Patrick Kluivert Ajax AC Milan 1995 European Cup finalGetty Images

Kluivert al Milan: dall'illusione del Trofeo Berlusconi al grande flop

Galeotta fu la finale di Champions League del 1995 a Vienna. In quell'occasione Patrick Kluivert, subentrato al 70' al posto di Litmanen, mandò in tilt la difesa del Milan e all'85' risolse la sfida superando Sebastiano Rossi dopo essersi infilato nell'area avversaria sfruttando un'azione di Rijkaard.

Quella prodezza spezzò il grande equilibrio di una partita inchiodata sullo 0-0, con il Milan in difficoltà per le tante assenze nel reparto offensivo, e consegnò all'Ajax la 4ª Champions League della sua storia, ponendo fine al ciclo della squadra di Capello. Non solo: proprio per effetto di quella rete il diciottenne attaccante entrò prepotentemente fra gli obiettivi di calciomercato del club milanese.

Nelle prime due stagioni da professionista, la punta originaria del Suriname segna 44 goal complessivi e fornisce grandi prestazioni. Tutti pensano che sia destinato a ripercorrere la carriera dei grandi olandesi del passato. Fra questi anche l'amministratore delegato Adriano Galliani, che inizia ad attivarsi per portarlo in rossonero.

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Nel 1995 Kluivert vince il Trofeo Bravo e viene nominato 'Talento olandese dell'anno'. Con i Lancieri l'olandese conquista nel 1995/96 anche la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale, sfida nella quale l'Ajax supera ai rigori il Gremio. L'ultimo tiro dal dischetto lo segna proprio Kluivert. Nel 1996 iniziano però per lui i problemi al ginocchio destro.

A causa di questi ultimi, deve saltare la finale di Champions League a Roma contro la Juventus e starà fuori per gran parte della stagione 1996/97. Nel suo terzo anno con l'Ajax il suo apporto si ridurrà a 22 presenze e 8 goal. Sfruttando la sentenza Bosman, di appena un'anno prima, l'olandese si accorda comunque con il Milan per trasferirsi in Serie A a partire dalla stagione 1997/98.

Con lui a Milanello arriva anche il difensore Winston Bogarde: entrambi soddisfano le richieste di Fabio Capello, tornato alla guida dei rossoneri dopo aver vinto la Liga spagnola con il Real Madrid. Il tecnico friulano vuole allestire una squadra molto forte fisicamente per contrastare la Juventus di Lippi. 

Il 4 luglio del 1997 Kluivert e Bogarde, in compagnia delle rispettive compagne, e scortati da Adriano Galliani e Ariedo Braida, sbarcano dunque a Milano e vengono portati nella sala delle Coppe della vecchia sede di via Turati. Ad attendere i due nuovi arrivati capannelli di tifosi incuriositi e desiderosi di vedere per la prima volta i due nuovi acquisti.

"Vedrete che bella persona e che gran giocatore è Kluivert - preannuncia Braida ai cronisti - Il presidente di un grandissimo club europeo mi ha detto: 'Se Kluivert lo avesse portato a me, le avrei fatto un monumento'. A Patrick ho già spiegato, come feci con Van Basten, che anch'io sono stato un grande centravanti. Marco non ci credeva, Kluivert ci ha creduto subito....".

A mezzogiorno si tiene la presentazione ufficiale alla stampa. Kluivert è emozionato e ancora non parla l'italiano, ma sa come farsi apprezzare anche in inglese.

"Non c'è mai stato tanto interesse per me, comincia a piacermi. - dichiara - Io credo che questo sia il momento giusto per ricominciare con il Milan, per ripartire bene. Nell'Ajax sono sempre stato affiancato da altri due attaccanti, qui sarà un po' diverso. Lo schema potrebbe essere il 4-4-2, lo conosco perché è quello della Nazionale olandese. Non credo di avere problemi a inserirmi. Sarò in coppia con Weah, non penso di avere problemi con uno come lui. All'Ajax eravamo tre attaccanti, qui ho al fianco solo Weah. Ho a disposizione piu' spazio per correre".

