Suso LiverpoolGetty

Dal 'no' al Real agli anni in Inghilterra: l'avventura di Suso al Liverpool

Archivio StorieGOAL

Arrivare a calcare i più importanti manti erbosi del mondo è il sogno di ogni calciatore, ma la strada che conduce dal campetto sotto casa alle grandi sfide contro i più grandi campioni del pianeta è non solo lunga, ma spesso in salita e ricca di curve.

Curve che nello specifico sono rappresentate dal doversi allontanare dagli affetti, dal lasciare casa quando si è ancora poco più che bambini e in alcuni casi anche salutare il proprio Paese per trasferirsi in realtà che di fatto hanno i connotati di un ‘mondo diverso’.

L'articolo prosegue qui sotto

Chiedere per conferma a Jesus Joaquin Fernandez Saez de La Torre, per tutti semplicemente Suso. Oggi è un giocatore affermato che può vantare presenze in tutte le rappresentative spagnole, esperienze che molti dei suoi coetanei non faranno mai e che effettivamente ha realizzato quel sogno di arrivare ai livelli più alti della piramide calcistica, ma che per raggiungere tutto questo ha dovuto lasciare la sua Cadice quando aveva appena sedici anni.

È il 2010 quando, dopo aver già fatto intravedere cose fuori dal comune nel settore giovanile del club della sua città, il Cadiz appunto, attira su di sé le attenzioni di alcuni tra i più importanti club europei. A volerlo sono soprattutto Barcellona e Real Madrid, le due ‘super big’ di Spagna, ma a vincere la corsa che porta dritta alle sue straordinarie qualità sarà a sorpresa il Liverpool.

Decisiva sarà una telefonata che di fatto cambierà per sempre la sua vita: dall’altra parte del filo c’è Rafa Benitez che lo convince a scegliere l’Inghilterra.

“Ormai stavo per firmare per il Real Madrid, quando un giorno mi squilla il telefono. Benitez mi aveva chiamato per parlarmi e mi convinse che il Liverpool era il club giusto per me. Fu a quel punto che dovetti rivedere tutti i miei piani”.

Il Suso che si trasferisce dall’altra parte della Manica è semplicemente troppo giovane per ottenere il permesso di giocare in Inghilterra a livello professionale e quindi, quando arriva al Liverpool, lo fa per unirsi alla famosa ‘Academy’ del club. Intanto però qualcos’altro di importante è successo: Benitez, che tanto fortemente l’aveva voluto tra le file dei Reds, lascia proprio nell’estate del 2010 la squadra che cinque anni prima aveva portato sul tetto d’Europa.

A succedere al tecnico iberico è Roy Hodgson, che comunque dimostra di essere disposto a tenere d’occhio quel ragazzo del quale si parla benissimo. Gli concede il debutto in prima squadra nel corso di un’amichevole con Borussia Moenchengladbach e lo segue da vicino quando viene impiegato nelle partite con la squadra ‘riserve’.

Per Suso sono questi i mesi fondamentali che gli servono per adattarsi alla vita del Merseyside e ad un calcio totalmente diverso da quello al quale è abituato. Anche nella stagione successiva sfiora solamente la prima squadra allenandosi spesso con i ‘grandi’ e intanto continua il suo percorso di crescita giocando anche in NextGen.

Suso Liverpool Getty

È il 2012 quando fa realmente in suo debutto in una partita ufficiale con i Reds e lo fa dopo aver vinto gli Europei U19 con la sua Spagna. Intanto sulla panchina del Liverpool è arrivato Brendan Rodgers, che prima lo getta nella mischia in una partita di Europa League contro lo Young Boys e poi, il 23 settembre dello stesso anno, gli concede la ‘prima’ in Premier League, facendolo subentrare a Fabio Borini in una sfida ad Anfield contro il Manchester United.

A Liverpool ormai è chiaro a tutti che quel ragazzo spagnolo ha le qualità per far bene. E a fine 2012 arriva anche la firma sul primo contratto importante della sua carriera.

“Siamo tutti felici del fatto che Suso abbia legato il suo futuro a quello del Liverpool - spiegò allora Rodgers ai canali ufficiali del club - Ha 18 anni ed ha già dimostrato di possedere eccezionali qualità tecniche ed anche il temperamento giusto per giocare in un club così prestigioso”.

Sembra il primo capitolo di una storia destinata a durare a lungo, ma di lì a poco per Suso tutto cambierà. Nel corso della sessione invernale di calciomercato, i Reds nell’arco di poche settimane si assicurano prima Sturridge e poi Coutinho e la cosa non può che tradursi in meno spazio a disposizione.

Per il gioiello spagnolo i minuti in campo diminuiscono drasticamente, tanto che nell’estate del 2013 per lui diventa inevitabile partire per andare a maturare esperienza altrove. Riparte dalla sua Spagna e dall’Almeria, dove si trasferisce in prestito, e quando tornerà con ben trentatré partite di Liga ‘nelle gambe’, ad attenderlo non ci saranno dei piani ben precisi.

Non gioca in mai in campionato e, complice anche un infortunio che lo tiene fuori alcuni mesi, riesce a regalarsi solo un cameo in Coppa di Lega contro il Middlesbrough. Troppo poco per un ragazzo con un talento come il suo.

Quando nel gennaio del 2015 si aprirà la finestra di calciomercato, ad attenderlo ci sarà un trasferimento, questa volta a titolo definitivo, al Milan che riesce a farlo suo riconoscendo ai Reds una cifra simbolica per il suo cartellino.

“Non c’era la possibilità di andare avanti - ha spiegato a ‘La Gazzetta dello Sport’ - Dopo il prestito all’Almeria pensavo che avrei trovato spazio, ma niente”.

Per Suso il Milan rappresenterà un punto di svolta per la sua carriera, fino al suo ritorno in Spagna al Siviglia, anche se lo spagnolo non ha mai dimenticato quanto importante sia stata l’esperienza al Liverpool per lui. Resta il rammarico per non essersi riuscito ad imporre nel club che aveva preferito al Real Madrid, ma gli anni in Inghilterra l’hanno aiutato forse più di qualunque cosa a diventare il giocatore, ma anche l’uomo, che poi è diventato.

“In un certo senso sono diventato uomo prima ancora di diventare calciatore - ha svelato a ‘The Guardian’ - Ancora oggi ricordo tutto. Non ho giocato molto, ma ho conosciuto Gerrard e sono stato compagno di squadra di giocatori del calibro di Suarez, Coutinho e Carragher. Non dimenticherò mai la mia esperienza al Liverpool e mi piacerebbe poterci giocare di nuovo un giorno. Sono cresciuto lì ed è un grande club”.
Pubblicità