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Francesco Morini, 'Il Pirata Morgan': stopper di Sampdoria, Juventus e Nazionale e dirigente di successo

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"Morini è il difensore più cattivo nel quale mi sono imbattuto. Per cattivo intendo che è grintoso, che è spietato agonisticamente, non che è sleale. È come deve essere un vero difensore moderno. Gioca con tutto il corpo pur di non farti passare. Io li ho provati tutti, nessuno mi ha dato tanto filo da torcere, alla lunga mi sono dovuto arrendere..." - Gigi Riva su Francesco Morini

È stato prima uno degli stopper più forti e temuti degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, poi un'abile e apprezzato dirigente sportivo. Francesco Morini era uno dei grandi interpreti della scuola italiana dei grandi difensori.

Alto un metro e 85 centimetri per 78 chilogrammi di peso forma, lunghe leve, che gli consentivano spesso di arpionare il pallone anticipando gli attaccanti avversari, dotato di elevazione, senso della posizione e carisma, si esaltava nella marcatura a uomo ed è stato un osso duro da superare per tutti i grandi attaccanti dell'epoca, da Gigi Riva a Roberto Boninsegna passando per Giorgio Chinaglia, Paolino Pulici e Ciccio Graziani.

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Sguardo furbo, occhi azzurri e capelli biondi al vento, Morini, proprio per la sua capacità di essere 'una piovra' e sottrarre la palla alle punte di turno, si guadagna il soprannome di 'Pirata Morgan', con cui verrà universalmente conosciuto. Dopo gli anni della gioventù trascorsi alla Sampdoria, si consacrerà alla Juventus, con cui vivrà il ciclo vincente degli anni Settanta.

La Vecchia Signora lo porta anche a indossare la maglia della Nazionale italiana. Chiude la lunga avventura con i piemontesi a 34 anni, senza esser mai riuscito a segnare un goal, prima di trasferirsi in Canada e a tornare nei quadri della Juventus come dirigente sportivo, ruolo che ricoprirà con successo fino al 1994.

DAL VECCHIANO ALLA SAMPDORIA

Nato a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, il 12 agosto 1944, e residente ad Arena Metano, Francesco Morini muove i primi passi nel mondo del calcio nel club locale del Vecchiano, prima di approdare a 15 anni nel Settore giovanile della Sampdoria. Qui è formato come stopper specializzato nella marcatura a uomo dai suoi maestri Cherubino Comini e Gipo Poggi.

Le sue qualità di marcatore arcigno e duro da superare emergono fin dagli anni giovanili e nel 1963 vince il Torneo di Viareggio con la Primavera della Sampdoria. L'anno dopo è aggregato alla Prima squadra e il 2 febbraio 1964 Ernst Ocwirk lo fa esordire a 19 anni in Serie A nella sconfitta casalinga per 0-2 contro la Roma di Lluis Miró, gara in cui gioca da mediano in sostituzione del titolare Azeglio Vicini, infortunato.

L'esordiente pisano disputa una gran partita in una posizione inedita e, di fatto, successivamente riportato al suo ruolo naturale di stopper, non esce più dall'undici titolare. Il giovane Morini, ribattezzato 'Il Pirata Morgan' in omaggio al celebre corsaro gallese Henry Morgan per quella sua dote innata a rubar palla con le lunghe leve e il gioco maschio agli attaccanti, sviluppa subito una buona intesa con l'esperto centromediano Gaudenzio Bernasconi e con il libero Mario Bergamaschi e contribuisce alla salvezza della squadra genovese, che arriva grazie al 2-0 sul Modena nello spareggio di Milano.

Dopo l'addio di questi ultimi ai blucerchiati, si conferma in coppia con il libero Guido Vincenzi. I due difensori, dopo la retrocessione in Serie B dei genovesi nel 1965/66, sono i protagonisti della promozione l'anno seguente, che vede i blucerchiati registrare la miglior difesa del campionato cadetto.