"Ronaldo? È il migliore attaccante in circolazione, ma anche io so fare la mia parte. Sono pronto alla sfida, mi intriga, ma prima di tutto cercherò di dare il mio contributo al Milan. Van Basten?  So che la gente ha un bellissimo ricordo di lui. Se non riuscissi a eguagliarlo, almeno in parte, sarebbe una delusione per me".

Kluivert inizia così il lavoro in palestra per recuperare la miglior condizione dopo l'operazione al ginocchio in vista dell'inizio ufficiale della stagione. Per il ritorno in campo si procederà per tappe, acquistando sempre maggior minutaggio nelle amichevoli. I progressi fisici sono importanti e l'olandese può esordire in amichevole a Belo Horizonte contro l'America nella tournée estiva organizzata in Brasile.

Gioca 45' e le sensazioni sono positive, come conferma ai giornalisti in occasione della presentazione delle sue nuove scarpe, modello 'Adidas Predator', prodotto annoveristico del nuovo sponsor tecnico, con le quali vivrà la sua stagione rossonera.

"In Brasile ho giocato senza sentire dolore, atleticamente non mi sento lontano dalla forma migliore, - assicura a 'La Gazzetta dello Sport' - quello che mi manca davvero è solo un certo numero di partite giocate con continuità. Milanello è un paradiso. Una delle sorprese più belle delle abitudini italiane è il pranzo. In Olanda un panino al formaggio, un bicchiere di latte e via. A Milanello mi siedo a tavola, mangio un pasto completo, stiamo seduti tanto, parlo con i compagni: mi piace... Al Milan non mi hanno mai lasciato solo. Mi hanno accolto a braccia aperte. Devo ringraziare tutti".

Quanto al numero di maglia, la scelta ricade sul numero 9, visto che Weah lo lascia libero per prendersi il 14.

"Una cortesia di George Weah? Ma no, George voleva semplicemente cambiar numero. - spiega alla 'Gazzetta' dopo la festa di inizio anno tenutasi al Forum di Assago - Lui voleva il 14 e io sono stato più veloce di tutti a prendermi il 9, che aveva lasciato libero. È il numero di Van Basten, il più grande nella storia del calcio. Lo vedevo all'Ajax, io ero un bambino ed ero pazzo di lui. Ha colpito la mia fantasia e per me è rimasto il migliore di tutti. Poi il destino mi ha portato qui, nella squadra dove lui è diventato un campione. Voglio giocare per questa squadra, dare tutto quello che posso, poi il tempo dirà".

"Amo le responsabilità e amo la pressione, basta che non sia troppa. - assicura - Non ho paura dei confronti con Ronaldo, poi è logico, io i goal non posso farli da solo. Avrò bisogno della squadra, perché nessuno gioca a calcio da solo. E io ho intenzione di giocare per la squadra".

Sull'olandese garantisce anche Fabio Capello.

"Lui e Weah - dice a 'La Gazzetta dello Sport' - mi ricordano Gullit e Van Basten". 

Parole impegnative, che come vedremo, saranno presto smentite dalla prova dei fatti. Kluivert in ogni caso brucia le tappe e fissa l'obiettivo per l'esordio dal 1': il Trofeo Berlusconi che si disputa il 19 agosto 1997 contro la Juventus campione del Mondo di Marcello Lippi. 

"Il 31 per l'inizio del campionato? No, sarò già pronto per il 19. - spiega l'olandese - Magari non al massimo, ma sarò già Kluivert. Voglio giocare e battere finalmente la Juve".

"Finalmente" perché con l'Ajax non aveva potuto affrontare i torinesi a causa dell'infortunio. A San Siro, Capello schiera dunque Taibi in porta, Costacurta e Cruz centrali, Maldini (a destra) e Bogarde come terzini. A centrocampo Albertini è il playmaker, con Desailly e Boban mezzali. Ba gioca molto alto sulla fascia destra, con Kluivert e Weah di punta. 

