"L'esempio che mi ha formato come calciatore è stato Nedved. Lui, per me, è stato un esempio di costanza, determinazione, sacrificio e voglia di arrivare a grandi livelli" - Raffaele Palladino a 'Calciomercato.com'
Ala sinistra veloce, tecnica e talentuosa, capace di giocare anche da trequartista o seconda punta, Raffaele Palladino, da calciatore, è stato la classica promessa incompiuta. Pur avendo avuto, infatti, una discreta carriera da calciatore professionista, a causa soprattutto dei numerosi infortuni, ha mantenuto solo in parte le grandi aspettative riposte su di lui a livello giovanile, quando con la maglia della Juventus aveva mostrato di essere uno dei prospetti più importanti del panorama italiano.
Destro naturale, amava giocare sulla corsia mancina per andare più spesso alla conclusione.
GLI ESORDI E IL DEBUTTO IN C1 A 16 ANNI
Nato a Mugnano di Napoli il 17 aprile 1984, Palladino muove i primi passi nel calcio nella squadra del suo paese, gli Amici di Mugnano. Precedentemente Raffaele aveva frequentato per un breve periodo una scuola di ballo.
"Ho iniziato tardi - dirà a 'Calciomercato.com' -, a 12 anni. Un'età insolita per un giocatore, ma per me il calcio vero era in strada, fra le macchine parcheggiate. È stato lì che ho imparato a giocare a pallone".
Palladino dimostra di avere talento e nel 2000 la svolta arriva con il trasferimento al Benevento.
"Dopo tre anni negli Amici di Mugnano e vari provini - racconterà a 'Tuttojuve.com' -, fui acquistato dal Benevento. Lì rimasi per un anno e mezzo: giocai con 'Allievi', 'Allievi Nazionali' e 'Primavera' il primo anno, ed i successivi sei mesi con la Prima Squadra. La società stava attraversando un periodo difficile e, così, venni lanciato con i 'grandi'. Quella è stata la mia fortuna; avevo sedici anni, ero molto giovane eppure iniziai a giocare in serie C".
GRANDE PROMESSA ALLA JUVENTUS
Palladino con il pallone ai piedi ci sa fare, e gli bastano poche partite per mettersi in evidenza.
"A Benevento misi insieme 8 presenze e un goal, era la stagione 2001/02, e la Juventus mi notò, tanto che nel gennaio del 2002 passai in bianconero".
"Quando mi dissero che mi volevano a Torino, io non ci credevo, anche perché ero un grandissimo tifoso bianconero. Da piccolo avevo la camera tappezzata di foto e di poster di Del Piero e Zidane. Resomi conto che mi voleva davvero e che, a gennaio, sarei dovuto salire a Torino, sono rimasto sconvolto per un mese".
In forza alla Vecchia Signora, Palladino è aggregato alla squadra Primavera. Con quest'ultima disputa due ottimi campionati, mettendosi in evidenza come uno dei talenti più fulgidi dell'intero panorama italiano e realizzando tante reti. Di lui si accorge anche il noto videogioco Football Manager, nel cui database appare come uno dei giovani italiani con i valori più importanti.
"Della Juventus ho tanti ricordi speciali - rivelerà -. All'epoca ci si allenava ancora tutti al vecchio Stadio Comunale (che oggi è diventato l'Olimpico Grande Torino, ndr), dalle Giovanili alla Prima squadra. C'era un lungo corridoio con tante stanze, alla fine c'erano i cosiddetti 'Grandi'. Così ci capitava spesso di incontrare i campioni, cosa molto strana al giorno d'oggi dove i centri sportivi sono molto grandi".
"Immaginate che io al primo anno ho incontrato giocatori come Del Piero, Zidane, Davids, Salas. Rimanevo a bocca aperta, come un bambino in un parco giochi. Mi emozionavo, era bellissimo. Ho cercato da subito di prendere il buon esempio da loro, ed ero cresciuto con gli esempi dei Totti, Buffon e Maldini".
Fra tutti i grandi campioni della Juventus, ce n'è uno più di tutti che in breve tempo diventa il riferimento più importante di Palladino: Pavel Nedved, come lui esterno sinistro, anche se più centrocampista che attaccante.
