Damir Stojak

Damir Stojak, il bomber che il Napoli preferì a Viduka

Quando in patria vieni considerato un astro nascente, il grande salto non sempre si rivela proficuo. Ne sa qualcosa Damir Stojak, gioiello del calcio serbo che al Napoli ha capito come le premesse possano cozzare pesantemente con la realtà.

Stojak con la maglia del Vojvodina fa faville, entra di diritto nel cuore dei tifosi realizzando una tripletta in un clamoroso 5-6 (!) sul campo del Partizan Belgrado e - in generale - segna a grappoli. Movenze, fiuto per la porta e un'età che gli dà la chance di sognare il grande salto. Siamo a fine 1997, il Napoli è impelagato in una delle stagioni più desolanti della storia e cerca un bomber per rialzarsi da un catastrofico ultimo posto che fa da preludio alla retrocessione. Anche perché José Luis Calderon, l'uomo scelto per dare verve e goal all'attacco insieme a Protti e Bellucci, viene scaricato dopo appena 6 mesi: al suo posto nella finestra di gennaio Ferlaino scommette ed investe sul 22enne Stojak, assicurandosene il cartellino dal Vojvodina e facendogli firmare un contratto triennale.

Una scelta che, come rivelato da Salvatore Bagni in un'intervista concessa a 'Radio CRC', sancisce il divorzio tra il club e l'ex centrocampista dell'era Maradona appena due mesi prima investito dei galloni di uomo mercato.

"Sono durato poco perché ho dei princìpi: proposi Mark Viduka (all'epoca stellina della Dinamo Zagabria, ndr) a 1,2 miliardi e loro mi volevano far comprare Stojak. Io no e mi mandarono via... Viduka, in seguito, fu un grandissimo giocatore".

Buon mancino ma abile anche col destro, rapido e nel contempo bravo nel corpo a corpo con gli avversari: insomma, uno Stojak tecnico ed esplosivo. Il serbo arriva in azzurro e i tifosi, per cullare ancora qualche flebile speranza salvezza, si aggrappano al biglietto da visita portato da Vojvodina. Per lui inoltre garantisce il compianto Vujadin Boskov, sotto al Vesuvio amato e stimato. Ma non solo: Ljubisa Dundjerski, all'epoca all'Atalanta e arrivato a Bergamo proprio dal Vojvodina, mette in guardia la Dea e l'intera Serie A dalle doti di Stojak.

"Ha una tecnica incredibile, forse la persona più dotata: come gli tiravi un'arancia, una moneta, cominciava a palleggiare e non la finiva più. Se devo paragonarlo a un italiano, direi Enrico Chiesa. Stessa capacità di vedere la porta, stessa rapidità nel tiro, grande tecnica. Tira di destro e sinistro. Per me in Italia farà bene, si adatterà presto".

A Dundjerski fa eco Aleksandar Kocic, estremo difensore transitato nel nostro calcio e anch'egli ex compagno di Damir.

"Mi ricorda Savo Milosevic, ma Damir è molto più veloce. Vedendolo da portiere, ti mette in difficoltà perché non perde la calma, ti guarda fisso e piazza la palla con precisione".

Insomma, in patria è quotatissimo, è nel giro dell'Under 21 jugoslava e tutto lascia pensare che il Napoli a prescindere da come andrà con Stojak abbia piazzato un colpo per presente e futuro.

Il promettente attaccante, che prende la maglia numero 31, debutta nel fragoroso tonfo dei partenopei sul campo dell'Empoli (proprio la squadra di Kocic), l'ennesima figuraccia di quella stagione da incubo: uno 0-5 che sancisce l'esonero di Giovanni Galeone - stregato da Stojak - e che porta in panchina il tecnico della Primavera Enzo Montefusco, al quale viene chiesto di traghettare i campani fino al termine del campionato.

