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Dejan Savicevic, 'il Genio' montenegrino campione d'Europa con Stella Rossa e Milan

"[...] Albertini, lancio a cercare Savicevic, è in vantaggio Nadal. Eh, Savicevic gli ruba la palla… E poi… segna un goal incredibile! Strepitoso il goal di Savicevic… eccezionale prodezza… ci lascia veramente di stucco! 3 a 0 per il Milan e Savicevic incredibile [...]"

Con queste parole, il grande telecronista Rai Bruno Pizzul descriveva il goal probabilmente più iconico realizzato in carriera dal 'Genio' montenegrino Dejan Savicevic il 18 maggio 1994, nella finale di Champions League di Atene contro il Barcellona.

"Se ci avessi pensato troppo, sicuramente non avrei segnato.  - dichiarerà il campione montenegrino a 'UEFA.com' -  Appena la palla è rimbalzata, ho visto il portiere fuori dai pali e ho deciso di tirare. Non lo facevo quasi mai, ma ho cercato di essere preciso e ho calciato con forza. Ho visto la palla entrare e ho esultato subito".

"Quando ero in giornata,  - affermerà in una diretta Instagram del 2020 -  mi riusciva tutto bene. Quella sera era uno di quei giorni".

Un pallonetto imparabile per il portiere blaugrana Zubizarreta, che corona una prestazione da favola, caratterizzata anche dall' assist per il primo goal di Massaro e da altre giocate da lasciare tutti a bocca aperta. È il colpo del k.o. definitivo, che porta sotto i tacchi il morale dei catalani di Johan Cruijff, accreditati alla vigilia come favoriti e invece surclassati e umiliati dai rossoneri di Fabio Capello, peraltro privi dei due centrali titolari Costacurta e Baresi.

Seguirà il 4° goal, realizzato da Desailly, e il trionfo finale, con la conquista della Champions League. 

"Non vedo proprio come possiamo perdere questa Coppa", aveva detto Cruijff alla vigilia, accarezzando il trofeo.

"Di solito le foto con la Coppa è meglio farle dopo la partita", aveva replicato Savicevic, guardando le immagini, a domanda di un giornalista. Aveva ragione lui.

Quella di Atene resterà una delle prestazioni più belle della storia milanista di Dejan, impressa per sempre nella memoria dei tifosi. Non l'unica di una carriera fenomenale, che in rossonero lo ha visto vincere anche  una Supercoppa Europea, tre Supercoppe italiane e 3 Scudetti,  incantare con la maglie della  Jugoslavia  e aggiudicarsi con la  Stella Rossa Belgrado  un'altra  Coppa dei Campioni, la Coppa Intecontinentale,  per tre volte la Prva Liga  e per una volta la Coppa di Jugoslavia.

DAL BUDUCNOST ALLA STELLA ROSSA

Savicevic nasce a Podgorica, ai tempi Titograd ('la città di Tito'), il 15 settembre 1966.  Dejan è un ragazzo vivace. Papà Vladimir, che fa il capostazione, e mamma Voika hanno il loro bel da fare a tenere freno quel bimbo che appena può si mette a correre. Suo fratello Goran sogna di fare il macchinista e partire un giorno con un treno per andare lontano dal Montenegro. Dejan no, si capisce presto che diventerà qualcuno nel mondo dello sport.

Inizialmente pratica il karate, sport che gli insegna ad avere una disciplina, poi però il calcio, la sua seconda passione, prende il sopravvento su tutto. Per fortuna di tutti gli amanti del pallone, la strada per Savicevic inizia a delinearsi a 13 anni, quando l'allora IFK Titograd, oggi noto come  FK Mladost Podgorica, gli fa firmare il primo cartellino.  

È un fantasista veloce e imprevedibile, che salta l'uomo con una facilità e velocità disarmante e quando punta la porta spesso trova l'assist illuminante per un compagno o la stoccata vincente. Chi se lo ritrova di fronte quasi non crede ai propri occhi. A soli 16 anni passa così al Buducnost Titograd, con cui debutta nella Prva Liga, la Serie A della Repubblica socialista Federale di Jugoslavia.

