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La discesa di Saúl: al top con l’Atlético, scaricato dal Chelsea dopo il prestito

Quando la Spagna prese a pallonate l’Italia di Donnarumma, Chiesa, Bernardeschi e Pellegrini nella semifinale dell’Europeo Under-21 del 2017, la reazione più o meno unanime di chi aveva seguito il percorso degli azzurrini fu: “Per forza, c’è Saùl…”.  In effetti il classe 1994, che per età rientrava ancora nel ciclo, era già ritenuto uno dei migliori centrocampisti sul panorama internazionale: aveva già esordito in nazionale maggiore da un anno, ma faceva ancora parte della squadra di Celades, che avrebbe poi perso la finale contro la Germania. Contro l’Italia, il classe 1994 fece tripletta, chiudendo anche la manifestazione da capocannoniere.

In quei giorrni, pensare a Saùl Niguez come uno dei centrocampisti destinati ad essere generazionali per la Spagna e non solo sembrava automatico e naturale. Invece, ad oggi, il nativo di Elche è fuori dal giro della nazionale dal novembre 2019 e ha appena concluso l’anno peggiore della sua carriera, in prestito al Chelsea, che ha già comunicato l’intenzione di non esercitare il diritto di riscatto che la scorsa estate era stato fissato a 35 milioni di euro.

Ecco, tornando a quel 2017, quella cifra che i Blues hanno deciso di non sborsare sarebbe stata ritenuta esageratamente bassa. Specie considerando la piega che aveva preso il mercato. Oggi, invece, sembra quasi un’esagerazione. Perché Saùl a Stamford Bridge ha vissuto nell’anonimato più totale. 1200 minuti spesi in campo, solo 6 volte titolare tra Premier League e Champions. Mai coinvolto nelle fasi calde delle coppe nazionali. Un fallimento.

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In Inghilterra qualcuno ha già etichettato lo spagnolo come il peggiore acquisto della scorsa campagna. Non è un’esagerazione, se si pensa a cinque anni fa. Ma anche meno. In fondo, fino a un paio d’anni fa, Saúl era un insostituibile dell’Atlético Madrid del Cholo Simeone. Nel 2018 il CIES lo aveva valutato 100 milioni di euro, il ccentrocampista difensivo più costoso di sempre.

SAUL ATLETICO MADRID VILLARREAL LALIGAGETTY IMAGES

Nella stagione del titolo del 2021 ha perso posizioni, finendo per essere ‘uno dei tanti’ e non ‘uno tra i pochi’. Da lì la voglia di provare a rimettersi in gioco da qualche altra parte, seppur ‘incatenato’ ai Colchoneros fino al 2026. Contratto firmato nel 2017. Un rinnovo di 9 anni, quasi a vita. Perché era lì che si vedeva ed era lì che lo vedeva il club. 

Un percorso alla Koke, con cui è sempre andato in coppia. Con la differenza che il primo è ancora un intoccabile per club e nazionale, lui molto meno. Anzi. La scelta del Chelsea doveva essere un rilancio per uno che tra il 2015 e il 2020 ha giocato da titolare sostanzialmente sempre, a parte acciacchi o squalifiche. Poi il calo, nell’anno degli europei.

A Londra dopo un pessimo inizio sembrava poterci essere un margine per migliorare. Non è successo, nonostante a gennaio Tuchel si fosse sbilanciato in favore di un suo possibile maggior impatto.

“Vedo più fiducia in lui, si sta adattando al nostro gioco. Si vede che sta iniziando a capire meglio la lingua, è migliorato molto di recente e ha più impatto sul nostro gioco. Per noi sarà un giocatore importante”

La storia è andata diversamente. Ed è finita con una separazione. Qualche apparizione a centrocampo, alcune da esterno di fascia sinistra. Un ricordo non proprio positivo. Da quel 2017 sono passati 5 anni: dall’Europeo e dal contratto a vita è cambiato tutto.

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