Nel turno successivo, gli astri però sembrano girare e riaccendono - per modo di dire - l'entusiasmo: alla prima di Montefusco (quarto allenatore dopo Mutti, Mazzone e appunto Galeone) il Napoli batte 2-0 il Vicenza e Stojak si presenta al 'San Paolo' segnando con un sinistro all'angolino. La classifica piange, ma a Fuorigrotta hanno trovato l'uomo in cui riporre le speranze di una missione praticamente impossibile. Stojak - soprannominato 'Il boia biondo' - dopo il goal bacia addirittura la maglia quasi fosse in azzurro da secoli e, dopo l'esordio casalingo col botto davanti ai nuovi tifosi, assicura che il meglio deve ancora venire.

"Sono appena al sessanta per cento della condizione, però mi sono piaciuto. Sono convinto che nel giro di qualche settimana sarò a posto fisicamente".

Il meglio? Stojak da golden boy vede la super notte di Napoli-Vicenza tramutarsi lentamente in un fuoco di paglia. Le chances gli vengono concesse (le presenze complessive risulteranno 13), ma il bottino rimane ancorato al misero '1' della gemma contro i veneti. Tra gennaio e maggio arriverà appena un altro goal, all'ultima giornata e col Napoli retrocesso matematicamente da più di un mese: Napoli-Bari 2-2, Damir arpiona la palla in area e col destro la spedisce in fondo al sacco. Un gesto bello quanto totalmente inutile, che occasioni sprecate e dubbi di natura tattica (prima o seconda punta?) portano Stojak a diventare una pedina marginale al progetto.

Damir Stojak-

Col Napoli in B Stojak viene trasferito in prestito all'Eintracht Francoforte, per poi tornare e nel 1999 fare di nuovo le valigie volando in Svizzera al Lugano. Due parentesi senza acuti in scia con la mezza stagione disputata sotto al Vesuvio, dove il serbo - quando gli azzurri riescono a risalire in Serie A - nell'estate del 2000 svolge il precampionato agli ordini di Zdenek Zeman. Non fraintendete, Stojak è fuori dai piani, ma le difficoltà a cederlo a titolo definitivo lo portano a restare in rosa e sbagliare un rigore nell'amichevole estiva di prestigio contro il Real Madrid.

Le regole sugli extracomunitari spesso e volentieri gli impediscono addirittura di trovare posto in panchina, così l'unica apparizione è quella in un... Napoli-Vicenza. Un paradosso, esattamente là dove tutto sembrava essere iniziato sotto i migliori auspici: Zeman si gioca la carta Stojak per recuperare l'1-2 inserendolo nel finale, ma il punteggio non cambia. Uno scenario ben diverso rispetto a circa 3 anni prima, una parentesi insapore che fa calare il sipario sull'avventura napoletana dell'attaccante. Mondonico rileva Zeman e il serbo torna a non vedere più il campo, rendendo la cessione definitiva all'Eendracht Aalst del gennaio 2001 un'inevitabile conseguenza. Stavolta è un addio, l'epilogo di un feeling mai sbocciato.

Damir Stojak AalstGetty Images

In Belgio la carriera di Stojak regala sprazzi di luce dopo un periodo nerissimo: ad Aalst il serbo segna con buona regolarità, è apprezzato e si getta alle spalle gli incubi partenopei, tanto da attirare pretendenti su di sè e dopo 18 mesi indossa un'altra maglia. Il Paese non cambia, la squadra sì: Stojak dall'Aalst passa al Visè, ma ad appena 28 anni nel 2003 si ritira.

I lampi col Vojvodina appartengono ad un universo lontanissimo, fatto di promesse, reti e un futuro che da radioso ha riservato più delusioni che momenti felici: Stojak-Napoli è stata la 'sliding doors' che ha indirizzato verso il basso la carriera del serbo, uno dei tanti flop di un '97/98 che il popolo azzurro ricorda ancora tra fantasmi e sorrisi amari.

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