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Junior Messias, da fattorino in Eccellenza al goal in Champions col Milan

Sembra un'ovvietà, ma è la normalità, reale. Conoscere un brasiliano a cui non piace il calcio è veramente dura. Una goccia nell'oceano. Conoscere un brasiliano che non abbia mai sognato di giocare a calcio a livello professionistico almeno una volta nella propria vita, è leggermente meno comune. Ma solo leggermente. Pochissimi sono riusciti a diventare campioni, ancor meno fuoriclasse. Lo spettro di possibilità per i verdeoro è infinito, da chi ha scritto la storia del calcio, a chi si è dovuto accontentare di serie minori asiatiche, a chi è riuscito ad arrivare in Serie A dopo una lunghissima gavetta fatta di dubbi, speranze affossate e possibilità improvvise. Come Junior Messias.

Chi ha assistito con regolarità a tutta la Serie A 2020/2021, e non solo ai Derby e i match di cartello, conosce benissimo Messias. Un nome che riflette la fede religiosa, della sua famiglia, la sua. Il messia di Crotone, ora, dopo essere stato semplicemente Junior, un ragazzo arrivato in Italia per provare a sfondare, a vent'anni, e incappato nella dura realtà sopracitata, in cui non basta essere un brasiliano per sfondare. Serve capacità, fortuna e ovviamente la solita, dura, attesa. Che verrà ripagata nel lungo periodo, fino alla chiamata del Milan e al goal in Champions, decisivo, contro l'Atletico Madrid.

Inizialmente, è il 2011, Messias sbarca in Italia per raggiungere il fratello. Essendo cresciuto nel Cruzeiro, nel mito di fuoriclasse assoluti come Ronaldo, sa giocare a calcio, senza dubbio. E' un funambolo, indubbiamente, ma deve fare i conti con una serie infinita di colleghi in terra natia. La sostanza, in più, non cambia neanche nel Belpaese, che certo ha milioni di abitanti in meno, ma una percentuale di giocatori comunque spropositata.

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Mancano gli agganci con il grande calcio, ma anche con quello più terra terra con cui dare il via ad una carriera pallonara. Junior ha una moglie e un figlio a cui provvedere e la mancata possibilità in un club, la delusione per non essere notato immediatamente in maniera sognante, deve rimanere sopita nella parte più oscura del suo cervello. Deve cercare un lavoro comune per aiutare il suo mondo, la sua famiglia. Il pallone sì, guardato con gioia e disperazione allo stesso tempo, ma secondario rispetto al contatto con la realtà.

In città, a Torino, conosce tanti altri come lui. Rifugiati politici, ragazzi senza permesso di soggiorno sbarcati da tutto il mondo in territorio italiano per una chance di lavoro, di vita. di un futuro migliore. Messias entra nel Balon Mundial, manifestazione senza discriminazioni, con tanti giocatori stranieri amatoriali che vedono nel pallone un modo per andare avanti.

Per Messias è quasi un modo per andare indietro in realtà, guardando in faccia quel desiderio di essere professionista dopo gli anni al Cruzeiro, nelle sue giovanili. Tempo al tempo. La sua classe non può certo rimanere lì, sola, senza proseliti. Tanto che un gruppo di rifugiati peruviani offre lavoro al giovane attaccante: se giochi con noi, ti diamo un lavoro come fattorino. Trasportare il pallone per il campo rispetto a frigoriferi e lavatrici è ben diverso, ma accetta volentieri. Anchè perchè, in quel modo, possono arrivare i documenti, così da giocare nel campionato UISP. Vincono tutti.

Notato dai Survivor, squadra dilettantistica piemontese con tanti Messias al suo interno (rifugiati politici, stranieri in difficoltà, richiedenti asilo), non sa che la sua carriera è appena inziiata. Realmente. Perchè se durante tutta la settimana si spacca la schiena consegnando in città oggetti di uso quotidiano, non proprio leggeri, nel weekend corre, dribbla e segna in maniera spettacolare. Da una parte all'altra, volante.

E lì, viene notato da Ezio Rossi. Allenatore, torinese doc, ex granata doc. E' incredulo. Uno così non può non essere un professionista (come raccontato in futuro a gianlucadimarzio.com):

"Andai a vederlo su impulso dell’allenatore della squadra dei rifugiati politici alla quale davo una mano. Invasi il campo alla fine. Gli dissi che uno come lui non poteva stare lì. E che io avevo giocato con un altro Junior…Ero senza squadra al momento. Provai a metterlo in contatto col Fossano. Gli proposero un ingaggio bassissimo e Junior preferì continuare a fare il corriere. Mi disse che doveva pensare alla sua famiglia e che aveva mangiato ‘riso e sassi’ per giocare a pallone, ma non ne valeva più la pena. Doveva guardare in faccia la realtà”.

