Salvatore Bagni Roma-Napoli GFXGoal

Roma-Napoli, l'esultanza di Bagni e la fine del gemellaggio

Tra Roma e Napoli l'idillio si è dissolto. Da anni, più precisamente da fine anni '80, da quando cioè baci e abbracci tra il popolo giallorosso e quello azzurro si sono trasformati in insulti e atti di violenza. La classica goccia che fa tracimare un vaso pian piano riempito da una scaramuccia e l'altra cade il 25 ottobre 1987, con protagonista - suo malgrado - Salvatore Bagni.

Il centrocampista del Napoli scudettato, all'Olimpico, si prende la scena in negativo guidato dall'adrenalina del campo: avviene tutto al termine di un match combattuto, aspro e conclusosi con un risultato che per i partenopei sembrava ormai impossibile da ottenere: 1-1 in nove contro undici per quasi tutto il secondo tempo, un epilogo che porta Bagni a manifestare la propria soddisfazione come nessuno - tantomeno lui - può immaginare.

"Pareggiammo in nove, mi ricoprirono di insulti - le sue parole a 'Il Romanista' - Feci una cazzata, mi pentii subito e ho chiesto scusa mille volte. Capivo che mi odiassero, mi sarei sputato in faccia da solo".

La "cazzata" sarebbe il gesto dell'ombrello, un qualcosa di non proprio ortodosso da vedere, ancor meno se sei un personaggio pubblico e hai ottantamila occhi e decine di telecamere puntate addosso. Bagni manda a quel paese la Curva Sud, scegliendo il peggior modo possibile per godersi il pari insperato strappato da Maradona e soci col doppio uomo in meno.

L'iniziativa poco felice di Bagni contribuisce a spezzare il gemellaggio, ma ad ogni modo non deve rappresentare l'unico motivo che porta alla nascita dell'acredine tra i tifosi della Roma e quelli del Napoli.

Perchè si arriva a questo? Si va dai cori contro Napoli proferiti dalla tifoseria romanista durante la partita ad altro, come il consueto scambio di convenevoli tra i gruppi di sostenitori delle due squadre non filato liscio come da programma: il portabandiere partenopeo - si legge su 'IamNaples.it' - viene accolto da offese e lancio di oggetti dalla Sud e si ritrova costretto a fare dietrofront. Un antipasto di ciò che sarebbe poi avvenuto sul prato dell'Olimpico, dove Roma-Napoli si rivela un match ad altissima tensione culminato nel gestaccio di Bagni verso i sostenitori capitolini.

PS Bagni Roma-Napoli

Un episodio che assume peso specifico nello stop all'idillio tra romanisti e partenopei, ma - è bene rimarcarlo - apice di un feeling già traballante da un po'. Precisamente dalla stagione precedente, quella 1986/87, per 'colpa' del trasferimento di Bruno Giordano dalla Lazio al Napoli.

Giordano è la bocca da fuoco eletta da Maradona per rendere l'attacco azzurro da Scudetto, per il campione argentino l'uomo utile a completare la 'MaGiCa' (il tridente Maradona-Giordano-Careca): Ferlaino chiede al 'Diez' chi volesse come nuovo partner offensivo e Diego vota il bomber di Trastevere, cuore biancoceleste e dunque mai gradito al popolo romanista.

Per rendersene conto basta riavvolgere il nastro ai derby della Capitale di quegli anni, durante i quali Giordano viene costantemente preso di mira dai supporters giallorossi. Il cambio maglia non muta la considerazione - calcisticamente parlando, sia chiaro - che i romanisti nutrono nei confronti dell'attaccante, al quale medesimo trattamento viene così riservato anche una volta approdato sotto al Vesuvio.

Una linea poco apprezzata dai tifosi del Napoli, i quali si ritrovano a dover fare i conti con l'ostilità dei 'gemelli di fede' verso uno dei loro migliori calciatori e beniamini. E allora ecco che il binomio inizia ad essere meno solido, sotto al quale la fiamma delle polemiche si fa man mano sempre più alta e - col gesto dell'ombrello di Bagni - vede in Roma-Napoli dell'87 il punto di non ritorno.

"Mi dispiace che il gemellaggio tra le tifoserie di Napoli e Roma si sia spezzato per colpa mia - confida l'ex centrocampista azzurro in un'intervista rilasciata a 'Tuttosport' - Purtroppo io in campo ero così, andavo spesso su di giri. E quel pomeriggio, all’Olimpico, ero particolarmente nervoso. Stavamo perdendo, poi Francini pareggiò. Ma il mio gesto rivolto ai tifosi giallorossi non aveva giustificazioni".

Sul campo, al netto della celebrazione del gemellaggio andata storta e dell'ombrello di Bagni, quella domenica pomeriggio le storie tese si sprecano. Proprio così, perchè come anticipato, più che una partita Roma-Napoli dell'87 assume i contorni di una corrida: entrate cattive, parapiglia e cartellini. Sette gialli e due rossi.

Le espulsioni vengono rifilate entrambe ai campani, rimasti in duplice inferiorità numerica privi di Careca (testata a Collovati) e Renica (doppio giallo per trattenuta su Boniek lanciatosi in velocità pronto a far male agli ospiti). E soprattutto sotto di un goal, quello realizzato in avvio di ripresa di testa da Pruzzo su calcio d'angolo battuto da Bruno Conti. Da una testa all'altra, perchè al minuto 67 l'uomo della provvidenza in casa Napoli porta il nome di Giovanni Francini: corner di Maradona e inzuccata vincente del difensore, che timbra un 1-1 per molti - visto l'andamento del match - impronosticabile.

Mettici poi che si tratta della sesta giornata di campionato e che la classifica vede i campani al primo posto inseguiti a tre lunghezze di distanza dai ragazzi allenati da Nils Liedholm, ed ecco che gli ingredienti per rendere quel 'Derby del Sole' incandescente si moltiplicano.

Da quel 25 ottobre 1987 si passa da feste dello sport a confronti densi di rivalità, purtroppo spesso oggetto di conseguenze anche nel sociale. Quella voglia di allearsi contro le grandi del Nord Juventus, Milan ed Inter (partenopei e giallorossi furono i primi club del Centro-Sud ad essere ammessi dalla Lega Calcio), fattore chiave che tra gli anni '70 e '80 porta al gemellaggio tra le tifoserie di Roma e Napoli, si sgretola e lascia il posto a tensioni che nulla hanno a che vedere col pallone. E qui, non esistono Bagni, Giordano o scambi di vessilli andati male che giustifichino quanto registrato negli ultimi tempi.

Scontri, tafferugli e reciproche 'accoglienze' da censura hanno ribaltato completamente gli scenari fino alla tragica morte di Ciro Esposito, consumatasi in seguito a quanto avvenuto a ridosso della finale di Coppa Italia del 2014 tra Napoli e Fiorentina giocata all'Olimpico. Un qualcosa di triste e inaccettabile da cui purtroppo - a dispetto degli appelli di riavvicinamento lanciati a più riprese negli ultimi anni - ancora non si riesce a venir fuori.

Covid a parte, restrizioni, trasferte vietate e cambi di orario per garantire ordine pubblico e sicurezza hanno contraddistinto i successivi incroci tra Roma e Napoli, sia a Fuorigrotta che nella Capitale. Il 'Derby del Sole' è diventato il derby dell'astio, con margini di retromarcia per seppellire i rancori e ricreare la sinergia polverizzatasi 30 anni fa ad oggi minimi.

Il tempo per rimediare c'è, la speranza non deve svanire, ma intanto il calendario offre un altro Roma-Napoli senza pace fatta.

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