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Danut Lupu, il rumeno memorabile bidone in Serie A con il Brescia

Capelli mossi e disordinati, sguardo torvo e aggressivo, Danut Lupu portava sul viso i lineamenti tipici del popolo mongolo: era infatti originario di Galati, città nel Sud-Est della Romania, sul confine con la Moldavia, che in età medioevale fu invasa dagli eserciti tataro-mongoli.

Centrocampista offensivo di stazza fisica (un metro e 85 per 82 chilogrammi di peso forma), si era affermato in Romania con la Dinamo Bucarest di Mircea Lucescu negli anni in cui la Steaua dettava legge a livello continentale. Era approdato anche in Nazionale, dove però era chiuso da un certo Gheorghe Hagi.

Dopo aver partecipato ai Mondiali di Italia '90, con la caduta del regime di Ceausescu, come molti altri colleghi, lascia il Paese per inseguire la gloria all'estero. Il suo declino calcistico sarà però molto rapido. In Grecia milita con Panathinaikos, Korinthos e OFI Creta. Non riesce a imporsi, e, anzi, finisce in carcere perché coinvolto in un'oscura vicenda di ricettazione.

Liberato dopo esser stato riconosciuto innocente, riprende a giocare ma di fatto non è più lui. Ingrassato e imbolsito, sembra un lontano parente del giocatore che aveva conquistato diversi titoli nei primi anni di carriera. Il suo mentore Lucescu gli dà una possibilità in Italia nel Brescia, ma nella squadra peggiore della storia della Serie A sarà ricordato come memorabile bidone.

Tornato in patria, ritrova una condizione accettabile, militando ancora per diversi anni con il Rapid e la stessa Dinamo, prima del ritiro dalle scene in Israele a 34 anni.

L'ASCESA CALCISTICA IN ROMANIA

Danut Lupu è nato a Galati il 27 febbraio 1967. Ha due grandi passioni: oltre al calcio, l'hockey su ghiaccio, ma alla fine opterà per coltivare la prima.

Cresce calcisticamente in una piccola squadra locale, il Dunarea Galati, con cui fa il suo esordio in Prima squadra nel 1985, disputando una stagione e mezza nella Divizia B, la Serie B rumena.

Nell'inverno del 1987 passa alla Dinamo Bucarest e nelle tre stagioni e mezza con l'allora squadra del Ministero dell'Interno e dunque della Polizia segreta, la Securitate, Lupu vive la sua ascesa calcistica.

'I Cani Rossi' guidati in panchina da Mircea Lucescu hanno in squadra giocatori di primo piano fra i quali il difensore Ioan Andone, i centrocampisti Dorin Mateut e Ionut Lupescu, l'attaccante Rodion Camataru. Sono gli acerrimi rivali della Steaua Bucarest, la squadra dell'esercito rumeno.

Negli anni d'oro del calcio rumeno (nel 1986 la Steaua è campione d'Europa e nel 1989 arriva in finale di Coppa dei Campioni contro il Milan), le due squadre più prestigiose sono anche terreno di scontro della famiglia Ceausescu.

Nicu, il violento figlio naturale del Conducator e capo della Securitate, tifa Dinamo e usa il calcio per i suoi interessi: è infatti dedito al gioco e alle scommesse (specialmente sportive), oltre che all'alcol e alle donne. Per i suoi capricci non esita a corrompere arbitri e ad aggiustare risultati e partite, per mettere in evidenza questo calciatore o quell'altro.

Un caso eclatante si ha proprio nel finale di stagione del 1986/87, quando, con la Steaua ormai lanciata verso il titolo, Nicu ha carta bianca per esaltare le doti da finalizzatore di Camataru. Aggiustando partite e risultati, compagni e avversari hanno un'unica istruzione: far segnare il più possibile il loro compagno, forse inconsapevole della messa in scena.

Camataru ne segna così in tutto 44, di cui 21 nelle ultime 7 partite. L'austriaco Polster (39 goal) è superato e la truffa è servita. A Montecarlo Camataru è inizialmente premiato con la Scarpa d'Oro, poi, però, qualcuno si prende la briga di controllare come queste caterve di reti siano state segnate e ci si rende conto che è stata tutta una colossale messinscena. Non sarà l'unica.

Dall'altra parte Valentin, il figlio adottivo di Niculae, è il Deus ex Machina della Steaua, ed è pronto a tutto per far arrivare la squadra davanti a quella del fratellastro. In questo quadro a tinte fosche emerge anche Danut Lupu, che diventa un punto fermo dei 'Cani Sciolti'.

