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Davor Suker, attaccante simbolo del calcio croato che litigò con Wenger

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Nella sua carriera ha sempre segnato tanto, laureandosi capocannoniere ai Mondiali di Francia '98, chiusi al 3° posto con la Croazia, e ha vinto tutto con la maglia del Real Madrid e un Mondiale Under 20 con la Jugoslavia. Davor Suker, prima di diventare un apprezzato dirigente, è stato con Zvonimir Boban il più forte giocatore croato.

"In Croazia Suker è visto come un idolo. - sottolinea in esclusiva ai microfoni di Goal Danilo Crepaldi, profondo conoscitore del calcio slavo e autore di libri come 'Footballslavia. Il Calcio nella Repubblica popolare socialista di Jugoslavia' e 'Figli della Jugoslavia. Il calcio slavo dopo la tempesta' - Di recente è stato nominato 'Miglior giocatore croato da quando il Paese ha ottenuto nuovamente l'indipendenza' ". 

"Insieme a Boban è il simbolo del calcio croato. Ma mentre Zvone è visto come una sorta di eroe nazionale, un Garibaldi croato, anche per la ginocchiata data al Maksimir al poliziotto in quel famoso 13 maggio del 1990, Suker è più un simbolo calcistico-sportivo. I bambini croati, ancora oggi, sognano di diventare Suker. È fra i giocatori più amati".

GLI ESORDI E IL TITOLO MONDIALE UNDER 20

Nato il 1° gennaio 1968Osijek, città dell'allora Repubblica Socialista di Jugoslavia, Davor Suker cresce fin da bambino con le idee molto chiare su quello che vuole fare nella sua vita: il calciatore e più esattamente il bomber che segna tanti goal.

"Quando andava a scuola, non amava la matematica e durante la lezione era solito disegnare giocatori e pallone su dei fogli. Il maestro un giorno nota che è distratto mentre lui spiega e gli chiede: 'Cosa fai?'. 'Niente, sto disegnando'. 'Ma tu cosa vuoi fare da grande', lo incalza l'insegnante. 'Io voglio fare goal', replica convinto Davor. E allora il maestro gli fa: 'Sì, ma fare goal non ti dà da vivere'. Il bambino, però, lo lascia a bocca aperta con la sua risposta: 'Ma se giochi per la Nazionale jugoslava sì' ".

Suker si forma calcisticamente nell'Osijek, la squadra locale, con cui debutta in Prima squadra nel 1984/85, segnando ben 40 reti in 90 partite in 5 anni. Nel 1987, in virtù delle sue prestazioni, si guadagna a 19 anni la convocazione per i Mondiali Under 20 che si giocano in Cile nel mese di ottobre.

"Nel 1987 fu uno dei protagonisti dei Mondiali Under 20 giocati in Cile, che videro la Jugoslavia trionfare a sorpresa. - ricorda - Davor era considerato all'epoca una delle più grandi speranze del calcio jugoslavo. Per tutti gli anni Ottanta era mancata nel movimento calcistico jugoslavo una vera bocca da fuoco, un vero bomber. In quel periodo invece ne vennero fuori due: uno era Darko Pancev, l'altro era Davor Suker".

"Dei due sicuramente Suker era quello più promettente, più forte. Mentre il primo era il classico centravanti d'area di rigore che partecipava poco alla manovra e, perlomeno quando giocava in Jugoslavia, sapeva principalmente far goal, il secondo invece era un centravanti di manovra ed era forte tecnicamente, tanto che nella sua carriera ha fatto anche parecchi goal da lontano o partendo da lontano. Se Pancev avrebbe potuto fare solo il centravanti, Suker era in grado di giocare anche in mezzo al campo, dietro la punta o da seconda punta".

yugoslavia chile - U20 world cup 1987

Subito titolare inamovibile, il Ct. lo schiera inizialmente in coppia con Zoran Mijucić nella sfida d'esordio con il Cile. Gli slavi conducono 2-1 ma faticano con la Roja, poi dopo l'intervallo Jozic butta dentro Pedrag Mijatovic, togliendo un difensore, e sarà proprio l'ingresso del serbo a propiziare nel secondo tempo la doppietta di Suker che decide la gara con un punteggio di 4-2 per i giovani plavi.

Nasce lì, allo Stadio Nazionale di Santiago, una delle intese più importanti fra due attaccanti del calcio slavo, che si ritroveranno l'uno affianco all'altro 9 anni più tardi nel Real Madrid, il club più prestigioso al Mondo, e un'amicizia salda e duratura, che terrà legati i due giocatori anche quando Serbia-Montenegro e Croazia si ritroveranno l'un contro l'altra nelle sanguinose guerre balcaniche che porteranno alla disgregazione della Repubblica socialista e alla costituzione di diversi Stati Nazionali.