"Era la squadra più importante di Podgorica, attuale capitale del Montenegro, ai tempi della Jugoslavia capitale della Repubblica Socialista Confederata di Montenegro, non una big ma che diceva comunque la sua, paragonabile in Italia all'Atalanta di allora.  - dice in esclusiva a Goal Danilo Crepaldi, esperto di calcio slavo e autore di libri come 'Footballslavia' e 'Figli della Jugoslavia' -  E Savicevic è tutt'oggi uno degli idoli calcistici del suo Paese con Stevan Jovetic e Mirko Vucinic".

Al Buducnost, parola che in serbo significa "Futuro", Savicevic brucia le tappe. Con i suoi spunti di pura classe quando è in giornata decide le partite da solo. Il 1984-85 è il suo primo anno da titolare. A 19 anni, nella stagione successiva, è già pronto a prendersi il palcoscenico internazionale. Segna 10 goal in 32 presenze di campionato, decisivi per la salvezza. Nel 1986/87 le reti sono 9 in 31, ma arrivano un 6° posto finale in Prva Liga e le semifinali di Coppa di Jugoslavia.

Tutti si accorgono di quel ragazzo riccioluto che con il pallone nei piedi, in particolare con il sinistro, sa fare magie. Inizia a giocare anche per la Jugoslavia, appena ventenne. Dopo l'ennesima stagione da protagonista con la maglia biancoblù (10 goal in 29 gare di campionato) e un record personale di 35 reti in 131 gare con il Buducnost, nel 1988, a 22 anni, Savicevic è ingaggiato dalla Stella Rossa di Belgrado.

"Dzajic e Cvetkovic, all'epoca presidente e Direttore generale della Stella Rossa, - racconta Crepaldi - individuarono in Savicevic il gemello di Dragan Stojkovic, già a Belgrado nel 1986. E fu così che due galli si ritrovarono nello stesso pollaio".

Robert Prosinecki Dejan Savicevic Darko Pancev Dragan Stojkovic Mitar Mrkela Crvena Cvezda

IL DUALISMO CON STOJKOVIC E I GRANDI SUCCESSI 

La convivenza nella stessa squadra di due 'numeri 10' non è assolutamente semplice, e i tecnici che si susseguono alla guida della Stella Rossa devono ingegnarsi per far coesistere Stojkovic e Savicevic e gestire l'asso montenegrino.

"In campo giocavano l'uno per l'altro ed era uno spettacolo vederli in azione, - sottolinea Crepaldi, che sta scrivendo la biografia di 'Piksi' - ma fra loro la rivalità era molto alta e c'era un'invidia reciproca. Tant'è vero che nel 1988/89, quando Branko Stankovic, ex compagno di squadra di Vujadin Boskov nel Vojvodina che vinse il campionato jugoslavo negli anni '60, impose alla squadra un ritiro in un'ex caserma, alla prima amichevole assegnò la 7 a Stojkovic e la 10 a Savicevic, Dragan protestò, manifestando il suo malcontento: ' Ve lo potete scordare, io con la 7 non gioco'. E andò via, lasciando il ritiro".

"Stankovic era un sergente di ferro, e dopo esser stato allenatore in campo con Boskov al Vojvodina, 20 anni dopo venne portato alla Stella Rossa. Con i suoi metodi militareschi faceva alzare i giocatori alle 5 del mattino, imponendo regole ferree che suscitarono le proteste di molti, Savicevic compreso. E quell'episodio segnò l'inizio di una rivalità fra i due fantasisti, che sarebbe durata durante per due anni. Quando qualcuno dice che erano molto amici, non racconta proprio la verità. Stojkovic e Savicevic non erano come Vialli e Mancini".

In campo, tuttavia, la Stella Rossa fa strabuzzare gli occhi: ci sono Prosinecki, Stojkovic, Savicevic, Sabanadzovic e Najdoski. E siccome Stojkovic di adattarsi non ne vuol sapere, tocca a lui, il campione venuto dal Montenegro, farlo: ala destra, seconda punta, persino finto nove o mezzala sono ruoli che Savicevic ricoprirà nella sua storia in biancorosso.

