Agim Ibraimi CagliariGetty Images

Sognando Zola: l'ex Cagliari Ibraimi è capocannoniere in Albania

Nel giorno della sua presentazione, datata 14 settembre 2013, qualcuno in sala stampa si stupì. Agim Ibraimi prese la maglia del Cagliari, la indossò, si girò e mise in mostra un numero niente male: il 10. Quello dei grandi calciatori, di gente che sa fare la differenza in campo. Numero pesante. Lo aveva Gianfranco Zola, per dire.

"Sarebbe bello avvicinarsi almeno un po' a quello che ha fatto lui. Gianfranco è stato un grande numero 10 del Cagliari. Ora ci sono io e spero di essere all'altezza delle responsabilità".

Sette anni e mezzo più tardi, vai a vedere la classifica marcatori del campionato albanese, la Super League locale, ed eccolo lì: a comandarla è proprio Ibraimi, autore di 11 reti nelle prime 27 giornate con la maglia del Kukesi, una in più del compagno di squadra Eze. Modesto, a gennaio diceva del partner nigeriano: "Farò di tutto per farlo diventare capocannoniere". Ma intanto in testa c'è lui.

Se la formazione di Kukes è posizionata a metà classifica dopo tre secondi consecutivi, la sua punta di diamante è proprio Ibraimi. Nella posizione di trequartista centrale, lui che ha sempre fatto dell'eclettismo tattico la propria arma, l'ex cagliaritano si è comportato alla grande nei primi mesi di campionato. Poi un calo: non segna da metà febbraio. Ma in cima alla classifica dei cannonieri compare sempre il suo nome.

È la (parziale) rivincita di un personaggio che sul treno principale non è mai riuscito a salire. O meglio: ci è salito, scendendo però un paio di fermate dopo. Il Cagliari lo ha preso dagli sloveni del Maribor negli ultimi giorni della finestra estiva di mercato 2013, facendo di lui il terzo calciatore macedone della storia della Serie A dopo Pancev e Pandev (poi sarebbero arrivati anche Nestorovski ed Elmas). Lo aveva visto all'opera nel Maribor, sperava magari di far di lui il nuovo Ilicic. E invece niente.

A Cagliari Ibraimi, MVP del campionato sloveno appena qualche mese prima, è durato lo spazio di una stagione. Giocando parecchio, a dire il vero: 25 volte. Ma solo 8 da titolare. E solo un paio dall'inizio alla fine. Due anche le reti segnate: una su azione, pregevole, all'Udinese nel marzo del 2014, e un'altra su rigore in casa del Sassuolo un mese più tardi.

Agim Ibraimi Sasuolo Cagliari Serie AGetty Images

Sinistro educato, capacità di portare palla, bravo a partire da destra per rientrare sul piede preferito, Ibraimi qualcosina sembrava promettere. Dentro al campo, ma pure fuori: verso la fine di quel 2013/14 è tornato in Macedonia per laurearsi con il massimo dei voti in Educazione Fisica.

Il Cagliari, che lo aveva preso con la formula del prestito con diritto di riscatto dal Maribor, a fine stagione ha deciso però di non acquistarlo a titolo definitivo. E Ibraimi è stato costretto a tornare al Maribor, dove è rimasto per un paio di stagione. Quindi il Kazakhistan (Astana), di nuovo la Slovenia (Domzale) e infine l'Albania (Shkendija e Kukesi).

A Kukes, dov'è arrivato a ottobre, Ibraimi è il giocatore più pagato, il capitano e la stella. A marzo la Macedonia del Nord lo ha richiamato in Nazionale dopo cinque anni: è entrato nel finale della gara persa contro la Romania ed è rimasto in panchina nella storica serata del trionfo in casa della Germania. Una piccola rinascita dopo anni di anonimato. A 33 anni, per colui che sognava di ripercorrere le orme di Zola, può andar bene anche così.

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