"Per me Pavel è stato un esempio di costanza, determinazione, sacrificio e voglia di arrivare a grandi livelli - dirà -. Io ricordo che, quando mi sono affacciato alla Prima squadra, arrivavo al campo un'ora prima e lui era già lì. Gli chiedevo: 'Pavel da quando tempo sei qua?'. Finiva l'allenamento ma lui continuava fino a due ore dopo".
"Mi diceva che al mattino, quando di solito un giocatore è libero, andava a correre alla Mandria, il comprensorio dove lui viveva. Per me, dunque, lui è stato l'esempio di come si dovrebbe affrontare la vita per arrivare a grandi livelli, e non a caso ha vinto il Pallone d'Oro".
Con l'esempio dei grandi campioni che ha davanti a sé, dopo i primi mesi di ambientamento, Palladino esplode: ha velocità, tecnica e dribbling, e giocando in attacco accanto al nigeriano Benjamin Onwuachi realizza 20 reti nel 2002/03 e 21 goal nel 2003/04. In panchina è seguito da maestri importanti: il primo anno Gian Piero Gasperini, il secondo Vincenzo Chiarenza.
Il suo rendimento è così elevato che Lippi gli fa fare anche 4 amichevoli con la Prima squadra: disputa in tutto 71 minuti e in particolare scende in campo il 3 gennaio 2003 ad Abu Dhabi contro le All-Stars Mondiali, gara disputata per l'addio al calcio dell'emiratiano Al-Talyani, giocatore che aveva partecipato ai Mondiali di Italia '90, segnando al 90' anche il goal del definitivo 2-4 per la Vecchia Signora, e il 5 gennaio 2003 contro l'Al-Ain (successo per 1-0 della formazione araba).
Il 17 marzo 2004 fa il suo debutto assoluto in gare ufficiali nella Juventus subentrando a Marco Di Vaio al 76' della finale di andata di Coppa Italia contro la Lazio (sconfitta per 2-0 a Roma per i bianconeri).
I PRESTITI CON SALERNITANA E LIVORNO
Tutto fa pensare che Raffaele sia destinato ad una carriera da grande campione ma già nell'estate 2004, quando sulla panchina bianconera approda Fabio Capello, il giovane talento non viene confermato nella rosa della Prima squadra e viene mandato in prestito per fare esperienza.
"Quello è stato il momento più difficile - rivelerà -; io avevo diciannove anni, un’età nella quale puoi esplodere definitivamente, ma anche non riuscire a sfondare. E poi, un conto è far parte della Primavera della Juventus, dove trovi ragazzi della tua età, sei seguito, gli spogliatoi sono belli e tutto è perfetto, un altro è giocare in squadre di serie B, dove magari gli stipendi non vengono pagati regolarmente, i campi sono brutti, ti alleni con giocatori di esperienza molto più grandi di te, magari invidiosi della tua età e del fatto che arrivi dalla Juventus".
L'esperienza nel 2004/05 alla Salernitana è tuttavia molto positiva per Raffaele, che nonostante una stagione travagliata per i campani, che cambiano tre allenatori (Aldo Ammazzalorso, Vincenzo Marino e Angelo Adamo Gregucci) conferma quanto di buono aveva dimostrato in Primavera e dimostra a chi ritiene non abbia ancora un fisico sufficientemente robusto per giocare con i 'Grandi' tutte le sue qualità.
La Salernitana chiuderà la stagione al 14° posto, comunque salvandosi, Palladino invece realizza complessivamente 19 goal in 43 presenze fra campionato (15 reti in 39 partite) e Coppa Italia (4 centri in 4 gare disputate). È così, al suo primo anno da professionista, il cannoniere principe della sua squadra.
"Io sono stato fortunato - dirà -, perché sono andato a Salerno con Benjamin, che era mio compagno alla Juventus e stavo spesso con lui, la squadra era giovane e, quindi, mi sono trovato bene. In più, appena arrivato, ho subito iniziato a segnare, sin dalla Coppa Italia. Questo mi ha aiutato parecchio, perché i compagni di squadra mi hanno subito visto come un giocatore importante".