Complessivamente Morini gioca con la Sampdoria 6 stagioni, 5 in Serie A ed una in Serie B, totalizzando 163 presenze in campionato e 7 apparizioni in Coppa Italia.

11 ANNI DI GRANDI SUCCESSI ALLA JUVENTUS

Nell'estate del 1969 arriva per Morini la svolta della sua carriera: prima di compiere 25 anni lo stopper pisano passa alla Juventus insieme a Bob Vieri, il papà di Christian, in cambio del cartellino di Romeo Benetti e 800 milioni di vecchie Lire.

La Vecchia Signora è a lungo indecisa se puntare su di lui o su Mario Giubertoni, all'epoca difensore del Palermo, che l'anno seguente si sarebbe trasferito all'Inter, ma alla fine opta per lo stopper sampdoriano.

L'impatto con il mondo bianconero non è semplice per il pirata Morgan, perché il tecnico argentino Luís Carniglia lo vorrebbe più intraprendente e dotato dal punto di vista tecnico, ma le caratteristiche del 'Pirata Morgan' sono ben altre.

"Tecnicamente ero 'un cane' - scherzava parlando di se stesso -. Sapevo di avere dei limiti, ma sono sempre stato sorretto da un buon fisico e da un’ottima condizione atletica; seppure fossi alto, ero molto veloce e scattante, sicché potevo marcare, indifferentemente, avversari piccoli o ben messi".
"Anche se non cattivo, sono sempre stato molto spigoloso, rognoso e appiccicoso - sottolineava -, pronto in ogni momento a far valere il mio anticipo. Di certo, non mi cimentavo in lanci millimetrici, preferivo appoggiare la palla a un compagno vicino a me".

Superate le incomprensioni iniziali con il suo allenatore, si impone come giocatore imprescindibile della squadra bianconera che negli anni Settanta ottiene grandi successi, diventandone una colonna.

"Dopo un ciclo di 4 o 5 partite ai tempi di Carniglla, tutto ha cominciato a girare a meraviglia - ricorderà -. Ho giocato sempre alla stessa maniera cancellando il critico periodo di ambientamento. Una volta raggiunto il tetto di forma, mi sono mantenuto su una costante".

Nel 1971/72 vince il primo Scudetto sotto la guida di Cestmir Vycpálek e l'anno successivo fa il bis con l'entusiasmante rimonta all'ultima giornata su Milan e Lazio. Sempre nel 1972/73 'Il Pirata Morgan' è protagonista in bianconero anche in Coppa dei Campioni. Debutta nella competizione il 13 settembre 1972 nella sconfitta di misura al Velodrome con l'Olympique Marsiglia e in finale, nonostante un tallone fuori uso, gioca sotto infiltrazioni e si toglie il lusso di imporre la sua legge ad un certo Johan Cruijff.

Segue 'Il Profeta del Goal', che definisce "il più grande centravanti arretrato in attività", in lungo e in largo, impedendogli di incidere, ma la sua prestazione non basterà a far vincere alla squadra torinese l'ambito trofeo. È infatti l'Ajax a trionfare grazie ad una rete di testa rocambolesca di Johnny Rep.

"In bianconero ho passato degli anni meravigliosi - dirà -. Abbiamo centrato risultati eccezionali, sia in Italia che in Europa, ho avuto per compagni di squadra, dei veri campioni. È importante giocare con dei campioni, perché ti trascinano ed io mi sono fatto trascinare. Ricordi ne ho tanti, rimpianti un solo: Belgrado, eravamo nel 1973, finale di Coppa dei Campioni, persa contro un Ajax grande, ma non poi così grande. Insomma, avremmo potuto anche giocarcela, invece andò come tutti sanno".

Fra i giocatori preferiti da Giampiero Boniperti, i suoi segreti erano condurre una vita sana e senza vizi, cosa che gli ha permesso di esprimersi ad alti livelli fino a fine carriera, e l'estrema professionalità.