Il Milan di Sacchi se li ritrova di fronte negli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, stagione 1988/89. Nell'andata di San Siro, che si gioca il 16 ottobre, c'è anche Dejan, che in quel periodo sta facendo il militare.

"La Stella Rossa mi mandò un allenatore il pomeriggio del giorno prima a Skopje, dove facevo il militare. Ho fatto un'ora e mezza solo di forza fisica, senza pallone, non ero nemmeno al 50/60%. - racconta Dejan - Non sapevo neanche di giocare, mi aspettavo di stare in panchina, fu una sorpresa per me e per i miei compagni, e infatti in campo si vedeva che non avevo forza nello scatto".

La squadra di Belgrado fa comunque bella figura al Meazza, pareggiando 1-1 con rete di Stojkovic, e al ritorno, il 9 novembre 1988, al Marakana, è tutta un'altra storia. Savicevic ha il numero 8, due settimane di allenamenti con la squadra sulle gambe, e con il suo 'rivale-gemello' gioca alla grande. Porta in vantaggio la Stella al 50' con un gran sinistro al volo dai 15 metri. Ma sulla capitale jugoslava cala una fitta nebbia, e al 57' l'arbitro Pauly decide che la partita va ridisputata il giorno dopo.

Il Milan si riorganizza e fa quadrato, l'1-1 dei 90 minuti porta le firme prestigiose di Van Basten e Stojkovic (assistito proprio da Savicevic). Ai supplementari il risultato non cambia e si va ai rigori, dove Dejan fallisce con Mrkela, mentre tutti i rossoneri trasformano e l'esecuzione vincente di Rijkaard garantisce il passaggio del turno, facendo esplodere la festa rossonera. 

Crvena Zvezda 1991/92Wikipedia

I grandi successi comunque, per Savicevic arriveranno rapidamente. Colui che tutti ribattezzano 'Il Genio' contribuisce alla conquista di 3 Scudetti jugoslavi (1989/90, 1990/91 e 1991/92) e di una Coppa di Jugoslavia (1989/90) e dopo la cessione di Stojkovic all'Olympique Marsiglia,  prenderà la maglia numero 10 e brillerà in tutto il suo splendore, potendo svariare più liberamente.

Sotto la guida di Ljupko Petrovic è fra i protagonisti della magica cavalcata in Coppa dei Campioni nel 1990/91.  Con Darko Pancev forma un tandem d'attacco ben assortito.

"Darko ha bisogno di aiuto, di molti passaggi. - dirà del macedone - Io gli facevo sette-otto assist, lui ne sbagliava cinque-sei, ma due li metteva dentro".

La partita capolavoro 'Il Genio' la gioca all'Olympiastadion di Monaco, con i cambi passo improvvisi che mandano in tilt la difesa lenta e macchinosa dei tedeschi. Savicevic segna finalizzando un contropiede in velocità uno dei 2 goal che consentono alla Stella Rossa di imporsi 2-1 fuori casa. Grazie al rocambolesco 2-2 del ritorno, gli jugoslavi accedono alla finale di Bari contro il Marsiglia e la vincono ai rigori.

Savicevic stavolta non partecipa alla lotteria dal dischetto, pur avendo dato disponibilità al suo allenatore a inizio gara: "Te la senti?", gli chiede. Lui risponde scrollando le spalle: "Nema problema", ossia "Nessun problema". Ma viene richiamato in panchina nei minuti finali dei tempi regolamentari.

Quell'anno meriterebbe forse anche il Pallone d'Oro, ma viene preceduto nella classifica finale da Jean-Pierre Papin, dovendosi accontentare della seconda piazza assieme al suo amico Pancev e a Lothar Matthäus. Introverso e poco propenso ad esternare le sue emozioni, 'Il Genio' si limiterà a poche parole:

"Mah... - dirà - non mi sembra giusto".

