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Kleberson, presentato al Manchester United con Cristiano Ronaldo: destini opposti

Non ha problemi a parlarne. Non alza gli occhi al cielo all'ennesima domanda sul giocatore con cui venne presentato al Manchester United nel 2003. Kleberson è sempre stato un ragazzo umile, grato di aver diviso lo spogliatoio con alcuni dei più grandi interpreti mondiali e storici del calcio. Nonostante quelli stessi compagni l'abbiano sempre considerato uno di loro, senza guardarlo dall'alto in basso, lui ha sempre avuto difficoltà a capire se fosse opportuno schiaffeggiarsi e capire la differenza tra realtà e sogno. Essere accostati ad un solo pianeta, in mezzo ad una galassia di ricordi, porterebbe ad esplosione migliaia di stelle. Non lui, sorriso stampato e aneddoto pronto per ricordare come al fianco della sua persona, diciannove anni fa, ci fosse Cristiano Ronaldo.

Sei anni di differenza, stessa lingua, continenti diversi. Uno aveva appena vinto il trofeo sportivo più importante sulla faccia della terra, l'altro aveva messo in mostra qualità eccelse figlie del dilagante joga bonito. Spesso fini a se stesse, ma con la possibilità di essere bloccate sul nascere dall'unico che aveva modi da padre interessato alla crescita e allo sviluppo sostenibile: sir Alex Ferguson. Vedeva in Cristiano Ronaldo un talento grezzo da smussare, da rendere arma letale senza che sparasse a salve una volta su due. La certezza era Kleberson: timido ma non impacciato, deciso ma non rabbioso. Pronto per la Premier League.

FERGUSON INNAMORATO

Il Mondiale vinto con la maglia del Brasile non convinsero Ferguson a puntare su di lui nel calciomercato estivo. A convincere mastro sir fu la prestazione davanti al suo Scholes. Al rosso del Manchester United girò la testa al cospetto di Kleberson, esordiente con la Seleção da appena pochi mesi ma buttatosi anima e corpo nella possibilità donatagli da Scolari, vinta da tutte le parti in gioco. Mediano di corsa e rottura contro l'Inghilterra, giocherà per la prima volta in maglia verdeoro 90 minuti. Gli stessi del futuro compagno Paul, ammonito e con la mente distorta da un 23enne sbucato all'improvviso nel grande calcio.

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Idolo dell'Atletico Paranaense, con il quale vince il Brasilerao del 2001, ha messo in mostra non solo abilità da mediano, ma anche qualche pizzico di inserimento letale da cui Scolari non riesce a staccare gli occhi. Lo vuole per la sua Nazionale nuovamente favorita - al pari della Francia futura delusione - per il Mondiale 2002. La fiducia del commissario tecnico è ripagata da due goal nelle prime tre presenze (con tanto di rete all'esordio con la Bolivia) e dalla bava alla bocca ipotetica che sembra avere in Giappone e Corea del Sud. Non mostra nulla: paura, timore, caratteristiche umane. Leggiadro, ma pesante.

La vittoria dei Mondiali da titolare-scudiero di Rivaldo, Ronaldinho e Ronaldo, apriranno a Kleberson le porte del calciomercato, ma l'Europa dovrà aspettare un anno. Questioni di cuore, che non sposteranno il suo destino di un millimetro. Oramai entrato a far parte dei cuori di decine di allenatori europei, 24enne non avrà nessun problema a sbarcare nel continente del calcio d'elite a dodici mesi dall'oro ottenuto al Yokohama Kokusai Sōgō Kyōgi-jō.

Kleberson PSGOAL

Ferguson al centro, Cristiano Ronaldo da una parte, Kleberson dall'altra. Tra le foto simbolo del periodo da Diavolo rosso di CR7 c'è anche quella insieme al Campione del Mondo 2002. In maniera mal risposta, si tende a pensare che il cinque volte Pallone d'Oro abbia avuto un'accoglienza magnifica nel 2003, nella sua prima esperienza al Manchester United. Niente di più sbagliato. Era una scommessa che poteva benissimo essere persa sull'altare dei tanti baby arrivati al top senza rimanerci. Era qualcuno che dovette dividere la giornata con l'altro nuovo arrivato.

