Portiere agile, istintivo e affidabile, ma anche studente di Legge che ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza quando giocava ed oggi esercita la professione di avvocato civilista. Mario Ielpo, uno dei pochi calciatori professionisti laureati, specialmente se si considerano gli anni in cui giocava, si è ritagliato nella sua carriera grandi soddisfazioni, ritirandosi a 35 anni quando ancora era in piena forma.
Detiene un record, non semplice da eguagliare, visto che nel suo percorso da estremo difensore è riuscito a vincere tutti i campionati dalla Serie C2 alla Serie A, nonché a conquistare la Champions League con il Milan.
LA LAZIO E LA C2 VINTA A SIENA
Nato a Roma l'8 giugno 1963, il destino di Mario Ielpo è scritto nei suoi geni: diventerà infatti portiere e avvocato come suo papà Nicola. Da calciatore cresce nelle Giovanili della Lazio, dove fa tutta la trafila fino ad arrivare ai margini della Prima squadra nella stagione 1983/84.
"La Lazio è stata la mia formazione, come portiere e come uomo - dirà in un'intervista del 2011 con 'Radiolina' -. Sono entrato nel club a 9 anni, ci sono uscito la prima a volta a 21 e definitivamente a 23".
"Mio padre faceva il portiere della Nazionale Avvocati - spiegherà a 'Il Posticipo' -. È stato lui a mettermi tra i pali fin da piccolo. Anche questa è stata in un certo senso una scelta di famiglia".
Nella stagione 1983/84 è aggregato alla Prima squadra come terzo portiere alle spalle di Fernando Orsi e Massimo Cacciatori. L'anno seguente è mandato però al Siena, in Serie C2, per fare esperienza. Della squadra bianconera, che, guidata da Ferruccio Mazzola, vince il Girone A, Mario a 21 anni diventa subito un titolare inamovibile e gioca tutte le partite (34 presenze) prima di far ritorno a Roma.
"Mi hanno mandato in prestito al Siena e ho vinto il campionato in Serie C2 - ricorderà l'ex estremo difensore -. Quell'anno sfortunatamente la Lazio è retrocessa in B. Quando sono tornato a Roma ho fatto il secondo".
Nel 1985/86 è il vice-Malgioglio, ma quando quest'ultimo, contestato ferocemente dalla tifoseria in seguito ad alcuni errori, viene messo fuori rosa per aver sputato sulla maglia, Ielpo, con Gigi Simoni in panchina, gioca titolare fino al termine del campionato di B, chiuso all'11° posto con Gigi Simoni in panchina, e totalizza 19 presenze.
Nella stagione successiva, molto tribolata per i 9 punti di penalizzazione, torna a fare il dodicesimo.
"Ricordo il 1986/87 - dirà -, la stagione del -9. Davanti a me c'era Terraneo, un collega più esperto".
Alla fine la squadra di Fascetti si salva, ma per Ielpo c'è poco spazio: appena 4 presenze, suddivise equamente fra campionato e Coppa Italia. Il suo sogno di difendere un giorno la porta della Lazio in Serie A finisce di fatto lì.
Intanto, però, Mario non trascura gli studi e, mentre insegue l'obiettivo di diventare un portiere di successo, per continuare la tradizione di famiglia,appena il tempo glielo consente, sostiene qualche esame alla Facoltà di Giurisprudenza.
"Abbiamo uno studio di famiglia dal Dopoguerra - racconterà a 'Il Posticipo' -. Mio nonno Mario era avvocato, mio padre ha esercitato la professione di avvocato quando io ero ragazzo".
"Il mio percorso è stato particolare fin dall'inizio. Ho studiato mentre giocavo per diventare un calciatore professionista. Ho frequentato il Liceo classico, poi l'Università ai tempi della Lazio, quando facevo la Primavera quindi il terzo portiere. Ho portato avanti gli altri anni di studio a spizzichi e bocconi con il servizio militare in mezzo".
IL CAGLIARI E LA SCALATA DALLA C1 ALLA UEFA
Nell'estate 1987 Ielpo passa al Cagliari, retrocesso in Serie C1, per fare il titolare. Il portiere romano difende la porta rossoblù in uno dei periodi più critici della storia della società isolana, che rischia il fallimento. I Fratelli Orrù prendono in mano le redini societarie poco prima che i libri contabili siano depositati in tribunale.