Quando esplode in tutta la sua drammaticità la guerra civile nei Balcani, decide di restare per una stagione ulteriore a Belgrado: c'è l'obiettivo della Coppa Intercontinentale. 

"Savicevic fu uno dei firmatari del Patto d'Acciaio. C'era da giocare un'ultima partita importantissima per tanti giocatori e la società. La Coppa Intercontinentale. Dejan con Pancev, Jugovic, Mihajlovic, Belodedici, si ritrovano insieme in un ristorante e fanno un accordo: 'Non lasceremo la Stella prima di esser diventati campioni del Mondo'. E così sarà, nonostante la guerra fosse già in corso, e ci fosse il rischio che Belgrado venisse bombardata".

L'8 dicembre 1991, la Stella Rossa travolge 3-0 il Colo Colo, e conquista, prima formazione dell'Est Europa a riuscirsi, il primato mondiale fra i club, nonostante al 'Genio' saltino i nervi: Savicevic è infatti espulso per una testata e un pugno rifilati al cileno Ramirez.

"In quella squadra erano rappresentate tutte le Repubbliche della Jugoslavia, - sottolinea Crepaldi - con un mix vincente di giocatori. La Coppa Intercontinentale fu il canto del cigno di quella squadra bellissima".

Ad attenderla, al rientro a Belgrado, in aeroporto, c'è la Tigre Arkan.

"Atterrati i giocatori trovano ad aspettarli Arkan, che aveva con sé due sacchi di terra di Slavonia. 'Voi mi avete portato la Coppa Intercontinentale, io vi ho portato la terra di Slavonia (territorio croato che lui voleva assoggettare alla Serbia)', dice loro. Mentre alcuni gli stringono la mano per paura, Savicevic si gira dall'altra parte e va via. Arkan, notato il suo comportamento, affermerà: 'Questo è meglio che vada via in fretta'".

Dejan Savicevic Yugoslavia 09011999Getty Images

SFORTUNATO IN NAZIONALE

Intanto Dejan, il 29 ottobre 1986, a vent'anni , debutta con la Jugoslavia nel rotondo 4-0 di Spalato contro la Turchia e segna subito un goal, dando a tutti la sensazione di essere un predestinato. Sfida anche l'Italia a Spalato nel 1988, nel giorno dell'esordio azzurro di Paolo Maldini.

Con la Jugoslavia, mancata la qualificazione ad Euro '88, Savicevic partecipa invece ai Mondiali di Italia '90. Il dualismo con 'Piksi' si ripropone in Nazionale, e Dejan gioca solo 3 partite, la prima del girone in cui la Germania Ovest demolisce i plavi e lui viene sostituito a inizio ripresa, e due spezzoni con Spagna e Argentina, subentrando nel secondo tempo.

"Prima della gara con la Spagna - racconta Crepaldi - Stojkovic si avvicina dal Ct. Ivica Osim e gli dice: 'Senti, così non va. In campo ci sono troppi trequartisti. Susic deve giocare perché è Susic, Vujovic deve giocare perché è il capitano, Prosinecki e Savicevic fuori perché mi fanno ombra. Mettiamo Katanec, che deve correre anche per me'. E così sarà".

La Jugoslavia in Italia è eliminata ai rigori dall'Albiceleste nei quarti di finale, nel 1992 potrebbe essere protagonista agli Europei, ma viene esclusa, così come ai Mondiali del 1994, quando i plavi avrebbero avuto una delle rose più forti d'Europa. Dopo 10 goal in 27 presenze in rappresentanza della Repubblica Socialista, dal 1994 al 1999 Dejan veste la maglia della Rappresentativa della Repubblica Federale (Serbia, Montenegro, Vojvodina e Kosovo), che formalmente porta ancora il nome Jugoslavia,  collezionando altri 10 goal in 29 partite e partecipando ai Mondiali del 1998, i secondi della sua carriera 8 anni dopo i primi.

Il 9 ottobre 1999 la sua ultima gara è la famosa sfida giocata a Zagabria contro la Croazia, primo incrocio fra le due Nazionali dopo il sanguinoso conflitto, conclusasi 2-2. 