L'inizio è favorevole ai bianconeri, che passano a condurre poco dopo la mezz'ora con una punizione di Del Piero deviata in rete in barriera da Conte. Con lo scorrere dei minuti, però, il Milan prende possesso del campo. Il brasiliano André Cruz trova l'1-1 con una deviazione vincente su calcio d'angolo, poi è Kluivert a salire in cattedra. L'olandese mette in grande difficoltà il suo marcatore Ferrara e con una staffilata di interno destro, su assist di Ba, mette la palla all'incrocio e firma il sorpasso.

I tifosi del Milan, accorsi in 76 mila a San Siro, quasi non credono ai loro occhi dopo una stagione molto negativa, chiusa all'11° posto. A completare la festa ci pensa Weah, che servito dallo scatenato Kluivert, si infila fra Ferrara e Iuliano e batte poi Peruzzi con un tiro preciso. Finisce 3-1 e con una grande prestazione Kluivert e il Milan non fanno altro che alimentare le aspettative di critica e tifosi.

Tutti in quel momento immaginano che la squadra è destinata a un'annata di grandi soddisfazioni. In particolare davanti, dove la coppia Weah-Kluivert promette faville.

 "Non è stato difficile. - dice Weah - Patrick è un giocatore intelligente, tra noi c'è un'intesa naturale. E poi non l'ho scoperto al Milan, io l'ho studiato quand'era all'Ajax e adesso so come si muove. Siamo insieme da poco, ma è come se ci conoscessimo da sempre".

"Non so se lui mi abbia studiato in tv, io di sicuro l'ho fatto, perché è un grande. - gli fa eco l'olandese -  Giocare davanti a un pubblico del genere per me è piu' facile, mi carico. Sono felice davvero, per il goal, la vittoria, ma anche per la verifica del campo: venivo da un periodo di alti e bassi dopo l'infortunio e l'operazione, ho giocato per 90' senza dolore, a buon ritmo. Meglio di così...".

Quanto all'eventuale Scudetto, però, Kluivert preferisce la prudenza.

"La Juve ha il vantaggio di aver cambiato di meno. E molte altre squadre sono attrezzate per il titolo. Non mi sento favorito".

Proprio in quel momento, probabilmente, tutti si dimenticano che pur si tratta di un'amichevole estiva e che il calcio d'agosto è spesso ingannevole. Ma fu talmente bella la prova dei rossoneri che nessuno voleva farci caso. 

Dal calciomercato arrivano anche il brasiliano Leonardo (16 miliardi di Lire) e il terzino tedesco Ziege (10 miliardi), la rosa rossonera è molto ampia e forse anche lì iniziano i problemi del Diavolo. Che già si evidenziano alla prima giornata di campionato nella trasferta al Garilli contro il Piacenza. Finisce 1-1, con la squadra che sembra una lontana parente di quella che due settimane prima aveva steso la Juventus.

Kluivert sembra un pesce fuor d'acqua, e dell'intesa con Weah non c'è traccia. Anche perché la squadra crea poco e serve pochi palloni giocabili alle due punte. Anche con la Lazio in casa c'è un altro 1-1 e iniziano le prime perplessità. Kluivert si sblocca al Friuli contro l'Udinese, ma meglio di lui fa Bierhoff che firma una doppietta e spedisce i rossoneri nella parte bassa della classifica.

Succede così che la squadra perda fiducia in se stessa e tutto diventi più difficile. Nelle prime 6 giornate l'unica vittoria arriva alla quinta contro l'Empoli grazie ad un altro nuovo arrivo, Andersson, ma per il resto si registrano altri due k.o. con Venezia e Lecce a San Siro, e le critiche iniziano a piovere copiose anche per l'attaccante. La Gialappa's lo prende di mira nel programma 'Mai Dire Gol' ed evidenzia i tanti errori sotto porta dell'attaccante olandese.

Nel mese di novembre c'è una piccola scossa, con il pareggio in rimonta nel Derby di andata contro l'Inter e con la Juventus, e due vittorie con Sampdoria e Brescia. E Kluivert? L'olandese sembra ritrovare condizione a dicembre, quando prima sigla il 2-0 sul Bari, poi di testa la vittoria in trasferta sull'Atalanta. I rossoneri sono sesti prima di Natale. 