La squadra è affidata al tecnico Enzo Robotti, e fa la preparazione in città per ridurre al minimo le spese. La partenza è disastrosa, perché i rossoblù precipitano subito in zona retrocessione. Dopo 3 sconfitte consecutive, alla 9ª giornata Robotti è esonerato e al suo posto al capezzale dei sardi approda per l'ultima volta Mario Tiddia. Il Cagliari, alla fine, pur a fatica riesce a salvarsi per un punto, grazie anche alle parate del portiere romano e agli 11 goal del bomber Carmine Coppola.
"Ricordo che il mio esordio fu fuoricasa a Cosenza - racconterà Ielpo a Radiolina -. In quell'occasione non giocai bene, feci un'uscita a vuoto e perdemmo 2-1...".
L'anno seguente l'arrivo di Claudio Ranieri in panchina e di una serie di giocatori che faranno la storia rossoblù, consente alla squadra sarda di rilanciarsi e conquistare il 'Double' Campionato-Coppa Italia di Serie C. Ielpo diventa uno degli eroi protagonisti con la squadra sarda della scalata dalla C1 alla Serie A.
Il portiere romano lega molto con gli ultras rossoblù, gli Sconvolts, che nascono proprio nel 1987 e a lui dedicano anche un coro:
"Oh il mio amico Mario... Oh il mio amico Mario, Mario Ielpo...", rigorosamente sulle note di Meu Amigo Charlie Brown.
Fra i compagni, speciale è il rapporto con Massimiliano Cappioli.
"Eravamo molto amici - rivela Ielpo -, anche se non ci sentiamo da tempo. Mi ricordo molto bene il coro a lui dedicato dai nostri tifosi: 'Sai chi è quel giocatore che gioca a calcio meglio di Pelé? Cappio... Cappioli Massimo, Cappioli Massimo!'. Ancora oggi ogni tanto lo canticchio".
Altri cori sono meno piacevoli: sono quelli che gli rivolgono i tifosi della Torres, la squadra di Sassari, nel derby che si gioca il 23 ottobre 1988 allo Stadio Acquedotto (oggi Vanni Sanna).
"Ci lamentiamo del clima dei nostri stadi degli ultimi anni ma prima era molto peggio - racconterà Ielpo -. Io nel derby del 1988 a Sassari contro la Torres facevo il portiere del Cagliari e vista la grande rivalità tra le due tifoserie, i tifosi alle mie spalle mi hanno fatto incessantemente per 90 minuti sempre lo stesso coro: 'Ielpo tua moglie sta...' E sul piano della cosiddetta discriminazione territoriale, si andava anche oltre. Il coro dei sassaresi ai cagliaritani era 'africani', e quello dei cagliaritani agli avversari era 'impiccababbu', e cioè traditori pronti a impiccare anche il padre... Non bisogna scandalizzarsi, oggi rispetto a quegli anni va decisamente meglio...".
Nei due anni vissuti in Serie C1, il Cagliari affronterà la Torres 4 volte, con dei derby infuocati, terminati tutti con il risultato di parità. In tutto il portiere romano resta in Sardegna sei anni, nei quali giocherà sempre da titolare, sporcandosi i guanti dai campi in terra battuta, come quello di Giarre, a quelli più importanti della massima Serie, in cui debutta il 9 settembre del 1990 in Cagliari-Inter 0-3 (tripletta di Jürgen Klinsmann per i nerazzurri).
"Il Cagliari è stata la svolta della mia carriera - affermerà il portiere romano -. Dalla C1 abbiamo fatto il doppio salto e siamo arrivati in Serie A col mister Ranieri. Ci siamo salvati, poi al suo posto è arrivato Carlo Mazzone e siamo andati in Coppa UEFA".
Tanti gli aneddoti di quelle stagioni felici, fra cui un regalo di Natale speciale fatto proprio da Ranieri.
"Un anno a Natale il mister ha regalato ad ogni giocatore un campanaccio con una coccarda con i colori del Cagliari e la scritta 'Dilly ding, dilly dong' - racconterà Ielpo a 'Il Posticipo' -. un modo per dirci di restare svegli, essere pronti e attenti, stare sempre sul pezzo in campo. Al Leicester farà qualcosa di simile".
Durante la permanenza al Cagliari, nonostante debba viaggiare spesso dalla Sardegna a Roma per sostenere gli esami, Ielpo corona anche l'altro suo grande sogno: il portiere si laurea in Giurisprudenza all'Università La Sapienza con votazione 100/110 e una tesi sul rapporto tra ordinamento generale e ordinamento sportivo. Nel 1993 completa il suo percorso di studi e supera l'esame di Stato da avvocato. I suoi compagni, in tono un po' ironico, un po' in segno di rispetto, lo chiamano 'L'Avvocato'.