Kleberson era la sicurezza, Cristiano Ronaldo la scommessa. Per farli spazio, Ferguson aveva ceduto Veron in fretta e furia. Aveva impacchettato l'argentino senza troppi giri di parole, puntando tutto su quanto fatto ai Mondiali l'anno prima. Se qualcuno aveva messo in difficoltà tale un suo allievo, sir doveva avere per qualcuno. Sembrava aver fatto un torto allo stesso mister Alex, lesa maestà con cui fare i conti da vicino. Talmente convinto, da partecipare personalmente all'udienza per il permesso di lavoro del ragazzo. Talmente convinto da dirottarlo a destra una volta resosi conto che al centro era difficile far a meno di qualcuno dei suoi.

K.O, TATTICA, INSICUREZZA

Al centro, infatti, i posti erano pieni, certi e intoccabili. Scholes aveva fallito contro Kleberson, ma rimaneva totem al centro del villaggio. Così come Keane e i rimpiazzi Neville, Fortune e Fletcher. L'esordio con il Manchester United, però, avviene regolarmente in mezzo, senza stravolgimenti. Così come la seconda gara, anche in questo caso 'grazie' alll'assenza dei titolarissimi. Una sfida che Kleberson non dimenticherà mai: lussazione alla spalla e tre mesi di stop immediati. Un infortunio impossibile da pronosticare, primo punto cardine del perchè il ragazzo brasiliano sarà semplicemente nell'etere, per la maggior parte, il giocatore presentato insieme a Cristiano Ronaldo. E non un Campione del Mondo.

Nuovamente in campo a novembre, Ferguson non aveva disegnato un Manchester United per fare a meno di lui nel lungo periodo. Subito titolare in maniera continua, dovette però scontrarsi con il secondo capitolo del come sia diventato semplicemente l'altro al fianco di Ronaldo: la sicurezza di essere inadatto al mondo in cui era stato catapultato. Troppo lontana la consapevolezza di essere stato decisivo ai Mondiali, soppiantata dallo stupore di essere pezzo essenziale del puzzle rosso.

"Nel club in quel momento, avevamo giocatori con un grande background, Paul Scholes, Nicky Butt, Ryan Giggs, Roy Keane" ha ricordato Kleberson nel 2021 al sito ufficiale del Manchester United. "Insieme a loro hanno portato giovani come me ed Eric Djemba-Djemba per combattere con quei ragazzi ma non è stato un lotta leale. Loro sapevano come giocare in Premier, erano cresciuti lì. Io ed Eric sognavamo solo di battere quei ragazzi,  molto simpatici, molto pazienti. Ci dicevano che eravamo il futuro, cercando di aiutaci, ma erano troppo avanti a noi".

Kleberson LeedsGetty

A Kleberson, infatti, si chiedeva non solo di adattarsi ad un mondo di campioni assoluti, in cui devi essere consapevole di essere come loro (o almeno crederlo), ma anche di cambiare il suo stile per adattarsi alle idee del mister. Per sua sfortuna, non riuscirà a fare nessuna delle due. Sicuro, maldestramente, di essere sempre un passo indietro rispetto a nuovi colleghi ed amici anche davanti agli elogi. Consapevole di non poter modificare il proprio stile davati alle prime vere e comprovate difficoltà:

"Quando la squadra non stava facendo bene era difficile cambiare stile, non riuscivo al farlo. Quando sono arrivato allo United ho provato a cambiare il giocatore che ero, più passaggi, più aggressività, più contrasti, ma era troppo difficile e non era ciò che riguardava il mio gioco. Dai 17 ai 24 anni giocavo in uno stile brasiliano fluente, per muovere la palla velocemente e riceverla nello spazio. Al Manchester, ho avuto momenti difficili per la maggior parte del tempo, ho avuto molti infortuni. È stato un momento complicato e le critiche erano molto pesanti, considerando la squadra in cui giocavo".

Spesso lasciato fuori dai convocati dai Ferguson, una volta capito che la sua idea di schierarlo a tutti i costi in un'altra posizione non poteva funzionare, Kleberson dovrà affrontare nuovamente anche il terzo punto della sua mancata speranza di luce a Manchester, divenuta rapidamente ombra: gli infortuni. Non solo l'immediato k.o alla spalla alla sua seconda presenza, ma anche un infortunio al ginocchio che renderà praticamente la sua seconda e ultima annata in Premier League.