Ma a gennaio arrivano due brutte sconfitte con Parma e Fiorentina, che fanno scivolare nuovamente il Diavolo al 9° posto. Quel che è peggio, i nuovi acquisti non sembrano ingranare. Fuori classifica il disastroso Bogarde, rivelatosi inadatto a un campionato di livello come la Serie A. Fra gli altri in prima fila sul banco degli imputati c'è proprio Kluivert, che dovrebbe fare la differenza ma così non è. L'olandese chiude il girone di andata con soli 3 goal realizzati, nettamente al di sotto delle aspettative di società e tifosi.

Con il morale sotto i tacchi, già nel mese di gennaio si moltiplicano le voci di un possibile addio anticipato al Milan, soprattutto dopo che la società acquista altre due punte, Pippo Maniero e Maurizio Ganz. Gullit lo cerca per il Chelsea, ma l'attaccante non vuole lasciare Milano, anche se le cose non stanno andando bene.

"I giornalisti possono scrivere quello che vogliono, - afferma - io resto qui. Anche in caso dovessi fare panchina? Non lo so. Naturalmente questa è una situazione difficile per qualsiasi giocatore, è difficile pensare di dover giocare e stare fuori. Ora io sono al Milan. Dopo non so cosa succederà".

I tifosi iniziano a sfogare la loro delusione con striscioni polemici al suo indirizzo. Uno di questi recita: "Klui-lent da rottamare".

"Non è una bella cosa. - commenta il giocatore olandese a 'La Gazzetta dello Sport' -  Però sono e devo restare tranquillo".

Alla fine il numero 9 resta, ma il Milan, dopo una buon inizio di girone di ritorno, cala vistosamente alla distanza e arriva a maggio con le ossa rotte, rimediando 3 pesanti sconfitte con l'Inter nel Derby (0-3), con la Juventus (4-1 per la Vecchia Signora a Torino) e con la Roma (5-0 per la Lupa all'Olimpico).

Kluivert ha un sussulto di rendimento a febbraio , con un goal segnato nella sconfitta di Roma con la Lazio e la sua unica doppietta in Serie A realizzata al Menti nel 4-1 in trasferta con il Vicenza. Ma da lì in avanti non segnerà più e la squadra di Capello conclude la stagione con un più che deludente 10° posto e il 2° anno di fila fuori dalle Coppe europee. La prima e unica stagione al Milan del centravanti olandese si chiude con 27 presenze e 6 goal in Serie A e 6 presenze e 3 reti in Coppa Italia (una alla Sampdoria agli ottavi e 2 al Parma in semifinale), che il Diavolo perde con la Lazio di Eriksson, brava a rimontare con un 3-1 a Roma il successo di misura dei lombardi a San Siro (1-0).

Patrick Kluivert BarcelonaGetty Images

La delusione dei tifosi e dello stesso Kluivert è grande. L'ex Ajax parte in ritiro con i rossoneri, gioca anche un'amichevole pre-stagionale ma a fine agosto Galliani raggiunge l'accordo con Juan Gaspart per la cessione dell'olandese al Barcellona. Il Milan intasca 30 miliardi di Lire: l'avventura in Italia del giovane olandese che avrebbe dovuto essere il futuro del Milan si era chiusa dopo soltanto un anno. Compreso nel pacchetto, naturalmente, anche Bogarde, che con il connazionale era arrivato un'estate prima.

Il nuovo allenatore Alberto Zaccheroni punterà davanti sul suo pupillo Oliver Bierhoff, e sarà ripagato dai tanti goal del tedesco e dallo Scudetto. Kluivert, dal canto suo, lontano dai tatticismi del calcio italiano e dalle marcature strette dei difensori della Serie A, ritroverà se stesso con la maglia blaugrana, segnando molto nelle sei stagioni in cui resterà in Catalogna e con la sua Nazionale, prima del declino nella parte finale della carriera con Newcastle, PSV Eindhoven e Lille. 

A Milano, per colpe non solo sue, non riuscì a lasciare il segno, passando nel giro di pochi mesi da possibile erede di Van Basten a nuovo Blissett.

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