Conclusa la stagione 2004/05, Palladino torna quindi a Torino con la speranza di potersi giocare le sue chances, ma ancora una volta la società e il tecnico Fabio Capello decidono di darlo in prestito: questa volta l'asticella si alza, perché Raffaele finisce al Livorno, reduce da un 8° posto da neopromossa in Serie A nella stagione precedente.
In panchina c'è Roberto Donadoni, il tecnico con cui il 27 agosto 2005 Palladino fa il suo esordio nel massimo campionato nella partita della 1ª giornata Livorno-Lecce 2-1, e lo bagna realizzando il goal della vittoria degli amaranto ad inizio secondo tempo. Lucarelli difende palla in area e scarica per il giovane compagno con il numero 20, che controlla col sinistro e di destro mette il pallone sotto la traversa, andando ad esultare sotto la sua curva.
"Debuttai e feci il primo goal in A contro Gregucci, probabilmente il tecnico cui devo di più - commenterà a 'Tuttojuve' -. Lui mi avrebbe voluto al Lecce, ma la Juventus decise di mandarmi a Livorno e, guarda caso, proprio alla prima giornata me lo ritrovai di fronte".
"Quella partita la ricordo con particolare piacere, non solo per il goal, ma anche per un episodio legato a mio padre. Anni addietro avevamo fatto una scommessa; mi aveva promesso che, quando avrei segnato il primo goal in serie A, avrebbe smesso di fumare. Beh, a fine partita mi diede il pacchetto di sigarette e l’accendino. Io li conservo ancora e lui non ha più ricominciato".
Il 25 settembre, alla 5ª giornata, contro l'Ascoli (vittoria per 2-0) c'è anche la seconda rete: recupera la palla sulla trequarti, resiste al tentativo di tackle di Guana e con un diagonale preciso e morbido batte il portiere.
Nonostante le premesse siano ottime, sulla strada fra il giovane campano e il successo subentra un fattore negativo che rappresenterà una costante nella carriera di Palladino: gli infortuni. Un problema serio al ginocchio, infatti, lo tiene fuori per quasi tre mesi. Torna in campo nel gennaio 2006, ma fatica a ritrovare la miglior condizione.
A febbraio in panchina c'è l'avvicendamento fra Mazzone e Donadoni, e la stagione si chiude per Palladino con soli 2 goal in 25 presenze totali fra campionato e Coppa Italia. Il Livorno, invece, 9° sul campo, dopo Calciopoli, si classificherà al 6° posto e conquisterà una storica qualificazione alla Coppa UEFA.
IL BIENNIO BIANCONERO FRA B E A
A fare le spese dello scandalo che travolge il calcio italiano è soprattutto la Juventus, che viene retrocessa d'ufficio in Serie B e penalizzata (alla fine i punti saranno ridotti a 9). Società e squadra vengono rifondate e fra i giocatori su cui il club intende puntare per il futuro c'è anche Palladino, che per la prima volta, nel 2006/07, sotto la guida tecnica di Didier Deschamps, ha la possibilità di dimostrare il suo valore con la maglia bianconera sulle spalle.
"Inizialmente io non ero convinto di rimanere - rivelerà Palladino a 'Calciomercato.com' - perché ero, sulla carta, la quinta punta. Questo è un aneddoto che non sanno tutti: io avevo delle richieste, tra le quali quella dell'Udinese. Mi sentivo un po' chiuso, poi arrivò Deschamps che mi disse di non andare via perché avrei trovato spazio. Allora mi sono fatto convincere e sono rimasto".
La scelta si rivela azzeccata, perché ne nasce quella che resterà la miglior stagione di Palladino alla Juventus a livello di Prima squadra. L'ala napoletana realizza 8 reti in 25 presenze (14 da titolare, 11 da subentrante) e dà il suo contributo alla vittoria del campionato di B e al ritorno in Serie A della squadra, che nel finale di stagione, a promozione conseguita, viene allenata dal Giancarlo Corradini nelle ultime 3 gare.
