Milan Barcelona 1994 Marcel DesaillyGetty Images

Marcel Desailly, dal cambio nome al record in Champions League

Se si pensa al Milan allenato da Fabio Capello che vinse la Champions League nel 1994 con quel sorprendente 4-0 contro il Barcellona, i primi nomi che vengono in mente sono sicuramente quelli di Savicevic (con quel goal che restò nella storia), Massaro (autore di una doppietta) e anche di tutta la retroguardia imperforabile capitanata da Maldini.

Eppure c'è un giocatore che in quello scacchiere di Fabio Capello fu decisivo, non solo in quella partita ma anche per gli anni successivi. Stiamo parlando di Marcel Desailly. Il  francese ha trascorso una carriera da vero campione e non stiamo nemmeno qui a raccontarvi i trofei che vinse (basterebbe citare le due Champions League, il Mondiale e l'Europeo).

In particolare i tifosi del Milan lo ricorderanno sempre con grande emozione. In quella finale di Atene segnò il quarto goal finale, che suggellò uno dei risultati più famosi non solo della storia rossonera, ma di tutto il calcio mondiale.

E pensare che Desailly era praticamente appena arrivato al Milan, dopo che l'anno precedente, indovinate un po', aveva vinto la prima Champions League della sua vita con la maglia del Marsiglia.

Successo in Europa con il Marsiglia nel 1993, trasferimento al Milan a novembre (a quei tempi c'era la finestra autunnale) e seconda Champions League consecutiva vinta, con due squadre differenti: si tratta di un record europeo che fu proprio Desailly a raggiungere per la prima volta; fu poi seguito negli anni da Paulo Sousa (Juventus, 1995-96 e Borussia Dortmund, 1996-97) e da Samuel Eto'o (Barcellona, 2008-09 e Inter, 2009-10).

E di chi fu il merito dell'acquisto a sorpresa di Desailly da parte del Milan? Manco a dirlo di Adriano Galliani, suggerito all'epoca da Ariedo Braida. Qualche tempo fa Galliani raccontò con queste parole l'acquisto del francese.

"Allora il mercato era solo nel mese di novembre. Era un momento di difficoltà, il gruppo era molto indebitato, e l’allora AD di Fininvest, Franco Tatò, mi inviò due lettere, dicendo che tutti gli investimenti erano bloccati fino ad ordine successivo. Allora io capii che se avessi chiesto al presidente Berlusconi questa cosa qui l’avrei messo in grande imbarazzo, perché da un lato non poteva andar contro l’AD ma c’era il cuore milanista.

Allora siccome son matto andai dal mio amico Bernard Tapie e riuscii a prendere Marcel Desailly spendendo 10 miliardi di lire senza dirlo a nessuno. Quando Desailly arrivò a Milano mi ricordo che il Milan giocava una partita di Coppa Italia, io ero in giro con Desailly, il presidente era allo stadio e i giornalisti gli dissero: ‘Avete preso Desailly’. Il presidente era confuso: ‘Ma no, è impossibile, è impossibile’. È stata l’unica volta in 40 anni di vita con Silvio Berlusconi che tra di noi ci sono stati 15 giorni di black out".

In quel Milan fu un uomo chiave soprattutto per l'intuizione di Fabio Capello. Desailly infatti aveva sempre giocato da difensore centrale, ma in rossonero si rivelò un jolly prezioso a centrocampo, come dichiarò lui stesso.

"In Francia ho segnato pochissimo perché giocavo più per la difesa. Quando sono venuto in Italia mi è stato chiesto di aiutare Papin e Savicevic. Negli allenamenti ho scoperto di avere delle qualità. Davanti a me per i tre posti da straniero c’erano van Basten, Boban, Savicevic, Raducioiu, Laudrup e pure Papin, che era Pallone d’Oro. Insomma, ero l’ultimo. Capello mi mandò in campo perché diceva che mi allenavo bene. Un allenatore come Capello è stato fondamentale per me: durante gli allenamenti sentivi il peso del suo sguardo e io avevo bisogno di sentire addosso questo tipo di pressione. Era un mister molto esigente e questa sua caratteristica mi ha aiutato a tirare fuori il meglio di me".

Il nome di Desailly a quel punto era già marchiato a fuoco nella storia del calcio. E pensare che Desailly non era nemmeno il suo vero nome. Quando nacque non si chiamava così. Il suo nome anagrafico era Odonkey Abbey, ma dopo il matrimonio tra sua madre e il console francese nella capitale del Ghana, lui e i suoi fratelli vennero adottati da quest’ultimo, che diede loro il suo cognome e anche nomi più consoni alla tradizione transalpina. Fu così che Odonkey Abbey a soli quattro anni si trasferì in Francia dove divenne Marcel Desailly.

Una storia incredibile la sua, passata alla storia grazie a due "trasformazioni": da Odonkey Abbey a Marcel Desailly e da difensore a centrocampista centrale.

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