Lee Seung-woo GFXGetty/Goal

Lee Seung-woo, il ‘Messi coreano’ del Barcellona che oggi gioca in Belgio

Lee Seung-woo era un giocatore che sembrava avere il mondo ai suoi piedi, quando è stato inserito nel 2016 nella classifica NXGN dei migliori 50 talenti del pianeta.

Soprannominato ‘Il Messi coreano’ nel corso dei suoi primi anni al Barcellona, l’allora gioiello diciottenne sembrava destinato ad un futuro da autentica superstar.

Cinque anni dopo però, quelle vette che in molti gli avevano prospettato sembrano sempre più lontane dall’essere raggiunte ed oggi milita in una compagine di metà classifica belga come il Sint-Truiden.

“La prima volta che ho visto Lee Seung-woo è stato quando aveva nove anni”, ricorda Choi Gwangwon, uno dei suoi primi allenatori al Daedong FC, a Goal.

“Giocava in un torneo di futsal. Era testardo ed era ossessionato dalla palla. In campo metteva tanta tenacia.

L’anno successivo ho scoperto il suo talento. Sono rimasto sorpreso nel vedere quanto fosse cresciuto. A quel tempo giocava da centrocampista, ma era dotato di ottima velocità e quindi lo avanzai in attacco.

Aveva una grande voglia di vincere e sfornava prestazioni eccellenti. Era bravo nell’apprendere ed ha assorbito subito quel paio di cose che gli ho insegnato.

Allora usava solo il destro, quindi ho preparato degli allenamenti specifici per farlo migliorare anche con il sinistro. Ora gioca con entrambi i piedi. Era anche molto corretto con la squadra e i compagni”.

Quella determinazione, quel talento e quell’altruismo sono state le doti che l’hanno trascinato nel mirino di un Barça che, dopo aver visto all’opera nel 2010 nella prestigiosa Danone Nations Cup, ha deciso di farlo suo.

Lee Seung-woo Barcelona GFXGetty/Goal

“Partecipammo alla Danone Cup in Sudafrica ed uno scout del Barcellona contattò la nostra Federazione tramite gli organizzatori del torneo”, ha spiegato Choi, che ora è l’allenatore del Deadong.

“Dissi a Lee e alla sua famiglia dell’interesse del Barcellona. Era una cosa che andava oltre la nostra immaginazione. Sembrava che tutti stessero per svenire!”.

Sembrava l’inizio di un sogno e Lee ha anche impiegato pochissimo tempo a mettersi in luce in blaugrana, visto che ha segnato qualcosa me 39 goal in 29 partite con la formazione Under 13 già alla sua prima stagione. Quel bottino di reti gli permise di battere un record allora detenuto addirittura da Lionel Messi.

Per quel trasferimento ci fu però un prezzo pesante da pagare.

L’ingaggio di Lee, oltre a quello di altri cinque giovanissimi calciatori, risultò violare l’articolo 19 del Regolamento FIFA sullo status ed il trasferimento dei giocatori. Si tratta di un articolo con il quale si vuole proteggere i minori e vieta quindi i trasferimenti internazionali di ragazzi di età inferiore ai 18 anni.

Ci sono, tuttavia, eccezioni, come quelle legate al trasferimento dei genitori dei ragazzi nello stesso paese del club. A quel tempo, secondo quanto poi riferito, i genitori di Lee si stavano preparando a spostarsi in Spagna, ma ormai era troppo tardi ed è per questo che al talento coreano venne vietato di rappresentare il Barça fino all’età di 18 anni.

Poteva tuttavia ancora vestire la maglia della sua Nazionale, ma Lee iniziò ad essere criticato in Corea per alcuni sui atteggiamenti. Si disse che non mostrava abbastanza rispetto per i suoi compagni di squadra e inoltre compì un gesto, nel giorno del suo debutto con la rappresentativa del suo paese, in un’amichevole di preparazione ai Campionati del Mondo U17 del 2015, che non andò giù a molti: prese a calci un cartellone pubblicitario dopo aver fallito un’occasione da goal.

“Ci sono stati dei problemi e ci sono alcune cose delle quali personalmente mi pento”, ha ammesso Lee. “Era la mia prima partita in Corea con la maglia della mia Nazionale e le cose non andarono bene”.

Un rigore decisivo non trasformato nella sconfitta degli ottavi di finale contro il Belgio, non ha fatto altro che far aumentare la pressione sulle sue spalle.

E’ convinzione di Chi che, con il senno di poi, a Lee avrebbe fatto bene, sia dal punto di vista calcistico che personale, restare ancora qualche anno in più in Corea del Sud.

Lee Seung-woo South Korea GFXGetty/Goal

“Sarebbe cresciuto di più restando qui. Ci sono stati diversi giocatori coreani che hanno aspettato i 18 anni prima di trasferirsi in Europa. Allora però non avevamo scelta.

Si era venuta a creare una situazione sorprendente per il calcio sudcoreano e l’offerta che era stata fatta era ottima. Credo che poi a complicare le cose ci si sia messa anche la questione della FIFA”.

A causa di quella violazione delle regole, al Barça è stato vietato di fare mercato per due sessioni, mentre Lee si è ritrovato in Corea del Sud ad allenarsi e con pochissime partite alle spalle. Una regola pensata per tutelare i giovani, stava di fatto rovinando la sua carriera.

Alla fine ha fatto una sola apparizione con il Barcellona B e il suo talento è stato intravisto solo per brevi scorci sul grande palco del Camp Nou.

Nel 2017 è stato ceduto al Verona, con il Barça che si è riservato un’opzione per il suo riscatto, poi scaduta nel 2019.

Ora, a 23 anni, dopo aver trascorso la seconda parte della scorsa stagione in prestito in Portogallo al Portimonense, Lee è pronto a ripartire da zero.

“Come giocatore che rappresenta la Corea del Sud in un campionato europeo - ha spiegato ad inizio anno al South China Morning Post - cerco di lavorare di più e di fare meglio degli altri. Cerco di dare il massimo in ogni partita perché sento di avere una responsabilità”.

Un merito che gli va dato, è quello di aver fatto bene per la sua Nazionale. E’ stato convocato per i Mondiali del 2018 quando, con i suoi 20 anni, era il calciatore più giovane in assoluto della rosa.

Nei Campionati del Mondi di Russi ha totalizzato due presenze nella fase a gironi e poi si è guadagnato un posto per la trionfale spedizione ai Giochi Asiatici del 2018.

Secondo Choi, sono questi successi ad indicare che Lee è tutt’altro che finito. Se in Belgio troverà la giusta costanza e l’ambiente giusto, potrà ancora rendere brillante il suo futuro.

“Io spero che trovi una squadra che gli assicuri la possibilità di giocare. Non pensi all’importanza del campionato. Anche se non dovesse essere un torneo al top, l’importante è che giochi.

Lee è ancora giovane. Può ancora mostrare quelle che sono le sue potenzialità e qualora dovesse trovare sulla sua strada un allenatore pronto a credere in lui, potrà avvicinarsi di nuovo ad esprimere quelle doti che aveva messo in mostra da giovanissimo”.

Informazioni aggiuntive di Lee Myeongsu.

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