Ribery SalernitanaGetty

Ribery spiega il ritiro: "Dovrò operarmi per condurre una vita normale"

Oggi pomeriggio la Salernitana affronterà lo Spezia all'Arechi, ma gli occhi del pubblico saranno tutti per ciò che accadrà prima del calcio d'inizio: i tifosi granata potranno rendere il giusto tributo a Franck Ribery, a qualche ora dall'annuncio dell'addio al calcio giocato.

Il francese, vicecampione del mondo nel 2006, ha reso nota la sua volontà sui propri profili social e, come dichiarato da Davide Nicola in conferenza stampa, sarà uno dei componenti del suo staff: la storia con la Salernitana, dunque, avrà un seguito seppur in modo diverso.

Intervistato da 'La Gazzetta dello Sport', Ribery ha spiegato i motivi della decisione: alla base di ciò vi è un grave problema al ginocchio che richiederà un'operazione chirurgica, non per tornare sui campi da calcio ma semplicemente per condurre una vita normale.

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"Ancora tre mesi fa mi sentivo bene. Un ritiro precampionato alla grande, poi le prime fitte al ginocchio dopo un triangolare a luglio. Alla prima di campionato contro la Roma ho giocato sul dolore. Non sono una persona fragile, ma per i 3 giorni successivi non sono riuscito a muovermi. I dottori hanno detto che la situazione era molto grave. Ho provato a recuperare. Non riuscivo a credere di essere costretto a smettere. Avrei voluto scegliere io quando dire basta".
"Meno di un mese fa sono andato a Monaco di Baviera per un consulto. Pensavo: forse si trova una soluzione. Invece dovrò operarmi, ma solo per riuscire a condurre una vita normale. Però, appena sono rientrato alla Salernitana, tutti mi hanno aiutato. Mi hanno chiesto di restare in qualsiasi altro ruolo avessi voluto. Questo mi è servito a non pensare troppo".

Spazio anche per una tirata d'orecchie alle nuove generazioni che, in confronto alla sua, possono contare su maggiori privilegi che rischiano di indurre alla convinzione errata di trovarsi già al top della carriera.

"Oggi per i giovani a volte è troppo facile: girano più soldi, e coi soldi compri la bella macchina e altro ancora. E questo ogni tanto fa perdere il senso della misura. Perciò, vorrei dire loro: oh, amico, sai io dov’ero a 19 anni? Per la strada, in terza serie, dove non c’erano soldi, macchine, niente. Zero. Però ho lavorato, ho fatto sacrifici, e anche quando ho vinto tanti trofei che mi hanno fatto guadagnare tanti soldi, ho continuato ad avere la stessa fame. Ma certi valori non si possono trasmettere: stanno dentro di te. O ce li hai o no".

Senza falsa modestia, da Ribery ecco l'ammissione di essere stato uno dei migliori giocatori al mondo, sicuramente nella Top 5 nel momento clou.

"Se sono stato uno dei cinque migliori al mondo? Sì".
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