Segna il primo goal ufficiale nell'1-1 di Bergamo contro l'Albinoleffe il 28 novembre, salvando i bianconeri dal k.o. Fra le prestazioni spicca però quella del 17 marzo 2007 allo Stadio Olimpico di Torino contro la Triestina, partita vinta 5-1 dai bianconeri in cui è autore di una tripletta, la prima nella sua carriera da professionista. Palladino è confermato nella rosa della Vecchia Signora anche per la stagione 2007/08, la prima in Serie A per la Juventus dopo Calciopoli, con Claudio Ranieri in panchina.
GettyIl nuovo allenatore gli chiede di sacrificarsi come esterno di centrocampo, e Palladino dimostra una certa insofferenza al sacrificio. Inoltre, in quello che avrebbe dovuto essere l'anno della definitiva consacrazione, a 23 anni palesa alcuni limiti che gli impediranno in futuro di diventare protagonista in una grande squadra: soffre la concorrenza ed emerge una certa fragilità fisica che lo porterà a dover fare spesso i conti con gli infortuni.
Il 25 novembre 2007, nella goleada per 5-0 in casa contro il Palermo, è protagonista anche di un celebre battibecco con Alessandro Del Piero.
La stagione a livello personale è complessivamente deludente, con 26 presenze e 2 reti in Serie A più 5 partite in Coppa Italia, realizzate contro Reggina e Parma (gare casalinghe finite rispettivamente 4-0 e 3-0 per i piemontesi), nonostante il piazzamento al 3° posto finale permetta ai bianconeri di tornare a giocare la Champions League.
Non la potrà giocare invece Palladino: nonostante il prolungamento del contratto fino al 30 giugno 2011, infatti, il 3 luglio 2008 si trasferisce al Genoa in comproprietà per 5 milioni di euro. Di fatto la sua avventura con la Juventus termina lì, con un bilancio di 10 goal segnati in 57 partite e la delusione di non essere riuscito ad affermarsi da protagonista con quella che era sempre stata la squadra del cuore.
"Alla Juventus - dirà - ho lasciato tante persone che mi hanno voluto bene oltre ad una società, un allenatore e dei compagni che mi hanno stimato molto. Ma non mi pento di essere andato via".
C'è, comunque, spazio per una sliding door importante: nel gennaio del 2007 si vocifera di un clamoroso scambio. Palladino è uno dei migliori prospetti del calcio italiano e lo vorrebbe il Manchester United di Sir Alex Ferguson, che deve fare i conti con un Cristiano Ronaldo forte sì, ma ancora in crescita.
"Sì, ho saputo dell'interesse del Manchester- Deschamps mi ha tolto dalle orecchie le sirene che hanno tentato di incantarmi, su tutti il Manchester di Ferguson. Voglio diventare il Cristiano Ronaldo della Juventus".
Si parla di un affare che include anche David Trezeguet: insomma, per sintetizzare. Palladino-Trezeguet a Manchester, Ronaldo a Torino (qualche anno prima di quanto realmente avvenuto): alla fine non se ne fa nulla, ma dà l'idea di quel che è stato, in quegli anni, l'attuale allenatore del Monza.
AL GENOA CON GASPERINI
Palladino ha l'ambizione e la presunzione di giocare con maggiore regolarità, cosa che non può fare in bianconero, e così eccolo nuovamente alla corte di Gasperini, l'allenatore che lo aveva guidato nel suo primo anno di Primavera alla Juve.
'Gasp' nel frattempo è diventato un cultore del 3-4-3 e Palladino, che in rossoblù sarà utilizzato da esterno alto a sinistra, fa al caso suo. Nel 2008/09, al netto degli infortuni, che continuano a perseguitarlo, in particolare uno al ginocchio occorsogli nel dicembre 2008 che lo costringe a star fermo per circa un mese, si rivela una pedina preziosa per un piazzamento prestigioso al 5° posto finale in campionato e la conquista dell'Europa League.
Il 5 ottobre 2008, su assist di Diego Milito, realizza il suo primo goal rossoblù nel successo interno per 3-2 contro il Napoli, ma il meglio di sé lo dà nel finale di stagione, quando sforna ben 5 assist (fra cui quello per il 3-1 del 'Principe' nel Derby della Lanterna) e l'11 aprile 2009 firma da ex il successo per 3-2 sulla Juventus. All'88', in piena zona Cesarini, su rapida ripartenza del Grifone, riceve palla dalla destra da Marco Rossi e spinge in rete, alle spalle di Buffon, quello che può definirsi un rigore in movimento. Poi non esulta, per rispetto per la sua ex squadra.