I plavi travolgono 4-0 nella seconda gara del girone l'Australia, Suker, che gioca di punta accanto a Mijatovic, è ancora mattatore con un'altra doppietta, e tutti capiscono che quella squadra fa sul serio.

"La Federazione aveva inviato in Cile un solo giornalista, - racconta Crepaldi - che peraltro di cognome faceva Milosevic. Non era nemmeno un giornalista sportivo. Gli dissero di dare uno sguardo al torneo, e non c'era nemmeno copertura televisiva delle partite. Senonché la Jugoslavia, prestazione dopo prestazione, pur priva di Mihajlovic, che la Stella Rossa aveva preferito tenere per farlo giocare in campionato, era sempre più convincente. Così il giornalista scrisse un articolo entusiasta della squadra, iniziarono a trasmettere le partite in tv e la Jugoslavia intera si appassionò".

A fine torneo Suker con 6 goal complessivi si laurea vicecapocannoniere alle spalle del tedesco Marcel Witeczek, è uno dei trascinatori della squadra con Boban e Prosinecki. Il centravanti sigla su rigore la rete del poker al Togo nella terza gara del girone, poi, dopo aver ceduto a Mijatovic e Prosinecki la scena nei quarti di finale contro il Brasile, firma il goal del decisivo 2-1 in semifinale contro la D.D.R. di Mathias Sammer, autore della rete del provvisorio 1-1 per i tedeschi orientali.

In finale l'ultimo ostacolo è rappresentato dalla Germania Ovest di Andreas Möller, ma dopo l'1-1 dei tempi regolamentari, i rigori premiano i plavi, che si impongono 6-5 ai rigori. Fra i tiratori della Jugoslavia anche Suker, che insacca il secondo penalty, contribuendo allo storico trionfo della Jugoslavia.

Tre anni più tardi, nel 1990, i giovani slavi elimineranno l'Italia nelle semifinali degli Europei Under 21, grazie alla regola del goal in trasferta, per poi cedere all'Unione Sovietica in finale. Suker, che realizza uno dei 2 goal contro gli Azzurrini a Parma, avrà modo di consolarsi, vincendo con 4 goal il titolo di capocannoniere e di miglior giocatore in assoluto della manifestazione.

DALLA DINAMO ZAGABRIA AL SIVIGLIA

Anche a livello di club le statistiche di Suker con l'Osijek salgono vorticosamente, e nel 1988/89 i 18 goal e il titolo di capocannoniere della Prva Liga a 21 anni gli valgono il trasferimento nella big di Croazia, la Dinamo Zagabria. Qui vive il 13 maggio del 1990 i drammatici fatti del Maksimir, che anticipano le guerre balcaniche e la fine della Jugoslavia, e in due stagioni segna 34 goal in 60 partite, adattandosi quasi subito alla nuova realtà.

"Era un giocatore estremamente intelligente - dichiara Crepaldi - che si sposava bene con più tipi di punta: ha giocato con Maradona al Siviglia, con Mijatovic al Real Madrid, con Boksic nella Nazionale croata, e quando Allen si fece male, nel 1998, e gli fu messo accanto Vlaovic, si trovò bene anche con lui". 

Quando le guerre balcaniche sconvolgono il territorio della Repubblica socialista e la Croazia diventa indipendente, Suker decide di lasciare il proprio Paese e di fare il gran passo in Europa, trasferendosi al Siviglia nel 1991. In Spagna trova la sua dimensione e diventa un big, segnando 81 goal in 162 presenze in 5 anni. Nel 1992/93 ha anche la possibilità di giocare in coppia con uno dei suoi idoli, Diego Armando Maradona, che scelse il club andaluso dopo aver lasciato il Napoli.

"Da bambino guardavo Diego in televisione nella mia stanza. - rivela Suker - Improvvisamente mi sono ritrovato a condividere con lui colazione, allenamento e spogliatoio. Speravo che mi insegnasse qualcosa e poi, finalmente, mi ha chiamato. Mi ha detto: 'Non voglio che tu corra ai lati del campo o altrove. Abbassa la testa, corri verso il portiere e te la darò lì'. Pochissimi giocatori al mondo possono dirlo, ma lui era uno di quelli. Se guardate i miei goal al Siviglia, sono sempre venuti allo stesso modo. È qualcosa che rimarrà con me per sempre".

La stagione 1993/94, con Maradona ormai lontano, è quella della svolta: 24 goal segnati nella Liga e il 2° posto nella classifica marcatori alle spalle di Romario lo lanciano nel novero dei grandi bomber del Vecchio Continente. Nei due anni successivi ne segna altri 33 in 64 partite nel solo campionato spagnolo, rivelandosi estremamente continuo e guadagnandosi l'approdo al Real Madrid nel 1996.

