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Il goal più bello, un'esultanza iconica: Platini e l'ingiustizia della Coppa Intercontinentale

Nella vita esistono momenti destinati a restare scolpiti per decenni nell'immaginario collettivo. Attimi impossibili da cancellare, gesti iconici che anche a distanza di tempo lasciano lo stesso senso di smarrimento, emanano la stessa grandezza. Specie se il protagonista è uno dei più grandi di sempre.

Tre volte capocannoniere di Serie A, tre volte Pallone d'Oro, campione d'Europa con la Francia. Semplicemente Le Roi, Michel Platini, il numero 10 per eccellenza destinato a scrivere la storia della Juventus e del calcio. Lo sbarco in Italia dopo i Mondiali vinti dagli Azzurri nel 1982, i primi mesi di difficile ambientamento nel nostro campionato, poi l'esplosione e la gloria.

Fortemente voluto dall'Avvocato, Platini dimostrerà di valere tutto il caviale spalmato sul tozzo di pane citato proprio da Gianni Agnelli al momento del suo acquisto. In bianconero resterà cinque anni vincendo praticamente tutto: 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa dei Campioni e 1 Coppa Intercontinentale. Un cammino trionfale macchiato dalla tragica notte dell'Heysel. Una notte che tutti vorremmo cancellare dai nostri ricordi e dal nostro cuore.

La notte in cui, mentre Platini guida la Juventus per la prima volta sul tetto d'Europa, sugli spalti 39 tifosi bianconeri perdono tragicamente la vita in seguito agli scontri provocati dagli hooligans inglesi. Le Roi, ignaro di cosa fosse successo, va sul dischetto e regala la Coppa dei Campioni alla Vecchia Signora con un'esultanza che farà molto discutere.

"Resta un ricordo terribile, ma in campo l'abbiamo vinta. Il Liverpool non ci regalò nulla".

L'occasione di cancellare almeno in parte l'incubo dell'Heysel arriva qualche mese dopo. La Juventus vola a Tokyo, sede della finale della Toyota Cup, meglio nota all'epoca come Coppa Intercontinentale. L'avversario è l'Argentinos Juniors, detentore della Copa Libertadores vinta ai rigori contro i colombiani dell'America de Calì. Una squadra solida ma anche ricca di talento, dal difensore Jorge Alguin, già campione del mondo nel 1978 a Sergio Batista che i Mondiali li vincerà nel 1986 accanto a Maradona. Ma la stella è sicuramente Claudio Borghi, calciatore del quale si innamorerà Silvio Berlusconi portandolo al Milan dove sarà solo una meteora.

L'8 dicembre 1985 i tifosi bianconeri così fissano la sveglia alle 4 del mattino italiane, anche se la partita per la prima volta non viene trasmessa in diretta dalla tv di Stato ma su Canale 5 e solo in Lombardia a causa del divieto, allora vigente, che impediva alle tv private di trasmettere su tutto il territorio nazionale.

Sulla città di Tokyo piove da giorni, tanto che la partita sembra addirittura a rischio ma alla fine si gioca, seppure su un campo ai limiti della praticabilità. Mentre sugli spalti sessantamila spettatori muniti di trombette forniscono una colonna sonora festante e chiassosa. Forse troppo.

La Juventus, allenata da Giovanni Trapattoni, schiera Stefano Tacconi in porta con Favero, Brio, Scirea e Cabrini in difesa. A centrocampo, insieme a Bonini e Manfredonia, ecco la stella della squadra: Michel Platini. In attacco il bomber Aldo Serena supportato da Michael Laudrup e Massimo Mauro.

La partita, come previsto, è combattuta ma sostanzialmente corretta e le due squadre vanno all'intervallo sul risultato di 0-0. Nulla fa presagire lo spettacolo che offrirà la ripresa. Dopo una rete annullata a Laudrup per fuorigioco, a passare in vantaggio sono gli argentini grazie a Ereros che beffa Tacconi con un morbido pallonetto.

