (Roma) e Amantino Mancini. Si gioca in Nigeria e stavolta le cose vanno diversamente, con la Selecao eliminata ai quarti dall'Uruguay.

In Nazionale e con la maglia del Vitoria Bahia, Matuzalem incuriosice gli addetti ai lavori europei e riesce a stare fuori da giri sconsigliabili.

"Il provino fatto al Vitoria Bahia mi ha salvato, senza il calcio credo che avrei fatto la fine di tanti miei amici d'infanzia - confessa in un'intervista a 'Gianlucadimarzio.com' - Sarei finito in galera oppure al cimitero. Sono cresciuto in un quartiere povero, dove droga e delinquenza la facevano da padrone ed era facilissimo perdersi".

A scommettere su di lui è il Bellinzona, rilevandolo dal Bahia e avvicinandolo al Paese in cui Matuzalem mette le radici e sviluppa tre quarti del tragitto con gli scarpini ai piedi: l'Italia.

Il Parma lo acquista ma non ci punta: cessione in comproprietà al Napoli, dove Francelino sembra masticare una fetta di Brasile. Clima, mare, mentalità: tutto gli ricorda casa e lo fa stare bene, un morale talmente alto che gli si 'apre' lo stomaco.

"Ero ghiotto di mozzarella. Ne mangiavo talmente tanta da mettere peso e perdere la giusta condizione fisica. E Mondonico per punizione mi lasciava in panchina. Ero inguardabile".

Questo succede alla seconda stagione in azzurro, quella culminata con la retrocessione dopo che il Napoli di Novellino e Schwoch - nonchè di Matuzalem, 26 presenze in B nel '99/2000 - aveva riportato i partenopei in massima serie. Nel secondo anno all'ombra del Vesuvio il brasiliano si conferma profilo interessante ma anche con pecche caratteriali, come dimostra il goal vittoria siglato contro l'Inter e l'esultanza sotto la Curva con maglietta sfilata. Peccato che Francelino fosse già ammonito, diventando così match-winner ed espulso nel giro di pochi istanti.

La discesa in cadetteria pone fine al matrimonio tra Matuzalem e il Napoli: il Parma lo riscatta e lo gira in prestito al Piacenza del suo mentore Novellino, che lo conosce bene e lo rivuole dopo il feeling sbocciato in Campania. Scelta felice, perchè i biancorossi si salvano e il verdeoro si guadagna il Brescia guidato da Carletto Mazzone, quello di Roberto Baggio, Pep Guardiola e Luca Toni.

Le Rondinelle - trascinate dall'immensa classe del Divin Codino - si regalano un biennio con approdo in Intertoto e Matuzalem, in mezzo a nomi da far accapponare la pelle, si rivela uno dei perni di quel miracolo sportivo.

"Quando per la prima volta ho visto Baggio mi era venuto da piangere. Per me era ancora una leggenda, quello della finale mondiale del '94 che avevo visto da ragazzino. Lui e Ronaldinho, nelle giovanili del Brasile, sono senza dubbio i più grandi con cui abbia mai giocato".

Gli exploit di Brescia rappresentano il 'pass' per il picco più alto della carriera di Matuzalem, che nell'estate del 2004 viene ceduto per 14 milioni di euro allo Shakhtar e in tre anni riesce a vincere titoli e a giocare la Champions. Gli ucraini non sono ancora una realtà del calcio europeo come adesso e il brasiliano, insieme alla folta colonia di connazionali presenti a Donetsk, contribuisce pesantemente all'ascesa del progetto Lucescu. Al punto da diventare capitano della squadra.

Il matrimonio con gli ucraini però non finisce bene: addio burrascoso tra ricorsi e risarcimenti, parentesi in Spagna al Saragozza e rientro in Italia. Nell'estate del 2008 via all'avventura alla Lazio di Matuzalem, con cui il brasiliano si toglie soddisfazioni diventando beniamino grazie al suo temperamento. In bacheca, Coppa Italia e Supercoppa Italiana da faro del centrocampo.

"Roma è bellissima, sono innamorato di quella città - spiega a 'Protagonistidigiornata' - Ho vestito quattro anni quella maglia, ho conosciute molte brave persone, abbiamo vinto una Coppa Italia e una Supercoppa contro l’Inter che era lo squadrone di Mourinho che poi ha vinto tutto. Il primo giorno che sono arrivato a Roma mi hanno detto: 'Guarda che bisogna vincere il derby', io ho risposto: 'Va bene, fammi prima entrare a Formello e poi discutiamo'".

Un percorso anche stavolta però senza lieto fine, visto che il club lo mette fuori rosa per motivi comportamentali e a gennaio 2013 lo cede al Genoa. Col Grifone, proprio contro la Lazio, a poca distanza dal cambio maglia vive un pomeriggio difficile. Un'entrata su Cristian Brocchi manda ko l'ex compagno, che qualche mese più tardi appenderà gli scarpini al chiodo poichè tormentato dai problemi al piede. Un carattere, quello di Matuzalem, che non gli fa tirare indietro la gamba: ne sa qualcosa anche Nenad Krsticic, colpito duro in un derby della Lanterna.

Sull'esperienza in Liguria, contraddistinta da due salvezze, il diretto interessato dispensa uno stravagante retroscena.

"Fumavo nel bagno degli spogliatoi - confida a 'Sottoporta' - Lo facevo anche al Genoa, assieme ai miei compagni: un caffè, una sigaretta prima dell’allenamento e dopo i pasti. Cinque al giorno, non di più. Era un modo per fare gruppo e parlare degli avversari".

Rudezza ma anche qualità, perché il mancino brasileiro non va in soffitta e gli torna utile per riportare il Bologna in Serie A nel 2014/15 dopo aver salutato Genova. Da un rossoblù all'altro: Francelino domina in mediana e si rivela colonna portante dei felsinei, che festeggiano la promozione. Con chi? Con Krsticic, nel frattempo passato dalla Samp agli emiliani.

Le toccate e fuga al Verona e a Miami fanno da ponte all'ultimo atto del Matuzalem calciatore vissuto inaspettatamente tra i Dilettanti del Monterosi, dove gioca il figlio Francelino junior.

"Devo essere sincero, prima non conoscevo la società. Venivo ad accompagnare lui che me ne parlava con grande entusiasmo. Rimasi colpito dalla serenità e professionalità dell’ambiente. Ed un giorno lui mi ha chiesto: 'Papà perché non vieni qui a giocare?', 'Perché no?'".

"Ho avuto proposte dal Brasile, Internacional e Vasco de Gama su tutte. Poi mi ha chiamato anche Mutu alla Dinamo Bucarest, ma ho preferito il Monterosi".

Questo accade nel 2016, quando Matuzalem ha 36 anni: col club viterbese dura una stagione e mezza, nella quale rimedia una squalifica di 3 mesi per comportamento scorretto nei confronti dell'arbitro in un match contro il Flaminia Civita Castellana. Nell'estate 2018 basta calcio giocato e via all'iter per diventare allenatore, con conseguimento del patentino UEFA A. L'obiettivo è rendere il pallone un prezioso appiglio per fuggire dai problemi, proprio come successo a lui. Magari partendo dalla sua Natal.

"La mia idea è di iniziare con i ragazzini in Brasile, nei quartieri poveri. Il calcio ha salvato tante vite".

Pubblicità