Totalizza 30 presenze (2 in Coppa Italia), 3 goal e 6 assist. In chiusura di anno però un'infezione virale lo costringe a star fuori per diversi mesi, impedendogli anche di allenarsi. Riprende gradualmente l'attività nel settembre seguente.
La stagione 2009/10 è quella dell'esordio europeo per Palladino, che debutta in Europa League il 1° ottobre 2009 nella sconfitta per 3-2 al Mestalla con il Valencia. In tutto mette insieme 30 presenze (25 in campionato, 5 in Europa League), 4 goal (in Serie A) e 3 assist (2 in campionato, uno in Europa League).
Fra le reti la più importante è il calcio di rigore con cui il 28 novembre 2009 fissa il punteggio sul 3-0 nel Derby della Lanterna, il 3° consecutivo vinto per lui in rossoblù. Dopo la rete Palladino va ad esultare sotto la Gradinata Sud dei tifosi blucerchiati portandosi una mano all'orecchio. Il gesto scatena la reazione in campo dei giocatori avversari, in particolare del capitano Angelo Palombo, con cui ha un forte battibecco che rischia di sfociare in qualcosa di più grave.
I primi mesi del 2010/11 sono caratterizzati nuovamente dagli infortuni per Palladino, che salta gran parte delle partite e dopo aver totalizzato appena 6 presenze nella prima parte di stagione, di cui 5 in campionato ed una in Coppa Italia, a gennaio, con Ballardini subentrato in panchina a Gasperini, passa al Parma, club cui il Genoa cede la sua metà di cartellino.
POCA FORTUNA IN NAZIONALE
Dopo aver militato in gioventù nell'Italia Under 19 (3 goal in 4 gare), con cui si laurea anche Campione d'Europa della categoria nel 2003, nell'Under 20 (2 presenze) e soprattutto nell'Italia Under 21 (4 reti in 15 apparizioni nel biennio 2005-07) Palladino il 21 novembre 2007 fa il suo esordio in Nazionale maggiore, dove è convocato dal suo ex allenatore Roberto Donadoni, nella sfida del Braglia di Modena contro le Isole Faer Øer, vinta 3-1 e valevole per le Qualificazioni ad Euro 2008.
Getty ImagesSotto la sua gestione disputa anche l'amichevole contro il Portogallo del febbraio 2008, mentre durante la seconda esperienza azzurra di Lippi, il 14 novembre 2009 gioca l'amichevole di Pescara contro l'Olanda, pareggiata 0-0 dagli Azzurri. La gara contro gli Orange sarà anche l'ultima per Palladino in Nazionale maggiore, con cui chiude dunque con 3 presenze totali.
L'AVVENTURA AL PARMA: DAL SOGNO AL FALLIMENTO
L'avventura in gialloblù sarà caratterizzata da alti e bassi per Palladino. Appena arrivato al Parma, sigla il suo secondo goal da ex alla Juventus nel sorprendente 1-4 dei ducali sul campo della Vecchia Signora del 6 gennaio 2011.
Nel giugno 2011 il Parma riscatta alle buste tutto il cartellino del classe 1984 dalla Juventus. Ma i guai sono dietro l'angolo: a causa di gravi infortuni al ginocchio e agli adduttori gioca pochissimo nelle stagioni 2011/12 e 2012/13.
Nel novembre 2012 l'ala campana riesce comunque ad entrare nella storia del club realizzando il goal del definitivo 2-2 nella gara contro l'Udinese: la rete è infatti la millesima della squadra emiliana in Serie A.
Nel 2013/14 e nel 2014/15 ritrova il campo con maggiore regolarità, tuttavia, a causa del forte indebitamento, nella Primavera 2015 il Parma fallisce e si ritrova svincolato a fine stagione. Chiude l'avventura in gialloblù con 13 goal in 77 partite e firma con il Crotone.