Nel 1987 gioca la prima finale di Coppa di Romania, ma a prevalere per 1-0 nel 'Marele derby', il 'Derby eterno', sono i militari. In campionato, invece, la squadra di Lucescu giunge seconda, con un distacco di 15 punti sui rivali vincitori.

Lupu totalizza 16 presenze e un goal in Divizia A nella seconda parte della stagione ed è confermato nel 1987/88. 'I Cani Rossi' sfiorano l'impresa in campionato, giungendo secondi a un punto dalla Steaua, con 25 gare e 6 reti per il centrocampista di Galati, e perdono la finale di Coppa di Romania, passata alla storia come 'la Coppa della vergogna'.

Nicu Ceausescu, desideroso di rivincita ai danni dei rivali, aveva fatto sì che a dirigere la partita fosse uno dei suoi arbitri, l'internazionale Radu Petrescu. Questi annulla nel finale un goal regolare della Steaua, segnato da Balint. Valentin, dalla tribuna, sente puzza di bruciato e dopo il parapiglia che si scatena sul terreno di gioco, comanda alla Steaua il rientro anticipato negli spogliatoi in segno di protesta. Inizialmente viene assegnato il 3-0 a tavolino alla Dinamo, premiata sul campo con la Coppa.

I media di regime tacciono sull'accaduto, che rappresenta una caduta di immagine. Poi, però, va in scena una sorta di VAR ante-litteram nell'ufficio del presidente della Federcalcio rumena, Mircea Anghelescu. Vengono riesaminate le immagini in videocassetta, che dimostrano che il goal di Balint è valido.

Così la Federazione rumena ufficializza il 2-1 come risultato finale e gli organi di regime diffondono la notizia della vittoria dello Steaua, con le immagini opportunamente tagliate. Arbitro e guardalinee, affiliati alla Securitate, sono squalificati per un anno. La Coppa va alla Steaua, ma diventa una patata bollente: dopo la fine del regime, con la rivoluzione del 1989, nessuno la vorrà. Il club rossoblù provò a restituirla alla Dinamo, ma quest'ultima la rifiuterà.

"Ricordo il pasticcio che successe in quella gara - dirà Lupu nel 2008 alla 'Gazeta Sporturilor' -, allora i derby erano molto più agguerriti, un vero spettacolo. Ora tutto si riduce ai soldi, non c'è piacere a giocare".

Il 1988/89 vede nuovamente un secondo posto in Divizia A per la Dinamo e una sconfitta di misura nella finale di Coppa di Romania contro i rivali della Steaua, vittoriosi grazie ad un goal di Hagi. Per Lupu arrivano 4 goal in 27 gare di campionato. 'I Cani Rossi' si comportano bene anche in Coppa delle Coppe, competizione nella quale arrivano ai quarti di finale, venendo eliminati dalla Sampdoria di Vujadin Boskov.

Per vincere qualcosa, però, il centrocampista di Galati deve attendere la fine del regime di Ceausescu nel 1989. Nel 1989/90, infatti, la Dinamo Bucarest, rinforzata in mezzo al campo con l'arrivo di Ioan Ovidiu Sabau, si prende le sue rivincite con il double Campionato-Coppa di Romania.

Lupu è fra i protagonisti della squadra con 6 goal in 22 gare nel solo campionato, mentre in finale di Coppa di Romania realizza la rete del provvisorio 4-1 per i suoi, in una partita vinta con un roboante 6-4. 'I Cani Rossi' sono nuovamente protagonisti anche in Coppa delle Coppe, torneo nel quale raggiungono le semifinali.

LA NAZIONALE E ITALIA '90

L'esperienza alla Dinamo porta Lupu anche nella Nazionale rumena. Con Jenei Ct. fa il suo esordio nella gara di qualificazione ad Italia '90 contro la Romania dell'11 ottobre 1989, persa 3-0, entrando in campo nel corso della ripresa.

Spende bene le sue carte nella successiva sfida casalinga proprio con i danesi (vittoria per 3-1), decisiva per la qualificazione ai Mondiali, e si ritaglia così un posto fra i 22 di Italia '90. Qui fa il suo esordio subentrando nel finale della gara del girone contro l'Argentina, e gioca da titolare l'ottavo di finale contro l'Irlanda.