Non sogna più, Messias. E' entrato in un mondo diverso da quello a cui puntava, da operaio, da ragazzo che fa della routine e della sopravvivenza il suo presente. La famiglia, prima di tutto. Passano i mesi, passano le partite in giro per il mondo, il pallone rotola per km. Passa anche il periodo senza squadra di Ezio Rossi, che nel 2015 trova un nuovo contratto, al Casale. Boom:

"Chiamai subito Messias, poi telefonai al presidente Appierto. Gli feci fare un contratto da 1500 euro al mese, in modo che potesse pensare solo al calcio. Lo portavo sempre in macchina da Torino e lui dominò la stagione. Segnò più di venti goal e fu decisivo per la vittoria del campionato. La gente si stava accorgendo di lui. Gli dissi di stare attento agli squali, ma non mi ascoltò".

In Eccellenza, Junior segna 21 goal in 32 gare. In ogni modo, letteralmente. Si riaccende la speranza e davanti a richieste, amici e telefonate, Messias decide di cambiare, immediatamente. Del resto, la scalata si palesa davanti a lui. Non è ancora professionismo, lontano altri due anni, ma la consapevolezza di poter entrarvici comincia ad essere realmente veritiera. Approda al Chieri, in Serie D:

"Alcuni agenti gli avevano fatto delle promesse, poi risultate fasulle. Se fosse rimasto con noi, avremmo vinto anche la D. Al momento ci rimasi male, perché lo avevo preso dalla strada e non mi aspettavo che se ne andasse senza avermi prima consultato. Ma col tempo ci siamo chiariti: è un ragazzo talmente buono e onesto".

Le strade di Messias e Rossi si dividono. Al Chieri va in doppia cifra e viene acquistato dal Gozzano, in cui conquista la Serie C. FInalmente il professionismo. Certo, non raggiunge più doppia cifra o titolo univoco di bomber con più di venti reti, ma è appena entrato in quel mondo in cui i denari salgono e la piccola casa, con confort minimi, in cui abitava precedentemente, è ormai solo materiale da racconto di crescita.

Messias - Crotone Spezia - Serie A 2020/21Getty Images

In mezzo, la possibilità della Pro Vercelli sfumata:

“Nel 2017 la lo avevano preso per fare la B, ma il trasferimento saltò per motivi burocratici. Avrebbero potuto aggirare il problema se una squadra di A lo avesse preso e girato in prestito in B”. Ma nessuno scommise su di lui. Un peccato, perché ha dovuto ritardare la sua crescita".

Nel 2019 la Serie B arriva veramente, grazie al Crotone. La sua stella è sempre più luminosa, senza freni, per una crescita lenta, ma che porta ancor più gioia. Una rincorsa che viene da lontano e che dopo numeri da campione brasiliano, qual è, nel 2020, nel bel mezzo della triste rivoluzione covid, lo porta in Serie A, dopo sei goal, alcuni decisivi, in terra calabrese.

E in Serie A, per lui, la musica non cambia. Le note, le strofe e le rime sono di chi ha dovuto combattere a tutti i costi, caricarsi sulla schiena compagni e frigoriferi. I duri testi che gli avversari della massima serie infrangono sulle gambe di Messias sono nulla, quisquilie per chi ha conosciuto la vita del mondo, non solo quella fuori dal mondo.

Una strada lunga e complicata, guardando indietro, con un sorriso a 14.000 denti:

"Giocare a calcio è sempre bello, ounvque sia. Quando ero tra i dilettanti mi dicertivo, era qualcosa che mi piaceva fare, era un piacere dopo una settimana di lavoro pesante. Con i miei compagni del campionato amatori ho mantenuto i contatti, ora sono arrivato dove magari non credevo neanche di arrivare. Devi provare, fare sacrifici e lavorare".

Dichiarazioni che ascoltate in Serie A, gara dopo gara, intervallo, pre e post gara, continuamente, sanno di ovvietà, di mancanza di sinonimi. Nel calderone però ci sono sempre reali parole che partono da lontano, come quelle di Messias.

A trent'anni, dopo nove goal in Serie A col Crotone, Messias è stato scelto dal Milan come alternativa sulla trequarti, nonostante la retrocessione con i calabresi e le diverse opzioni per Pioli. Seconda scelta tra campionato (due presenze) e Champions, il brasiliano è riuscito a vivere la serata più importante della sua vita calcistica il 24 novembre 2021, segnando di testa all'Atletico Madrid: un goal decisivo per tenere vive le speranze di qualificazione agli ottavi, alla prima presenza assoluta nel torneo.

Junior ha combattuto, ha effettuato quel lavoro che per molti è l'unico reale, accettabile, oltre la sfera del tuono dei milionari. Ha vissuto una lunga vita, mille vite, uno, centomila e mai nessuno.

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