Maradona SukerInternet

I SUCCESSI CON IL REAL MADRID E LA DELUSIONE DI AMSTERDAM

I Blancos investono 11 milioni di euro per acquisire il cartellino del centravanti croato dal Siviglia. A Madrid ritrova Mijatovic, prelevato dal Valencia e altro grande colpo di mercato, con cui nonostante fossero l'uno montenegrino e l'altro croato, l'amicizia era rimasta sempre molto salda.

"Secondo i canoni del periodo, avrebbero dovuto tenere una certa distanza fra loro, se non odiarsi. - spiega Crepaldi - Invece loro due furono sempre amici. La coppia Suker-Mijatovic risultava indivisibile fuori dal campo e molto forte in campo, tanto da poter dire che Davor, più che la Croazia, abbia rappresentato in un certo senso l'ultimo scampolo di Jugoslavia. Sì, era anche lui al Maksimir il 13 maggio del 1990 ma a differenza di Boban, Jarni, Mirkovic e altri non fece mai uscite eclatanti contro la Jugoslavia. Rispetto ad altri croati l'impressione è che Suker fosse più legato alla vecchia Nazionale". 

Gli anni con le Merengues sono quelli che portano Suker a vincere tutto. Il più positivo per lui è il primo, il 1996/97. Sotto la guida di Fabio Capello, il Real Madrid torna a vincere il campionato, trascinato proprio dalle reti del suo tandem slavo. L'ex Dinamo Zagabria segna 24 goal, piazzandosi 3° nella classifica marcatori dietro a Ronaldo e Alfonso Pérez, e altri 14 ne realizza Mijatovic. 

Dalla seconda stagione, tuttavia, caratterizzata dall'ascesa del fenomenale spagnolo Raúl, le gerarchie in squadra cambiano, e Suker finisce spesso in panchina. Gioca e vince la Supercoppa di Spagna contro il Barcellona (travolto 4-1) ma il proseguo dell'avventura sarà per lui meno fortunato. Vince, giocando appena una manciata di minuti nel finale, la Champions League nel 1997 e la Coppa Intercontinentale nel 1998.

"Contro la Juve, ad Amsterdam, entrò all'89' e non potè incidere sul risultato, stessa cosa nella finale di Coppa Intercontinentale contro il Vasco da Gama l'anno seguente, sotto la guida di Guus Hiddink. Dirà sempre che quei due erano trofei che era orgoglioso di aver vinto ma che non sentiva molto suoi".

davor suker real madrid 1997Getty Images

DA RISERVA A ITALIA '90 A 'PAOLO ROSSI CROATO'

Nella sua carriera Suker ha preso parte a 3 Mondiali, indossado le maglie di due Nazionali diverse: per un breve periodo quella della Jugoslavia, con cui fu convocato a Italia '90 e ha totalizzato appena 2 presenze e un goal nel 1991, poi, per ben 10 anni, quella della Croazia, di cui è il miglior bomber all-time con 45 reti in 68 partite, e con cui ha partecipato alle edizioni '98 e 2002 dei campionati del Mondo.

"Fu portato ai Mondiali del 1990, dove era una riserva e non fu mai utilizzato. - ricorda Crepaldi - La Jugoslavia in quel periodo viveva un clima particolare, dove tutte le Repubbliche di cui era composto il Paese esercitavano pressioni sulla Federazione perché venisse mandato in campo un loro rappresentante. I croati chiedevano a gran voce che venisse fatto giocare Suker, visto che Boban non era presente per la squalifica successiva ai fatti del Maksimir".

"Appena la Croazia divenne indipendente Suker ne diventò uno dei titolari, e rappresentò per l'Italia di Sacchi una sorta di incubo. Nelle qualificazioni ad Euro '96, infatti, fece doppietta nella gara di andata a Palermo, propiziando la vittoria esterna dei suoi (1-2, ndr), e realizzò su rigore il goal del pareggio nell'1-1 del ritorno a Spalato. In quel momento questo giocatore ha iniziato ad avere una dimensione internazionale, nonostante giocasse già nel ".

La sua impresa più bella restano i 6 goal di Francia '98, fra cui spiccano la terza rete rifilata alla Germania in semifinale e il goal della vittoria sull'Olanda nella finale per il 3° posto. 

"Fu il suo momento più alto. Come figura può essere paragonato a quello che è stato Paolo Rossi in Italia. - dice Crepaldi - Come Pablito è stato capocannoniere dei Mondiali e un uomo simbolo di quella cavalcata del 1998, tanto da essere ribattezzato con il soprannome di Sukerman".

"Con Paolo Rossi condivideva diverse caratteristiche tecniche: come lui era letale in area di rigore, come lui partecipava alla manovra. Magari non aveva un colpo preferito che lo caratterizzava, ma era un giocatore completo e intelligente che faceva bene un po' tutto: non eccelleva nel colpo di testa, però ce l'aveva, non eccelleva col destro, però ce l'aveva, non eccelleva con il sinistro, però ce l'aveva".