La partita resta incollata sullo 0-0 dopo i tempi supplementari ed è decisa ai calci di rigore. Lupu realizza uno dei penalty per i suoi, ma Bonner para il tentativo di trasformazione di Timofte e ai quarti vanno gli irlandesi, che vincono 5-4 dal dischetto.

Lupu resta quindi 5 anni senza indossare più la casacca della Nazionale, ma nel 1995 viene nuovamente convocato per le qualificazioni ad Euro '96 dal Ct. Anghel Iordanescu. Colleziona in tutto 14 gare fra i due diversi periodi, facendo l'ultima apparizione contro Israele in amichevole il 18 marzo 1998.

IL DECLINO E LE DISAVVENTURE IN GRECIA

Dopo 90 presenze e 17 goal in Divizia A con la Dinamo Bucarest, Lupu dopo i Mondiali di Italia '90 lascia il suo Paese per cercare fortuna all'estero. La prima opzione è il Pisa, squadra in cui è approdato il suo mentore Mircea Lucescu, ma il trasferimento non si concretizza.

Il centrocampista rumeno è così acquistato dal Panathinaikos, squadra di vertice del campionato greco. Ad Atene però non si ambienta e vive una stagione ai margini, in cui vince il campionato greco ma colleziona appena 10 presenze e una rete. Come se non bastasse, in una perquisizione a casa gli vengono trovati televisori, lavatrici e autoradio. È così coinvolto in un'oscura vicenda.

Accusato di ricettazione, scarica la responsabilità su alcuni connazionali che aveva ospitato a casa sua, ma la sua versione non viene ritenuta attendibile dagli inquirenti. Il 16 febbraio 1991 viene dunque arrestato e deve farsi 3 mesi di carcere. Poi, per assenza di ulteriori prove, è scagionato.

La sua carriera riparte allora dal piccolo Korinthos, dove resta per due stagioni, ritagliandosi maggior spazio. I 3 goal realizzati in 47 presenze gli fanno guadagnare la chiamata dell'OFI Creta. Con gli isolani, tuttavia, la stagione è molto negativa e totalizza appena 9 presenze e un goal nella massima divisione greca. Lascia il club in primavera, venendo mandato in prestito in patria al Rapid Bucarest (2 presenze).

BIDONE MEMORABILE AL BRESCIA

Nell'estate del 1994 in seguito al trasferimento di Gheorghe Hagi al Barcellona, riceve la chiamata di Mircea Lucescu, diventato nel frattempo allenatore del Brescia.

Il tecnico e lo stesso presidente Gino Corioni si ricordano di lui negli anni in cui furoreggiava nella Dinamo Bucarest e lo presentano in pompa magna:

"È il migliore della sua generazione - afferma l'allenatore delle Rondinelle, in un'esternazione che lo farà litigare con Gica -, superiore per tecnica anche ad Hagi".
"Ecco l'uomo che vi farà dimenticare Gica", rincara la dose il patron dei lombardi.

Quando arriva in Lombardia, però, Danut non è più il buon giocatore di qualche anno prima: è visibilmente in sovrappeso e imbolsito. Ecco perché la reazione è lo scetticismo generale.

La società prova anche a metterlo a dieta, ma di fatto, nella sua permanenza italiana, non raggiugerà mai il suo peso forma. Debutta in Serie A alla prima giornata del campionato 1994/95, che vede il Brescia opposto al Rigamonti alla Juventus di Marcello Lippi. Lupu parte titolare e resta in campo per 56' minuti, prima di lasciar spazio a Schenardi. Le Rondinelle impongono sorprendentemente l'1-1 alla Vecchia Signora, con goal del pari realizzato proprio dal sostituto del rumeno.

Sarà un fuoco di paglia: quel Brescia, che aveva in rosa diversi giocatori a fine carriera (fra gli altri Francini, Battistini, Bonometti e il povero Borgonovo), in porta Marco Ballotta e stranieri che si dimostreranno sonori flop (oltre a Lupu anche il portoghese Cadete), si rivelerà essere la squadra peggiore della storia della Serie A e chiuderà la stagione mestamente all'ultimo posto con appena 12 punti con solo 2 vittorie.

La prima di queste coincide con uno dei rari momenti positivi di Lupu in forza alla squadra lombarda: alla 15ª giornata è infatti proprio il rumeno, con una gemma più unica che rara, a regalare alla squadra di Lucescu la vittoria nello scontro diretto con l'altra cenerentola, la Reggiana, al Rigamonti.