"Non ho mai cambiato stile di vita - racconterà -. Ed è stata la mia fortuna. Allenamento intenso, alla base di tutto; e sono fortunato poiché l'allenamento, anche il più duro, mi piace da matti. Poi il mangiare dosato; non sono una buona forchetta. Mi piace molto il pesce e mi appago secondo regole lecite. Un'altra bella abitudine è quella di andare a riposare al pomeriggio. Non ho mai saltato una pennichella pomeridiana. Mi sento un leone con questo tipo di vita".

Dal 1974 si integra alla perfezione con il giovane Gaetano Scirea: lui strappa palla agli attaccanti e la tocca corta per Gai, che fa ripartire la manovra, effettuando un lancio lungo o proponendosi lui stesso palla al piede.

"Il maggior pregio - diceva di se stesso - è quello di concentrarmi sempre, di non sottovalutare nessuna situazione e una grande forza di volontà".

Per la Juventus arrivano altri successi: 3 Scudetti, uno con Carlo Parola in panchina nel 1974/75 e 2 con Giovanni Trapattoni nel 1976/77 e nel 1977/78, la Coppa UEFA 1976/77, primo titolo internazionale della storia del club, con i bianconeri che superano nella doppia finale l'Athletic Bilbao (1-0 a Torino per i bianconeri e 2-1 per i baschi al San Mamés), e la Coppa Italia 1978/79, ultimo trofeo vinto in carriera dal 'Pirata Morgan', battendo in finale 2-1 il Palermo ai tempi supplementari con rete decisiva di Causio.

Sul finire della sua lunga permanenza in bianconero fa da chioccia al giovane Sergio Brio, suo erede designato. L'avventura con la Juventus si chiude dopo quasi 11 stagioni nel marzo del 1980, all'età di 34 anni, quando Morini lascia l'Italia per fare, precursore dei tempi che saranno, un'esperienza nella NASL nordamericana.

In tutto 7 titoli e 372 presenze in tutte le competizioni (più altre 5 conteggiando anche le partecipazioni alla Coppa Anglo-Italiana del 1970 e al Trofeo Armando Picchi del 1971), che lo rendono uno dei grandi della storia bianconera, naturalmente senza aver mai segnato un goal, anche perché il suo compito principale era impedire di farli.

Fra i giocatori con più presenze in Serie A (388 quelle di Morini nel massimo campionato fra Sampdoria e Juve conteggiando lo spareggio in blucerchiato), con Franco Janich e il suo ex compagno di squadra Bernasconi, è uno degli unici tre a non aver mai realizzato un goal. Un 'record negativo' sul quale 'Il Pirata Morgan' non mancava di scherzare.

"A dire il vero, una volta un goal l’ho fatto - sosteneva -, in un Torneo italo-inglese, disputato in un’estate di tantissimi anni fa (di questo presunto goal, però, non risulta traccia, ndr). In ogni caso, la mancata segnatura di reti non mi ha mai contagiato più di tanto, perché ciò che mi esaltava era fare in modo che non andasse in goal l’uomo che dovevo marcare. Questo equivaleva, per me, a una rete, perché se in squadra devono essere particolarmente attivi i bomber, altrettanto devono esserlo i difensori a imbrigliare il gioco delle punte avversarie".

Qualche sito statistico, erroneamente, gli attribuisce una rete che il giovane Morini, secondo questi ultimi, avrebbe segnato al Cibali nella goleada della Sampdoria sul Catania (1-5) nella 22ª giornata del campionato 1963/64. Quel goal, il terzo firmato dai doriani al 51', come riportano le cronache dei quotidiani dell'epoca, è stato in realtà realizzato dal suo compagno di squadra Tamborini su cross di Wisnieski.