"Prima l'Università, poi l'esame di Stato, una bella 'spada di Damocle' - ricorda Ielpo -. Il tutto mentre giocavo. Sono riuscito a terminare gli studi prima di andare al Milan. I compagni mi chiamavano 'L'Avvocato', a loro faceva piacere che studiassi. Con i dirigenti e i presidenti era diverso, perché ero sveglio e mi consideravano un rompiscatole".
In campo, invece, dopo l'arrivo alla presidenza di Massimo Cellino, con Carlo Mazzone in panchina, Ielpo conquista anche la qualificazione alla Coppa UEFA nella stagione 1992/93.
I SUCCESSI COL MILAN E LA CHAMPIONS
Ma qualcosa con la nuova proprietà si spezza e la storia di Ielpo da primo portiere rossoblù si interrompe bruscamente nell'estate del 1993, quando l'estremo difensore, dopo 205 partite in campionato, deve lasciare la Sardegna e trasferirsi al Milan.
"Lasciai Cagliari controvoglia - rivelerà -, piangendo. Fui costretto ad andar via, se fossero rimasti gli Orrù sicuramente sarei rimasto. Cellino era un imprenditore importante, di capacità economiche superiori, ma io andai via perché non mi ero trovato bene con lui".
Approdato in rossonero, Ielpo inizialmente è considerato dal tecnico Fabio Capello alla pari di Sebastiano Rossi. Fra i due estremi difensori inizia così un duello, ma a vincerlo sarà il portiere romagnolo.
In tre anni di Milan Ielpo dovrà così accontentarsi così di 24 presenze con 10 clean sheet e 20 reti subite. Delle sue apparizioni, 3 avvengono in Serie A, una in Champions League, 8 in Coppa UEFA (gioca da titolare nella cavalcata fino ai quarti di finale del 1995/96), 12 in Coppa Italia.
L'esordio arriva il 31 ottobre 1993 a Genova contro la Sampdoria in campionato: i blucerchiati di Eriksson e dell'ex Ruud Gullit superano 3-2 il Milan al Ferraris.
"L'impatto all'inizio fu po' traumatico - ammette a 'Il Posticipo' -. Sono passato dalla provincia, da un mondo piccolo in cui era tutto fatto in casa, ad un mondo in cui dovevo arrangiarmi. A Cagliari ti aiutano tutti, anche per trovare una casa. Si fanno fin da subito amicizie molto strette con i ragazzi. Il Milan, invece, era un'azienda già allora. Ho firmato il contratto, poi ho preso casa con mia moglie e abbiamo iscritto i figli a scuola. Ci è cambiata la vita in un attimo".
L'11 novembre 1994 si iscrive all'Ordine degli avvocati di Milano e inizia ad esercitare la professione come avvocato civilista.
Nei suoi 3 anni rossoneri vive i grandi trionfi della squadra ma anche qualche sconfitta bruciante: vince da portiere di riserva 2 Scudetti (1993/94 e 1995/96), 2 Supercoppe italiane (nel 1993 con il Torino da dodicesimo, mentre nel 1994 è in tribuna contro la Sampdoria), la Supercoppa europea 1995 con l'Arsenal (perdendo quella del 1994 con il Parma) e la Champions League nel 1994 come riserva di Sebastiano Rossi, dopo aver esordito nel torneo il 3 novembre 1993 nel ritorno del 2° turno contro i danesi del Copenaghen.
In quella gara i rossoneri vinsero 1-0 al Meazza con rete allo scadere del primo tempo di Papin, e Ielpo riuscì a mantenere inviolata la sua porta.
"Al Milan la notte più bella è stata quando abbiamo vinto la Coppa dei Campioni nel 1993/94 battendo il Barcellona, un'emozione che resta per sempre. Il Milan aveva tutta la difesa indisponibile. Sulla carta partivamo battuti, invece è finita 4-0 per noi".Getty
Fra i k.o. amari figurano invece le sconfitte nelle due finali di Coppa Intecontinentale del 1993 con il San Paolo (3-2) e del 1994 con il Velez Sarsfield (2-0). In entrambe le partite 'L'Avvocato' è il vice-Rossi in panchina.
