Andrea Rabito

Chi ha incastrato "Roger" Rabito? L'illusione Milan e la chimera Serie A

Banner archivio storieGOAL

“Chi ha incastrato Roger Rabbit” è un film uscito nelle sale americane e poi italiane una trentina d'anni fa, diretto da Robert Zemeckis, nel quale personaggi d'animazione vengono mischiati con personaggi in carne e ossa. Il protagonista è proprio il celeberrimo coniglio bianco, marito della procace Jessica, portato sul grande schermo dalla Disney.

L'articolo prosegue qui sotto

Andrea “Roger” Rabito, che oggi ha 43 anni, non lo ha incastrato nessuno. Lui stesso, semmai, si è ritrovato incastrato nel corso degli anni in una spirale difficile da capire e impossibile da risalire. Come spiegare altrimenti lo strano caso di un calciatore che viene promosso per tre volte di fila in Serie A, ma sui più alti palcoscenici alla fine non riesce mai a salirci? Una specie di Stefan Schwoch col cognome meno complicato da scrivere, se non fosse che il bolzanino dai capelli al vento in A ci ha giocato, anche se solo per sei mesi, a Venezia nella prima parte del campionato 1998/99.

Hai voglia, così, a non sorridere amaramente quando ti chiamano “specialista delle promozioni”. Rabito ne ha conquistate tre di fila, appunto, prima col Modena di Gianni De Biasi e poi con Sampdoria e Livorno, tra il 2002 e il 2004. I canarini non assaggiavano la massima serie da quasi 40 anni, i toscani da più di 50. Eppure, gli altri andavano su e lui rimaneva giù. Come se una zavorra lo tenesse ancorato a terra, impedendogli di spiccare il salto verso l'alto.

E dire che il suo curriculum e la sua reputazione sono sempre stati di un certo livello. Per quasi un decennio, per dire, il cartellino di Rabito è di proprietà del Milan, che lo nota nei vicentini del Cavazzale già a 10 anni dopo la vittoria del “Trofeo Andrea e Stefano”, torneo locale dedicato alla memoria di Andrea Rigodanza e Stefano Dal Lago, due ragazzi della Primavera del Vicenza morti in un incidente stradale nel 1990. A causa del rifiuto dei genitori, però, il giovane prospetto a Milano ci andrà solo 4 anni più tardi. Vicenza uguale Roberto Baggio, e anche se il paragone col Divin Codino è improbo, lo stesso Andrea ammette che “ero un giovane emergente della provincia con tante belle aspettative”.

Andrea Rabito PadovaGetty

A Milano, “Roger” (soprannome affibbiatogli dai compagni proprio per l'assonanza con il protagonista del film sopraccitato) si issa fino alla Primavera di Mauro Tassotti, condivide lo spogliatoio con Maccarone, Budel, Antonini, Contini e pure Catilina Aubameyang, fratello di Pierre, e nel frattempo veste la maglia azzurra delle nazionali giovanili. Zaccheroni lo porta in prima squadra, in allenamento lo prova nel suo 3-4-3, pare che il suo momento stia per arrivare, ma il sospirato esordio in partite ufficiali non si concretizza mai.

“Ero un giovane e davanti c’erano dei mostri sacri – ha raccontato Rabito qualche tempo fa al Giornale di Vicenza – però avevo la maglia con numero e nome, che soddisfazione. Feci qualche panchina con Zaccheroni, a Cagliari e al Meazza con la Fiorentina, ma giocai solo l'amichevole con la Dinamo Kiev, organizzata dopo l’acquisto di Shevchenko”.

In realtà, non è esattamente così. Tra l'estate del 1999 e i mesi successivi, nell'annata del centenario del Milan, Rabito si guadagna molti altri scampoli di partita oltre ai 45 minuti del 22 febbraio 2000 contro la Dinamo, subentrando a Boban durante l'intervallo. E trova pure la gioia di andare a segno contro alcune formazioni dilettanti: il Borgomanero, l'Atletico Milan, l'U.S. La Rossa (poker, addirittura), la Lainatese (doppietta).

Qualche mese più tardi, inizia il lungo peregrinare: Reggiana in C nel 2000/2001, quindi il trittico delle meraviglie Modena-Samp-Livorno. Dopo la prima promozione, quella dei Canarini, che in 24 mesi salgono dalla C alla A, Rabito chiede al Milan di potersi giocare le proprie chances ai massimi livelli. E invece niente: i rossoneri lo girano alla Samp, dove Riccardo Garrone ha appena preso in mano le redini di un club decotto e dove Walter Novellino gli fa fare l'esterno nel suo 4-4-2. Forse è lì che il primo treno passa e se ne va, ma Andrea non può ancora saperlo.

Rabito ModenaYoutube

Dopo il 2004, l'anno in cui conquista la A con il Livorno di Walter Mazzarri, arrivano la Ternana, il Rimini, l'Albinoleffe dei miracoli. E poi ancora una promozione, stavolta dalla terza alla seconda serie, col Padova, il club dove pianta le radici più profonde. Ma il sogno della Serie A si allontana stagione dopo stagione, senza che Andrea riesca più ad afferrarlo nemmeno per i capelli. E sfuma per l'ultima volta e definitivamente nel 2011, quando i patavini si arrampicano fino alla doppia finale dei playoff di B, perdendola però contro il Novara di Attilio Tesser. Sarà il destino, mettiamola così.

Dopo aver chiuso l'esperienza tra i professionisti con la Cremonese, dove ha condiviso lo spogliatoio con Davide Astori, e quella di calciatore nei dilettanti veneti, il presente di Rabito si chiama Dueville, altro calcio, altro mondo. È responsabile del settore giovanile del club veneto (che milita in Prima Categoria) nonchè 'Individual Coach' per il vivaio del Vicenza. Ma le soddisfazioni, guardandosi alle spalle con un misto di orgoglio e rimpianto, non gli mancano.

A Livorno, per esempio, conosce un giovanissimo Giorgio Chiellini. Nessuno può ancora immaginare ciò che il futuro capitano della Juventus rappresenterà per il mondo bianconero e per il calcio italiano, ma qualcosa si può già intuire.

“Giorgio è un ragazzo di una umiltà unica, una caratteristica che fa la differenza tra i professionisti. Anzi, ora che conosco meglio il mondo dei dilettanti posso dirvi che ci sono grandi talenti che però non esploderanno mai. La differenza? Proprio l’umiltà: è quella che ti permette di migliorarti sempre. Molti dilettanti non ce l’hanno proprio. […] Di lui ricordo una cosa: quando arrivava quasi sentivi tremare la terra alle tue spalle e sapevi che dovevi liberarti del pallone... quella sensazione me l’ha data soltanto un altro difensore. Si chiama Paolo Maldini”.

Pubblicità