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Justin Kluivert a Goal: "Mi vedo al Lipsia a lungo, a Roma ho imparato ad affrontare le difficoltà"

Justin Kluivert è uno dei talenti più limpidi della sua generazione, nonché uno dei più chiacchierati. Merito anche del cognome che porta sulla schiena: il figlio di Patrick sogna di ripercorrere le orme del padre.

Il classe 1999, oggi in forza al Lipsia, ma ancora di proprietà della Roma, ha ripercorso a Goal il suo cammino, ricordando anche la sua passione per il tennis in tenera età.

"Mi piaceva giocare a tennis quando vivevo a Barcellona. Ripensarci è un po’ strano… Alla lunga però ho preferito stare sul campo di calcio, soprattutto quando siamo tornati in Olanda".

Poi, alla fine, ha prevalso il calcio. Proprio come il papà, che per Justin è sempre stato un esempio.

"All’inizio da piccolo non capivo perché tutti volessero foto con mio papà, poi a 6-7 anni l’ho realizzato… A Barcellona andavo sempre in spogliatoio dopo il fischio finale. Rubavo sempre le bibite dal mini bar. Mi divertiva vedere le star, ma più di tutti mio papà. È bello avere come padre una star del calcio, ma ci sono sempre paragoni continui. Vieni seguito con attenzione. Ci si fa tante domande, se avessi ripercorso le sue orme. I miei genitori non mi hanno mai messo pressione o aspettative".

Il prossimo, forse, sarà il fratello Shane, 13 anni. Gioca nel Barcellona ed è uno dei talenti più seguiti.

"Shane ha grande talento ed è un grande calciatore, ha un feeling con il pallone. Non lo dico solo perché è mio fratello… Mi rivedo in lui e nel suo percorso. Gli consiglio di divertirsi e godersi i momenti in campo".

Justin invece ha svolto il suo percorso nelle giovanili dell'Ajax, fino ad arrivare all'esordio in prima squadra fino ai 17 anni.

"La percentuale di giocatori giovani che riesce a esordire all’Ajax è molto bassa. Essere uno di quelli è stato emozionante. Tra tutti i miei compagni, quelli con più talento sono stati Matthijs de Ligt e Frenkie de Jong. De Ligt ha un’attitudine incredibile: andava in palestra tutti i giorni".

Justin Kluivert Ajax 2017-18Getty Images

All'Ajax ha incrociato il suo percorso anche con Appie Nouri, uno dei suoi migliori amici, vittima di un malore in campo l'8 luglio 2017.

"È stato il momento più duro della mia vita. Ero sotto shock. È successo tutto velocemente, un minuto prima stavamo scherzando insieme. Dopo l’accaduto volevo rimanere solo. Ho pensato molto, ricordato i momenti con lui. Ho imparato che bisogna dare valore alla vita, perché può cambiare tutto".

Appena arrivato alla Roma, Kluivert ha voluto tributare il suo amico.

"Alla Roma ho scelto il 34 in suo onore. Avevamo pianificato che nella seconda stagione avrei preso l’11, ma era rimasto a Kolarov. Così ho preso il 99, il mio anno di nascita".

In giallorosso il classe 1999 ha vissuto alti e bassi, momenti felici e meno felici. Comunque, nonostante papà Patrick non fosse convinto, non rimpiange il trasferimento.

"Papà pensava che rimanere un altro anno all’Ajax mi avrebbe fatto bene. È importante ascoltare i consigli dei genitori, ma anche ascoltare sé stessi. Per me era il momento giusto. È stata una mossa che mi ha aiutato molto. Essere di fronte a delle difficoltà per la prima volta nella mia carriera è stato importante, mi ha fatto maturare".

Il presente e il futuro ora si chiamano Lipsia, dove è in prestito.

"Già nel 2018 avevo visitato il centro d’allenamento del Lipsia, non so perché non l’abbia scelto subito, ma ora sono felice di essere qui. Giochiamo ad alto livello in Bundesliga in Champions League. Nagelsmann mi sta rendendo più duttile, mi fa giocare a volte sull’ala, a volte più centrale. Mi piace perché posso giocare ad alto ritmo. Qui c’è più spazio rispetto alla Serie A. Mi immagino al Lipsia ancora a lungo, sono soddisfatto. Voglio dare il massimo fino alla fine della stagione e oltre. Vedremo cosa mi riserverà il futuro".

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