Savicevic Milan Barcellona 4-0 GFXGoal

IL MILAN: DALLE DIFFICOLTÀ A PROTAGONISTA

Tutti i componenti di maggior valore della Stella Rossa, dopo aver vinto la Coppa Intercontinentale, mantenuta la promessa fatta, lasciano il Paese e il sanguinoso conflitto per trasferirsi nelle big europee. Fra questi c'è anche Dejan Savicevic, che fra tutte le possibilità sceglie il Grande Milan. La firma arriva a fine dicembre 1991, Silvio Berlusconi sborsa circa 9 miliardi di Lire per il suo cartellino e la società milanese gli promette un posto da titolare e che Gullit e Boban saranno ceduti: le cose andranno diversamente.

"Avevo offerte di Juventus, Roma e Monaco. - svelerà il numero 10 - Io ho scelto il Milan, che è arrivato dopo le altre, e credo di non aver sbagliato".

"Il Milan aveva due nomi per quel ruolo: Stojkovic e Savicevic. Alla fine la scelta ricadde su Dejan perché 'Piksi' era rotto, aveva grossi problemi fisici. Così sarà Savicevic a venire in Italia, e si ritroverà compagno di squadra di un giocatore croato, 'Zorro' Boban".

"All'inizio non fu facile gestirli nello spogliatoio, - rivela Crepaldi - perché entrambi rappresentavano i due opposti schieramenti che in quei mesi si fronteggiavano: il montenegrino Savicevic era filo serbo, mentre Boban sosteneva la causa croata, ed era visto in patria come un eroe dopo la ginocchiata al poliziotto del Maksimir. Entrambi dotati di forte personalità, erano due leader e due simboli, e finivano spesso per discutere dell'assedio di Mostar. A un certo punto, però, essendo due uomini intelligenti, per il bene del Milan, hanno deciso di non parlare più di politica".

"Avremmo potuto anche spararci addosso l'un l'altro. Saremmo stati su fronti opposti. - dirà Boban a 'La Repubblica' Ma per fortuna siamo calciatori, e nello sport non ci si divide fra serbi e croati".

Il punto di incontro ancora una volta è il campo, e lì per fortuna dei tifosi, i due stranieri rossoneri fanno grandi cose e diventano buoni amici. All'inizio Capello, che gioca con il 4-4-2 che non prevede il trequartista, lo tiene spesso in tribuna: il Milan ha 6 stranieri, i tre olandesi, Papin, Boban e Savicevic, possono esserne convocati soltanto tre. Quando gioca ed è chiamato in causa, comunque, 'Il Genio' risponde presente: 7 reti in 17 presenze totali nel 1992/93, 4 goal in 22 gare il secondo anno, il 1993/94. La bacheca del montenegrino si arricchisce di 2 Scudetti e 2 Supercoppe italiane, poi ecco la svolta in rossonero, con la magica serata di Atene del 18 maggio 1994.

A credere in lui, che si rifugia nella famiglia, composta da sua moglie Valentina, e dai due figli Vlado e Tamara, è il presidente Silvio Berlusconi. 

"Dejan l'ho scelto io, è un campione e vedrete che lo dimostrerà", ripete a chi mette in dubbio l'acquisto del montenegrino nei periodi più difficili per lui.

Savicevic lo ripagherà dando un apporto decisivo in una delle serate più belle della storia del Milan, e con le due successive stagioni da incorniciare sul piano personale: colleziona 11 goal totali in 29 presenze nel 1994/95, vincendo la terza Supercoppa Italiana e la Supercoppa Europea contro l'Arsenal, 10 goal in 29 presenze nel 1995/96.

Dejan Savicevic Roberto Baggio Milan

Sono gli anni del suo massimo splendore, e con le sue giocate di pura poesia calcistica i tifosi del Milan si consolano per il triste addio al calcio giocato di Marco Van Basten. Il montenegrino non soffre la presenza in squadra di un altro grande numero 10, Roberto Baggio, e segna anche goal molto belli. Il 30 aprile 1995 trafigge la Reggiana dopo un delizioso controllo volante, il 7 gennaio 1996, servito proprio da un lancio in profondità del fuoriclasse di Caldogno, Savicevic batte Sereni con un delizioso cucchiaio. 