L'ultima apparizione di Suker con la maglia della Croazia avviene il 3 giugno 2002 contro il Messico nel girone dei Mondiali di Corea e Giappone.

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L'ARSENAL E IL RAPPORTO DIFFICILE CON WENGER

Subito dopo i Mondiali l'Arsenal lo acquista dal Real Madrid, facendolo sbarcare in Premier League, per circa 5 milioni e mezzo di euro. L'avventura in riva al Tamigi tuttavia non decolla, soprattutto perché Suker non va d'accordo con Wenger, che lo utilizza con il contagocce. 

"La rottura definitiva fra Suker e Wenger avviene in occasione della finale di Coppa UEFA del 2000 contro il Galatasaray. - puntualizza Crepaldi - Anche i tempi supplementari stanno per concludersi in parità e Wenger lo butta dentro al 119' soltanto per calciare il rigore. Suker lo sbaglia, perché prende il palo, e il suo allenatore lo accusa in qualche modo di avergli fatto perdere il trofeo, visto che sono i turchi ad aggiudicarselo".

"Ne seguì uno scontro fra i due, - racconta - di cui non si conoscono i particolari, perché i due non li hanno mai resi noti, ma che portarono alla fine della sua esperienza con l'Arsenal".

Tanto che il centravanti croato arriverà ad esternare pubblicamente la sua insofferenza a fine stagione.

"Io ho giocato 22 partite con l'Arsenal, - dirà in più di un'occasione - ho fatto 8 reti, quasi una ogni 2 partite, e non so cosa devo fare per giocare in una squadra di Wenger".

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IL DECLINO E IL SUKER DIRIGENTE

Raggiunto il momento più alto della sua storia calcistica con Francia '98, la carriera di Suker negli anni successivi è contrassegnata dal lento declino. Dopo le poche soddisfazioni con i Gunners, resta per una stagione in Inghilterra con il West Ham (11 presenze e 2 goal), prima di chiudere con il calcio giocato in Germania con due stagioni, dal 2001 al 2003, in forza al Monaco 1860, collezionando 25 presenze e 5 goal in Bundesliga prima del ritiro ufficiale dalle scene all'età di 35 anni.

Conclusa la carriera agonistica, Suker si è dimostrato un abile dirigente, ricoprendo il ruolo di Presidente della Federcalcio croata. 

"Non si fece mai soverchiare dai nazionalisti croati. - evidenzia Crepaldi - Ad esempio, quando ci fu il famoso caso della svastica al Poljud di Spalato nella gara contro l'Italia, che poi costerà alla Croazia anche una penalizzazione, lui si schierò contro gli ultras nazionalisti più scatenati. Li vietò persino la trasferta a Malta e minacciò di rifarlo se non si fossero calmati". 

"Ebbe a che fare anche con personaggi non semplici quali Zdravko Mamic, che dettava legge. Quest'ultimo, che subito dopo la guerra si era arricchito con la svendita delle industrie di Stato durante il cosiddetto 'Turbo-capitalismo', era presidente della Dinamo Zagabria e della Lokomotiv Zagabria, era vicepresidente della Federcalcio e aveva la più grossa società di compravendita di giocatori. Inoltre era vicino al partito che fu di Franjo Tudjman e aveva degli allacci con il Parlamento. In pratica teneva in mano il calcio croato, esercitando una sorta di dittatura calcistica". 

"Suker, nonostante la sua presenza, riuscì a mantenere la sua autonomia e a lavorare per il calcio croato alla sua maniera. Portò così avanti il suo progetto per il calcio croato".

Davor SukerAA

Nonostante sia una leggenda del calcio europeo e una simbolo del calcio croato, resta la sensazione che in un'epoca differente Davor Suker avrebbe potuto togliersi da calciatore qualche soddisfazione in più, e questo resta probabilmente il suo grande rimpianto.

"Ebbe la sfortuna di iniziare ad affermarsi come calciatore in un periodo in cui la Stella Rossa era fortissima. Lui, essendo croato, finì alla Dinamo Zagabria, che era una squadra forte ma non come quella biancorossa. Credo che se avesse giocato in un altro periodo, ad esempio una decina di anni prima, anche in Jugoslavia avrebbe potuto a vincere molto di più. Perché avrebbe avuto la libertà di andare alla Stella Rossa o che la Dinamo Zagabria rinforzasse il proprio organico con altri elementi validi". 

Nel 1998, dopo gli strepitosi Mondiali francesi, è 2° nel Pallone d'Oro dietro a Zinedine Zidane e 3° nel FIFA World Player alle spalle del francese e del Fenomeno Ronaldo. Pelé lo ha inoltre inserito nel 2004 nella FIFA 100, la lista dei 125 giocatori viventi più forti. 

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