L'AVVENTURA IN NAZIONALE

Durante gli anni con la Juventus Morini arriva a vestire anche la maglia della Nazionale italiana. A differenza di molti suoi compagni, però, il rapporto del 'Pirata Morgan' con la divisa azzurra non sarà mai troppo fortunato.

Morini ItaliaGetty Images

Lo stopper della Juventus fa il suo esordio il 25 febbraio 1973 a Istanbul contro la Turchia nelle Qualificazioni ai Mondiali di Germania Ovest '74. Con Ferruccio Valcareggi partecipa alla sfortunata spedizione in terra tedesca. Gli Azzurri sono accreditati di grandi possibilità ma escono malamente nel girone perdendo 2-1 la gara decisiva con la Polonia dopo aver rischiato anche nell'esordio con Haiti.

Morini gioca da titolare tutte e tre le partite, senza brillare come del resto tutta la squadra italiana. Successivamente Fulvio Bernardini ed Enzo Bearzot gli preferiscono il più giovane Mauro Bellugi. Il suo apporto alla Nazionale si limita così ad 11 presenze complessive, l'ultima delle quali l'8 giugno 1975 a Mosca nell'amichevole persa 1-0 con l'Unione Sovietica.

LA PARENTESI CANADESE

Lasciata la Juventus nel marzo 1980, Morini chiude la sua carriera da calciatore professionista in Canada con i Toronto Blizzards, squadra che partecipa alla NASL nordamericana.

Lo stopper italiano disputa 22 partite, per poi ritirarsi e appendere definitivamente le scarpette al chiodo all'età di 35 anni.

IL RITORNO ALLA JUVE DA DIRIGENTE

Dopo aver studiato Lingue in Canada, rientrato in Italia, Morini frequenta il Corso di manager a Coverciano. Stimatissimo da Boniperti, quest'ultimo lo richiama nel 1981 alla Juventus come dirigente.

La sua permanenza nei quadri societari dura 13 anni: di questi 9, fino all'autunno del 1990, li vive nel ruolo di Direttore sportivo, e gli ultimi 4 come Team manager. Durante la sua carriera dirigenziale la Juventus conquista 3 Scudetti e 2 Coppe Italia a livello nazionale, e il cosiddetto Grande Slam a livello internazionale: 2 Coppe UEFA, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale, con i bianconeri che diventano la prima società a mettere in bacheca tutti i trofei confederali.

A Morini sono legate anche diverse delle grandi operazioni di mercato del club torinese negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, su tutti i colpi Platini e Boniek. Chiusa la carriera dirigenziale nel 1994, ha lavorato con il marchio Robe di Kappa e ha fatto l'opinionista per l'emittente locale lombarda 'Telelombardia'.

Sposato e con due figli, Jacopo e Andrea, 'Il Pirata Morgan', duro ma leale, è sempre rimasto vicino all'ambiente bianconero e si è spento il 31 agosto 2021 per un infarto che lo ha colpito all'età di 77 anni mentre era a cena con la moglie e alcuni amici a Forte dei Marmi.

Ai giovani calciatori, negli ultimi anni del suo incarico come Team manager, intervistato da 'Hurrà Juventus', aveva voluto lasciare una sorta di testamento spirituale:

"Il calcio è sempre lo stesso, quel che conta sono le righe bianche che delimitano il prato, con le porte e le bandierine. Gli altri discorsi li porta via il vento".
"La vita di un calciatore è veloce - aveva detto in passato -, passa con la rapidità di un lampo per cui bisogna aver gli occhi ovunque: sul passato, sul presente e sul futuro".

Mentre, ripensando al suo passato calcistico, non aveva dubbi:

"Cruijff mi ricorderà certamente, Bersellini e tanti altri mi sogneranno, però dovranno dare atto della mia lealtà sportiva, perché falli cattivi con il preciso intento di far male, non ne ho mai compiuti. Non fanno parte del mio bagaglio mentale e neppure del mio stile".
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