Il 15 gennaio 1995, al San Nicola di Bari, riesce nell'impresa di mettere a referto 4 goal in una sola partita di Serie A: segna di testa, di sinistro e di destro.

"Eppure non mi sentivo particolarmente in giornata, - rivelerà - ma tutti i palloni che calciavo entravano in porta. È stata una gara che mi ricorderò sempre, perché fare 4 reti in una partita in Serie A non è poca cosa".

"Eravamo la squadra più forte del Mondo. Avevamo un grande portiere, Sebastiano Rossi, una grande difesa e un centrocampo molto forte. Era una squadra di grandissimi giocatori ed era veramente difficile batterci".

Il Milan arriva in finale di Champions League anche nel 1995, ma la sfortuna presenta il conto all'asso montenegrino. Uno stiramento alla coscia gli impedisce infatti di scendere in campo a Vienna contro l'Ajax, dopo aver abbattuto il PSG in semifinale con una doppietta e una prestazione maiuscola. 

"Purtroppo mi sono fatto male e non ce la facevo a giocare. -  spiegherà - Peccato, perché ero in un periodo di grande forma".

Privo del suo 'Genio', il Milan perde 1-0 contro i Lancieri. Nel 1995/96 il Milan di Capello rivince lo Scudetto, il terzo per Savicevic, che segna anche nella gara decisiva per il titolo contro la Fiorentina il 28 aprile 1996. In quella stagione, dopo aver saltato 4 giocatori del Parma, offre a Roberto Baggio un grande assist, che quest'ultimo spingerà in rete.

"Baggio era un grande campione e un grande uomo. - dirà Savicevic - Aveva tanti problemi con il ginocchio e lavorava per rafforzare la gamba. So i sacrifici che ha fatto".

Dejan Savicevic MilanGetty

Nelle ultime due stagioni a Milano i malanni fisici si fanno sentire, e Savicevic non ha più quell'agilità nei movimenti che lo aveva sempre caratterizzato. Vive di rare, bellissime fiammate. L'anno con Tabarez e Sacchi è deludente (22 presenze e 2 goal) poi il crepuscolo del campione con il ritorno di Capello (15 presenze e un goal). Il Milan nel 1998 approda comunque in finale di Coppa Italia, e 'Il Genio' contribuisce con quello che resta il suo ultimo goal, d'autore, nel derby con l'Inter dell'8 gennaio,  valido per l'andata dei quarti di finale: un fendente vincente dopo aver saltato lo 'Zio' Bergomi. 

Anche per il Genio, dopo anni di grandi vittorie, cala definitivamente il sipario dell'avventura italiana. Saluta i tifosi del Milan, che non lo dimenticheranno mai, con  32 goal in 144 presenze. 

GLI ULTIMI ANNI E IL POST CARRIERA

Tornato in patria nella Stella Rossa, ci resta appena 5 mesi. Colleziona 3 gare per poi trasferirsi in Austria con il Rapid Vienna. Qui, nonostante i problemi fisici sempre più consistenti, riesce ad esprimersi ad alti livelli con 20 goal in 54 presenze in due stagioni che lo fanno diventare una leggenda del club biancoverde. 

A 35 anni 'Il Genio' che aveva regalato tante gioie alla Stella Rossa e al Milan diceva basta con il calcio giocato, per poi diventare prima CT della Nazionale di Serbia e Montenegro, infine presidente della Federcalcio del Montenegro, ruolo che ricopre ancora oggi, dopo esser stato confermato per il suo quinto mandato.

Nel cuore dei tifosi rossoneri la prestazione col Barcellona e il pallonetto a Zubizarreta occuperanno sempre un posto di primo piano.

"Mi fa piacere - dice, quasi commosso in una diretta Instagram - che dopo tanti anni la gente si ricordi ancora di me".

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