L'ESCA KLEBERSON E IL NO DI RONALDINHO

Ferguson nel frattempo aveva ormai capito di aver preso un abbaglio, dando il suo ok alla cessione al Besiktas, l'altra squadra europea di Kleberson, arrivata prima del ritorno in Brasile e degli ultimi anni di carriera negli States. Per molti, però, Sir Alex non ha mai veramente sbagliato nell'acquistare il centrocampista brasiliano. La tesi, infatti, deriva da come parlasse di lui sia come acquisto per sostituire Beckham sulla destra, sia come nuovo arrivato che aveva causato la cessione di Veron. Un dubbio tattico non da Fergie.

La storia è collegata alla stessa confessione di Kleberson, che ha ammesso di aver scelto il Manchester United dicendo no al Leeds a causa dell'amico Ronaldinho:

"Quando l'interesse per me è stato confermato, ero con la squadra nazionale in Francia per la FIFA Confederations Cup del 2003. Lo ricordo bene, ero con lui e mi disse che lo United voleva acquistare entrambi. Io gli dissi 'Ok, andiamoci'. Ero così felice che sarebbe venuto con me. Sono tornato in Brasile e ho continuato a negoziare con lo United, ma mi ha ingannato ed è andato a giocare al caldo di Barcellona. Mi ha mandato a Manchester. E' una storia divertente ancora oggi, sa che mi deve un favore...".

Ferguson, si mormora, aveva puntato Kleberson solamente per arrivare a Ronaldinho, vacillante sull'accettare il Manchester United. Chiuso l'acquisto del primo, i Red Devils dovettero accettare loro malgrado la decisione improvvisa del futuro fuoriclasse del Barcellona. Era fatta, come ricorderà Scholes:

"Stavamo svolgendo la preparazione all’estero e credo che fosse realmente vicino l’annuncio del suo acquisto. C’era già pronto anche il numero di maglia, ma credo che all’ultimo minuto abbia cambiato idea e che abbia preferito andare al Barcellona. In ritiro eravamo tutti entusiasti all’idea di poter giocare con lui. Veniva dal PSG ed eravamo convinti che avrebbe portato un qualcosa in più, tipo Cantona. Speravamo di giocare con lui e poi, tre giorni dopo, ce lo siamo trovato contro a Seattle. Tutti cercammo di prenderlo a calci perché non aveva firmato con noi. In carriera ho avuto la fortuna di giocare con alcuni tra i migliori al mondo. Lui sarebbe stato uno di loro, ma purtroppo non è andata così".

Il Manchester United ha però scoperto Cristiano Ronaldo e Ferguson, deluso dal mancato acquisto di Ronaldinho, ha fatto di tutto per renderlo la sua grande star, smussando i difetti e mettendo in mostra le qualità eccelse da goleador, oltre il joga bonito fine a se stesso. Kleberson ci scherza su, ricorda come l'amico Dinho l'abbia 'tradito', ritrovandosi a dividere la presentazione rossa con un altro Ronald.

"All'inizio i ragazzi probabilmente pensavano 'Qui non funzionerà', perché teneva troppo la palla, a volte non la passava, perdeva il possesso" ha ricordato Kleberson. "Ma lui e Ferguson ci hanno lavorato. Ha iniziato a capire quando tenere alta la palla, quando palleggiare. Ecco perché il suo calcio è migliorato così tanto.

Ha lavorato così duramente per ottenere un corpo forte. Ha lavorato molto in palestra. Ha lavorato da solo dopo l'allenamento per migliorare le sue rifiniture, i suoi tiri, i suoi cross. Ha lavorato per tutto questo. Probabilmente non era così naturale come giocatori come Ronaldo e Ronaldinho, che ci sono nati. Cristiano è nato con qualcosa ma ha lavorato molto per migliorarsi".

Le loro carriere, dall'arrivo al Manchester United, sono state completamente diverse. Infortuni, scelte tattiche ed insicurezza hanno portato Kleberson ad incappare in una discesa rapida. Più scendeva, più saliva Cristiano Ronaldo. Un po' di rammarico, ma con il sorriso sulle labbra: José Roni Exberria Kléberson Pereira è fatto così, grato di averlo visto crescere. Sin dal primo, vero, momento in città.

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