Lupu, con il numero 11 sulle spalle, strappa palla ad Oliseh nella propria metà campo, e a grandi falcate si porta sulla trequarti avversaria. Incontrastato, lascia partire un gran tiro dai 30 metri: la palla rimbalza davanti ad Antonioli e si infila imparabile all'angolino basso alla sua destra.

Il goal vale l'1-0 finale ed è festeggiato dal rumeno con un abbraccio caloroso al suo allenatore, Mircea Lucescu. I tifosi vanno in visibilio ma sarà l'unico segno della permanenza in squadra di Danut. Il centrocampista, infatti, pur trovando una certa regolarità di utilizzo (15 presenze totali in campionato come trequartista o centrocampista sinistro più una gara in Coppa Italia) non riuscirà ad esprimersi ai suoi livelli in altre occasioni.

I suoi compagni di squadra raccontano, invece, di quanto fosse difficile il suo rapporto con la dieta.

"Per non indurlo in tentazione  - racconterà ad esempio Salvatore Giunta -, lo facevano mangiare in un tavolo a parte, da solo, così non vedeva la pasta e le bistecche. Per lui solo verdura. Era un tipo naif, ma in campo non era male".

Disputa l'ultima gara il 12 febbraio 1995 (Brescia-Foggia 1-0), ma la settimana seguente Lucescu viene esonerato e così lui chiede la cessione.

"Corioni non vuole - dichiara un giorno alla stampa -, dice che sono un punto fermo. In tribuna, di sicuro. Ormai la poltroncina numero 584 è riservata a me".

Con l'arrivo di Maifredi per lui non c'è più spazio e mentre il Brescia si avvia alla retrocessione, Lupu fa ritorno in Romania al Rapid Bucarest, in tempo per perdere la finale della Coppa Nazionale. In seguito ad un sondaggio su Facebook, nel 2012 è stato eletto 'Bidone del secolo' dai tifosi bresciani.

GLI ULTIMI ANNI FRA ROMANIA E ISRAELE

In patria, fra periodi al Rapid Bucarest (92 presenze e 19 reti in campionato) e nuovamente alla Dinamo Bucarest (46 presenze e 8 goal, che portano il suo bilancio totale nel club a 136 gare e 25 reti) Lupu riacquista una buona forma e gioca fino al 2001.

Al suo palmarès aggiunge un secondo titolo rumeno nel 1998/99 con la maglia del Rapid Bucarest e la Supercoppa di Romania nel 1999.

Chiude la carriera giocando in Israele per un breve periodo con la maglia del Tzafririm Holon. Nel luglio del 2001, all'età di 34 anni, appende le scarpette al chiodo.

LA BATTAGLIA VINTA CONTRO IL COVID

Benché i tifosi del Brescia lo ricordino sempre come il più memorabile dei bidoni ad aver indossato la maglia delle Rondinelle, gli hanno sempre manifestato grande affetto. Quest'ultimo non è mancato anche quando, a fine 2020, Lupu è stato colpito dal Covid.

Ricoverato in terapia intensiva, l'ex centrocampista è riuscito a salvarsi, pur uscendone fortemente provato, mentre ha perso suo fratello. Ha quindi raccontato la sua drammatica storia.

"Provo rabbia quando sento i no-vax dire sciocchezze sul vaccino... - afferma - Io ho avuto la malattia e sono rimasto in terapia intensiva per 16 giorni. Non era una forma leggera di COVID, ero gravemente malato. So cosa accade negli ospedali. Non auguro un'esperienza simile nemmeno al peggiore dei miei nemici. Ho varcato le porte dell'Inferno".
"Ho perso circa 26 chili... Sono stato 16 giorni a letto... Quattro giorni intubato... Da solo, perché non ti permettevano di vedere nessuno... Vedevo solo bianco intorno a me: il soffitto bianco, il neon bianco, le pareti bianche... e le persone bianche, dato che erano tutti vestiti con gli abiti i bianchi di protezione. Non sapevi se fossero donne o uomini. Non ci parlavano e lavoravano come schiavi per salvarci".
"Non potete immaginare cosa significasse quel tubo sulla mia bocca, nella mia gola, fino ai polmoni. E rimanere così per giorni. 'Sto morendo, sto morendo - dicevo -, Signore, sto morendo!'. Mio fratello, purtroppo, non ha avuto la mia resistenza e la mia fortuna, ed è morto. L'ho portato a fare il test nel gennaio 2021, era positivo e l'ho perso nel giro di tre settimane... Non aveva ancora fatto il vaccino".

A Danut è invece riuscito l'ultimo dribbling, quello più importante.

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