L'Argentinos Juniors sembra chiudere la disputa a mezz'ora dalla fine ma, ancora una volta, l'arbitro annulla la rete siglata da Castro. Lo stesso arbitro, qualche minuto più tardi, assegna un calcio di rigore alla Juventus per l'atterramento di Serena: sul dischetto, ovviamente, va Platini che non sbaglia e firma il momentaneo pareggio.

Platini troverebbe pure il goal del vantaggio bianconero ma l'arbitro tedesco Volker Roth decide di prendersi definitivamente la scena, diventando l'assoluto protagonista e ritagliandosi uno spazio nella storia del calcio per aver annullato una delle reti più belle di sempre.

Corre il minuto 69, Massimo Mauro batte un corner a favore della Juventus. La palla viene ribattuta dalla difesa argentina ma Bonini, di testa, la rimette verso l'area dove trova Michel Platini che si inventa un autentico capolavoro: stop di petto, sombrero col destro a scavalcare Pavoni e diagonale al volo di sinistro che non lascia scampo al portiere Vidallé.

Sembra fatta, la Juventus ha ribaltato il risultato. I bianconeri esultano ma c'è qualcosa che non va. Il signor Roth, invece di indicare il centro del campo, assegna un inspiegabile calcio di punizione a favore dell'Argentinos Juniors. Il motivo, ancora oggi, resta ignoto: gioco pericoloso? Fallo? Mistero.

Platini non vuole crederci e, insieme a una gemma di accecante bellezza, regala alla storia un altro gesto divenuto iconico e recentemente replicato da Paulo Dybala proprio per omaggiare Le Roi: il francese, una volta capito quanto è successo, si sdraia per terra su un fianco sorreggendosi la testa con la mano sinistra come se fosse una statua. Immobile, immortale, eterno.

La partita però non è finita, in palio c'è sempre la possibilità di vincere la Coppa Intercontinentale e chiudere un cerchio. Le cose sembrano mettersi male per la Juventus, che va di nuovo sotto a causa del goal di Castro, ben servito da un ispirato Borghi. A evitare la sconfitta e trascinare la gara fino ai tempi supplementari è la rete di Michael Laudrup che, innescato dal solito Platini, parte in dribbling, aggira anche il portiere e da una posizione quasi impossibile trova l'angolino giusto per riportare il match in parità.

I supplementari, su un campo ormai impraticabile a causa della pioggia, sono avari di emozioni e così per assegnare la Coppa saranno necessari i calci di rigore: Brio, Cabrini e Serena non sbagliano, Tacconi para il tiro di Batista ma Laudrup stavolta tradisce i bianconeri. Il portiere della Juventus neutralizza anche il penalty di Pavoni e consegna di fatto a Platini il pallone decisivo: Le Roi spiazza Vidallé e stavolta può esultare davvero. La Juventus è campione del mondo per la prima volta nella sua storia. Ma non solo.

La Vecchia Signora diventa anche la prima squadra ad aver conquistato tutti i trofei della propria confederazione di appartenenza, oltre a spezzare l'egemonia sudamericana che in Coppa Intercontinentale durava da ben sette anni con i successi di Boca Juniors, Olimpia, Nacional, Flamengo, Penarol, Gremio, Independiente.

Una notte destinata a entrare nella storia, insomma, insieme a una delle topiche arbitrali più clamorose mai viste su un campo di calcio che alla fine risulterà comunque ininfluente: sul tetto del mondo, infatti, sale la Juventus di Le Roi, che viene premiato anche come man of the match e pochi giorni dopo alzerà al cielo il terzo Pallone d'Oro di una straordinaria carriera. Carriera destinata a concludersi prematuramente a soli 32 anni per iniziarne una nuova, prima in panchina e poi dietro la scrivania con alterne fortune. Ma quella è un'altra storia.

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