AL CROTONE CON JURIC
I calabresi sono allenati da Ivan Juric, il tecnico croato suo ex compagno di squadra al Genoa e allievo a sua volta di Gasperini, di cui fa proprio il credo tattico, facendo giocare la squadra con un 3-4-3 o un 3-4-2-1.
La stagione dei pitagorici è trionfale, e culmina con un 2° posto in B alle spalle del Cagliari e la storica prima promozione in Serie A. Palladino, rivitalizzato dalla cura Juric, dà il suo contributo totalizzando 22 presenze e 4 goal in campionato, più una gara in Coppa Italia.
L'ala campana resta al Crotone anche nel 2016/17, disputando mezza stagione con la maglia degli Squali in Serie A. Mette insieme 19 presenze e 2 reti: la prima coincide con il primo goal dei calabresi nel massimo campionato, e arriva da ex contro il Genoa nella sconfitta in casa per 1-3 della seconda giornata, la seconda, che sarà anche l'ultima per il giocatore in Serie A, il 16 dicembre nella vittoria per 2-1 sul Pescara.
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Mentre il Crotone con Nicola alla guida coglierà una storica salvezza, Palladino nel gennaio 2017 passa al Genoa a titolo definitivo (250 mila euro), e ritrova Juric. In rossoblù resta complessivamente per un anno, totalizzando 16 partite e portando a 82 gare con 7 goal il suo bilancio complessivo con la maglia rossoblù.
Nel gennaio 2018 fa un'esperienza con lo Spezia, con cui colleziona 6 presenze in Serie B, restando svincolato nell'estate seguente. Le ginocchia dell'ala campana sono ormai logore e nella stagione 2018/19 Palladino non riesce a trovare squadra.
L'occasione per il giocatore campano arriva nel marzo 2019, quando il Monza, passato sotto la proprietà di Silvio Berlusconi, gli offre un contratto in Serie C. Ma i problemi fisici non permettono a Palladino di scendere mai in campo, cosicché Raffaele decide di dare l'addio al calcio giocato all'età di 34 anni.
GIOVANE TECNICO IN RAMPA DI LANCIO
Proprio con i brianzoli, tuttavia, l'ex ala, che nel 2015 aveva ottenuto il patentino per allenare, inizia la sua seconda vita nel Mondo del calcio e nell'ottobre 2019 diventa collaboratore del Settore tecnico del Monza.
"Ho fatto il corso nel 2015 perché volevo ridare al pallone quel bagaglio tecnico e umano che mi aveva regalato - dichiara -, già allora mi allenavo con un occhio particolare alle esercitazioni".
Dopo aver guidato la Squadra Under 15 nel 2020/21, nella stagione successiva è promosso come tecnico della Primavera biancorossa con cui conquista il 4° posto nella regular season del girone di Primavera 1 qualificandosi ai playoff. Qui è eliminato in semifinale ad opera del Parma.
Fedele ai suoi maestri Gasperini e Juric, preferisce far giocare le sue squadre con il 3-4-2-1 o in alternativa con il 4-3-2-1, il classico 'albero di Natale'.
Ha debuttato da tecnico della prima squadra il 18 settembre 2022, cogliendo il primo storico successo del Monza in Serie A al cospetto della Juventus, piegata dal goal di Gytkjaer.
Alla prima stagione da allenatore, ha risollevato i brianzoli dopo un avvio disastroso. Consolidatosi ormai attorno a metà classifica, il suo Monza è una delle sorprese più belle del campionato di Serie A.
Una squadra, quella biancorossa, capace di sviluppare un'idea di gioco piuttosto apprezzabile e di regalarsi alcune grandi imprese nel corso del suo anno d'esordio in massima serie: il Monza, infatti, ha battuto la Juventus anche nel match di ritorno all'Allianz Stadium, prima di piegare anche l'Inter a San Siro.
Risultati confermati anche nella seconda stagione, con il dodicesimo posto che convince la Fiorentina a puntare su di lui per il post Italiano. Un progetto tutto nuovo, affidato all'ex calciatore della Juventus. Il club viola si affida a lui e alla sua mano per cambiare.