"Ma il mio momento più brutto è stato con il Bordeaux nella Coppa UEFA 1995/96, nel mio ultimo anno al Milan: giocavo titolare e abbiamo perso 3-0 al ritorno in Francia, dopo il 2-0 per noi a San Siro, e siamo usciti dalla competizione".
Non sempre idialliaco, ma basato sul rispetto reciproco, il rapporto fra Ielpo e Fabio Capello.
"Il mister era un po' scorbutico - ammette 'l'Avvocato' a 'Il Posticipo' -. Purtroppo non mi ha fatto giocare quasi mai, a parte al mio ultimo anno quando tra Coppa UEFA, Coppa Italia e amichevoli sono stato presente quasi quanto Sebastiano Rossi. Nonostante questo vorrei sempre uno come Capello nella mia squadra perché è un vincente e ha la mentalità giusta".
Ielpo lega molto con i compagni di spogliatoio, e non mancano gli aneddoti, in particolare l'ex Cagliari ricorda bene uno scherzo fatto a Marco Simone.
"Gli mettemmo uno stuzzicadenti sotto la sedia - ricorda divertito Ielpo a 'Gianlucadimarzio.com' - e si infortunò. Durante la rifinitura non riusciva a correre, ma non aveva il coraggio di dirlo a Capello... Quanti scherzi e quante risate... Con Marco e Desailly parlo ancora oggi".
Indelebile, per Ielpo, anche il ricordo di Marco Van Basten, che in quegli anni cercava di recuperare dai problemi alla caviglia prima di doversi definitivamente ritirare.
"L'ho conosciuto da avversario quando stava bene, quando siamo diventati compagni le sue condizioni erano peggiorate. Eravamo vicini di spogliatoio e ho partecipato ad un documentario su di lui. Ha cercato di recuperare con operazioni su operazioni, non ce l'ha fatta. Ricordo le sue sofferenze. Un giorno si è presentato a Milanello con un tutore per la gamba pieno di viti e di ferri: una cosa davvero impressionante...".
L'avventura in rossonero, che gli ha consentito di vincere i trofei più prestigiosi della sua carriera, si conclude nel 1996, e, nonostante sia stato poco utilizzato, il portiere romano fa un bilancio positivo:
"Al Milan dirò sempre solo grazie - affermerà -. Lì era tutto perfetto".
IL BIENNIO AL GENOA E IL RITIRO
Gli ultimi due anni della sua carriera, Mario Ielpo li vive in forza al Genoa, dopo che i rossoblù sono retrocessi in Serie B. 'L'Avvocato' in Serie B torna a fare il portiere titolare, collezionando 61 presenze in rossoblù fra campionato e Coppa Italia.
Nel 1998, nonostante sia ancora in buone condizioni fisiche, all'età di 35 anni decide di appendere definitivamente i guanti al chiodo, per stabilirsi definitivamente a Milano con la sua famiglia e concentrarsi sulla professione di avvocato civilista.
AVVOCATO E OPINIONISTA IN TV
"Continuo la tradizione familiare - spiega -, anche mia figlia Elisa ha intrapreso la carriera di avvocato. Il calcio è diventato un hobby, adoro sempre parlarne ma il mio lavoro è fare l'avvocato".
Ielpo ha continuato a seguirlo da opinionista televisivo per 'Telelombardia' e 'Antennatre' nella trasmissione 'Qui studio a voi Stadio' e per il canale tematico 'Milan Tv'. Ogni tanto concedendosi qualche partita a tennis, altra sua grande passione che condivide con Paolo Maldini, tanto che nel 2010 ha partecipato anche all'ATP Challenger di Milano, giocando il torneo di doppio insieme a Stefano Mezzadri grazie ad una wild car.
Ripensando invece alla sua carriera da portiere, 'L'Avvocato' non ha dimenticato le grandi emozioni che la carriera gli ha regalato.
"Ho vinto il campionato in tutte le categorie, dalla C2 alla Champions - ha affermato con orgoglio -. Le gioie più grandi sono state l'aver portato il Cagliari dalla C1 alla Coppa UEFA e la Champions League vinta contro il Barcellona ad Atene".
Ma c'è anche un piccolo rimpianto:
"Mi è dispiaciuto molto non aver avuto l'occasione di giocare in Serie A con la Lazio dopo aver fatto tutta la trafila nelle Giovanili. Oggi torno a Roma solo durante le feste per vedere i miei genitori. Se ne esci fuori, poi fai fatica a tornarci, è una città troppo caotica".